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26 gen 2011

Most wanted - la classifica dei super «padrini». Il più grande boss mafioso è ucraino

L'ucraino Mogilevich primo della top 10 stilata dal Time Riina solo ottavo, dopo l'italo-americano Tony Accardo

WASHINGTON – Il più grande boss mafioso della storia, secondo la rivista Time, non è italiano né italo americano, bensì ucraino. Si chiama Semion Mogilevich, soprannominato «brainy don», il don con il cervello, perché estremamente intelligente (ha una laurea in economia), ed è una piovra i cui tentatoli si estendono su tutto il mondo, dalla Russia all’America. Mogilevich figura primo nella classifica dei dieci super «padrini» della mafia stabilita da Time. Lo seguono Al Capone e Lucky Luciano, personaggi mitici in America. L’unico italiano nel Panteon di Cosa nostra della rivista è Totò Riina.

IMMUNE - Tra i «top ten» c’è una «madrina», la cinese Xie Caiping. Time ha compilato l’elenco dopo la retata di 110 mafiosi fatta dall’Fbi, la polizia federale, la scorsa settimana. Ha messo al primo posto Mogilevich, uno dei dieci «most wanted» o massimi ricercati, perché è il padrino globale per antonomasia, in quanto opera non solo nell’intero globo, ma in ogni settore, dal petrolio alle armi, e dalla droga alla prostituzione. Mogilevich è un «intoccabile», fu arrestato a Mosca nel 2008 per evasione fiscale ma venne rilasciato un anno dopo. La rivista non lo dice apertamente, ma il boss ucraino godrebbe di qualche immunità perché in grado di ricattare i potenti della terra.

FAMIGLIE - Stando a Time, nessun altro poteva spodestare Al Capone e Lucky Luciano dal vertice della classifica. In America, Al Capone, che decedette nel 1947 dopo sette anni e mezzo di prigionia per evasione fiscale – ma sulla sua coscienza pesavano il massacro di San Valentino a Chicago e altri omicidi - rimane il prototipo del gangster. Subito dopo di lui viene Lucky Luciano, l’organizzatore di Cosa nostra a New York, che dal carcere aiutò le forze armate americane a sbarcare in Sicilia nella seconda guerra mondiale, e per compenso nel 1946 venne liberato ed estradato in Italia, dove morì nel 1962. Al quarto e quinto posto del Panteon mafioso compaiono Pablo Escobar e John Gotti. Escobar, il fondatore del cartello della droga di Medellin in Colombia, fu il più sanguinario dei padrini, ebbe sulla coscienza gli assassini di tre candidati alla Presidenza colombiana, due ministri, oltre duecento giudici, e quasi un migliaio di poliziotti, soldati e cittadini. Venne ucciso nel 1993 a 44 anni. John Gotti, il «dapper don», l’elegantone, fu lo spietato capo della «famiglia» newyorchese Gambino: incarcerato nel 1992, spirò dieci anni più tardi. Sesto e settimo dei «top ten» sono il coreano Hisayuki Machii e un altro italo americano, Tony Accardo, l’erede di Al Capone a Chicago, detto il «big tuna» per avere pescato un giorno un tonno di 180 chili. Machii, che formò la gang di Tosei Kai, dominò la mafia giapponese per quasi mezzo secolo, e si spense nel 2002 senza che la legge lo toccasse. Accardo, detto anche «Joe batters» perché aggrediva i suoi nemici con la mazza di baseball, fu egualmente intoccabile: chiuse gli occhi nel 1992, a 86 anni, senza essere mai stato in carcere.

MADRINA - La sorte opposta a quella di Totò Riina, l’ottavo «padrino» della classifica di Time, condannato all’ergastolo in Italia nel 1993. I boss più esotici del Panteon mafioso sono un indiano, Dawood Ibrahim, e la «madrina» cinese Xie Caiping. Time ritiene che Ibrahim, a suo parere coinvolto nelle stragi di Mumbai del 1993 e del 2008, sia il «don» più ricco, con un patrimonio di vari miliardi di dollari. La rivista Forbes lo inserì tra i Creso del mondo nel 2008. L’India sospetta che Ibrahim si nasconda in Pakistan, precisamente a Karachi, ma il Pakistan smentisce. Xie Caiping, la regina del gioco d’azzardo e di altri traffici illecita in Cina, è rinchiusa in un penitenziario dal 2009 e vi resterà fino al 2020. Ha 46 anni, e si dice che abbia avuto 16 amanti.

Fonte: corriere.it

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