24 giu 2009

Coca nei locali di Firenze. Revoca della licenza per la discoteca Full up e i locali Colle Bereto e Peperoncino.

Coca nei locali di Firenze
«Revoca della licenza per 3», poichè sono venuti meno i requisiti giuridici e morali richiesti a proprietari e gestori di attività di pubblico esercizio

La questura di Firenze ha chiesto al prefetto la revoca della licenza per tre dei quattro locali fiorentini interessati dall’inchiesta antidroga della squadra mobile che ieri ha portato all’arresto di 28 persone (38 gli indagati in totale) coinvolte in un vasto giro di spaccio di cocaina destinato a giovani della cosiddetta «Firenze bene». La revoca è stata chiesta per la discoteca Full up e i locali Colle Bereto e Peperoncino poichè sono venuti meno, è stato spiegato dalla polizia amministrativa, i requisiti giuridici e morali richiesti a proprietari e gestori di attività di pubblico esercizio. Tra gli indagati, infatti, ci sono i proprietari dei locali che secondo le indagini avrebbero agevolato la diffusione e il consumo di coca tra i clienti, in particolare professionisti e giovani appartenenti a ceti agiati. Per un quarto locale, la discoteca Yab Yum, è stata invece chiesta la sospensione della licenza poichè non tutti i soci sono risultati coinvolti nell’inchiesta.

FONTANI ANCORA LATITANTE - La proposta della questura per la revoca e la sospensione delle licenze dei titolari dei locali, sequestrati nell’ambito dell’operazione antidroga, rientra nella consueta attività di verifica sui locali notturni della polizia amministrativa che di recente ha portato, per altri locali, alla denuncia di decine di persone per esercizio illegale dell’attività di vigilanza privata all’interno dei locali notturni (la cosiddetta inchiesta sui buttafuorì) e a periodici controlli per la verifica delle disposizioni di vendita di bevande alcoliche nel 2008 e finora nel 2009. Sempre riguardo all’operazione «Notti bianche» il dirigente della polizia amministrativa Sergio Vannini ha spiegato che negli ultimi mesi i controlli ai quattro locali sequestrati erano stati ridotti, limitandoli ad accertamenti di routine, proprio per la concomitanza delle indagini della squadra mobile. Un modo, è stato evidenziato, per non insospettire gli indagati. Intanto, tra i destinatari di misure cautelari, rimane ancora irreperibile Emiliano Fontani (a sx nella foto), 35 anni, titolare e gestore dei locali Colle Bereto e Full up, per il quale è stato disposto l’arresto in carcere e che la polizia sta cercando. Sulla vicenda proseguono comunque le indagini della squadra mobile. Gli investigatori devono ancora visionare alcuni filmati più materiale fotografico di vario tipo che mostra scene di spaccio e consumo di cocaina nei locali.

VERBALI E TESTIMONI - I verbali sono fondamentali. Perché l’inchiesta della squadra mobile, coordinata dal sostituto procuratore Luigi Bocciolini e dal procuratore capo Giuseppe Quattrocchi, viene disegnata nei minimi particolari. E procede spedita, talmente spedita che ieri mattina — durante le perquisizioni — è spuntata una prima fondamentale conferma dell’ipotesi accusatoria. Un architetto fiorentino, che non è tra gli indagati, ha infatti confermato agli investigatori della squadra mobile che la cocaina veniva venduta e consumata nei locali sotto sequestro. Le «sommarie informazioni» del professionista fiorentino saranno fondamentali quando si arriverà a processo. Due pagine per ripetere sempre lo stesso concetto: «Ho consumato cocaina all’interno de­gli uffici e dei bagni dello Yab, del Full Up, del Colle Bereto e del Pepe­roncino. La droga la compravamo direttamente dai pusher all’inter­no dei locali». Il racconto dell’archi­tetto è preciso: i poliziotti gli mo­strano alcuni fascicoli fotografici e lui indica di aver «pippato» assie­me ad alcuni degli indagati. E speci­fica: «Per una dose ho pagato 70 eu­ro ». Questo verbale si va ad aggiun­gere a quelli che sono invece conte­nuti nell’ordinanza di custodia cau­telare emessa dal gip Erminia Ba­gnoli. Racconti che descrivono molto bene alcune notti di una cer­ta «movida» fiorentina, compresa quella che rientra nel capitolo «Spaccio ed uso personale di droga nell’abitazione di Fontani Emilia­no ».

NIGHT GHIBELLINA - Una casa che qualcuno chia­mava «Night Ghibellina». Una ragazza viene sentita dalla sezione narcotici della squadra mo­bile, l’articolazione diretta dal vice­questore aggiunto Alfonso Di Mar­tino. È il 2 febbraio dello scorso an­no e la ragazza, molto avvenente, racconta: «Ricordo che durante l’estate del 2007, all’inizio della bel­la stagione, un mio amico invitò una mia amica a casa di Emiliano (Fontani per gli inquirenti, ndr), che era interessato a lei. Ci andai anche io, perché eravamo in mac­china assieme». Le ragazze arriva­no, entrano e la scena è semplice: «Ricordo che su di un tavolino del salotto, Carlo (Falzetti, finito in car­cere, ndr) preparò alcune strisce di cocaina che consumammo tutti as­sieme. Preciso che quella fu per me la prima volta che consumavo dro­ga. Preciso che poco dopo siamo andate via: dovevo rientrare a ca­sa ». E ancora: «So che Emiliano, a casa sua, organizza spesso dei ‘‘fe­stini’’. Ma io in quella casa non ci sono più tornata». La solita ragazza racconta, in un altro verbale, come funzionasse an­che lo spaccio di cocaina all’inter­no di uno dei locali, il Full Up. «Una sera mi trovavo in compa­gnia di alcune persone all’interno della discoteca: volevamo fare una ‘‘sniffata’’. Non sapendo a chi rivol­gerci, chiesi a Carlo Falzetti. Mi dis­se di andare verso il bancone del bar del privè: ci sarebbe stato un nordafricano che mi avrebbe potu­to soddisfare. Lo trovai e gli chiesi se mi poteva vendere della cocai­na ».

COME FUNZIONAVA - Contrattano poco perché, spie­ga sempre la ragazza, «lui mi chie­se chi mi aveva mandato. Risposi Carlo e lui mi disse che andava be­ne ». Furono gli amici della ragazza ad acquistare la cocaina. Poi «uscimmo dal privè ed entrammo in un bagno riservato al personale, dove fu consumata». Allo Yab fun­zionava alla stessa maniera: un ra­gazzo, trovato in possesso di cocai­na, racconta alla polizia nel marzo dello scorso anno che «sei mesi ad­dietro feci uso di cocaina nei bagni della discoteca». Uno dei principali imputati, per quanto riguarda lo Yab, è Giusep­pe Presta: in città lo conoscono co­me Pino Presta ed è forse uno dei volti più noti della night-life fioren­tina. Per la squadra mobile Presta, uno dei soci dello Yab, all’epoca dei fatti contestati commentava al telefono alcune situazioni. «Diceva di fare attenzione a non farsi vede­re da Plinio Mocchetti, in quanto questi era contrario all’uso delle droghe».

Fonte: corriere.it

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