17 dic 2008

Compagni Spa, la retata

Arrestati l'imprenditore Romeo e due assessori della giunta Iervolino. Indagati anche due deputati: Renzo Lusetti (Pd) e Italo Bocchino (An). Ora sono tre i fronti giudiziari: Napoli, Pescara e Potenza.

Esplode Tangentopoli sul Partito democratico. Dopo l'arresto del sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso e gli arresti chiesti per l'onorevole rutelliano Salvatore Margiotta, ora la dufera bufera si abbatte sulla giunta di Napoli. Ed è finito dietro le sbarre l'imprenditore Alfredo Romeo, coinvolto nell'indagine sulla delibera 'Global service', approvata dal Comune. Agli arresti domiciliari due assessori della giunta comunale di Napoli, due ex loro colleghi e un ex provveditore alle opere pubbliche, attualmente al ministero delle Infrastrutture.

Tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa degli appalti, abuso d'ufficio e corruzione. Indagati anche gli onorevoli Renzo Lusetti (Pd) e Italo Bocchino (An). La richiesta di utilizzo delle conversazioni telefoniche dei due parlamentari con l'imprenditore Alfredo Romeo equivarrebbe, infatti, a una informazione di garanzia. Nel provvedimento 'Global service' era compreso l'affidamento di appalti relativo a manutenzione delle strade e del patrimonio pubblico, nonché la gestione di mense scolastiche.

La delibera Global service, al centro dell'inchiesta, è un affare da 400 milioni di euro, in realtà mai partito. Con il provvedimento, il comune di Napoli intendeva affidare a un unico gestore l'appalto per una serie consistente di lavori pubblici di competenza del Comune. Ma chi è Alfredo Romeo, l'uomo attorno al quale ruota tutta la vicenda? Finora non lo conosceva nessuno, ma adesso che si sono accesi i riflettori su di lui, spuntano inchieste da tutte le parti che tracciano le coordinate di una rete di entrature inarrestabile. Per 15 anni Romeo è andato avanti senza che le iniziative della magistratura gli impedissero di costruire il suo impero, un gruppo immobiliare che da Napoli ha macinato contratti in tutta Italia.


Le anticipazioni sull'istruttoria partenopea sul 'global service', una torta da 420 milioni per la manutenzione delle strade, condizionano la vigilia di Natale e fanno traballare gli assetti politici del centrosinistra campano, minati da tre anni di scandali. Ma gli atti di altre indagini svelano nuovi aspetti della ragnatela di conoscenze a disposizione di Romeo: rapporti che portano dritto al cuore del potere. A Roma: sul Campidoglio amministrato dal centrosinistra, prima, e negli uffici chiave del governo di centrodestra, poi.

Si scopre così che Romeo è indagato per corruzione nella capitale, in un'inchiesta che proviene da Potenza ed è uno stralcio del fascicolo del pm Henry John Woodcock sull'ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio. L'indagine è stata trasferita nei mesi scorsi alla Procura diretta da Giovanni Ferrara per ragioni di competenza e saranno ora i magistrati capitolini a stabilire se archiviare o decidere il rinvio a giudizio. Al di fuori della rilevanza penale, la vicenda offre uno spaccato del sistema Romeo, una ragnatela bipartisan che avvolge politici, imprenditori e giudici, nella quale limiti e ruoli sfumano. Al centro ci sono i rapporti con Angelo Canale, ex assessore nella giunta Rutelli fino al 1998, ex procuratore della Corte dei conti: ora come capo del dipartimento sviluppo del turismo di Palazzo Chigi compare spesso al fianco del sottosegretario Maria Vittoria Brambilla.

L'accusa di corruzione nasce da un episodio minore: l'immobiliarista avrebbe pagato due notti di albergo a Canale quando era ancora un magistrato in servizio attivo. Il pm Woodcock è arrivato a scoprire i pernottamenti perché monitorava Canale per una seconda storia di presunti favori ricevuti da un altro imprenditore: Mattia Fella, il titolare dell'agenzia di viaggi Visetur che - sempre nell'ipotesi dell'accusa - avrebbe corrotto il ministro Pecoraro Scanio con viaggi e voli. Ed ecco la contestazione dei due soggiorni al Royal Continental, il mega albergo sul lungomare con vista sul Castel dell'Ovo finiti sul conto di Romeo.

Non solo: l'allora procuratore avrebbe chiesto a Romeo di far lavorare una persona a lui vicina come avvocato del gruppo. "Io non ho nessun rapporto istituzionale con Romeo e non ho fatto nulla per lui", spiega Canale, "l'ho conosciuto anni fa, sono stato con lui a vedere la partita allo stadio a Napoli e spesso a cena. Certo, è capitato che mi abbia ospitato, ma anche lui è stato ospite mio a cena. Quanto all'incarico a quella persona, mi sono solo permesso di segnalarla, poi se la sono vista tra loro. Non ci vedo nulla di male.

A me sembra un imprenditore corretto e sono sorpreso dalle notizie che leggo in questi giorni. Comunque non chiedo il certificato di buona condotta alle persone che incontro". Il rapporto con Canale non è secondario per ricostruire l'ascesa dell'imprenditore napoletano. Romeo infatti venne arrestato durante la Mani pulite partenopea del 1993: uscì subito di galera accusando i boss della Dc e del Psi di essere delle 'cavallette' che gli erano saltate addosso chiedendogli più di quattro miliardi di vecchie lire. La condanna in primo grado a quattro anni per corruzione, venne dimezzata in appello e poi annullata per prescrizione.

E l'immobiliarista torna protagonista grazie alla giunta capitolina di centrosinistra guidata da Francesco Rutelli: ottiene l'appalto di gestione dei 33 mila appartamenti comunali. L'assessore competente era proprio Angelo Canale. "Facemmo una gara europea per affidare la gestione del patrimonio immobiliare e vinse Romeo perché offrì di gran lunga il prezzo più basso", dice oggi Canale, che ricorda, "quando la gara fu rinnovata, dopo il mio addio, rivinse perché evidentemente era davvero il migliore".

Le proteste più fiere allora furono quelle di Teodoro Buontempo. 'Er Pecora', fresco della svolta di Fiuggi, tuonò: "Non si può dare in gestione il patrimonio comunale a chi è stato condannato per corruzione".

Fonte: espresso.it

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