«Pressante invito» a non pubblicare le registrazioni dal commissario Morando: «La vicenda va chiusa»
NAPOLI — Il «federale» Enrico Morando prova a mettere la sordina al caso della registrazione clandestina che sta travolgendo il centrosinistra all'ombra del Vesuvio. Una mossa che ha il sapore di una pax armata fra il Pd nazionale e gli amministratori locali Rosa Iervolino e Antonio Bassolino.
Ma intanto si apre un nuovo fronte di polemica. Stavolta vanno allo scontro Linda Lanzillotta, rutelliana doc, e il sindaco di Napoli. «E' assurdo l'accanimento di tenere in vita maggioranze e governi inadeguati, il consiglio comunale e quello regionale sfiducino Rosa Iervolino e Bassolino», ha detto il ministro della Funzione pubblica del governo ombra di Veltroni, in un'intervista a Radio Radicale. «Lanzillotta si faccia gli affari suoi», è stata la sferzante risposta del sindaco. Ma Walter Veltroni, parlando ai vertici del Pd, ha detto «basta al partito dei cacicchi».
La tensione sul caso Napoli resta dunque altissima. E in questa cornice Morando ieri pomeriggio da Roma, dopo la riunione del coordinamento nazionale del partito che non ha potuto (o voluto) sfiduciare le amministrazioni locali, ha ordinato lo stop alla divulgazione della registrazione del colloquio riservato di domenica scorsa fra il sindaco Rosa Russo Iervolino, Luigi Nicolais e il segretario regionale Tino Iannuzzi. «Ho rivolto un pressante invito a non consentire la pubblicazione dei testi. Bisogna chiudere definitivamente questa vicenda e aprire una nuova fase», ha scritto in una nota il senatore appena nominato commissario per il Pd a Napoli dopo l'addio del segretario Luigi Nicolais. L'ex ministro si è dimesso attaccando il sindaco per aver registrato «di nascosto» il vertice sul rimpasto di giunta e ha ripetutamente sollecitato la pubblicazione della trascrizione del file audio. Il sindaco ieri mattina ha invece ribadito di aver informato della registrazione «la senatrice Teresa Armato: le ho chiesto esplicitamente di incontrare Nicolais e Iannuzzi e le ho detto che avrei registrato l'incontro. Ora, dopo che lei ha detto che non è vero non mi fido più di nessuno».
Poi ha aperto alla richiesta dell'ex ministro: «Se Nicolais e Iannuzzi sono d'accordo, sono pronta a divulgare la trascrizione dell'incontro». Nel pomeriggio però è arrivato l'altolà dalla capitale. «Obbedisco », ha detto a denti stretti Nicolais. «Accolgo l'invito di Morando, anche se non avevo nulla in contrario alla pubblicazione della trascrizione della registrazione », ha aggiunto la Iervolino. E Tino Iannuzzi, intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, ha spiegato che «non c'è nulla di compromettente in quella registrazione, ma è giusto chiudere qui la polemica per ripartire. La priorità è la città». Il segretario regionale però è stato duro con le due amministrazioni locali: «Nessuno è inamovibile», ha detto riferendosi chiaramente a Iervolino e Bassolino, per il quale ha anche definito inopportuna una candidatura alle Europee.
Intanto la settimana prossima Veltroni accompagnerà Morando a Napoli. L'obiettivo è riprendere in mano le redini del partito: mentre a livello centrale il Pd sembra far quadrato — sia pur con qualche incrinatura — intorno al leader, in Campania c'è ancora uno zoccolo duro che sostiene sindaco e governatore. La nuova fase che sarà gestita da Morando si aprirà con una manifestazione pubblica. Ma a quanto pare né Iervolino, né Bassolino sembrano intenzionati a partecipare. Proprio per rimarcare l'autonomia (o la distanza?) dal partito.
Fonte: corriere.it
Visualizzazione post con etichetta Sangennapoli. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sangennapoli. Mostra tutti i post
8 gen 2009
7 gen 2009
Iervolino: non hanno coscienza a posto. «Lanzillotta si facesse i fatti suoi...»
Il sindaco e il giallo sui nastri: «Pronto a diffonderli». La Lanzillotta attacca: «Sfiduciare lei e Bassolino»
NAPOLI - «Chi ha la coscienza a posto non ha paura di nulla, neanche di registrazioni. Chi fa tante storie significa che ha qualche preoccupazione». È il commento del sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino dopo le polemiche sulla registrazione dell'incontro con i vertici locali del Pd, Nicolais e Iannuzzi. «Le registrazioni? Sono in segreteria. Sono una proprietà di tre persone. Se loro me lo chiedono o se loro sono d'accordo, ve le faccio ascoltare. Se me lo chiedete voi, no» ha detto il sindaco al termine di un incontro con la nuova giunta, da lei definito «un primo incontro di metodo di lavoro».
VERTICE DEL PD - Napoli è la spinosissima questione sulla quale si sta incentrando l'attenzione dello stato maggiore del Pd, riunito nel coordinamento nella sede del partito. «Veltroni andrà a Napoli con Morando per dare il segno dell'interesse e della forza con cui il Pd segue la vicenda» ha annunciato Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato. Il ministro ombra della funzione pubblica Linda Lanzillotta senza tanti giri di parole si è augurata «che dal coordinamento arrivi un segno molto forte perché siamo di fronte ad una vicenda sconcertante per tutti coloro che credono nel Pd. Rosetta Jervolino ha una storia importante, però sta facendo qualcosa che non so come qualificare». Quindi l'affondo: «I sindaci - aggiunge la Lanzillotta - legittimamente si assumono la responsabilità di fare le giunte come credono però poi sta ai partiti giudicare in consiglio comunale se sostenere o no la giunta. Da tempo il Pd dovrebbe assumersi la responsabilità politica nel comune di Napoli e nel consiglio regionale della Campania di dire se gli sta bene o no quel governo e se non gli sta bene di togliere la fiducia e assumersi anche la responsabilità di quello che ciò implica». A stretto giro arriva la replica, fulminante, della Iervolino: «Lanzillotta si facesse i fatti suoi...».
Fonte: corriere.it
NAPOLI - «Chi ha la coscienza a posto non ha paura di nulla, neanche di registrazioni. Chi fa tante storie significa che ha qualche preoccupazione». È il commento del sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino dopo le polemiche sulla registrazione dell'incontro con i vertici locali del Pd, Nicolais e Iannuzzi. «Le registrazioni? Sono in segreteria. Sono una proprietà di tre persone. Se loro me lo chiedono o se loro sono d'accordo, ve le faccio ascoltare. Se me lo chiedete voi, no» ha detto il sindaco al termine di un incontro con la nuova giunta, da lei definito «un primo incontro di metodo di lavoro».
VERTICE DEL PD - Napoli è la spinosissima questione sulla quale si sta incentrando l'attenzione dello stato maggiore del Pd, riunito nel coordinamento nella sede del partito. «Veltroni andrà a Napoli con Morando per dare il segno dell'interesse e della forza con cui il Pd segue la vicenda» ha annunciato Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato. Il ministro ombra della funzione pubblica Linda Lanzillotta senza tanti giri di parole si è augurata «che dal coordinamento arrivi un segno molto forte perché siamo di fronte ad una vicenda sconcertante per tutti coloro che credono nel Pd. Rosetta Jervolino ha una storia importante, però sta facendo qualcosa che non so come qualificare». Quindi l'affondo: «I sindaci - aggiunge la Lanzillotta - legittimamente si assumono la responsabilità di fare le giunte come credono però poi sta ai partiti giudicare in consiglio comunale se sostenere o no la giunta. Da tempo il Pd dovrebbe assumersi la responsabilità politica nel comune di Napoli e nel consiglio regionale della Campania di dire se gli sta bene o no quel governo e se non gli sta bene di togliere la fiducia e assumersi anche la responsabilità di quello che ciò implica». A stretto giro arriva la replica, fulminante, della Iervolino: «Lanzillotta si facesse i fatti suoi...».
Fonte: corriere.it
Il «giallo» del nastro. Iannuzzi e il registratore al vertice: sembrava una penna, non l'avevo capito
L'assessore Oddati: il «sì» alla bobina è venuto da chi ha organizzato l'incontro
Armato: il via libera a Rosetta?
Si dicono tante cose...
NAPOLI — L'ispettore Clouseau sarebbe contento qui a Napoli, in questi giorni. Il giallo delle registrazioni del sindaco si è tinto di un rosa delicato come l'amicizia fra Teresa e Rosetta. Attenzione agli indizi: sono ingarbugliati come le più tradizionali ammuine di questa città. Andiamo con ordine: cosa ha detto il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino? «Ho registrato l'incontro di domenica mattina con i segretari provinciali e regionali, Luigi Nicolais e Tino Iannuzzi, perché sono stata autorizzata dal Pd nazionale. Era la condizione pregiudiziale che avevo posto per incontrare di nuovo gli uomini del partito». Bene: il nostro ispettore si scatena alla caccia.
Chi ha autorizzato Rosetta ad usare il registratore? Pd nazionale: un uomo di Roma o di Napoli? Il cerchio si stringe attorno a Teresa, l'amica del cuore di Rosetta. Teresa Armato, giornalista prestata al Parlamento, senatrice in carica del Pd, amica del cuore del sindaco di Napoli e anche della sua collega del Senato Anna Maria Carloni, moglie del governatore Antonio Bassolino. Teresa ci prova a trincerarsi dietro una dichiarazione ufficiale: «Io? Ho soltanto dato un contributo ad organizzare quell'incontro, finalizzato a trovare una soluzione fra tre persone a cui sono legata da amicizia e stima». Non vorrebbe parlare d'altro.
Ma l'inchiesta incalza. I due ospiti del sindaco alla riunione di domenica a Palazzo San Giacomo sapevano del registratore? Nicolais e Iannuzzi smentiscono, con decisione: quel registratore era nascosto. O quasi. Perché Luigi Nicolais dice di essere uscito da quella stanza con il sospetto di una strana scatoletta che era sul tavolo: «E ne ho parlato con Iannuzzi di quel sospetto: non è che il sindaco avrà registrato qualcosa? Gli ho chiesto. Tino ha scosso la testa, ridendo». Ma poi, a registrazioni svelate, è lo stesso Iannuzzi ad insospettirsi: si ricorda di aver giocato con una strana stilografica grigia posata su un posacenere. Un registratore sofisticato e stilizzato, degno di James Bond? Il nostro ispettore sta perdendo la pazienza. Inutilmente. Perché adesso il sindaco non risponde più. Non serve provare a chiederle: ma il registratore com'era? Dov'era? O qualsiasi altra cosa. E allora si va a memoria. L'altro giorno il sindaco aveva detto: «Qualcuno dice che questa giunta è sconfessata dal mio partito? Bene: vi faccio sentire le registrazioni. E scoprirete che non è vero».
Ma cosa c'è in quelle registrazioni? «Un colloquio normalissimo: perché il sindaco non le fa sentire a tutti così chiudiamo questa faccenda?», Luigi Nicolais è più che infastidito da tutta questa storia. Anzi: in parte è stata proprio questa vicenda, dice, che lo ha spinto a dare le dimissioni da segretario cittadino. Garantisce: «Quel colloquio di domenica è durato in tutto poco più di mezz'ora e io ho parlato circa il 10% di quel tempo. Ho chiesto il rinnovamento in quel colloquio, il sindaco ha risposto che non poteva fare di più». Ma chi ha ragione? Perché il sindaco non diffonde lo sbobinato di quelle che nel gergo della città sono state ribattezzate «intercettazioni »? Inutile cercare Rosetta. Per tutta la giornata ieri, è stato soltanto Nicola Oddati a dispensare spiegazioni dal fronte di Palazzo San Giacomo. Giovane, rampante, bassoliniano, Oddati è un uomo di punta della nuova giunta Iervolino. È deciso: «Ma quale registratore nascosto!». Fantastico: dunque vuol dire che era ben visibile ai due esponenti del Pd? Troppo semplice. Ecco invece la spiegazione di Oddati, ufficiale: «Il sindaco di Napoli aveva annunciato l'intenzione di registrare quest'ultimo incontro sul rimpasto della giunta con Nicolais e Iannuzzi proprio a chi del partito le aveva proposto, al telefono sabato sera, l'ennesima riunione ». Chi ha proposto la riunione ha autorizzato il registratore.
E la riunione l'ha proposta Teresa Armato. Dunque lei ha autorizzato il «metodo». Giusto? Teresa Armato è seccata: «Ma che io devo autorizzare un sindaco ad usare un registratore? Mi viene da ridere». D'accordo: non chiamiamola autorizzazione. Diciamo, più semplicemente, che Rosetta aveva parlato con Teresa con il gergo della loro amicizia collaudata. Magari Rosetta premeva e Teresa si è lasciata scappare un «Vabbé». Meglio? Teresa adesso vacilla, balbetta: «Si dicono tante cose in un momento di tensione. Non mi ricordo...». Il caso è chiuso. Lo sfogo di Nicolais «Un colloquio normalissimo: perché il sindaco non lo fa sentire a tutti così chiudiamo questa faccenda?»
Fonte: corriere.it
Armato: il via libera a Rosetta?
Si dicono tante cose...
NAPOLI — L'ispettore Clouseau sarebbe contento qui a Napoli, in questi giorni. Il giallo delle registrazioni del sindaco si è tinto di un rosa delicato come l'amicizia fra Teresa e Rosetta. Attenzione agli indizi: sono ingarbugliati come le più tradizionali ammuine di questa città. Andiamo con ordine: cosa ha detto il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino? «Ho registrato l'incontro di domenica mattina con i segretari provinciali e regionali, Luigi Nicolais e Tino Iannuzzi, perché sono stata autorizzata dal Pd nazionale. Era la condizione pregiudiziale che avevo posto per incontrare di nuovo gli uomini del partito». Bene: il nostro ispettore si scatena alla caccia.
Chi ha autorizzato Rosetta ad usare il registratore? Pd nazionale: un uomo di Roma o di Napoli? Il cerchio si stringe attorno a Teresa, l'amica del cuore di Rosetta. Teresa Armato, giornalista prestata al Parlamento, senatrice in carica del Pd, amica del cuore del sindaco di Napoli e anche della sua collega del Senato Anna Maria Carloni, moglie del governatore Antonio Bassolino. Teresa ci prova a trincerarsi dietro una dichiarazione ufficiale: «Io? Ho soltanto dato un contributo ad organizzare quell'incontro, finalizzato a trovare una soluzione fra tre persone a cui sono legata da amicizia e stima». Non vorrebbe parlare d'altro.
Ma l'inchiesta incalza. I due ospiti del sindaco alla riunione di domenica a Palazzo San Giacomo sapevano del registratore? Nicolais e Iannuzzi smentiscono, con decisione: quel registratore era nascosto. O quasi. Perché Luigi Nicolais dice di essere uscito da quella stanza con il sospetto di una strana scatoletta che era sul tavolo: «E ne ho parlato con Iannuzzi di quel sospetto: non è che il sindaco avrà registrato qualcosa? Gli ho chiesto. Tino ha scosso la testa, ridendo». Ma poi, a registrazioni svelate, è lo stesso Iannuzzi ad insospettirsi: si ricorda di aver giocato con una strana stilografica grigia posata su un posacenere. Un registratore sofisticato e stilizzato, degno di James Bond? Il nostro ispettore sta perdendo la pazienza. Inutilmente. Perché adesso il sindaco non risponde più. Non serve provare a chiederle: ma il registratore com'era? Dov'era? O qualsiasi altra cosa. E allora si va a memoria. L'altro giorno il sindaco aveva detto: «Qualcuno dice che questa giunta è sconfessata dal mio partito? Bene: vi faccio sentire le registrazioni. E scoprirete che non è vero».
Ma cosa c'è in quelle registrazioni? «Un colloquio normalissimo: perché il sindaco non le fa sentire a tutti così chiudiamo questa faccenda?», Luigi Nicolais è più che infastidito da tutta questa storia. Anzi: in parte è stata proprio questa vicenda, dice, che lo ha spinto a dare le dimissioni da segretario cittadino. Garantisce: «Quel colloquio di domenica è durato in tutto poco più di mezz'ora e io ho parlato circa il 10% di quel tempo. Ho chiesto il rinnovamento in quel colloquio, il sindaco ha risposto che non poteva fare di più». Ma chi ha ragione? Perché il sindaco non diffonde lo sbobinato di quelle che nel gergo della città sono state ribattezzate «intercettazioni »? Inutile cercare Rosetta. Per tutta la giornata ieri, è stato soltanto Nicola Oddati a dispensare spiegazioni dal fronte di Palazzo San Giacomo. Giovane, rampante, bassoliniano, Oddati è un uomo di punta della nuova giunta Iervolino. È deciso: «Ma quale registratore nascosto!». Fantastico: dunque vuol dire che era ben visibile ai due esponenti del Pd? Troppo semplice. Ecco invece la spiegazione di Oddati, ufficiale: «Il sindaco di Napoli aveva annunciato l'intenzione di registrare quest'ultimo incontro sul rimpasto della giunta con Nicolais e Iannuzzi proprio a chi del partito le aveva proposto, al telefono sabato sera, l'ennesima riunione ». Chi ha proposto la riunione ha autorizzato il registratore.
E la riunione l'ha proposta Teresa Armato. Dunque lei ha autorizzato il «metodo». Giusto? Teresa Armato è seccata: «Ma che io devo autorizzare un sindaco ad usare un registratore? Mi viene da ridere». D'accordo: non chiamiamola autorizzazione. Diciamo, più semplicemente, che Rosetta aveva parlato con Teresa con il gergo della loro amicizia collaudata. Magari Rosetta premeva e Teresa si è lasciata scappare un «Vabbé». Meglio? Teresa adesso vacilla, balbetta: «Si dicono tante cose in un momento di tensione. Non mi ricordo...». Il caso è chiuso. Lo sfogo di Nicolais «Un colloquio normalissimo: perché il sindaco non lo fa sentire a tutti così chiudiamo questa faccenda?»
Fonte: corriere.it
2 gen 2009
Romeo e l'appalto: non toccava a me, Rutelli s'arrabbiò
L'accusato: ira pure della Lanzillotta «De Mita era il mio vero interlocutore»
Case comunali concesse in affitto a fini elettorali, spartizione degli appalti per accontentare vari gruppi imprenditoriali. Il 23 dicembre scorso, durante il suo secondo interrogatorio nel carcere di Poggioreale, Alfredo Romeo — l'imprenditore arrestato con l'accusa di aver messo in piedi un «sistema» illecito per aggiudicarsi i lavori pubblici — si dice pronto a «disegnare la mappa degli interessi elettorali attraverso i contratti di locazione del Comune di Napoli o di quello di Roma». Non c'è alcun intento di collaborare nell'atteggiamento di Romeo. Anzi, l'obiettivo appare proprio quello di smentire che dietro l'aggiudicazione degli appalti ci siano patti illeciti con la politica.
«Da giovane sono stato comunista, ma dopodiché alla politica non ho mai appartenuto... a nessun partito. E posso dire che io a questa gente non gli chiedo niente, gli chiedo di non essere aggressivi nei miei confronti. Io non sono un corruttore, perché se fossi un corruttore non avrei avuto i rapporti che leggete qui dentro. È molto più semplice essere corruttori e risolvere tutto questo in un mese e mezzo. Io mi servo di questi solo per difendermi nelle gare. Null'altro, vi prego! Solo per difendermi dal fatto che non mi aggrediscano ». «Cavallette», «iene», «millantatori»: nel corso degli anni Romeo ha definito in svariati modi i politici con i quali aveva rapporti. E anche adesso cerca di prendere le distanze, nonostante a leggere le trascrizioni delle sue telefonate, sembra avesse con alcuni di loro contatti assidui. Parlava con Renzo Lusetti transitato dalla Margherita al Partito Democratico e con Italo Bocchino di Alleanza Nazionale: per entrambi i parlamentari i pubblici ministeri hanno sollecitato l'arresto. Sostiene di aver «visto una volta Francesco Rutelli» e un'altra volta «il ministro Beppe Fioroni». Ma il suo interlocutore privilegiato, assicura, «era De Mita, con lui avevo un rapporto eccellente».
Quando gli chiedono che cosa pensa degli amministratori che frequenta, lui non si tira indietro: «Se la risposta la lascia dentro il computer, non esce da questa stanza: incapaci». Quando parla delle «aggressioni» cita gli appalti del Comune di Roma e di quello di Milano. Dice che nella capitale «non dovevo vincere io e infatti mi sono trovato lì con l'ira della Lanzillotta e di Rutelli». Sostiene che anche nel capoluogo lombardo «mi definivano il camorrista amico di Bassolino e quando ho vinto hanno dovuto dare altri lotti a Edilnord e Pirelli». Racconta poi di aver fatto da consulente per la Regione Campania e quando i pubblici ministeri lo incalzano chiedendo «come mai con l'ufficio legale che hanno devono rivolgersi a lei», lui risponde serafico: «In Italia ci sono soltanto due esperti grossi in edilizia residenziale pubblica: uno sono gli Iacp, gli altri siamo noi». In alcuni momenti appare spavaldo. Eloquente è il botta e risposta con uno dei pubblici ministeri al quale Romeo si rivolge affermando: «La sua osservazione è giusta, perché lo leggo nelle carte e lo leggo anche come elemento essenziale di questa riunione che noi stiamo tenendo qui».
«Lei la chiama riunione — grida il magistrato — questo è un interrogatorio!». Gli chiedono nuovamente di chiarire il motivo dell'incontro con Fioroni e lui sostiene che è stata un'idea dell'assessore Gambale «perché non conoscevo il ministro Fioroni perché il ministero della Pubblica Istruzione voleva aderire alla convenzione Consip. Adesione che non è mai avvenuta... Abbiamo parlato due minuti perché il ministro mi ha anche arronzato sull'aspetto dell'adesione Consip ». Nega di aver mai ricevuto lavori in cambio di favori: «A questa gente non dò soldi, non dò utilità di nessun genere. Ogni tanto mi chiamano, le occupazioni, e siccome la nostra azienda è rigorosa, non passa nessuno se non qualcuno all'interno delle imprese di pulizie che gestiscono per conto nostro, allora lì qualche assunzione l'abbiamo fatta fare».
Fonte: corriere.it
Case comunali concesse in affitto a fini elettorali, spartizione degli appalti per accontentare vari gruppi imprenditoriali. Il 23 dicembre scorso, durante il suo secondo interrogatorio nel carcere di Poggioreale, Alfredo Romeo — l'imprenditore arrestato con l'accusa di aver messo in piedi un «sistema» illecito per aggiudicarsi i lavori pubblici — si dice pronto a «disegnare la mappa degli interessi elettorali attraverso i contratti di locazione del Comune di Napoli o di quello di Roma». Non c'è alcun intento di collaborare nell'atteggiamento di Romeo. Anzi, l'obiettivo appare proprio quello di smentire che dietro l'aggiudicazione degli appalti ci siano patti illeciti con la politica.
«Da giovane sono stato comunista, ma dopodiché alla politica non ho mai appartenuto... a nessun partito. E posso dire che io a questa gente non gli chiedo niente, gli chiedo di non essere aggressivi nei miei confronti. Io non sono un corruttore, perché se fossi un corruttore non avrei avuto i rapporti che leggete qui dentro. È molto più semplice essere corruttori e risolvere tutto questo in un mese e mezzo. Io mi servo di questi solo per difendermi nelle gare. Null'altro, vi prego! Solo per difendermi dal fatto che non mi aggrediscano ». «Cavallette», «iene», «millantatori»: nel corso degli anni Romeo ha definito in svariati modi i politici con i quali aveva rapporti. E anche adesso cerca di prendere le distanze, nonostante a leggere le trascrizioni delle sue telefonate, sembra avesse con alcuni di loro contatti assidui. Parlava con Renzo Lusetti transitato dalla Margherita al Partito Democratico e con Italo Bocchino di Alleanza Nazionale: per entrambi i parlamentari i pubblici ministeri hanno sollecitato l'arresto. Sostiene di aver «visto una volta Francesco Rutelli» e un'altra volta «il ministro Beppe Fioroni». Ma il suo interlocutore privilegiato, assicura, «era De Mita, con lui avevo un rapporto eccellente».
Quando gli chiedono che cosa pensa degli amministratori che frequenta, lui non si tira indietro: «Se la risposta la lascia dentro il computer, non esce da questa stanza: incapaci». Quando parla delle «aggressioni» cita gli appalti del Comune di Roma e di quello di Milano. Dice che nella capitale «non dovevo vincere io e infatti mi sono trovato lì con l'ira della Lanzillotta e di Rutelli». Sostiene che anche nel capoluogo lombardo «mi definivano il camorrista amico di Bassolino e quando ho vinto hanno dovuto dare altri lotti a Edilnord e Pirelli». Racconta poi di aver fatto da consulente per la Regione Campania e quando i pubblici ministeri lo incalzano chiedendo «come mai con l'ufficio legale che hanno devono rivolgersi a lei», lui risponde serafico: «In Italia ci sono soltanto due esperti grossi in edilizia residenziale pubblica: uno sono gli Iacp, gli altri siamo noi». In alcuni momenti appare spavaldo. Eloquente è il botta e risposta con uno dei pubblici ministeri al quale Romeo si rivolge affermando: «La sua osservazione è giusta, perché lo leggo nelle carte e lo leggo anche come elemento essenziale di questa riunione che noi stiamo tenendo qui».
«Lei la chiama riunione — grida il magistrato — questo è un interrogatorio!». Gli chiedono nuovamente di chiarire il motivo dell'incontro con Fioroni e lui sostiene che è stata un'idea dell'assessore Gambale «perché non conoscevo il ministro Fioroni perché il ministero della Pubblica Istruzione voleva aderire alla convenzione Consip. Adesione che non è mai avvenuta... Abbiamo parlato due minuti perché il ministro mi ha anche arronzato sull'aspetto dell'adesione Consip ». Nega di aver mai ricevuto lavori in cambio di favori: «A questa gente non dò soldi, non dò utilità di nessun genere. Ogni tanto mi chiamano, le occupazioni, e siccome la nostra azienda è rigorosa, non passa nessuno se non qualcuno all'interno delle imprese di pulizie che gestiscono per conto nostro, allora lì qualche assunzione l'abbiamo fatta fare».
Fonte: corriere.it
31 dic 2008
Sangennapoli: i verbali dei politici. Rutelli: Lusetti, esuberante e millantatore
Sul ruolo di Romeo: «Verosimile che abbia finanziato la Margherita ma non è l'unico imprenditore a farlo»
NAPOLI - «Ho personalmente incontrato Alfredo Romeo e l'ho conosciuto come uno dei più grandi imprenditori a livello nazionale nel settore immobiliare. Ero sindaco all'epoca in cui la sua impresa si aggiudicò l'appalto per la gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Roma. Con lui non ho peraltro una particolare confidenza. Non ho mai avuto con lui colloqui connessi ai suoi interessi ». Così, la sera del 17 dicembre, Francesco Rutelli risponde ai pubblici ministeri di Napoli. Romeo è appena finito in carcere, altri assessori napoletani sono ai domiciliari. Per Renzo Lusetti, suo fedelissimo nella Margherita e amico dello stesso Romeo, c'è una richiesta di arresto. Il leader del Pd e presidente del Copasir — il comitato di controllo sui servizi segreti — si presenta in Procura dopo aver saputo che nelle intercettazioni telefoniche si fa il suo nome. Chiede di «essere ascoltato immediatamente in quanto l'incarico che attualmente ricopro non mi consente di far nutrire dubbi sulla onorabilità della mia persona da parte di alcuno». E prende le distanze.
«Lusetti è esuberante»
«I rapporti con il collega Lusetti sono cordialissimi e penso che sia persona onesta.
Per i rapporti tra Romeo e Lusetti dovrei poter parlare "fuori verbale". Renzo è una persona "molto esuberante". Fa parte della mia area politica. Non posso dire che abbia rapporti approfonditi con Romeo... Quando dico che Lusetti è "molto esuberante" intendo dire che, da classico uomo di partito, andando magari al di là, a volte, di ciò che è la realtà, è portato a riferire cose che in alcune occasioni sono ancora molto aleatorie». I magistrati gli fanno ascoltare una telefonata tra Romeo e Lusetti nella quale i due interlocutori parlano del «grande capo » e del Consiglio di Stato che deve pronunciarsi proprio sulla sospensione dell'appalto per la manutenzione delle strade di Roma e Lusetti assicura all'imprenditore: «Sto lavorando per te». Fanno anche riferimento a Paolo Troiano, giudice da contattare. Rutelli è categorico: «Non mi riconosco nel "grande capo" di cui si parla... Quelle che ascolto assomigliano a gigantesche millanterie. Certamente con Lusetti non ho mai fatto riunioni operative, né ho mai interferito in vicende giudiziarie legate agli appalti di Romeo».
Pm: «Che ruolo aveva Romeo nel partito?».
Rutelli: «Non so se Romeo sia iscritto al partito. Non escludo, anzi ritengo che possa essere verosimile, che Romeo possa aver finanziato il partito. Ma voglio chiarire che non è l'unico imprenditore o comune cittadino che abbia contribuito finanziariamente alle campagne elettorali...».
I magistrati gli fanno ascoltare una conversazione tra Romeo e Lusetti relativa ai congressi della Margherita di Bari e Firenze.
Rutelli: «A me sembra un grande "cazzeggio". A me sembra che, al di là delle chiacchiere, non abbiano ottenuto risultati ai congressi di cui si parla».
«Mai sponsorizzato Nugnes»
Rutelli parla poi di Giorgio Nugnes, l'assessore che si è suicidato forse temendo le conseguenze dell'inchiesta: «L'ho conosciuto e sono stato addolorato nell'apprendere il suo drammatico gesto e anche meravigliato. Ho avuto modo di apprendere dalla lettura dell'ordinanza che Romeo avrebbe sponsorizzato con me Nugnes. Lo escludo categoricamente. A Nugnes non ho mai avuto occasione di dare alcun supporto alle sue eventuali aspirazioni politiche». Poi ricostruisce il suo ruolo riguardo alle primarie in Campania.
«Ho sostenuto Sandro De Franciscis (presidente della Provincia di Caserta, ndr) mentre Nugnes appoggiava un altro candidato di altra area». Con Romeo, dice ancora, «non ho mai discusso di Nugnes». E riferendosi a conversazioni del maggio 2007 in cui l'imprenditore dice di brigare per fare avere all'allora assessore incarichi in dipartimenti, precisa: «I dipartimenti di cui si parla presumo siano incarichi interni alla Margherita. Era peraltro l'epoca in cui il partito si stava sciogliendo. Nugnes non ha avuto alcun incarico».
«Romeo è del partito»
Sui rapporti tra Romeo e i vertici del partito è stato interrogato a lungo anche Giuseppe Gambale, l'ex assessore della giunta Iervolino alla legalità e alla scuola, tuttora ai domiciliari.
Gambale: «Romeo aveva un rapporto di grande stima con De Mita, per questo chiede sempre se questa persona è vicina a De Mita, perché Romeo non voleva intervenire in vicende anche interne al partito».
Pm: «Chi è vicino a De Mita?».
Gambale: «Romeo».
Pm: «Rutelli ha detto che non lo conosce proprio. Lei invece sa di rapporti diretti tra Romeo e Rutelli?».
Gambale: «So che si conoscevano ».
Pm: «Si conoscevano in che termini? ».
Gambale: «So che Romeo faceva parte del consiglio di amministrazione del nostro giornale, Europa».
Pm: «E Rutelli nel vostro giornale che ruolo ha?».
Gambale: «È il giornale del partito e Rutelli è il segretario del partito».
L'incontro con Fioroni
Pm: «Senta, Romeo si doveva incontrare con Fioroni?».
Gambale: «Sì, il ministro della Pubblica Istruzione, il capo di una delle correnti della Margherita».
Pm: «Di cui Romeo è ben conosciuto perché deve portare...».
Gambale: «Aveva rapporti con Rutelli e la corrente rutelliana. Gliel'ho detto che partecipava al consiglio di amministrazione di Europa e in qualche maniera partecipava anche alla vita del partito».
Pm: «Con Rutelli e con Fioroni?».
Gambale: «Voleva conoscere l'altra corrente del partito... era per una ragione politica».
Pm: «E allora perché lo porta in maniera riservata da Fioroni?».
Gambale: «Non lo porto in maniera riservata, semplicemente "andiamo insieme", così al ministero Romeo era scocciato di andare al ministero e non sapere dove andare, dove entrare e come fare... "andiamo insieme, saliamo insieme"».
Pm: «Scusi ma lei mi sta dicendo che è uno dei maggiori esponenti della Margherita, seppure non a livello...».
Gambale: «Sì, ma non andava alla sede del partito, dottore, andava al ministero della Pubblica Istruzione, che devo fare?...».
Pm: «E c'era bisogno di Gambale per conoscere Fioroni?».
Gambale: «Sì perché non lo conosceva e voleva essere presentato».
Al termine dell'interrogatorio Gambale si rivolge al pm e afferma: «Credo di aver dato disponibilità a parlare anche di altro, che non c'era nell'ordinanza, tutto quello che serve a chiarire, l'ho detto dall'inizio. Dottore, forse se ci saremmo sentiti prima qualche cosa la potevamo pure evitare...». In realtà i magistrati non lo ritengono credibile e danno parere negativo alla sua scarcerazione.
Fonte: corriere.it
NAPOLI - «Ho personalmente incontrato Alfredo Romeo e l'ho conosciuto come uno dei più grandi imprenditori a livello nazionale nel settore immobiliare. Ero sindaco all'epoca in cui la sua impresa si aggiudicò l'appalto per la gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Roma. Con lui non ho peraltro una particolare confidenza. Non ho mai avuto con lui colloqui connessi ai suoi interessi ». Così, la sera del 17 dicembre, Francesco Rutelli risponde ai pubblici ministeri di Napoli. Romeo è appena finito in carcere, altri assessori napoletani sono ai domiciliari. Per Renzo Lusetti, suo fedelissimo nella Margherita e amico dello stesso Romeo, c'è una richiesta di arresto. Il leader del Pd e presidente del Copasir — il comitato di controllo sui servizi segreti — si presenta in Procura dopo aver saputo che nelle intercettazioni telefoniche si fa il suo nome. Chiede di «essere ascoltato immediatamente in quanto l'incarico che attualmente ricopro non mi consente di far nutrire dubbi sulla onorabilità della mia persona da parte di alcuno». E prende le distanze.
«Lusetti è esuberante»
«I rapporti con il collega Lusetti sono cordialissimi e penso che sia persona onesta.
Per i rapporti tra Romeo e Lusetti dovrei poter parlare "fuori verbale". Renzo è una persona "molto esuberante". Fa parte della mia area politica. Non posso dire che abbia rapporti approfonditi con Romeo... Quando dico che Lusetti è "molto esuberante" intendo dire che, da classico uomo di partito, andando magari al di là, a volte, di ciò che è la realtà, è portato a riferire cose che in alcune occasioni sono ancora molto aleatorie». I magistrati gli fanno ascoltare una telefonata tra Romeo e Lusetti nella quale i due interlocutori parlano del «grande capo » e del Consiglio di Stato che deve pronunciarsi proprio sulla sospensione dell'appalto per la manutenzione delle strade di Roma e Lusetti assicura all'imprenditore: «Sto lavorando per te». Fanno anche riferimento a Paolo Troiano, giudice da contattare. Rutelli è categorico: «Non mi riconosco nel "grande capo" di cui si parla... Quelle che ascolto assomigliano a gigantesche millanterie. Certamente con Lusetti non ho mai fatto riunioni operative, né ho mai interferito in vicende giudiziarie legate agli appalti di Romeo».
Pm: «Che ruolo aveva Romeo nel partito?».
Rutelli: «Non so se Romeo sia iscritto al partito. Non escludo, anzi ritengo che possa essere verosimile, che Romeo possa aver finanziato il partito. Ma voglio chiarire che non è l'unico imprenditore o comune cittadino che abbia contribuito finanziariamente alle campagne elettorali...».
I magistrati gli fanno ascoltare una conversazione tra Romeo e Lusetti relativa ai congressi della Margherita di Bari e Firenze.
Rutelli: «A me sembra un grande "cazzeggio". A me sembra che, al di là delle chiacchiere, non abbiano ottenuto risultati ai congressi di cui si parla».
«Mai sponsorizzato Nugnes»
Rutelli parla poi di Giorgio Nugnes, l'assessore che si è suicidato forse temendo le conseguenze dell'inchiesta: «L'ho conosciuto e sono stato addolorato nell'apprendere il suo drammatico gesto e anche meravigliato. Ho avuto modo di apprendere dalla lettura dell'ordinanza che Romeo avrebbe sponsorizzato con me Nugnes. Lo escludo categoricamente. A Nugnes non ho mai avuto occasione di dare alcun supporto alle sue eventuali aspirazioni politiche». Poi ricostruisce il suo ruolo riguardo alle primarie in Campania.
«Ho sostenuto Sandro De Franciscis (presidente della Provincia di Caserta, ndr) mentre Nugnes appoggiava un altro candidato di altra area». Con Romeo, dice ancora, «non ho mai discusso di Nugnes». E riferendosi a conversazioni del maggio 2007 in cui l'imprenditore dice di brigare per fare avere all'allora assessore incarichi in dipartimenti, precisa: «I dipartimenti di cui si parla presumo siano incarichi interni alla Margherita. Era peraltro l'epoca in cui il partito si stava sciogliendo. Nugnes non ha avuto alcun incarico».
«Romeo è del partito»
Sui rapporti tra Romeo e i vertici del partito è stato interrogato a lungo anche Giuseppe Gambale, l'ex assessore della giunta Iervolino alla legalità e alla scuola, tuttora ai domiciliari.
Gambale: «Romeo aveva un rapporto di grande stima con De Mita, per questo chiede sempre se questa persona è vicina a De Mita, perché Romeo non voleva intervenire in vicende anche interne al partito».
Pm: «Chi è vicino a De Mita?».
Gambale: «Romeo».
Pm: «Rutelli ha detto che non lo conosce proprio. Lei invece sa di rapporti diretti tra Romeo e Rutelli?».
Gambale: «So che si conoscevano ».
Pm: «Si conoscevano in che termini? ».
Gambale: «So che Romeo faceva parte del consiglio di amministrazione del nostro giornale, Europa».
Pm: «E Rutelli nel vostro giornale che ruolo ha?».
Gambale: «È il giornale del partito e Rutelli è il segretario del partito».
L'incontro con Fioroni
Pm: «Senta, Romeo si doveva incontrare con Fioroni?».
Gambale: «Sì, il ministro della Pubblica Istruzione, il capo di una delle correnti della Margherita».
Pm: «Di cui Romeo è ben conosciuto perché deve portare...».
Gambale: «Aveva rapporti con Rutelli e la corrente rutelliana. Gliel'ho detto che partecipava al consiglio di amministrazione di Europa e in qualche maniera partecipava anche alla vita del partito».
Pm: «Con Rutelli e con Fioroni?».
Gambale: «Voleva conoscere l'altra corrente del partito... era per una ragione politica».
Pm: «E allora perché lo porta in maniera riservata da Fioroni?».
Gambale: «Non lo porto in maniera riservata, semplicemente "andiamo insieme", così al ministero Romeo era scocciato di andare al ministero e non sapere dove andare, dove entrare e come fare... "andiamo insieme, saliamo insieme"».
Pm: «Scusi ma lei mi sta dicendo che è uno dei maggiori esponenti della Margherita, seppure non a livello...».
Gambale: «Sì, ma non andava alla sede del partito, dottore, andava al ministero della Pubblica Istruzione, che devo fare?...».
Pm: «E c'era bisogno di Gambale per conoscere Fioroni?».
Gambale: «Sì perché non lo conosceva e voleva essere presentato».
Al termine dell'interrogatorio Gambale si rivolge al pm e afferma: «Credo di aver dato disponibilità a parlare anche di altro, che non c'era nell'ordinanza, tutto quello che serve a chiarire, l'ho detto dall'inizio. Dottore, forse se ci saremmo sentiti prima qualche cosa la potevamo pure evitare...». In realtà i magistrati non lo ritengono credibile e danno parere negativo alla sua scarcerazione.
Fonte: corriere.it
27 dic 2008
Comune Napoli: senza aiuti, crack vicino
Avrà anche le «mani pulite» Rosa Russo Iervolino, pur con mezza Giunta sotto il tiro della magistratura. Ma di sicuro sono mani piuttosto sbadate. L'affaire Romeo rischia infatti solo di essere la punta dell'iceberg di un malgoverno diffuso. Non c'è quasi attività sotto il Vesuvio in cui le (tante) risorse pubbliche non siano utilizzate con estrema disinvoltura e con scarsissimi benefici per la collettività.
Le spese record del Comune
Solo il mantenimento della "macchina comunale" grida vendetta. Come una gigantesca idrovora, e solo per garantire l'auto-sopravvivenza, Napoli spende senza eguali: il grande carrozzone amministrativo assorbe ogni anno la bellezza di 450 milioni di euro. Fanno 460 euro per abitante contro i 325 euro di Milano, i 278 di Roma e i 271 della virtuosa Torino. E così la macchina si mangia il 36% del totale delle spese del Comune. Le altre grandi città si fermano al 25% con Torino al 21 per cento.
Se sotto il Vesuvio si spendesse per stipendi e altro (tra cui le auto blu) come a Torino la città campana, come evidenzia uno studio del Politecnico di Milano per la Fondazione Civicum, disporrebbe ogni anno di 180 milioni di euro in più. Una cifra che è poco meno la metà del maxi-appalto per le strade per il quale Alfredo Romeo e 4 assessori sono indagati. E con 180 milioni si raddoppiano le spese, oggi al lumicino, per l'assistenza sociale.
Ma, forse, quel tesoretto ha funzione di welfare locale: paga gli stipendi a 13mila dipendenti pubblici. Come pensare di limitarlo? Fosse tutto qua si potrebbe anche accettare. E invece no, dato che l'impiego delle risorse collettive è quanto mai sproporzionato ai risultati. Iervolino dovrebbe spiegare perché Napoli spende ogni anno per l'ambiente ben 250 milioni di euro. Milano ne spende 300, ma i mucchi indecorosi di spazzatura per le strade per mesi e mesi non giustificano neanche per un minuto quelle spese. Ma non è finita qui. L'Asìa, l'azienda rifiuti, è un colabrodo. Non solo non faceva il suo lavoro (come ha dimostrato il dramma della monnezza), ma è costata ai contribuenti 45 milioni di perdite da ripianare nel triennio 2004-2006. Dulcis in fondo, nel 2008 l'Asìa ha ricevuto altri 50 milioni e dal 1° gennaio avrà un contratto "dorato" con il Comune che spenderà per l'azienda 170 milioni all'anno per tre anni.
Denaro al vento
Credete che le cose vadano meglio negli altri settori? Niente affatto. I trasporti sono la terza voce di spesa del Comune. Ebbene chiedete a qualsiasi napoletano qual è la situazione di bus e tram in città e farà un sorriso amaro.
Qualche cifra del dissesto. Il Comune compartecipa al 50% nel CTp. Il consorzio trasporti pubblici ha bruciato in 10 anni 500 milioni di euro, equivalente all'intero ammontare dei trasferimenti che Napoli incassa dallo Stato nell'arco di un anno. Più che trasporto pubblico è un clamoroso caso di fallimento pubblico: non si capisce perché a Napoli il costo per abitante di un servizio alquanto scadente sia superiore di 3-4 volte rispetto a Milano o a Torino.
Ma è tutta la gestione delle aziende comunali che fa acqua. In tutte le grandi città con i dividendi incassati dalle proprie aziende i Comuni programmano spese e investimenti per la collettività. A Napoli avviene il contrario: la gestione Iervolino conta perdite. Tra il 2005 e il 2006 sono ammontate a 97 milioni. Soldi in meno per i servizi. Ma anche quando si danno i servizi, chissà come mai costano più che altrove. Sintomatico quello degli asili nido. A Napoli (mistero) un posto all'asilo nido costa 11mila euro l'anno, il 50% in più di Milano o Torino. Con in più la beffa: a Napoli solo un terzo degli addetti è un educatore, contro i due terzi delle altre città.
I milioni dallo Stato
Qualche sforzo per limitare questa distribuzione a pioggia di denaro pubblico è stato fatto. L'ex assessore al bilancio (oggi indagato), Enzo Cardillo, è riuscito a programmare nel 2008 tagli di spese per 8,7 milioni. Dato irrisorio, perché il bilancio di milioni ne vale oltre 1.300 milioni. Ma cosa allora tiene in vita un Comune tanto disastrato? Una sola cosa. I trasferimenti record dallo Stato: valgono quasi 600 milioni all'anno, quasi la metà del totale delle entrate e ben sette volte quanto incassa Milano: quattro volte più di Roma e il doppio di Torino. Se si riportassero quei contributi a livello delle altre città, il Comune di Napoli sarebbe in bancarotta da anni. E a Napoli ballano sul Titanic: i residui di crediti e debiti che si trascinano da anni sono a livello record di 3,2 miliardi. Se solo qualche debitore smettesse di pagare, il crack avverrebbe. Da domani.
Fonte: ilsole24ore.com
Le spese record del Comune
Solo il mantenimento della "macchina comunale" grida vendetta. Come una gigantesca idrovora, e solo per garantire l'auto-sopravvivenza, Napoli spende senza eguali: il grande carrozzone amministrativo assorbe ogni anno la bellezza di 450 milioni di euro. Fanno 460 euro per abitante contro i 325 euro di Milano, i 278 di Roma e i 271 della virtuosa Torino. E così la macchina si mangia il 36% del totale delle spese del Comune. Le altre grandi città si fermano al 25% con Torino al 21 per cento.
Se sotto il Vesuvio si spendesse per stipendi e altro (tra cui le auto blu) come a Torino la città campana, come evidenzia uno studio del Politecnico di Milano per la Fondazione Civicum, disporrebbe ogni anno di 180 milioni di euro in più. Una cifra che è poco meno la metà del maxi-appalto per le strade per il quale Alfredo Romeo e 4 assessori sono indagati. E con 180 milioni si raddoppiano le spese, oggi al lumicino, per l'assistenza sociale.
Ma, forse, quel tesoretto ha funzione di welfare locale: paga gli stipendi a 13mila dipendenti pubblici. Come pensare di limitarlo? Fosse tutto qua si potrebbe anche accettare. E invece no, dato che l'impiego delle risorse collettive è quanto mai sproporzionato ai risultati. Iervolino dovrebbe spiegare perché Napoli spende ogni anno per l'ambiente ben 250 milioni di euro. Milano ne spende 300, ma i mucchi indecorosi di spazzatura per le strade per mesi e mesi non giustificano neanche per un minuto quelle spese. Ma non è finita qui. L'Asìa, l'azienda rifiuti, è un colabrodo. Non solo non faceva il suo lavoro (come ha dimostrato il dramma della monnezza), ma è costata ai contribuenti 45 milioni di perdite da ripianare nel triennio 2004-2006. Dulcis in fondo, nel 2008 l'Asìa ha ricevuto altri 50 milioni e dal 1° gennaio avrà un contratto "dorato" con il Comune che spenderà per l'azienda 170 milioni all'anno per tre anni.
Denaro al vento
Credete che le cose vadano meglio negli altri settori? Niente affatto. I trasporti sono la terza voce di spesa del Comune. Ebbene chiedete a qualsiasi napoletano qual è la situazione di bus e tram in città e farà un sorriso amaro.
Qualche cifra del dissesto. Il Comune compartecipa al 50% nel CTp. Il consorzio trasporti pubblici ha bruciato in 10 anni 500 milioni di euro, equivalente all'intero ammontare dei trasferimenti che Napoli incassa dallo Stato nell'arco di un anno. Più che trasporto pubblico è un clamoroso caso di fallimento pubblico: non si capisce perché a Napoli il costo per abitante di un servizio alquanto scadente sia superiore di 3-4 volte rispetto a Milano o a Torino.
Ma è tutta la gestione delle aziende comunali che fa acqua. In tutte le grandi città con i dividendi incassati dalle proprie aziende i Comuni programmano spese e investimenti per la collettività. A Napoli avviene il contrario: la gestione Iervolino conta perdite. Tra il 2005 e il 2006 sono ammontate a 97 milioni. Soldi in meno per i servizi. Ma anche quando si danno i servizi, chissà come mai costano più che altrove. Sintomatico quello degli asili nido. A Napoli (mistero) un posto all'asilo nido costa 11mila euro l'anno, il 50% in più di Milano o Torino. Con in più la beffa: a Napoli solo un terzo degli addetti è un educatore, contro i due terzi delle altre città.
I milioni dallo Stato
Qualche sforzo per limitare questa distribuzione a pioggia di denaro pubblico è stato fatto. L'ex assessore al bilancio (oggi indagato), Enzo Cardillo, è riuscito a programmare nel 2008 tagli di spese per 8,7 milioni. Dato irrisorio, perché il bilancio di milioni ne vale oltre 1.300 milioni. Ma cosa allora tiene in vita un Comune tanto disastrato? Una sola cosa. I trasferimenti record dallo Stato: valgono quasi 600 milioni all'anno, quasi la metà del totale delle entrate e ben sette volte quanto incassa Milano: quattro volte più di Roma e il doppio di Torino. Se si riportassero quei contributi a livello delle altre città, il Comune di Napoli sarebbe in bancarotta da anni. E a Napoli ballano sul Titanic: i residui di crediti e debiti che si trascinano da anni sono a livello record di 3,2 miliardi. Se solo qualche debitore smettesse di pagare, il crack avverrebbe. Da domani.
Fonte: ilsole24ore.com
23 dic 2008
Romeo e la rete del fido Mautone. Le intercettazioni svelano gli intrecci del provveditore alle opere. Bocchino promette: vi porto a pranzo con Fini
Politici, funzionari e Di Pietro jr
NAPOLI — Favori, ricatti, raccomandazioni. Legami trasversali con i politici, contatti amicali con i vertici delle forze dell'ordine, in una girandola di conversazioni che lo pone al centro di una «rete» di enorme potere. L'inchiesta di Napoli sugli appalti esalta la figura di Mario Mautone, ex provveditore alle Opere Pubbliche della Campania, finito agli arresti domiciliari durante il blitz della scorsa settimana. E svela i suoi rapporti controversi con la famiglia di Antonio Di Pietro, quando quest'ultimo era ministro delle Infrastrutture.
Numerose intercettazioni allegate agli atti dimostrano come il figlio Cristiano, consigliere provinciale a Campobasso per l'Italia dei Valori, tentasse di «sistemare» gli amici e danno conto delle preoccupazioni del padre per tenerlo fuori dall'indagine.
Un ruolo di primo piano, dunque, che comunque non mette in ombra quello di Alfredo Romeo. Nuove telefonate dell'imprenditore con il parlamentare di Alleanza nazionale Italo Bocchino — per lui i pubblici ministeri hanno sollecitato l'arresto — rivelano il tentativo di organizzare un pranzo con Gianfranco Fini. Nelle carte processuali è citato anche l'ex assessore all'Urbanistica del comune di Roma, Roberto Morassut, attuale segretario regionale del Pd nel Lazio. Ma le telefonate a lui attribuite sono in realtà quelle tra Romeo e un funzionario campano, Roberto Mostaccio. E dunque, dopo aver chiarito i motivi di un errore tanto grave, bisognerà accertare come mai il suo nome sia venuto fuori.
Favori a Di Pietro jr e fuga di notizie
L'informativa allegata agli atti ricostruisce i rapporti tra Cristiano Di Pietro e Mario Mautone. «Di Pietro — è scritto nel documento — chiede alcuni interventi di cortesia quali: affidare incarichi a persone da lui segnalate anche al di fuori degli ambiti di competenza istituzionale; affidare incarichi ad architetti da lui indicati e sollecitati anche da Nello Di Nardo; interessi di Cristiano in alcuni appalti e su alcuni fornitori. Naturalmente le sue richieste vengono subito esaudite. "Gli ho dato l'incarico! Poi non l'ho ancora dato a lei! Lo passerò sempre a te e poi ce lo farai avere tu!", gli dice Mautone». Conversazione dell'8 giugno 2007
Cristiano: «Poi un'altra cosa, non so se la puoi fare questa cosa o meno... se hai la possibilità... ». Mautone: «Dimmi, dimmi».
Cristiano: «Io ho un amico però è ingegnere e sta a Bologna, volevo sapere se su Bologna c'era possibilità di trovargli qualcosa...».
Mautone: «Adesso vediamo, ci informiamo subito e vediamo». Il rapporto tra i due si interrompe il 29 luglio 2007. «Mautone gli comunica di essere stato trasferito. Cade la comunicazione e Di Pietro non risponderà più alle telefonate». Il giorno dopo Aniello Formisano incontra Mautone, non sanno che le loro parole sono registrate da una microspia. E Formisano rivela: «Quello ha avuto qualche input e si è messo a posto... mi ha detto, figurati nemmeno al telefono suo lo dice — il telefono di Nello — Perché secondo me lo tiene sotto pure».
Di Pietro: tenete fuori mio figlio
È la fuga di notizie sull'indagine avviata dalla procura di Napoli. Nell'informativa il nome della possibile «talpa» è coperto da un omissis, ma si sottolinea quanto accade in questi giorni di fine luglio: «Subito dopo si succedono in maniera convulsiva i seguenti avvenimenti: Mautone viene trasferito; Cristiano Di Pietro non parla più con lui al telefono; il ministro Di Pietro chiede di parlare di persona con il senatore Nello Formisano; il ministro Di Pietro fa una riunione politica per tenere fuori il figlio poiché "ritenuto troppo esposto"». Il 10 agosto Mautone viene trasferito. Chiama gli amici, la moglie e con loro concorda la linea: «Ricattare il figlio del ministro». Annotano gli investigatori nel brogliaccio: «La moglie lo invita a ricordare come lui si è messo a disposizione "con quel cretino di Di Pietro con il figlio" e si chiede come mai questo non sia servito a niente». E poi aggiunge: "Tu non ti devi muovere da Napoli. Il potere che tieni qua non lo puoi tenere a Roma!... Buttarla sul ricatto del figlio è l'unico sistema». E il suo amico Mauro Caiazza rincara la dose: «È importante tenere il ministro sotto».
Amico questore e casa del prefetto
Il 18 novembre 2007 il figlio di Mautone viene denunciato per rapina per aver rubato il telefonino di un ragazzo che aveva preso a calci e pugni. Viene avvisato dall'ispettore della squadra Volanti e subito premette: «Io sono il provveditore alle Opere pubbliche, sono amico del questore Oscar Fioriolli». Poi scopre che il ferito è figlio del proprietario della catena di ristoranti "I fratelli La Bufala" e tratta con i familiari il ritiro dell'esposto. Ma si muove anche con la polizia. Il giorno dopo il questore lo chiama e lo rassicura.
Fioriolli: «Va bene, ci ho parlato (con la funzionaria della polizia ndr) si muovono sulla linea, insomma... con il minimo della cosa. Lite così».
Mautone: «E appunto, che c'è stata una lite e basta, senza mettere il telefonino, la rapina... perché tanto pure gli altri non vogliono. Ma sta venendo?».
Fioriolli: «Ma e... sì ha detto che sta facendo... non lo so che cazzo sta facendo, ma comunque avrebbe fatto così. Dava disposizioni».
Mautone: «Va bene Oscar, scusami».
Fioriolli: «Ma per amor di Dio... buonanotte ».
Il 12 dicembre 2007 Mautone chiede a un certo Michele Tambaro di chiamare il prefetto Nicola Izzo, attuale vicecapo della polizia, «per chiedere se ha sistemato quella cosa a Mario (verosimilmente si riferisce all'appartamento ai Parioli che Mario doveva avere in affitto tramite lo stesso Izzo e per ristrutturare il quale Mautone avrebbe stanziato una ingente somma con carattere di urgenza. La sera Tambaro gli riferisce che «Nicola mi ha arronzato e ha detto che ci vediamo per gli auguri...». Con Gennaro Coronella di An Mautone fa trasferire la sua amante «alla segreteria politica dell'Assessore all'Ambiente alla Regione Campania». C'è Aniello Di Nardo dell'Idv, che «chiede a Mautone di sollecitare "per quel suo amico" che doveva essere chiamato e poi non è più stato chiamato e fanno riferimento a lavori di impiantistica per una galleria a Vico Equense». C'è Nello Formisano, anche lui dell'Idv, al quale Mautone si rivolge quando capisce che sta per essere sostituito, e cerca aiuto.
Bocchino, Romeo e i parlamentari An
Aiuto e appoggio politico cerca anche Alfredo Romeo. Decine sono le sue telefonate con Italo Bocchino. Il 24 aprile 2007 i due commentano un incontro pubblico».
Romeo: «Ciao Italo, solo per sapere come era andata...
Bocchino: «Benissimo, la dottoressa è stata molto cortese... l'ho fatta sedere vicino al sindaco... molto carina e poi oggi ci sentiamo per parlare con calma dell'albergo. C'era Ferruccio Ferrante, Andrea Ronchi, ti mandano tutti i saluti, ti ringrazia e...».
Romeo: «Facciamolo un punto anche su lui perché poi la dottoressa mi ha detto che si avvia una stagione di interlocuzione molto positiva con l'imprenditoria...».
Bocchino: «Sì, poi adesso viene a trovarlo, fa la prima cosa con la fondazione Aznar, poi verrà Sarkozy dopo che sarà eletto, insomma ha legato bene alcune operazioni... diciamo con i rapporti esteri».
Romeo: «Va bene, abbiamo fatto una buona figura».
Bocchino: «Ottima, mancavi solo tu...».
Un mese dopo, l'8 maggio 2007, i due parlano ancora e questa volta l'attenzione è per Gianfranco Fini. Bocchino: «Quando posso venire a trovarti? Quando sei a Roma?».
Romeo: «La prossima settimana sto tre giorni... eh, mi ha chiamato quell'Enzo e mi vuole vedere domani».
Bocchino: «Sì, sì tienilo un po' perché io ho organizzato una colazione con Gianfranco».
Romeo: «È utile farla».
Bocchino: «Esatto... però quindi guardi io mi devo vedere con Fini ... quindi se... fagli capire che il tuo rapporto è solo ed esclusivamente quello».
Romeo: «Perfetto, hai fatto bene a consigliarmelo».
Le tre telefonate a Bassolino
A fine gennaio 2008, Romeo ha contatti con la segreteria del governatore Antonio Bassolino. Il 28 sono loro a chiamarlo, «ma non si sente la voce dell'interlocutore. Si apprende che Alfredo ha fatto preparare una planimetria e un rendering per individuare gli spazi che devono essere coperti». Nei giorni seguenti parla con il dottor Cicelin e si capisce che stanno organizzando un evento con Francesco Clemente, artista molto conosciuto negli Usa. In un'altra telefonata — risalente alla primavera 2007 — parla con l'assessore Ferdinando Di Mezza e quest'ultimo lo informa di «un progetto che il governo porta avanti, però Francesco è stato preso un po' in contropiede e ha dato incarico alla "Zillotta", (che poi si capisce essere Linda Lanzillotta ndr) di portare avanti». Ma non è chiaro di che cosa discutano.
Fonte: corriere.it
NAPOLI — Favori, ricatti, raccomandazioni. Legami trasversali con i politici, contatti amicali con i vertici delle forze dell'ordine, in una girandola di conversazioni che lo pone al centro di una «rete» di enorme potere. L'inchiesta di Napoli sugli appalti esalta la figura di Mario Mautone, ex provveditore alle Opere Pubbliche della Campania, finito agli arresti domiciliari durante il blitz della scorsa settimana. E svela i suoi rapporti controversi con la famiglia di Antonio Di Pietro, quando quest'ultimo era ministro delle Infrastrutture.
Numerose intercettazioni allegate agli atti dimostrano come il figlio Cristiano, consigliere provinciale a Campobasso per l'Italia dei Valori, tentasse di «sistemare» gli amici e danno conto delle preoccupazioni del padre per tenerlo fuori dall'indagine.
Un ruolo di primo piano, dunque, che comunque non mette in ombra quello di Alfredo Romeo. Nuove telefonate dell'imprenditore con il parlamentare di Alleanza nazionale Italo Bocchino — per lui i pubblici ministeri hanno sollecitato l'arresto — rivelano il tentativo di organizzare un pranzo con Gianfranco Fini. Nelle carte processuali è citato anche l'ex assessore all'Urbanistica del comune di Roma, Roberto Morassut, attuale segretario regionale del Pd nel Lazio. Ma le telefonate a lui attribuite sono in realtà quelle tra Romeo e un funzionario campano, Roberto Mostaccio. E dunque, dopo aver chiarito i motivi di un errore tanto grave, bisognerà accertare come mai il suo nome sia venuto fuori.
Favori a Di Pietro jr e fuga di notizie
L'informativa allegata agli atti ricostruisce i rapporti tra Cristiano Di Pietro e Mario Mautone. «Di Pietro — è scritto nel documento — chiede alcuni interventi di cortesia quali: affidare incarichi a persone da lui segnalate anche al di fuori degli ambiti di competenza istituzionale; affidare incarichi ad architetti da lui indicati e sollecitati anche da Nello Di Nardo; interessi di Cristiano in alcuni appalti e su alcuni fornitori. Naturalmente le sue richieste vengono subito esaudite. "Gli ho dato l'incarico! Poi non l'ho ancora dato a lei! Lo passerò sempre a te e poi ce lo farai avere tu!", gli dice Mautone». Conversazione dell'8 giugno 2007
Cristiano: «Poi un'altra cosa, non so se la puoi fare questa cosa o meno... se hai la possibilità... ». Mautone: «Dimmi, dimmi».
Cristiano: «Io ho un amico però è ingegnere e sta a Bologna, volevo sapere se su Bologna c'era possibilità di trovargli qualcosa...».
Mautone: «Adesso vediamo, ci informiamo subito e vediamo». Il rapporto tra i due si interrompe il 29 luglio 2007. «Mautone gli comunica di essere stato trasferito. Cade la comunicazione e Di Pietro non risponderà più alle telefonate». Il giorno dopo Aniello Formisano incontra Mautone, non sanno che le loro parole sono registrate da una microspia. E Formisano rivela: «Quello ha avuto qualche input e si è messo a posto... mi ha detto, figurati nemmeno al telefono suo lo dice — il telefono di Nello — Perché secondo me lo tiene sotto pure».
Di Pietro: tenete fuori mio figlio
È la fuga di notizie sull'indagine avviata dalla procura di Napoli. Nell'informativa il nome della possibile «talpa» è coperto da un omissis, ma si sottolinea quanto accade in questi giorni di fine luglio: «Subito dopo si succedono in maniera convulsiva i seguenti avvenimenti: Mautone viene trasferito; Cristiano Di Pietro non parla più con lui al telefono; il ministro Di Pietro chiede di parlare di persona con il senatore Nello Formisano; il ministro Di Pietro fa una riunione politica per tenere fuori il figlio poiché "ritenuto troppo esposto"». Il 10 agosto Mautone viene trasferito. Chiama gli amici, la moglie e con loro concorda la linea: «Ricattare il figlio del ministro». Annotano gli investigatori nel brogliaccio: «La moglie lo invita a ricordare come lui si è messo a disposizione "con quel cretino di Di Pietro con il figlio" e si chiede come mai questo non sia servito a niente». E poi aggiunge: "Tu non ti devi muovere da Napoli. Il potere che tieni qua non lo puoi tenere a Roma!... Buttarla sul ricatto del figlio è l'unico sistema». E il suo amico Mauro Caiazza rincara la dose: «È importante tenere il ministro sotto».
Amico questore e casa del prefetto
Il 18 novembre 2007 il figlio di Mautone viene denunciato per rapina per aver rubato il telefonino di un ragazzo che aveva preso a calci e pugni. Viene avvisato dall'ispettore della squadra Volanti e subito premette: «Io sono il provveditore alle Opere pubbliche, sono amico del questore Oscar Fioriolli». Poi scopre che il ferito è figlio del proprietario della catena di ristoranti "I fratelli La Bufala" e tratta con i familiari il ritiro dell'esposto. Ma si muove anche con la polizia. Il giorno dopo il questore lo chiama e lo rassicura.
Fioriolli: «Va bene, ci ho parlato (con la funzionaria della polizia ndr) si muovono sulla linea, insomma... con il minimo della cosa. Lite così».
Mautone: «E appunto, che c'è stata una lite e basta, senza mettere il telefonino, la rapina... perché tanto pure gli altri non vogliono. Ma sta venendo?».
Fioriolli: «Ma e... sì ha detto che sta facendo... non lo so che cazzo sta facendo, ma comunque avrebbe fatto così. Dava disposizioni».
Mautone: «Va bene Oscar, scusami».
Fioriolli: «Ma per amor di Dio... buonanotte ».
Il 12 dicembre 2007 Mautone chiede a un certo Michele Tambaro di chiamare il prefetto Nicola Izzo, attuale vicecapo della polizia, «per chiedere se ha sistemato quella cosa a Mario (verosimilmente si riferisce all'appartamento ai Parioli che Mario doveva avere in affitto tramite lo stesso Izzo e per ristrutturare il quale Mautone avrebbe stanziato una ingente somma con carattere di urgenza. La sera Tambaro gli riferisce che «Nicola mi ha arronzato e ha detto che ci vediamo per gli auguri...». Con Gennaro Coronella di An Mautone fa trasferire la sua amante «alla segreteria politica dell'Assessore all'Ambiente alla Regione Campania». C'è Aniello Di Nardo dell'Idv, che «chiede a Mautone di sollecitare "per quel suo amico" che doveva essere chiamato e poi non è più stato chiamato e fanno riferimento a lavori di impiantistica per una galleria a Vico Equense». C'è Nello Formisano, anche lui dell'Idv, al quale Mautone si rivolge quando capisce che sta per essere sostituito, e cerca aiuto.
Bocchino, Romeo e i parlamentari An
Aiuto e appoggio politico cerca anche Alfredo Romeo. Decine sono le sue telefonate con Italo Bocchino. Il 24 aprile 2007 i due commentano un incontro pubblico».
Romeo: «Ciao Italo, solo per sapere come era andata...
Bocchino: «Benissimo, la dottoressa è stata molto cortese... l'ho fatta sedere vicino al sindaco... molto carina e poi oggi ci sentiamo per parlare con calma dell'albergo. C'era Ferruccio Ferrante, Andrea Ronchi, ti mandano tutti i saluti, ti ringrazia e...».
Romeo: «Facciamolo un punto anche su lui perché poi la dottoressa mi ha detto che si avvia una stagione di interlocuzione molto positiva con l'imprenditoria...».
Bocchino: «Sì, poi adesso viene a trovarlo, fa la prima cosa con la fondazione Aznar, poi verrà Sarkozy dopo che sarà eletto, insomma ha legato bene alcune operazioni... diciamo con i rapporti esteri».
Romeo: «Va bene, abbiamo fatto una buona figura».
Bocchino: «Ottima, mancavi solo tu...».
Un mese dopo, l'8 maggio 2007, i due parlano ancora e questa volta l'attenzione è per Gianfranco Fini. Bocchino: «Quando posso venire a trovarti? Quando sei a Roma?».
Romeo: «La prossima settimana sto tre giorni... eh, mi ha chiamato quell'Enzo e mi vuole vedere domani».
Bocchino: «Sì, sì tienilo un po' perché io ho organizzato una colazione con Gianfranco».
Romeo: «È utile farla».
Bocchino: «Esatto... però quindi guardi io mi devo vedere con Fini ... quindi se... fagli capire che il tuo rapporto è solo ed esclusivamente quello».
Romeo: «Perfetto, hai fatto bene a consigliarmelo».
Le tre telefonate a Bassolino
A fine gennaio 2008, Romeo ha contatti con la segreteria del governatore Antonio Bassolino. Il 28 sono loro a chiamarlo, «ma non si sente la voce dell'interlocutore. Si apprende che Alfredo ha fatto preparare una planimetria e un rendering per individuare gli spazi che devono essere coperti». Nei giorni seguenti parla con il dottor Cicelin e si capisce che stanno organizzando un evento con Francesco Clemente, artista molto conosciuto negli Usa. In un'altra telefonata — risalente alla primavera 2007 — parla con l'assessore Ferdinando Di Mezza e quest'ultimo lo informa di «un progetto che il governo porta avanti, però Francesco è stato preso un po' in contropiede e ha dato incarico alla "Zillotta", (che poi si capisce essere Linda Lanzillotta ndr) di portare avanti». Ma non è chiaro di che cosa discutano.
Fonte: corriere.it
21 dic 2008
Due giudici nel ciclone Sangennapoli: sono ora sotto la lente della Procura di Roma
Nelle intercettazioni spunta il nome di un magistrato amministrativo e di un altro collega in servizio a Napoli

NAPOLI — Alfredo Romeo aveva promesso al generale di divisione Vito Bardi, comandante regionale della Guardia di Finanza che ovviamente è del tutto estraneo all'inchiesta, «un po' di aggiusti», forse per la caserma: è lo stesso imprenditore che lo racconta a Mario Mautone, ex provveditore alle Opere pubbliche di Napoli, anche lui tra gli arrestati. Il testo dell'intercettazione, che risale all'11 giugno 2007, è agli atti dell'inchiesta.
Mautone: «Come vanno le cose?».
Romeo: «Bene, io ho dato indicazioni per quelle due persone eh!».
Mautone: «Eh, ma non sono state chiamate ancora?».
Romeo: «No, no, adesso vengono chiamate perché abbiamo acquisito un nuovo incarico e diremo alla persona che le persone devono essere messe là, lui le interscambia per fare in modo che rimangono al palazzo perché mi pare che questo era gradito».
Mautone: «Sì, sì, al Palazzo di Giustizia. Va bene. Poi mi sono sentito con il geometra... ».
Romeo: «Eh, mi raccomando... ».
Mautone: «Non si preoccupi».
Romeo: «Va bene. Ah, poi io mi sono visto con il generale Bardi, abbiamo molto parlato male di lei».
Mautone: «Lo so, ci credo».
Romeo: «Siccome mi devo vedere nei prossimi giorni, perché gli abbiamo promesso di fargli un po' di aggiusti lì».
Mautone: «Me lo faccia sapere, al limite ci incontriamo insieme».
L'imprenditore ieri si è difeso per quasi cinque ore davanti al gip, ma le intercettazioni delle sue telefonate rappresentano indizi pesanti. Secondo l'accusa, Alfredo Romeo aveva al suo servizio politici, funzionari pubblici, ma anche («Dobbiamo essere onesti ed ammetterlo», aveva dichiarato mercoledì il procuratore aggiunto Franco Roberti) alcuni magistrati.
Una telefonata in particolare, avvenuta la sera del 3 maggio del 2007, è ora all'esame della Procura di Roma. L'imprenditore conversa con Renzo Lusetti, che è a sua volta indagato. Parlano di un incontro che il parlamentare del Pd avrà l'indomani mattina alle 8 con il «grande capo», che i magistrati napoletani identificano in Francesco Rutelli, all'epoca ministro dei Beni culturali. All'incontro, annuncia Lusetti, parteciperà anche un consigliere di Stato. Un giovane magistrato amministrativo dal brillante curriculum, che ha ricoperto incarichi istituzionali di grande prestigio. Proprio il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 36 del 15 gennaio 2008, ha sovvertito totalmente, in senso favorevole alla Romeo Gestioni, la precedente decisione del Tar del Lazio che, accogliendo il ricorso della Manital s.c.p.a., aveva annullato la precedente sentenza.
Il 6 marzo 2007 i due parlano di una serie di provvedimenti comunali di aggiudicazione alla Romeo ed alle imprese ad essa associate del ricchissimo appalto per la manutenzione delle strade di Roma. La Procura della capitale dovrà ora verificare se davvero quel magistrato amministrativo si interessò alla vicenda, come Lusetti garantì a Romeo.
E dovrà occuparsi anche di un altro magistrato, il napoletano Antonio Panico, in servizio presso il Tribunale di Napoli. Estensore nel 2003 della sentenza che permise all'amministrazione comunale di affidare alla Romeo la ristrutturazione di tre immobili confiscati alla camorra, Panico è diventato poi amico dell'imprenditore, che lo ha presentato al deputato di An Italo Bocchino. Il 6 marzo 2007 i due parlano di una cena con lo chef Gennaro Esposito.
Bocchino: «Se tu vuoi, noi sabato potremmo andare a fare quella scappata da lui».
Romeo: «Va benissimo».
Bocchino: «Così stringiamo. Andiamo con le mogli, tu che dici?».
Romeo: «Va benissimo ».
Bocchino: «Allora io organizzo per sabato».
Romeo: «Organizza per sei, perché stavo insieme ad Antonio che poi conosci anche tu».
Bocchino: «Chi, Antonio?».
Romeo: «Antonio Panico».
Bocchino: «Ah come no, benissimo che bello».
Romeo: «Organizza... siccome stavo fuori con lui, aveva detto... sai, se sabato vai vengo anche io».
Tra numerosissime intercettazioni agli atti dell'inchiesta c'è quella della telefonata «di depistaggio» intercorsa tra Romeo e il colonnello della Guardia di Finanza Vincenzo Mazzucco, in servizio alla Dia e arrestato nel blitz di mercoledì. Una lunga telefonata che risale al 31 gennaio 2007, nella quale i due tentano di edulcorare le cose che si sono detti nelle conversazioni precedenti. Prendono spunto da una raccomandazione scolastica che l'imprenditore dice di non aver voglia di fare.
Alfredo: «Guarda è pazzesco, no ma poi con tutte queste cose che si sentono in questa città che mi sono proprio rotto il cacchio».
Vincenzo: «No, va bene. Va bene non è che uno può vivere così... Io dico che per quanto riguarda i figli, se noi li abituiamo al sacrificio, poi non ci possiamo lamentare che sono viziati».
Alfredo: «No, no ma io ti devo dire che ho dei ragazzi che sotto questo aspetto non... La mamma si preoccupa esageratamente sugli studi, però poi li sta crescendo in un modo abbastanza...».
Vincenzo: «Avevo difficoltà a dirtelo, però visto il rapporto dico... ti dico la verità, potevo dirti pure sì, sì, l'ho fatto, ma non ho fatto niente, poi mi scoccio io non l'ho fatto per me, figurati».
Alfredo: «Gli, gli dirò una bugia. Gli dirò che me ne sono occupato».
Vincenzo: «Esatto». Alfredo: «Però, tutto sommato sono contento che tu non te ne occupi, va'. Meglio così».
Vincenzo: «No, no è che stavo in difficoltà. Pure a dirti di no. Però non... Va bene così, dai».
Alfredo: «No, no, ma poi se tu devi entrare in difficoltà, non esiste proprio ».
Vincenzo: «No, no io non l'ho mai fatto. Non è... ed onestamente per me è una cosa che è contraria ai miei principi. Che ti devo dire».
Alfredo: «Sono d'accordo. Sono d'accordo. Sono d'accordo».
Vincenzo: «Senti, per il restotuttobene».
Alfredo: «Sì, no, mi sono solo sfottuto perché... insomma, io quando vengo a Napoli mi intossico vorrei tanto non lavorare a Napoli perché... Quando sto a Firenze, a Milano eccetera, guarda tutto è tranquillo. Tutto... basta che tu leggi i giornali che... che ti, ti... Capisci che atmosfera c'é in questa città».
La conversazione diventa surreale. Lo ammetterà lo stesso Mazzucco, interrogato successivamente dai pm: «Ho detto, questo ha fatto una telefonata che io, da investigatore, ho detto: ma quanto è strunz' chist'».
Fonte: corrieredelmezzogiorno.it

NAPOLI — Alfredo Romeo aveva promesso al generale di divisione Vito Bardi, comandante regionale della Guardia di Finanza che ovviamente è del tutto estraneo all'inchiesta, «un po' di aggiusti», forse per la caserma: è lo stesso imprenditore che lo racconta a Mario Mautone, ex provveditore alle Opere pubbliche di Napoli, anche lui tra gli arrestati. Il testo dell'intercettazione, che risale all'11 giugno 2007, è agli atti dell'inchiesta.
Mautone: «Come vanno le cose?».
Romeo: «Bene, io ho dato indicazioni per quelle due persone eh!».
Mautone: «Eh, ma non sono state chiamate ancora?».
Romeo: «No, no, adesso vengono chiamate perché abbiamo acquisito un nuovo incarico e diremo alla persona che le persone devono essere messe là, lui le interscambia per fare in modo che rimangono al palazzo perché mi pare che questo era gradito».
Mautone: «Sì, sì, al Palazzo di Giustizia. Va bene. Poi mi sono sentito con il geometra... ».
Romeo: «Eh, mi raccomando... ».
Mautone: «Non si preoccupi».
Romeo: «Va bene. Ah, poi io mi sono visto con il generale Bardi, abbiamo molto parlato male di lei».
Mautone: «Lo so, ci credo».
Romeo: «Siccome mi devo vedere nei prossimi giorni, perché gli abbiamo promesso di fargli un po' di aggiusti lì».
Mautone: «Me lo faccia sapere, al limite ci incontriamo insieme».
L'imprenditore ieri si è difeso per quasi cinque ore davanti al gip, ma le intercettazioni delle sue telefonate rappresentano indizi pesanti. Secondo l'accusa, Alfredo Romeo aveva al suo servizio politici, funzionari pubblici, ma anche («Dobbiamo essere onesti ed ammetterlo», aveva dichiarato mercoledì il procuratore aggiunto Franco Roberti) alcuni magistrati.
Una telefonata in particolare, avvenuta la sera del 3 maggio del 2007, è ora all'esame della Procura di Roma. L'imprenditore conversa con Renzo Lusetti, che è a sua volta indagato. Parlano di un incontro che il parlamentare del Pd avrà l'indomani mattina alle 8 con il «grande capo», che i magistrati napoletani identificano in Francesco Rutelli, all'epoca ministro dei Beni culturali. All'incontro, annuncia Lusetti, parteciperà anche un consigliere di Stato. Un giovane magistrato amministrativo dal brillante curriculum, che ha ricoperto incarichi istituzionali di grande prestigio. Proprio il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 36 del 15 gennaio 2008, ha sovvertito totalmente, in senso favorevole alla Romeo Gestioni, la precedente decisione del Tar del Lazio che, accogliendo il ricorso della Manital s.c.p.a., aveva annullato la precedente sentenza.
Il 6 marzo 2007 i due parlano di una serie di provvedimenti comunali di aggiudicazione alla Romeo ed alle imprese ad essa associate del ricchissimo appalto per la manutenzione delle strade di Roma. La Procura della capitale dovrà ora verificare se davvero quel magistrato amministrativo si interessò alla vicenda, come Lusetti garantì a Romeo.
E dovrà occuparsi anche di un altro magistrato, il napoletano Antonio Panico, in servizio presso il Tribunale di Napoli. Estensore nel 2003 della sentenza che permise all'amministrazione comunale di affidare alla Romeo la ristrutturazione di tre immobili confiscati alla camorra, Panico è diventato poi amico dell'imprenditore, che lo ha presentato al deputato di An Italo Bocchino. Il 6 marzo 2007 i due parlano di una cena con lo chef Gennaro Esposito.
Bocchino: «Se tu vuoi, noi sabato potremmo andare a fare quella scappata da lui».
Romeo: «Va benissimo».
Bocchino: «Così stringiamo. Andiamo con le mogli, tu che dici?».
Romeo: «Va benissimo ».
Bocchino: «Allora io organizzo per sabato».
Romeo: «Organizza per sei, perché stavo insieme ad Antonio che poi conosci anche tu».
Bocchino: «Chi, Antonio?».
Romeo: «Antonio Panico».
Bocchino: «Ah come no, benissimo che bello».
Romeo: «Organizza... siccome stavo fuori con lui, aveva detto... sai, se sabato vai vengo anche io».
Tra numerosissime intercettazioni agli atti dell'inchiesta c'è quella della telefonata «di depistaggio» intercorsa tra Romeo e il colonnello della Guardia di Finanza Vincenzo Mazzucco, in servizio alla Dia e arrestato nel blitz di mercoledì. Una lunga telefonata che risale al 31 gennaio 2007, nella quale i due tentano di edulcorare le cose che si sono detti nelle conversazioni precedenti. Prendono spunto da una raccomandazione scolastica che l'imprenditore dice di non aver voglia di fare.
Alfredo: «Guarda è pazzesco, no ma poi con tutte queste cose che si sentono in questa città che mi sono proprio rotto il cacchio».
Vincenzo: «No, va bene. Va bene non è che uno può vivere così... Io dico che per quanto riguarda i figli, se noi li abituiamo al sacrificio, poi non ci possiamo lamentare che sono viziati».
Alfredo: «No, no ma io ti devo dire che ho dei ragazzi che sotto questo aspetto non... La mamma si preoccupa esageratamente sugli studi, però poi li sta crescendo in un modo abbastanza...».
Vincenzo: «Avevo difficoltà a dirtelo, però visto il rapporto dico... ti dico la verità, potevo dirti pure sì, sì, l'ho fatto, ma non ho fatto niente, poi mi scoccio io non l'ho fatto per me, figurati».
Alfredo: «Gli, gli dirò una bugia. Gli dirò che me ne sono occupato».
Vincenzo: «Esatto». Alfredo: «Però, tutto sommato sono contento che tu non te ne occupi, va'. Meglio così».
Vincenzo: «No, no è che stavo in difficoltà. Pure a dirti di no. Però non... Va bene così, dai».
Alfredo: «No, no, ma poi se tu devi entrare in difficoltà, non esiste proprio ».
Vincenzo: «No, no io non l'ho mai fatto. Non è... ed onestamente per me è una cosa che è contraria ai miei principi. Che ti devo dire».
Alfredo: «Sono d'accordo. Sono d'accordo. Sono d'accordo».
Vincenzo: «Senti, per il restotuttobene».
Alfredo: «Sì, no, mi sono solo sfottuto perché... insomma, io quando vengo a Napoli mi intossico vorrei tanto non lavorare a Napoli perché... Quando sto a Firenze, a Milano eccetera, guarda tutto è tranquillo. Tutto... basta che tu leggi i giornali che... che ti, ti... Capisci che atmosfera c'é in questa città».
La conversazione diventa surreale. Lo ammetterà lo stesso Mazzucco, interrogato successivamente dai pm: «Ho detto, questo ha fatto una telefonata che io, da investigatore, ho detto: ma quanto è strunz' chist'».
Fonte: corrieredelmezzogiorno.it
20 dic 2008
L'inchiesta di 12 anni fa A Romeo furono dati 4 anni e mezzo, nel 2000 il reato fu prescritto. Quella condanna ignorata dai politici
Nel '96 la Tangentopoli napoletana, ma l'imprenditore continuò ad avere appalti
NAPOLI — I pubblici ministeri che ritengono di aver svelato il «sistema Romeo» per truccare le gare d'appalto a Napoli e chissà in quale altra città, avvertono: «A tutt'oggi opera una struttura criminale, nata dall'intuito perverso di Romeo Alfredo, che è in grado di condizionare pesantemente il buon andamento e l'imparzialità di ogni azione e di ogni programma di un qualsivoglia ente pubblico campano e nazionale, al fine di soddisfare gli interessi dello spregiudicato imprenditore».
Le giustificazioni addotte dall'imprenditore in questione nell'interrogatorio svolto in carcere (per dire che il «sistema» non esiste e lui non mirava al mega-appalto da 400 milioni, bensì ad assumere il ruolo di «consulente» del Comune) non li hanno minimamente convinti. Semmai ai loro occhi assumono maggiore sincerità le dichiarazioni di Romeo sul desiderio di avere buoni rapporti con tutti. Ma per motivi diversi da quelli addotti.
RAPPORTI TRASVERSALI - Commentando le intercettazioni con i due deputati Italo Bocchino, del Popolo della libertà, e Renzo Lusetti, del Partito democratico, i magistrati scrivono nella richiesta d'arresto: «Le conversazioni che Romeo intrattiene amabilmente con i due parlamentari, anche per i medesimi argomenti, sempre legati agli interessi economici del primo, fanno venire alla luce una trasversalità di rapporti che garantiscono al Romeo la certezza della realizzazione dei propri affari vita natural durante, a prescindere dalle coalizioni di volta in volta prevalenti».
Parole che sembrano copiate da un altro procedimento giudiziario a carico dello stesso imprenditore, precedente di dodici anni. È la sentenza del tribunale di Napoli che nel 1996 lo condannò a 4 anni e mezzo di carcere per la Tangentopoli locale, verdetto ridotto a 2 anni e mezzo di carcere nel '99, finché nel 2000 la Cassazione dichiarò il reato prescritto. Nella prima condanna i giudici scrissero: «Romeo non lascia nulla al caso. Egli infatti, nel corso dell'iter amministrativo (degli appalti, ndr) prende contatti con tutte le forze politiche e a tutte, in relazione alla loro importanza, offre contributi, anche se cerca il concreto appoggio solo del "partito trasversale"...». E poi: «L'attività di Romeo non si ferma. Egli non mira solo alla gestione del patrimonio della città di Napoli; ha interessi, come da lui stesso affermato, nella Immobiliare Italia e mira alla gestione del patrimonio del Comune di Roma, e ad estendere l'esperienza napoletana anche altrove...».
IL «VECCHIO DELLE MONTAGNE» - Parole di cui nessuno s'è preoccupato, evidentemente, quando s'è trattato di reinserire Romeo nei circuiti degli appalti pubblici. E che suonano profetiche, aggiungono oggi i pubblici ministeri napoletani, citando testualmente questo brano di sentenza nel loro documento datato settembre 2008. Rendendolo attuale con le intercettazioni dello scorso anno, dove compaiono i nomi più disparati quando l'imprenditore fa riferimento ai possibili appoggi cui può ricorrere. «Se è quell'aria», dice a Lusetti il 1˚ giugno 2007, «voglio dire, se tu... dammi pure un'imbeccata se per caso io non debba parlare pure con il vecchio». Lusetti non capisce e chiede «Con chi?». E Romeo, «Con il vecchio... il vecchio delle montagne». I pubblici ministeri annotano che si tratta di Ciriaco De Mita. Lusetti, evidentemente dopo aver capito, chiosa: «Non serve, non credo che serva...». Quando poi, nella telefonata del febbraio 2008 con Paolo Cirino Pomicino — confezionata ad arte per chi intercettava, ha ammesso nell'interrogatorio dell'altro ieri— l'imprenditore dice di gestire «sul fronte del facility » perfino «tutte le sedi della Corte dei Conti, del Consiglio di Stato, della Cassazione, della Corte Costituzionale, della presidenza della Repubblica, della presidenza del Consiglio», per i magistrati muove una pedina intimidatoria: «Romeo vuole indirizzare un chiaro messaggio a coloro che stanno ascoltando, per far comprendere ai medesimi le importanti coperture istituzionali di cui gode».
Fonte: corriere.it
NAPOLI — I pubblici ministeri che ritengono di aver svelato il «sistema Romeo» per truccare le gare d'appalto a Napoli e chissà in quale altra città, avvertono: «A tutt'oggi opera una struttura criminale, nata dall'intuito perverso di Romeo Alfredo, che è in grado di condizionare pesantemente il buon andamento e l'imparzialità di ogni azione e di ogni programma di un qualsivoglia ente pubblico campano e nazionale, al fine di soddisfare gli interessi dello spregiudicato imprenditore».
Le giustificazioni addotte dall'imprenditore in questione nell'interrogatorio svolto in carcere (per dire che il «sistema» non esiste e lui non mirava al mega-appalto da 400 milioni, bensì ad assumere il ruolo di «consulente» del Comune) non li hanno minimamente convinti. Semmai ai loro occhi assumono maggiore sincerità le dichiarazioni di Romeo sul desiderio di avere buoni rapporti con tutti. Ma per motivi diversi da quelli addotti.
RAPPORTI TRASVERSALI - Commentando le intercettazioni con i due deputati Italo Bocchino, del Popolo della libertà, e Renzo Lusetti, del Partito democratico, i magistrati scrivono nella richiesta d'arresto: «Le conversazioni che Romeo intrattiene amabilmente con i due parlamentari, anche per i medesimi argomenti, sempre legati agli interessi economici del primo, fanno venire alla luce una trasversalità di rapporti che garantiscono al Romeo la certezza della realizzazione dei propri affari vita natural durante, a prescindere dalle coalizioni di volta in volta prevalenti».
Parole che sembrano copiate da un altro procedimento giudiziario a carico dello stesso imprenditore, precedente di dodici anni. È la sentenza del tribunale di Napoli che nel 1996 lo condannò a 4 anni e mezzo di carcere per la Tangentopoli locale, verdetto ridotto a 2 anni e mezzo di carcere nel '99, finché nel 2000 la Cassazione dichiarò il reato prescritto. Nella prima condanna i giudici scrissero: «Romeo non lascia nulla al caso. Egli infatti, nel corso dell'iter amministrativo (degli appalti, ndr) prende contatti con tutte le forze politiche e a tutte, in relazione alla loro importanza, offre contributi, anche se cerca il concreto appoggio solo del "partito trasversale"...». E poi: «L'attività di Romeo non si ferma. Egli non mira solo alla gestione del patrimonio della città di Napoli; ha interessi, come da lui stesso affermato, nella Immobiliare Italia e mira alla gestione del patrimonio del Comune di Roma, e ad estendere l'esperienza napoletana anche altrove...».
IL «VECCHIO DELLE MONTAGNE» - Parole di cui nessuno s'è preoccupato, evidentemente, quando s'è trattato di reinserire Romeo nei circuiti degli appalti pubblici. E che suonano profetiche, aggiungono oggi i pubblici ministeri napoletani, citando testualmente questo brano di sentenza nel loro documento datato settembre 2008. Rendendolo attuale con le intercettazioni dello scorso anno, dove compaiono i nomi più disparati quando l'imprenditore fa riferimento ai possibili appoggi cui può ricorrere. «Se è quell'aria», dice a Lusetti il 1˚ giugno 2007, «voglio dire, se tu... dammi pure un'imbeccata se per caso io non debba parlare pure con il vecchio». Lusetti non capisce e chiede «Con chi?». E Romeo, «Con il vecchio... il vecchio delle montagne». I pubblici ministeri annotano che si tratta di Ciriaco De Mita. Lusetti, evidentemente dopo aver capito, chiosa: «Non serve, non credo che serva...». Quando poi, nella telefonata del febbraio 2008 con Paolo Cirino Pomicino — confezionata ad arte per chi intercettava, ha ammesso nell'interrogatorio dell'altro ieri— l'imprenditore dice di gestire «sul fronte del facility » perfino «tutte le sedi della Corte dei Conti, del Consiglio di Stato, della Cassazione, della Corte Costituzionale, della presidenza della Repubblica, della presidenza del Consiglio», per i magistrati muove una pedina intimidatoria: «Romeo vuole indirizzare un chiaro messaggio a coloro che stanno ascoltando, per far comprendere ai medesimi le importanti coperture istituzionali di cui gode».
Fonte: corriere.it
18 dic 2008
Rutelli e Palombelli nelle intercettazioni di "Sangennapoli"
Ecco tutte le telefonate, con gli amici onorevoli
«Ho riferito a Francesco del festival. Se ne occupa Barbara, la moglie». Palombelli: «Mai conosciuto»
NAPOLI — È tanto potente Alfredo Romeo da poter contare su una rete di politici, funzionari, magistrati, professionisti pronti a mettersi a sua completa disposizione. E i rapporti che mostra di avere con Renzo Lusetti e Italo Bocchino, in una logica bipartisan che si rivela la sua arma vincente per ottenere gli appalti, sono molto amicali. Tanto che quando minaccia Lusetti — «Mo' cambio partito e mi metto con i Ds» — il parlamentare all'epoca in forza alla Margherita prima scherza confermandogli che «con i Ds hai più fortuna perché hai capito che sono più bravi di noi», ma subito dopo lo rassicura: «Abbi fiducia». Negli assessori napoletani l'imprenditore aveva riposto la sua fiducia. Perché sapeva che potevano aprirgli le porte per contattare i ministri, e così provare ad ampliare la sua già lunghissima lista di lavori ottenuti dagli enti pubblici. E così nel marzo del 2007 si affida a Giuseppe «Peppe» Gambale, che al comune di Napoli ha la delega alla Legalità, ma anche alla Scuola, per incontrare l'allora titolare della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni.
L'incontro alla Pubblica istruzione
Gambale: «Alfredo sono Peppe...».
Romeo: «Ciao Peppe come stai?...».
Gambale: «Bene tu come stai? ... senti, due flash: il primo, io domani ho un appuntamento con Beppe Fioroni per alcune cose... al Ministero alle sei. Tu come stai combinato? vogliamo fare un salto insieme?».
Romeo: «Fammi vedere un attimo...».
Gambale: «Se vieni con me... vieni senza... come dire, identificazione... passo, coso... roba, stiamo insieme ...».
Romeo: «Sì, va bene, aspetta no, alle sei no... devo verificare domani mattina per te sarebbe possibile alle sette in caso...».
Gambale: «Verifico un attimo perché io tenevo questo mezzo appuntamento fissato da un po' perché dovevo vedere un attimo delle cose con lui e quindi, insomma poiché lui stava al ministero eravamo rimasti così, mi ero liberato, fatto liberare dalla segretaria uno spazio, perché io non ci avevo pensato che stai su Napoli lunedì...».
Annota il Gip: «L'incontro avviene, e non è particolarmente breve, se è vero che, come si legge nell'informativa del 14 aprile 2008, alle ore 20.18 il Romeo, contattato dal figlio, gli rappresenta di trovarsi all'interno del dicastero della Pubblica istruzione, a Trastevere».
L'amico Nugnes
Il 13 maggio 2007 Romeo parla con il suo amico, all'epoca assessore, Giorgio Nugnes.
Romeo: «Ieri sera ho visto Francesco (Rutelli), ho ricordato e... mi ha fatto la battuta il tuo protetto non ti preoccupare, non sono entrato nel merito, ha fatto solo una battuta simpatica, ho parlato con Renzo (Lusetti) che è sempre più sbandatone...».
Nugnes: «Infatti».
Romeo: «Va bene, lui ha detto, io ho avuto l'input quindi stai tranquillo non c'è problema, quindi domani si fanno i Dipartimenti, però mi ha detto Renzo che ti aveva parlato».
Nugnes: «Sì, mi aveva parlato, però se è una cosa utile, se no la dessero a qualcun altro». Romeo: «Va bene, deve essere utile, mica ci mettiamo a pazziare».
Francesco Rutelli ha smentito qualsiasi coinvolgimento: «Non ho mai, e dico mai, avuto nulla a che vedere con le vicende di cui si sta occupando la procura». Ma sono i politici nazionali, a volte, a chiamare Romeo anche per le decisioni a livello locale che lo interessavano da vicino. Il 20 marzo 2007, dopo la riunione del Consiglio comunale che aveva approvato la delibera «Global service», il primo a telefonargli «per rassicurarlo sul buon esito della sua intercessione, come scrive il giudice, è il parlamentare di An Italo Bocchino, oggi vice-capogruppo del Pdl alla Camera.
«Sì, sì a posto. Senza problemi»
Bocchino: «Alfredo, Italo».
Romeo: «Ciao Italo».
Bocchino: «Tutto a posto».
Romeo: «Tutto bene?».
Bocchino: «Sì, sì, quelli tutti allineatissimi... Senza problemi. Domani mattina a che ora passo a trovarti?».
Romeo: «Allora... che dici, alle nove e mezzo è presto per te?».
Bocchino: «No, alle nove e mezzo sono da te».
Romeo: «Ok».
Bocchino: «Un abbraccio».
Romeo: «Ciao, grazie».
Il 5 maggio dello stesso anno Romeo e Renzo Lusetti discutono «della possibilità di sfruttamento del lussuoso albergo, nei pressi del porto di Napoli, in occasione di un imminente evento internazionale, il festival Teatro Italia, di cui Napoli era stata designata, proprio dal ministro Rutelli».
La moglie di Rutelli
Lusetti: «...Poi ho riferito a Francesco (Rutelli) a lui direttamente ho riferito della cosa di quest'estate (fa riferimento al festival)».
Romeo: «Eh, sì».
Lusetti: «Di questa ha detto che non c'è problema... mi devi dare qualche dettaglio in più però, magari ci vediamo... dov'è, come si chiama, no?».
Romeo: «Ho capito ma lui ci può parlare?».
Lusetti: «Sì, come ci può parlare, in che senso?... Io dell'albergo dicevo».
Romeo: «Ah, è a proposito dell'albergo».
Lusetti: «Ha detto va bene dell'albergo».
Romeo: «Quello apre ad ottobre praticamente, chi gestisce l'evento?».
Lusetti: «Salvo Nastasi».
Annota il giudice: «Si tratta di Salvatore Nastasi, all'epoca direttore generale per lo spettacolo dal vivo del ministero dei Beni delle Attività Culturali retto da Rutelli, il quale il mese di agosto successivo lo nominerà commissario straordinario della Fondazione teatro San Carlo».
Romeo: «La parte centrale? Cioè, è Roma oppure Regione Campania?».
Lusetti: «Roma, Roma, fa tutto Roma stai tranquillo... Lunedì tu sei a Roma?». Romeo: «Io sono a Roma mercoledì... perché mi pare se ne occupi Barbara (Barbara Palombelli, moglie di Rutelli) di questa cosa».
Lusetti: «Chi Barbara?».
Romeo: «La moglie di Francesco, di questa cosa del festival, del teatro».
Lusetti: «Ma non può farlo, lei è la moglie».
Romeo: «Uh uh...».
Lusetti: «Comunque io c'ho i riferimenti operativi, quindi li vedo lunedì mattina».
Romeo: «Invece mi interessava sapere se poteva... parlarci Francesco con quello lì della commissione della corte di giustizia europea».
Lusetti: «No, ma non serve... se serve glielo dico, ma non serve».
Romeo: «Perché hai già visto le cose? Hai già visto tu come stavano le cose?».
Lusetti: «Esatto»
Romeo: «E c'ha già le idee chiare su quella cosa tu?»
Lusetti: «Cioè, è abbastanza chiaro tutto quanto... io poi se tu vuoi mercoledì mattina ti do tutto... tutti gli elementi».
Romeo: «Eh, perché ti vorrei vedere mercoledì perché quella là è una questione di vita o di morte». Nella serata di ieri Barbara Palombelli ha dichiarato: «Non ho mai conosciuto il signor Romeo, non mi sono mai occupata di teatro in vita mia, non ho mai lavorato a Napoli». Anche dalla Santa Sede arriva un comunicato per negare di aver mai affidato a Romeo appalti o altri incarichi. Ma nelle sue telefonate, l'imprenditore mostrava di avere i contatti giusti.
I lavori in Vaticano
Il 13 giugno 2007, conversava dell'argomento con Vincenzo Mazzucco, il tenente colonnello della Finanza in forza alla Dia.
Mazzucco: «È un personaggio del Vaticano... è il nipote del Segretario di Stato».
Romeo: «Ah, ottimo, e com'è che si trova a Napoli?».
Mazzucco: «Lui sta qua, è di qua...».
Romeo: «È napoletano?».
Mazzucco: «È professore universitario ... è uno giovane ... molto sveglio...».
Romeo: «E che deve fare?».
Mazzucco: «Ci sta da gestire un sacco di situazioni immobiliari... chiese... ospedali... Tutto quello che ha in mano che è un patrimonio immenso... È una cosa iniziale da 60 milioni ad aggiudicazione diretta».
Romeo: «Benissimo ... Che vendono ...».
Mazzucco: «No... che devono gestire. Ma diverse tipologie di cose dalla manutenzione agli appartamenti che hanno. 150 condomini sono tutti a scadenza di contratto e li ha in mano lui... Poi magari ti spiego da vicino... Però io domani volevo fare subito questo appuntamento... Niente, lui fa parte del consiglio di amministratore della Cei, è il nipote, anzi la moglie è la nipote diretta del segretario di Stato Cardinale Bertone. Lui fa parte anche del consiglio di amministrazione, si chiama la Fabbrica del Vaticano... che sarebbe come il Ministero delle opere Infrastrutture e tutto il resto, e gestiscono tutto il patrimonio del Vaticano e a lui gli compete l'assegnazione diretta di alcuni lavori... uno me lo ha accennato che è già finanziato di 60 milioni, rifacimento completo della cattedrale di Rieti, poi ha un 150 condomini a Roma nei dintorni del Vaticano...».
Fonte: corriere.it
«Ho riferito a Francesco del festival. Se ne occupa Barbara, la moglie». Palombelli: «Mai conosciuto»
NAPOLI — È tanto potente Alfredo Romeo da poter contare su una rete di politici, funzionari, magistrati, professionisti pronti a mettersi a sua completa disposizione. E i rapporti che mostra di avere con Renzo Lusetti e Italo Bocchino, in una logica bipartisan che si rivela la sua arma vincente per ottenere gli appalti, sono molto amicali. Tanto che quando minaccia Lusetti — «Mo' cambio partito e mi metto con i Ds» — il parlamentare all'epoca in forza alla Margherita prima scherza confermandogli che «con i Ds hai più fortuna perché hai capito che sono più bravi di noi», ma subito dopo lo rassicura: «Abbi fiducia». Negli assessori napoletani l'imprenditore aveva riposto la sua fiducia. Perché sapeva che potevano aprirgli le porte per contattare i ministri, e così provare ad ampliare la sua già lunghissima lista di lavori ottenuti dagli enti pubblici. E così nel marzo del 2007 si affida a Giuseppe «Peppe» Gambale, che al comune di Napoli ha la delega alla Legalità, ma anche alla Scuola, per incontrare l'allora titolare della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni.
L'incontro alla Pubblica istruzione
Gambale: «Alfredo sono Peppe...».
Romeo: «Ciao Peppe come stai?...».
Gambale: «Bene tu come stai? ... senti, due flash: il primo, io domani ho un appuntamento con Beppe Fioroni per alcune cose... al Ministero alle sei. Tu come stai combinato? vogliamo fare un salto insieme?».
Romeo: «Fammi vedere un attimo...».
Gambale: «Se vieni con me... vieni senza... come dire, identificazione... passo, coso... roba, stiamo insieme ...».
Romeo: «Sì, va bene, aspetta no, alle sei no... devo verificare domani mattina per te sarebbe possibile alle sette in caso...».
Gambale: «Verifico un attimo perché io tenevo questo mezzo appuntamento fissato da un po' perché dovevo vedere un attimo delle cose con lui e quindi, insomma poiché lui stava al ministero eravamo rimasti così, mi ero liberato, fatto liberare dalla segretaria uno spazio, perché io non ci avevo pensato che stai su Napoli lunedì...».
Annota il Gip: «L'incontro avviene, e non è particolarmente breve, se è vero che, come si legge nell'informativa del 14 aprile 2008, alle ore 20.18 il Romeo, contattato dal figlio, gli rappresenta di trovarsi all'interno del dicastero della Pubblica istruzione, a Trastevere».
L'amico Nugnes
Il 13 maggio 2007 Romeo parla con il suo amico, all'epoca assessore, Giorgio Nugnes.
Romeo: «Ieri sera ho visto Francesco (Rutelli), ho ricordato e... mi ha fatto la battuta il tuo protetto non ti preoccupare, non sono entrato nel merito, ha fatto solo una battuta simpatica, ho parlato con Renzo (Lusetti) che è sempre più sbandatone...».
Nugnes: «Infatti».
Romeo: «Va bene, lui ha detto, io ho avuto l'input quindi stai tranquillo non c'è problema, quindi domani si fanno i Dipartimenti, però mi ha detto Renzo che ti aveva parlato».
Nugnes: «Sì, mi aveva parlato, però se è una cosa utile, se no la dessero a qualcun altro». Romeo: «Va bene, deve essere utile, mica ci mettiamo a pazziare».
Francesco Rutelli ha smentito qualsiasi coinvolgimento: «Non ho mai, e dico mai, avuto nulla a che vedere con le vicende di cui si sta occupando la procura». Ma sono i politici nazionali, a volte, a chiamare Romeo anche per le decisioni a livello locale che lo interessavano da vicino. Il 20 marzo 2007, dopo la riunione del Consiglio comunale che aveva approvato la delibera «Global service», il primo a telefonargli «per rassicurarlo sul buon esito della sua intercessione, come scrive il giudice, è il parlamentare di An Italo Bocchino, oggi vice-capogruppo del Pdl alla Camera.
«Sì, sì a posto. Senza problemi»
Bocchino: «Alfredo, Italo».
Romeo: «Ciao Italo».
Bocchino: «Tutto a posto».
Romeo: «Tutto bene?».
Bocchino: «Sì, sì, quelli tutti allineatissimi... Senza problemi. Domani mattina a che ora passo a trovarti?».
Romeo: «Allora... che dici, alle nove e mezzo è presto per te?».
Bocchino: «No, alle nove e mezzo sono da te».
Romeo: «Ok».
Bocchino: «Un abbraccio».
Romeo: «Ciao, grazie».
Il 5 maggio dello stesso anno Romeo e Renzo Lusetti discutono «della possibilità di sfruttamento del lussuoso albergo, nei pressi del porto di Napoli, in occasione di un imminente evento internazionale, il festival Teatro Italia, di cui Napoli era stata designata, proprio dal ministro Rutelli».
La moglie di Rutelli
Lusetti: «...Poi ho riferito a Francesco (Rutelli) a lui direttamente ho riferito della cosa di quest'estate (fa riferimento al festival)».
Romeo: «Eh, sì».
Lusetti: «Di questa ha detto che non c'è problema... mi devi dare qualche dettaglio in più però, magari ci vediamo... dov'è, come si chiama, no?».
Romeo: «Ho capito ma lui ci può parlare?».
Lusetti: «Sì, come ci può parlare, in che senso?... Io dell'albergo dicevo».
Romeo: «Ah, è a proposito dell'albergo».
Lusetti: «Ha detto va bene dell'albergo».
Romeo: «Quello apre ad ottobre praticamente, chi gestisce l'evento?».
Lusetti: «Salvo Nastasi».
Annota il giudice: «Si tratta di Salvatore Nastasi, all'epoca direttore generale per lo spettacolo dal vivo del ministero dei Beni delle Attività Culturali retto da Rutelli, il quale il mese di agosto successivo lo nominerà commissario straordinario della Fondazione teatro San Carlo».
Romeo: «La parte centrale? Cioè, è Roma oppure Regione Campania?».
Lusetti: «Roma, Roma, fa tutto Roma stai tranquillo... Lunedì tu sei a Roma?». Romeo: «Io sono a Roma mercoledì... perché mi pare se ne occupi Barbara (Barbara Palombelli, moglie di Rutelli) di questa cosa».
Lusetti: «Chi Barbara?».
Romeo: «La moglie di Francesco, di questa cosa del festival, del teatro».
Lusetti: «Ma non può farlo, lei è la moglie».
Romeo: «Uh uh...».
Lusetti: «Comunque io c'ho i riferimenti operativi, quindi li vedo lunedì mattina».
Romeo: «Invece mi interessava sapere se poteva... parlarci Francesco con quello lì della commissione della corte di giustizia europea».
Lusetti: «No, ma non serve... se serve glielo dico, ma non serve».
Romeo: «Perché hai già visto le cose? Hai già visto tu come stavano le cose?».
Lusetti: «Esatto»
Romeo: «E c'ha già le idee chiare su quella cosa tu?»
Lusetti: «Cioè, è abbastanza chiaro tutto quanto... io poi se tu vuoi mercoledì mattina ti do tutto... tutti gli elementi».
Romeo: «Eh, perché ti vorrei vedere mercoledì perché quella là è una questione di vita o di morte». Nella serata di ieri Barbara Palombelli ha dichiarato: «Non ho mai conosciuto il signor Romeo, non mi sono mai occupata di teatro in vita mia, non ho mai lavorato a Napoli». Anche dalla Santa Sede arriva un comunicato per negare di aver mai affidato a Romeo appalti o altri incarichi. Ma nelle sue telefonate, l'imprenditore mostrava di avere i contatti giusti.
I lavori in Vaticano
Il 13 giugno 2007, conversava dell'argomento con Vincenzo Mazzucco, il tenente colonnello della Finanza in forza alla Dia.
Mazzucco: «È un personaggio del Vaticano... è il nipote del Segretario di Stato».
Romeo: «Ah, ottimo, e com'è che si trova a Napoli?».
Mazzucco: «Lui sta qua, è di qua...».
Romeo: «È napoletano?».
Mazzucco: «È professore universitario ... è uno giovane ... molto sveglio...».
Romeo: «E che deve fare?».
Mazzucco: «Ci sta da gestire un sacco di situazioni immobiliari... chiese... ospedali... Tutto quello che ha in mano che è un patrimonio immenso... È una cosa iniziale da 60 milioni ad aggiudicazione diretta».
Romeo: «Benissimo ... Che vendono ...».
Mazzucco: «No... che devono gestire. Ma diverse tipologie di cose dalla manutenzione agli appartamenti che hanno. 150 condomini sono tutti a scadenza di contratto e li ha in mano lui... Poi magari ti spiego da vicino... Però io domani volevo fare subito questo appuntamento... Niente, lui fa parte del consiglio di amministratore della Cei, è il nipote, anzi la moglie è la nipote diretta del segretario di Stato Cardinale Bertone. Lui fa parte anche del consiglio di amministrazione, si chiama la Fabbrica del Vaticano... che sarebbe come il Ministero delle opere Infrastrutture e tutto il resto, e gestiscono tutto il patrimonio del Vaticano e a lui gli compete l'assegnazione diretta di alcuni lavori... uno me lo ha accennato che è già finanziato di 60 milioni, rifacimento completo della cattedrale di Rieti, poi ha un 150 condomini a Roma nei dintorni del Vaticano...».
Fonte: corriere.it
17 dic 2008
Compagni Spa, la retata
Arrestati l'imprenditore Romeo e due assessori della giunta Iervolino. Indagati anche due deputati: Renzo Lusetti (Pd) e Italo Bocchino (An). Ora sono tre i fronti giudiziari: Napoli, Pescara e Potenza.
Esplode Tangentopoli sul Partito democratico. Dopo l'arresto del sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso e gli arresti chiesti per l'onorevole rutelliano Salvatore Margiotta, ora la dufera bufera si abbatte sulla giunta di Napoli. Ed è finito dietro le sbarre l'imprenditore Alfredo Romeo, coinvolto nell'indagine sulla delibera 'Global service', approvata dal Comune. Agli arresti domiciliari due assessori della giunta comunale di Napoli, due ex loro colleghi e un ex provveditore alle opere pubbliche, attualmente al ministero delle Infrastrutture.
Tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa degli appalti, abuso d'ufficio e corruzione. Indagati anche gli onorevoli Renzo Lusetti (Pd) e Italo Bocchino (An). La richiesta di utilizzo delle conversazioni telefoniche dei due parlamentari con l'imprenditore Alfredo Romeo equivarrebbe, infatti, a una informazione di garanzia. Nel provvedimento 'Global service' era compreso l'affidamento di appalti relativo a manutenzione delle strade e del patrimonio pubblico, nonché la gestione di mense scolastiche.
La delibera Global service, al centro dell'inchiesta, è un affare da 400 milioni di euro, in realtà mai partito. Con il provvedimento, il comune di Napoli intendeva affidare a un unico gestore l'appalto per una serie consistente di lavori pubblici di competenza del Comune. Ma chi è Alfredo Romeo, l'uomo attorno al quale ruota tutta la vicenda? Finora non lo conosceva nessuno, ma adesso che si sono accesi i riflettori su di lui, spuntano inchieste da tutte le parti che tracciano le coordinate di una rete di entrature inarrestabile. Per 15 anni Romeo è andato avanti senza che le iniziative della magistratura gli impedissero di costruire il suo impero, un gruppo immobiliare che da Napoli ha macinato contratti in tutta Italia.
Le anticipazioni sull'istruttoria partenopea sul 'global service', una torta da 420 milioni per la manutenzione delle strade, condizionano la vigilia di Natale e fanno traballare gli assetti politici del centrosinistra campano, minati da tre anni di scandali. Ma gli atti di altre indagini svelano nuovi aspetti della ragnatela di conoscenze a disposizione di Romeo: rapporti che portano dritto al cuore del potere. A Roma: sul Campidoglio amministrato dal centrosinistra, prima, e negli uffici chiave del governo di centrodestra, poi.
Si scopre così che Romeo è indagato per corruzione nella capitale, in un'inchiesta che proviene da Potenza ed è uno stralcio del fascicolo del pm Henry John Woodcock sull'ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio. L'indagine è stata trasferita nei mesi scorsi alla Procura diretta da Giovanni Ferrara per ragioni di competenza e saranno ora i magistrati capitolini a stabilire se archiviare o decidere il rinvio a giudizio. Al di fuori della rilevanza penale, la vicenda offre uno spaccato del sistema Romeo, una ragnatela bipartisan che avvolge politici, imprenditori e giudici, nella quale limiti e ruoli sfumano. Al centro ci sono i rapporti con Angelo Canale, ex assessore nella giunta Rutelli fino al 1998, ex procuratore della Corte dei conti: ora come capo del dipartimento sviluppo del turismo di Palazzo Chigi compare spesso al fianco del sottosegretario Maria Vittoria Brambilla.
L'accusa di corruzione nasce da un episodio minore: l'immobiliarista avrebbe pagato due notti di albergo a Canale quando era ancora un magistrato in servizio attivo. Il pm Woodcock è arrivato a scoprire i pernottamenti perché monitorava Canale per una seconda storia di presunti favori ricevuti da un altro imprenditore: Mattia Fella, il titolare dell'agenzia di viaggi Visetur che - sempre nell'ipotesi dell'accusa - avrebbe corrotto il ministro Pecoraro Scanio con viaggi e voli. Ed ecco la contestazione dei due soggiorni al Royal Continental, il mega albergo sul lungomare con vista sul Castel dell'Ovo finiti sul conto di Romeo.
Non solo: l'allora procuratore avrebbe chiesto a Romeo di far lavorare una persona a lui vicina come avvocato del gruppo. "Io non ho nessun rapporto istituzionale con Romeo e non ho fatto nulla per lui", spiega Canale, "l'ho conosciuto anni fa, sono stato con lui a vedere la partita allo stadio a Napoli e spesso a cena. Certo, è capitato che mi abbia ospitato, ma anche lui è stato ospite mio a cena. Quanto all'incarico a quella persona, mi sono solo permesso di segnalarla, poi se la sono vista tra loro. Non ci vedo nulla di male.
A me sembra un imprenditore corretto e sono sorpreso dalle notizie che leggo in questi giorni. Comunque non chiedo il certificato di buona condotta alle persone che incontro". Il rapporto con Canale non è secondario per ricostruire l'ascesa dell'imprenditore napoletano. Romeo infatti venne arrestato durante la Mani pulite partenopea del 1993: uscì subito di galera accusando i boss della Dc e del Psi di essere delle 'cavallette' che gli erano saltate addosso chiedendogli più di quattro miliardi di vecchie lire. La condanna in primo grado a quattro anni per corruzione, venne dimezzata in appello e poi annullata per prescrizione.
E l'immobiliarista torna protagonista grazie alla giunta capitolina di centrosinistra guidata da Francesco Rutelli: ottiene l'appalto di gestione dei 33 mila appartamenti comunali. L'assessore competente era proprio Angelo Canale. "Facemmo una gara europea per affidare la gestione del patrimonio immobiliare e vinse Romeo perché offrì di gran lunga il prezzo più basso", dice oggi Canale, che ricorda, "quando la gara fu rinnovata, dopo il mio addio, rivinse perché evidentemente era davvero il migliore".
Le proteste più fiere allora furono quelle di Teodoro Buontempo. 'Er Pecora', fresco della svolta di Fiuggi, tuonò: "Non si può dare in gestione il patrimonio comunale a chi è stato condannato per corruzione".
Fonte: espresso.it
Esplode Tangentopoli sul Partito democratico. Dopo l'arresto del sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso e gli arresti chiesti per l'onorevole rutelliano Salvatore Margiotta, ora la dufera bufera si abbatte sulla giunta di Napoli. Ed è finito dietro le sbarre l'imprenditore Alfredo Romeo, coinvolto nell'indagine sulla delibera 'Global service', approvata dal Comune. Agli arresti domiciliari due assessori della giunta comunale di Napoli, due ex loro colleghi e un ex provveditore alle opere pubbliche, attualmente al ministero delle Infrastrutture.
Tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa degli appalti, abuso d'ufficio e corruzione. Indagati anche gli onorevoli Renzo Lusetti (Pd) e Italo Bocchino (An). La richiesta di utilizzo delle conversazioni telefoniche dei due parlamentari con l'imprenditore Alfredo Romeo equivarrebbe, infatti, a una informazione di garanzia. Nel provvedimento 'Global service' era compreso l'affidamento di appalti relativo a manutenzione delle strade e del patrimonio pubblico, nonché la gestione di mense scolastiche.
La delibera Global service, al centro dell'inchiesta, è un affare da 400 milioni di euro, in realtà mai partito. Con il provvedimento, il comune di Napoli intendeva affidare a un unico gestore l'appalto per una serie consistente di lavori pubblici di competenza del Comune. Ma chi è Alfredo Romeo, l'uomo attorno al quale ruota tutta la vicenda? Finora non lo conosceva nessuno, ma adesso che si sono accesi i riflettori su di lui, spuntano inchieste da tutte le parti che tracciano le coordinate di una rete di entrature inarrestabile. Per 15 anni Romeo è andato avanti senza che le iniziative della magistratura gli impedissero di costruire il suo impero, un gruppo immobiliare che da Napoli ha macinato contratti in tutta Italia.
Le anticipazioni sull'istruttoria partenopea sul 'global service', una torta da 420 milioni per la manutenzione delle strade, condizionano la vigilia di Natale e fanno traballare gli assetti politici del centrosinistra campano, minati da tre anni di scandali. Ma gli atti di altre indagini svelano nuovi aspetti della ragnatela di conoscenze a disposizione di Romeo: rapporti che portano dritto al cuore del potere. A Roma: sul Campidoglio amministrato dal centrosinistra, prima, e negli uffici chiave del governo di centrodestra, poi.
Si scopre così che Romeo è indagato per corruzione nella capitale, in un'inchiesta che proviene da Potenza ed è uno stralcio del fascicolo del pm Henry John Woodcock sull'ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio. L'indagine è stata trasferita nei mesi scorsi alla Procura diretta da Giovanni Ferrara per ragioni di competenza e saranno ora i magistrati capitolini a stabilire se archiviare o decidere il rinvio a giudizio. Al di fuori della rilevanza penale, la vicenda offre uno spaccato del sistema Romeo, una ragnatela bipartisan che avvolge politici, imprenditori e giudici, nella quale limiti e ruoli sfumano. Al centro ci sono i rapporti con Angelo Canale, ex assessore nella giunta Rutelli fino al 1998, ex procuratore della Corte dei conti: ora come capo del dipartimento sviluppo del turismo di Palazzo Chigi compare spesso al fianco del sottosegretario Maria Vittoria Brambilla.
L'accusa di corruzione nasce da un episodio minore: l'immobiliarista avrebbe pagato due notti di albergo a Canale quando era ancora un magistrato in servizio attivo. Il pm Woodcock è arrivato a scoprire i pernottamenti perché monitorava Canale per una seconda storia di presunti favori ricevuti da un altro imprenditore: Mattia Fella, il titolare dell'agenzia di viaggi Visetur che - sempre nell'ipotesi dell'accusa - avrebbe corrotto il ministro Pecoraro Scanio con viaggi e voli. Ed ecco la contestazione dei due soggiorni al Royal Continental, il mega albergo sul lungomare con vista sul Castel dell'Ovo finiti sul conto di Romeo.
Non solo: l'allora procuratore avrebbe chiesto a Romeo di far lavorare una persona a lui vicina come avvocato del gruppo. "Io non ho nessun rapporto istituzionale con Romeo e non ho fatto nulla per lui", spiega Canale, "l'ho conosciuto anni fa, sono stato con lui a vedere la partita allo stadio a Napoli e spesso a cena. Certo, è capitato che mi abbia ospitato, ma anche lui è stato ospite mio a cena. Quanto all'incarico a quella persona, mi sono solo permesso di segnalarla, poi se la sono vista tra loro. Non ci vedo nulla di male.
A me sembra un imprenditore corretto e sono sorpreso dalle notizie che leggo in questi giorni. Comunque non chiedo il certificato di buona condotta alle persone che incontro". Il rapporto con Canale non è secondario per ricostruire l'ascesa dell'imprenditore napoletano. Romeo infatti venne arrestato durante la Mani pulite partenopea del 1993: uscì subito di galera accusando i boss della Dc e del Psi di essere delle 'cavallette' che gli erano saltate addosso chiedendogli più di quattro miliardi di vecchie lire. La condanna in primo grado a quattro anni per corruzione, venne dimezzata in appello e poi annullata per prescrizione.
E l'immobiliarista torna protagonista grazie alla giunta capitolina di centrosinistra guidata da Francesco Rutelli: ottiene l'appalto di gestione dei 33 mila appartamenti comunali. L'assessore competente era proprio Angelo Canale. "Facemmo una gara europea per affidare la gestione del patrimonio immobiliare e vinse Romeo perché offrì di gran lunga il prezzo più basso", dice oggi Canale, che ricorda, "quando la gara fu rinnovata, dopo il mio addio, rivinse perché evidentemente era davvero il migliore".
Le proteste più fiere allora furono quelle di Teodoro Buontempo. 'Er Pecora', fresco della svolta di Fiuggi, tuonò: "Non si può dare in gestione il patrimonio comunale a chi è stato condannato per corruzione".
Fonte: espresso.it
Napoli, assessori del PD in manette. Coinvolti due parlamentari, Bocchino (PdL) e Lusetti (PD)

Indagati anche gli onorevoli Renzo Lusetti (Pd) e Italo Bocchino (An). La richiesta di utilizzo delle conversazioni telefoniche dei due parlamentari con l'imprenditore Alfredo Romeo equivarrebbe, infatti, a una informazione di garanzia.
Nel provvedimento 'Global service' era compreso l'affidamento di appalti relativo a manutenzione delle strade e del patrimonio pubblico, nonché la gestione di mense scolastiche.
Tra i destinatari delle misure cautelari, figurano l'ex assessore alle Scuole, Giuseppe Gambale, l'ex assessore al Bilancio Enrico Cardillo, nonché un ufficiale della guardia di finanza in forza alla Dia, che avrebbe informato l'entourage dell'imprenditore Alfredo Romeo delle indagini in corso. Nell'inchiesta, destinatari a loro volta di misure cautelari figura anche l'assessore Laudadio e l'ex provveditore alle opere pubbliche per Campania e Molise, Mauro Mautone. Nell'ordinanza, infine, vi sono anche Paola Grittani, collaboratrice dell'imprenditore Romeo, e altri nomi vicini allo stesso imprenditore.
L'operazione è stata condotta dalla Dia e dai carabinieri di Caserta, che hanno eseguito le ordinanze cautelari firmate dal Gip di Napoli, che ha accolto le richieste della Direzione distrettuale antimafia napoletana, guidata dal procuratore Franco Roberti.

Coinvolto anche Giorgio Nugnes, l'assessore che si è suicidato a fine novembre, e un colonnello della guardia di finanza. L'ufficiale sarebbe stato in servizio fino ad un anno fa alla Dia di Napoli.
"La prospettiva ultima è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, spesso già di per sè insufficienti a rispondere alla drammatica situazione in cui versano Napoli e la sua provincia. Risorse che vengono veicolate verso l'esclusivo ed egoistico interesse di Alfredo Romeo e delle sue imprese in totale dispregio delle regole fondamentali della buona ed efficiente amministrazione", scrivono i magistrati al gip, nelle richieste di custodia cautelare. Nell'inchiesta, partita da una indagine avviata dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere emerge uno spaccato di cointeressenze politiche tra maggioranza e opposizione che governa la pubblica amministrazione e che vede al centro l'imprenditore Alfredo Romeo.
La delibera Global service, è un affare da 400 milioni di euro, in realtà mai partito. Con il provvedimento, il comune di Napoli intendeva affidare a un unico gestore, come avvenuto in altre città, l'appalto per una serie consistente di lavori pubblici e manutenzioni di competenza del Comune. La delibera fu varata ma il relativo appalto non è mai partito, a causa della mancanza di copertura finanziaria.

Dieci giorni fa, intervistata da Lucia Annunziata a "Mezz'ora", il sindaco Rosa Iervolino si era soffermata su alcuni passaggi della vicenda. La delibera era stata "sottoposta di corsa ad una commissione contro la corruzione nella pubblica amministrazione, guidata dal prefetto Serra e composta da magistrati. E ci ha detto che andava bene". Poi era stata anche sottoposta a una commissione di giuristi e alti magistrati, "secondo la quale le norme per la prevenzione degli incidenti sul lavoro non erano ancora forti". In ogni caso "non abbiamo fatto la gara, non abbiamo fatto assolutamente nulla. E chi vuole imbrogliare non sottopone i documenti approvati a verifiche non dovute".
Fonte: repubblica.it
Iscriviti a:
Post (Atom)
Etichette
- Abusi
- Achille Brivio
- Achille Toro
- Adolfo Parmaliana
- Adriana Poli Bortone
- Adriano La Regina
- Alberico Gambino
- Alberto Formigli
- Alberto Musy
- Alberto Sarra
- Alberto Vinattieri
- Aldo Brancher
- Alessandrina Lonardo
- Alessandro Aprile
- Alessandro Bertoldi
- Alessandro Bonfigli
- Alessandro Cardinaletti
- Alessandro Mannarini
- Alessandro Muscio
- Alessandro Nenci
- Alessandro Pagano
- Alessio Maier
- Alfonso Marra
- Alfonso Papa
- Alfredo Celeste
- Alfredo Nappo
- Alfredo Romeo
- Alitalia
- Alival
- Ambientalisti
- Ambrogio Crespi
- Amedeo Matacena
- Anas
- Andrea Bernaudo
- Andrea Danieli
- Andrea Ferro
- Andrea Ghira
- Andrea Masiello
- Andrea Mauri
- Angela Diana
- Angelino Alfano
- Angelo Balducci
- Angelo Curcio
- Angelo Izzo
- Angelo Polverino
- Angelo Soria
- Angelo Vassallo
- Angelo Zampolini
- Aniello Cimitile
- Anna De Palo
- Anna Finocchiaro
- Anna Giuseppina Iannuzzi
- Anna Iannuzzi
- Anna Laura Scuderi
- Anna Maria Cancellieri
- Anna Masutti
- Annamaria Ranieri
- Annarita Patriarca
- Antonella Accroglianò
- Antonino Cinà
- Antonino Ferrante
- Antonino Pulvirenti
- Antonio Angelucci
- Antonio Azzollini
- Antonio Bargone
- Antonio Bassolino
- Antonio Conte
- Antonio Crea
- Antonio Dattilo
- Antonio De Vivo
- Antonio Delli Paoli
- Antonio Di Pietro
- Antonio Gaglione
- Antonio Gentile
- Antonio Ginevra
- Antonio Giraudo
- Antonio Iovine
- Antonio La Rupa
- Antonio Luciani
- Antonio Martone
- Antonio Montinaro
- Antonio Muscio
- Antonio Palumbo
- Antonio Pelle
- Antonio Piazza
- Antonio Rappoccio
- Antonio Rastrelli
- Antonio Razzi
- Antonio Rognoni
- Antonio Scarpati
- Antonio Sollazzo
- Antonio Stefano Buono
- Antonio Trimboli
- Antonio Vigni
- Antono Terracciano
- Antrodoco
- Arcangelo Martino
- Armando Biasi
- Armando Chiaro
- Arte e Cultura
- Ascanio Cesarino Sforza
- Atac
- Augusta Ciummo
- Augusto Bonvicini
- Augusto Minzolini
- Ausonia Pisani
- Auto blu
- Avvocati
- Baia Domizia
- Balducci
- Balottelli
- Banca Hottinger
- Barbara Crisci
- Barbara Guerra
- Barbara Montereale
- Barbara Palombelli
- Baroni
- Bartolomeo Rossini
- Beneficenza
- Beppe Grillo
- Bernardino Terracciano
- Bernardo Caprotti
- Brancher
- Brogli
- Bruno Calzia
- Bruno Ciolli
- Bruno Mafrici
- Calabria
- Calcio
- Calciopoli
- Calderoli
- Calisto Tanzi
- Camilliani
- Camillo Cesarone
- Camorra
- Carlo Antonio Chiriaco
- Carlo Camilleri
- Carlo De Romanis
- Carlo Ferrigno
- Carlo Mirabella
- Carlo Moisè Silvera
- Carlo Sarro
- Carmen Leo
- Carmen Masi
- Carmine Caniello
- Carmine Ferrara
- Carmine Sarno
- Carolina Girasole
- Casaleggio
- Cataldo Ricchiuti
- Catello Romano
- Caterina Pasquino
- Cecilia Carreri
- Celestina
- Cesare Lanati
- Cgil
- Chiara Colosimo
- Chiara Moroni
- Chiara Rizzo
- Chiara Schettini
- Christian Pozzi
- Cialtroni
- Cicciolina
- Ciro Manna
- Civili
- Claudio D'Alessio
- Claudio De Biasio
- Claudio Gentile
- Claudio Messora
- Claudio Romani
- Claudio Scajola
- Claudio Signorile
- Clemente Mastella
- Cleonilde Morcaldi
- Concorsi
- Consulenze
- Corrado Catenacci
- Corrado Clini
- Corvetto
- Cosimo Barranca
- Cosimo Campagna
- Cosimo Chianese
- Cosimo Mele
- Cosimo Migliore
- Costantino Eugenio
- Crescenzio Sepe
- Cricca
- Criminalità organizzata
- Crimini
- Cristian Stellini
- Cronaca
- D'Alema
- Damiano Burato
- Dani D'Aragona
- Daniele Delli Carri
- Daniele Ozzimo
- David Mills
- Davide Boni
- Davide Cincotti
- Dawood Ibrahim
- De Blank
- Delbono
- Demetrio Arena
- Denis Occhi
- Denis Verdini
- Depravati
- Di Cosola
- Di Girolamo
- Diego Anemone
- Diego Cammarata
- Dirk Hamer
- Domenico Bonarrigo
- Domenico Crea
- Domenico Fisichella
- Domenico Gramazio
- Domenico Scilipoti
- Domenico Zambetti
- Don Benuzzi
- Don Verzé
- Donnette
- Doppi incarichi
- Dora Semeraro
- Eboli
- Economia e Commercio
- Edouard Ballaman
- Eduardo Tartaglia
- Egidio De Giorgio
- Elena Pesce
- Eleonora De Vivo
- Elio Mastella
- Elisa Campolo
- Elisa Toti
- Elvio Carugno
- Emanuele Gaiani
- Emilio Di Caterino
- Emilio Fede
- Emilio Spaziante
- Enrichetta Avallone
- Enrico Intini
- Enrico La Monica
- Enrico Martinelli
- Enrico Pianetta
- Enzo Tortora
- Ercole Incalza
- Ernesto Diotallevi
- Ernesto Sica
- Esteri
- Ettore Gotti Tedeschi
- Eugenio Battaglia
- Eugenio Di Santo
- Eugenio Patanè
- Evaldo Biasini
- Fabio Benedetti
- Fabio Cilona
- Fabio De Santis
- Fabio La Rotonda
- Fabio Massimo Mendella
- Fabrizio Biolè
- Fabrizio Dalcerri
- Fabrizio Favata
- Fabrizio Magrì
- Falsi Invalidi
- Fanny Ardant
- Federica Gagliardi
- Federica Salsi
- Federico Alvino
- Felice Di Persia
- Ferdinando Arcopinto
- Fernanda Caizzi Decleva
- Filippo De Rossi
- Filippo Marino
- Flavio Briatore
- Flavio Carboni
- Flavio Delbono
- Flavio Fasano
- Forze dell'Ordine
- Francesca Lana
- Francesco Antonio Cassata
- Francesco Battistoni
- Francesco Belsito
- Francesco Beretta
- Francesco Camaldo
- Francesco Campanella
- Francesco Caruso
- Francesco De Salazar
- Francesco Franzese
- Francesco Furchì
- Francesco Gioia
- Francesco Gratteri
- Francesco La Motta
- Francesco Leone
- Francesco Marcello
- Francesco Piscicelli
- Francesco Pittorru
- Francesco Raccosta
- Francesco Rutelli
- Francesco Simone
- Francesco Terracciano
- Franco Berselli
- Franco Capobianco
- Franco Caputo
- Franco Carrassi
- Franco Cavallo
- Franco Fiorito
- Franco Morbiolo
- Franco Nicoli Cristiani
- Franco Panzironi
- Franco Pugliese
- Franco Pugliesi
- Franco Tomasello
- Franco Turigliatto
- Frattini
- Frodi alimentari
- Gabriele Antonini
- Gabriella Carlucci
- Gabriella Peluso
- Gaetano Scullino
- Gemma Gesualdi
- Gennaro Ferrara
- Gennaro Mokbel
- Gennaro Sorrentino
- Gente del PD
- Gente del PDL
- Gheddafi
- Giacomo Caliendo
- Giacomo Frati
- Giacomo Terracciano
- Giampaolo Angelucci
- Giampaolo Tarantini
- Giampietro Marchese
- Giancarlo Cito
- Giancarlo Di Meglio
- Giancarlo Galan
- Giancarlo Giusti
- Giancarlo Maffei
- Giancarlo Miele
- Giancarlo Vivolo
- Giancarlo Zacchello
- Gianfranco Casciano
- Gianfranco Luzzo
- Gianguarino Cafasso
- Gianluca Parrini
- Gianluca Zito
- Gianni Alemanno
- Gianni Biagi
- Gianni Chiodi
- Gianni De MIchelis
- Gianni Florido
- Gianni Guido
- Gianni Melluso
- Gianni Punzo
- Gianni Remo
- Gianpaolo Tarantini
- Gianpiero D'Alia
- Gino Pezzano
- Gino Terenghi
- Giorgia Dionisio
- Giorgio Carbognin
- Giorgio Chinaglia
- Giorgio Improta
- Giorgio Nugnes
- Giorgio Orsoni
- Giorgio Pace
- Giorgio Simeoni
- Giornalisti e Giornalai
- Giosi Ferrandino
- Giovan Battista Agate
- Giovann Pandico
- Giovanna Iurato
- Giovanna Melandri
- Giovanna Pesco
- Giovanni Aversano
- Giovanni Battista Mazzali
- Giovanni Bosio
- Giovanni Carenzio
- Giovanni Favia
- Giovanni Fiscon
- Giovanni Maria Zito
- Giovanni Mercadante
- Giovanni Parlato
- Giovanni Pizzicato
- Giovanni Venosa
- Girolamo Archinà
- Giulia Ligresti
- Giuliano Giubbolini
- Giuliano Soria
- Giulio Facchi
- Giulio Gargano
- Giuseppe Amodio
- Giuseppe Arrighi
- Giuseppe D'Agostino
- Giuseppe De Donno
- Giuseppe De Lorenzo
- Giuseppe Fioroni
- Giuseppe Flachi
- Giuseppe Fontana
- Giuseppe Gagliandro
- Giuseppe Mandara
- Giuseppe Marcianò
- Giuseppe Morelli
- Giuseppe Mussari
- Giuseppe Nicotina
- Giuseppe Orsi
- Giuseppe Pansera
- Giuseppe Papa
- Giuseppe Pizza
- Giuseppe Plutino
- Giuseppe Profiti
- Giuseppe Quintavalle
- Giuseppe Saggese
- Giuseppe Salvatore Riina
- Giuseppe Sangiorgi
- Giuseppe Sarno
- Giuseppe Scopelliti
- Giuseppe Setola
- Giuseppe Spinelli
- Giuseppe Tedesco
- Giuseppe Valente
- Giustizia
- Graziano Cioni
- Guadagni Politici
- Gualtiero Walter Bellomo
- Guglielmo Epifani
- Guido Bertolaso
- Guido Cerruti
- Hacking Team
- Hashim Thaci
- Hisayuki Machii
- IDV
- Iginio Orsini
- Ignazio Gagliardi
- Ignazio Moncada
- Ignazio Tornetta
- Il Forteto
- Ilva
- Imma De Vivo
- Immacolata Iacone
- Innocenzo Mazzini
- Ippazio Stefano
- Irene Khan
- Italo Bocchino
- Iva Zanicchi
- James Shikwati
- Jessica Improta
- John Loran
- John Velasquez
- Jonah Ghiselli
- Jozef Wesolowski
- Juan Bernabé
- Kim Jong-un
- Krzysztof Charamsa
- Lamberto Dini
- Lamberto Quarta
- Laura Pace
- Lea Cosentino
- Lega
- Leggi e Leggine
- Leghisti
- Lele Mora
- Leonardo Domenici
- Lia Sartori
- Liana Daniela Scundi
- Lidia Nobili
- Ligresti
- Lillia D'Ottavi
- Lista Falciani
- Lista Vaduz
- Lobby
- Lodo Alfano
- Lorena Cruber
- Lorenzo Matassa
- Lorenzo Renzi
- Loris Cereda
- Loris Pinelli
- Lory Gentile
- Luca Barbareschi
- Luca Berriola
- Luca Gramazio
- Luca Lupi
- Luca Odevaine
- Lucentis
- Lucia Mokbel
- Luciana Rita Angeletti
- Luciana Villa
- Luciano Anemone
- Luciano Bogani
- Luciano Ciocchetti
- Luciano D'Alfonso
- Luciano Leggio
- Luciano Moggi
- Lucio Di Pietro
- Ludovico Nicotina
- Ludovico Vico
- Lugi Angeletti
- Lugi Franzinelli
- Lugi Palmacci
- Luigi Bisignani
- Luigi Camo
- Luigi Chianese
- Luigi De Fanis
- Luigi Ferraro
- Luigi Frati
- Luigi Goffredi
- Luigi Lusi
- Luigi Martino
- Luigi Meduri
- Luigi Noli
- Luigi Russo
- Luigi Sementa
- Luigi Tuccio
- Luigi Zanda
- Luisa Fasano
- Luisella Cruber
- Lupi luca
- Madameweb
- Mafia
- Mafia Capitale
- Magistrati
- Manuel Brunetti
- Manuela Brivio
- Manuela Marrone
- Marcello Dell'Utri
- Marco Aloise
- Marco Basile
- Marco Bianchi
- Marco Borriello
- Marco Buttarelli
- Marco Calonaci
- Marco Carboni
- Marco Casamonti
- Marco Cattaneo
- Marco Ceru
- Marco Chiari
- Marco Langellotti
- Marco Milanese
- Marco Nonno
- Marco Prestileo
- Marco Sgalambra
- Marco Solimano
- Marco Verzaschi
- Margherita Cassano
- MAria Capone
- Maria D'Agostino
- Maria Giovanna Cassiano
- Maria Grazia Modena
- Maria Pia Forleo
- Maria Rita Lorenzetti
- Maria Rosaria Pascale
- Maria Rosaria Rossi
- Maria Simonetti Fossombroni
- Mariano Raimondi
- Marilina Intrieri
- Marilù Ferrara
- Marina Petrella
- Marino Marsicano
- Marino Massimo De Caro
- Mario Abbruzzese
- Mario Baccini
- Mario Cal
- Mario Cimino
- Mario Diotallevi
- Mario Landolfi
- Mario Landolfi; Giuseppe Diana
- Mario Mariani
- Mario Mautone
- Mario Sancetta
- Mario Scaramella
- Marta Di Gennaro
- Maruska Piredda
- Marylin Fusco
- Massimo Carminati
- Massimo Castriconi
- Massimo Cicco
- Massimo D'Alema
- Massimo De Santis
- Massimo Ferrandino
- Massimo Grisolia
- Massimo Mariani
- Massimo Pascale
- Massimo Romano
- Massimo Tulli
- Massimo Verdoscia
- Mastella
- Matteo Tutino
- Maurizio Balocchi
- Maurizio Lupi
- Maurizio Marozzi
- Maurizio Plocco
- Maurizio Tani
- Mauro Bianchi
- Mauro Cutrufo
- Mauro Della Giovampaola
- Max Scarfone
- Melania Tumini
- Mercedes Bresso
- Miccichè
- Michaela Biancofiore
- Michele Adinolfi
- Michele Briamonte
- Michele Camerota
- Michele Fazzolari
- Michele Iannuzzi
- Michele Orsi
- Michele Tucci
- Michele Ventura
- Michele Zagaria
- Mile Nikolic
- Milko Pennisi
- Mimmo Pinto
- Mireille Lucy Rejior
- Mirello Crisafulli
- Mirko Coratti
- Mogilevich
- Molise
- Monsignor Gioia
- Montespertoli
- Morris Michael Ciavarella
- MPS
- Nadia Dagrada
- Nadia Macrì
- Natale De Grazia
- Natale Marrone
- Nazzareno Cicinelli
- Nello Musumeci
- Nerina Pujia
- Nichi Vendola
- Nicola Arena
- Nicola Cosentino
- Nicola Di Girolamo
- Nicola Ferraro
- Nicola La Torre
- Nicola Mazzacuva
- Nicolas Sarkozy
- Nicole Minetti
- Nino Strano
- No profit
- Noemi Letizia
- Non obbrobri
- Nunzia Stolder
- Nunzio Scarano
- Olga Ieci
- Olgettine
- Omar Allavena
- Onorevoli
- Opinioni
- Orest De Grossi
- Oreste Greco
- Orlando Ranaldi
- Ottaviano Del Turco
- P3
- P4
- Pablo Cosentino
- Pablo Escobar
- Padre Pio
- Paola Frati
- Paolo Berlusconi
- Paolo Bertini
- Paolo Cavazza
- Paolo Cipriani
- Paolo Cocchi
- Paolo Di Canio
- Paolo Gabriele
- Paolo Martino
- Paolo Oliviero
- Paolo Poriniensi
- Paolo Rafanelli
- Paolo Valentini
- Parentopoli
- Parentopoli Ama
- Parisi
- Parlamento
- Parmalat
- Parole date e non mantenute
- Partiti
- Pasquale Barra
- Pasquale Centore
- Pasquale De Lise
- Pasquale Giacobbe
- Pasquale Lombardi
- Pasquale Martino
- Pasquale Mistretta
- Pasquale Perri
- Pasquale Setola
- Patrizia D'Addario
- Patrizia Pisino
- Patrizio Mecacci
- Pellegrino Mastella
- Penetrator
- Perla Genovesi
- Personaggi
- Pieluigi Concutelli
- Pier Carmelo Russo
- Pier Gianni Prosperini
- Pier Giuramosca
- Pier Paolo Brega Massone
- Pier Paolo Perez
- Pier Paolo Zaccai
- Pierangelo Daccò
- Pierangelo Ferrari
- Pierluigi Pairetto
- Piero Marrazzo
- Pietro Calogero
- Pietro Diodato
- Pietro Luigi De Riu
- Pietro Lunardi
- Pietro Maso
- Pino D'Agostino
- Pino Gentile
- Pino Neri
- Pino Petrella
- Pio Del Gaudio
- Politicanti
- Pollica
- Pubblico Impiego
- Public Spa
- Puri di cuore
- Quadra
- Raffaele Boccaccini
- Raffaele Bonanni
- Raffaele Cutolo
- Raffaele Gentile
- Raffaele Lombardo
- Raffaella De Carolis
- Rai
- Raimondo Lagostena
- Ramona Mantegazza
- Regioni
- Renata Polverini
- Renato Botti
- Renato Brunetta
- Renato Chisso
- Renato Curcio
- Renato Salvatore
- Renato Vuosi
- Renato Zanfagna
- Renzo Bossi
- Renzo Masoero
- Riccardo Bartoloni
- Riccardo Bossi
- Riccardo Macini
- Riccardo Mancini
- Riccardo Nencini
- Rifiuti
- Rita Mastrullo
- Riva
- Robert Da Ponte
- Robert Mugabe
- Roberta Mantegazza
- Roberto Andrioli
- Roberto Belli
- Roberto Brivio
- Roberto Conte
- Roberto Cota
- Roberto Efficace
- Roberto Fiesoli
- Roberto Formigoni
- Roberto Helg
- Roberto Meneguzzo
- Roberto Raffaelli
- Roberto Speciale
- Roberto Staffa
- Rocco Molè
- Rocco Zullino
- Rodolfo Fiesoli
- Rom
- Romano Prodi
- Romolo Del Balzo
- Rosa Alba Maria Martino
- Rosa Russo Iervolino
- Rosanna Gariboldi
- Rosanna Thau
- Rosario Crocetta
- Rosario Pellegrino
- Rosario Perri
- Rosetta Cutolo
- Rosi Mauro
- Rossana Di Bello
- Rossana Muscio
- Rosy Mauro
- Ruby
- Ruggero Jucker
- Sabina Began
- Salvatore Buzzi
- Salvatore Camerlingo
- Salvatore Carai
- Salvatore Cuffaro
- Salvatore Fabbricino
- Salvatore Ferrigno
- Salvatore Greco
- Salvatore Lo Piccolo
- Salvatore Mancuso
- Salvatore Margiotta
- Salvatore Menolascina
- Salvatore Sottile
- Samantha Weruska Reali
- San Cipriano d'Aversa
- San Raffaele
- Sandra Avila Beltran
- Sandra Lonardo
- Sandra Lonardo Mastella
- Sandro Frisullo
- Sandro Lo Piccolo
- Sandro Marsano
- Sangennapoli
- Sanità
- Sanremo
- Santi Poeti e Navigatori
- Sara Tommasi
- Sarah Carmen
- Savoia
- Scajola
- Scandalo IOR
- Scilipoti
- Scuola
- Serena Grandi
- Sergio D'Antoni
- Sergio De Gregorio
- Sergio De Sio
- Sergio Orsi
- Sergio Segio
- Sergio Serafino Lagrotteria
- Siae
- Sicilia
- Silvio
- Simeone Di Cagno Abbrescia
- Simone Pepe
- Sindacati
- Sindaci e company
- Soldi nostri
- Sonia Carpentone
- Sonia Topazio
- Spesa pubblica
- Spettacolo
- Sport
- SS Lazio
- Stefania Prestigiacomo
- Stefano Benuzzi
- Stefano Bertinelli
- Stefano Caldoro
- Stefano Cantarini
- Stefano Cetica
- Stefano Cimicchi
- Stefano Galli
- Stefano Italiano
- Stefano Perotti
- Stefano Savasta
- Stefano Zoff
- Storie nascoste
- Stragi
- Strisciuglio
- Sud
- Sun
- Tancredi Cimmino
- Tarantini
- Tarcisio Bertone
- Tea Albini
- Teresa Costantino
- Terroristi
- Thomas Ehiem
- Tina Bellone
- Tiziana Vivian
- Tiziano Butturini
- Tommaso Barbato
- Tommaso Signorelli
- Toni Carollo
- Toni Negri
- Tony Marciano
- Torre Mileto
- Trecase
- Tributi Italia SpA
- Triscina
- Trivulzio
- Truffe
- Tullio Lanese
- Ugo Sposetti
- Umberto Bossi
- Umberto De Rose
- Umberto Scapagnini
- Università
- Valentino Tavolazzi
- Valeria Fedeli
- Valerio Morucci
- Valerio Valter
- Vatican
- Vatileaks
- Vendola
- Veneto
- Verdi e verdastri
- Verdini
- Veronica Cappellaro
- Vigili
- Villa Anya
- Vincenzo Benedetto
- Vincenzo Carnovale
- Vincenzo De Luca
- Vincenzo Fera
- Vincenzo Giglio
- Vincenzo Giudice
- Vincenzo Guerriero
- Vincenzo Lucariello
- Vincenzo Margianò
- Vincenzo Maria Angelini
- Vincenzo Maruccio
- Vincenzo Michele Olivo
- Vincenzo Naso
- Vincenzo Petruzzi
- Vincenzo Valente
- Vito Bardi
- Vito Bonsignore
- Vito Fazzi
- Vito Martino
- Vittorio Emanuele di Savoia
- Voltagabbana
- Walter Leszl
- Walter Politano
- Walter Veltroni
- Weatherley
- Xie Caiping
Post in evidenza
Regioni: molte spese, pochi valori
Non si può definire semplicemente corruzione, sprechi, malgoverno quanto sta emergendo a proposito delle Regioni Quando la quantità di un ...
-
La terribile storia del padre dell'attaccante del Milan "La camorra c'è sempre stata e sempre ci sarà, perché con la camorra ...
-
Coca nei locali di Firenze «Revoca della licenza per 3», poichè sono venuti meno i requisiti giuridici e morali richiesti a proprietari e ge...
-
I pm: rivelazioni su indagini in corso e verifiche fiscali. Lavoravano a Palazzo Chigi e a Montecitorio: arrestati ROMA - Poliziotti a dis...