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17 nov 2013

La banda della Magliana negli affari del faccendiere dei padri Camilliani

In un’inchiesta inedita su un giro di riciclaggio della ‘ndrangheta a Roma spuntano i nomi di parlamentari, massoni, manager del calcio e della sanità, esponenti delle forze dell’ordine e funzionari corrotti, religiosi e bancari

C’è un’indagine della procura di Roma, finora rimasta segreta, sui rapporti di affari odierni tra Ernesto Diotallevi, il boss della banda della Magliana, e il faccendiere Paolo Oliverio, braccio destro dell’ex numero uno dell’Ordine religioso dei Padri Camilliani.

I Camilliani sono amministratori di presidi sanitari sparsi in tutto il mondo e oggi, dopo l’arresto di padre Salvatore, accusato insieme a Oliverio, a un sacerdote e a due finanzieri di aver organizzato il rapimento di due religiosi, si ritrovano al centro di uno scandalo appena iniziato a cui fanno da sfondo appalti truccati e fondi neri, buchi di bilancio e giri di mazzette.

La vicenda di una settimana fa, infatti, è figlia di un’inchiesta molto più ampia condotta dal pm Giuseppe Cascini della Direzione Distrettuale Antimafia: l’inchiesta originaria era nata per far luce su una grossa operazione di riciclaggio che si è realizzata a Roma tra il 2000 e il 2012 da parte di un gruppo appartenente alla criminalità organizzata calabrese. Dalle intercettazioni e dai pedinamenti è emersa poi una fitta rete di relazioni ben più vasta che vede coinvolti mafiosi, parlamentari, massoneria deviata, manager del calcio e della sanità, esponenti delle forze dell’ordine e funzionari corrotti, religiosi e bancari.

A piazzale Clodio, nell’ambito della medesima indagine, si stanno svolgendo accertamenti anche sui rapporti tra il faccendiere Oliverio, diventato a ottobre 2012 procuratore speciale dell’ente che amministra gli ospedali della Campania e della Sicilia di proprietà dei Camilliani, e l’allora deputato Alessandro Pagano, Pdl, eletto nella circoscrizione Sicilia. L’ambito delle indagini riguarda: “La realizzazione di un progetto oncologico tra l’Ismett e l’ospedale di Casoria (grande struttura sanitaria dei Camilliani in Campania, n.d.r)” e, “per altro verso, l’assunzione presso l’ospedale di Casoria della figlia dell’on. Pagano Federica Maria”, scrivono i finanzieri del Gico in un’informativa datata il 18 luglio scorso.

Gli atti del fascicolo numero 51419/12 R.g.n.r sono pieni di omissis, ma restano visibili alcuni passaggi cruciali. Come quello appunto in cui si fa rifermento a Diotallevi, storicamente legato a Cosa Nostra, ex teppista di borgata, trafficante di droga e strozzino con la banda della Magliana, braccio destro di Pippo Calò, il cassiere della mafia negli anni di piombo, e con questi processato e infine assolto per gli omicidi del banchiere Roberto Calvi e del fratello del giudice Imposimato. Si legge nel fascicolo: «L’informativa del 28 giugno rileva/conferma: “I rapporti di Oliverio con Mario Diotallevi (si tratta del figlio di Ernesto, anch’egli destinatario del recente sequestro di beni n.d.r) in relazione ad immobili riconducibili alla madre Lucarini”». Risultano altresì rapporti diretti tra il boss della Magliana e il faccendiere dei Camilliani Oliverio: in particolare le Fiamme Gialle hanno scoperto che Ernesto Diotallevi ha venduto immobili a Roma a Oliverio per centinaia di migliaia di euro, soldi di cui ora gli inquirenti stanno accertando la provenienza.

La Finanza il 18 luglio scorso ha anche registrato un incontro tra Oliverio, Diotallevi e Gianni Sabetti, personaggio coinvolto nello scandalo degli appalti truccati sui rifiuti a Napoli, per cui è stato arrestato in primavera l’ex sottosegretario all’Ambiente Malinconico.

Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori della capitale, inoltre, il business di una cordata di imprenditori interessati a rilevare la società calcistica Sanbenedettese “a soli fini speculativi”, scrivono i finanzieri.

Paolo Oliverio è già stato protagonista ombra di alcuni scandali che hanno fatto la storia del nostro Paese, dal processo Sme alla P3. Da molti anni è notoriamente amico di Flavio Carboni con il quale, secondo il Gico di Roma, è stato in contatto nella capitale anche di recente. “L’Informativa dell’11 aprile 2013 – si legge ancora nel fascicolo del pm Cascini - conferma i contatti con Oliverio e Flavio Carboni e con i suoi familiari, con i quali discute di affari….. Conferma i rapporti di Paolo Oliverio e Marco Carboni, figlio di Flavio Carboni e i comuni interessi in attività imprenditoriali, commerciali, immobiliari.”
Camilliani

Fonte: corriere.it

7 nov 2013

Arrestato il Superiore dell’Ordine dei Camilliani: per essere eletto, fece sequestrare due sacerdoti

Padre Salvatore fu riconfermato il 13 marzo ad Ariccia. Sei in carcere, il regista dell’intrigo è vicino a Flavio Carboni

ROMA - Per ottenere la riconferma alla guida del misericordioso Ordine, non ha esitato a far sequestrare per l’intera giornata due sacerdoti che avrebbero dovuto partecipare all’elezione. Solo così, “sottraendo” quei due voti rivelatisi decisivi al suo antagonista, padre Renato Salvatore, 58 anni, era riuscito a farsi riconfermare Superiore generale presso l’Ordine dei Ministri degli Infermi (noto come l’Ordine dei Camilliani, dal fondatore San Camillo De Lellis) lo scorso 13 maggio 2013, data-simbolo per la Chiesa (apparizione di Fatima). Ma quella votazione, adesso, è finita nella bufera: la Guardia di finanza di Roma, nell’ambito delle indagini condotte dal Gico e dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha arrestato lo stesso padre Renato Salvatore assieme ad altre cinque persone.

LA FINTA AUDIZIONE - Al centro dell’inchiesta figura Paolo Oliverio, commercialista e fiscalista, noto alle cronache giudiziarie per essere a più riprese apparso in scandali finanziari dai quali è sempre uscito senza condanne. L’accusa è di aver ideato una raffinata macchinazione: il “composito gruppo criminale”, spiegano in una nota le Fiamme gialle, aveva “organizzato ed eseguito una finta audizione nei confronti di due chierici, connessa a inesistenti indagini di polizia giudiziaria nei loro confronti, in tal modo impedendo loro di recarsi a votare il 13 marzo presso la Casa del Divin Maestro, ad Ariccia (Roma)”, dove era allestito il seggio. Il reato contestato per tutti è sequestro di persona in concorso, e di conseguenza sono state emesse le sei ordinanze di custodia in carcere.

PRESUNTO MANDANTE - Padre Renato Salvatore è una personalità nota nella Chiesa. Abruzzese di nascita, era arrivato alla guida dei Camilliani nel 2007, succedendo a padre Frank Monks. Ordinato presbitero nel 1983, dopo il dottorato in teologia morale padre Renato concentrò impegno ed energie in svariati campi del ministero camilliano: è stato cappellano, responsabile della casa di formazione della provincia romana, parroco nella Basilica di San Camillo, nonché docente presso il Camillianum e l’Università Lateranense. Per alcuni anni è stato anche il rappresentante del Pontificio Consiglio per la pastorale della Salute presso l’Oms a Ginevra. Ora, l’onta dell’inchiesta giudiziaria e del carcere con l’accusa di aver partecipato a un doppio sequestro pur di non perdere carica e potere d’influenza nelle alte sfere ecclesiastiche.

IL REGISTA - Gli investigatori del Gico e della Dda si sono concentrati sul ruolo avuto nell’intrigo da Paolo Oliverio, 47 anni. Il commercialista con fama di prestanome è stato coinvolto in passato nelle indagini sull’ex consigliere Idv della Regione Lazio Vincenzo Maruccio (arrestato un anno fa per distrazione di ingenti somme, che firmò numerosi bonifici a suo favore), in quelle sulla P3 e sull’eolico in Sardegna, relative al sistema finanziario facente capo al faccendiere Flavio Carboni (“con cui l’Oliviero vantava frequenti contatti finanziari e personali”, spiega ancora la Guardia di finanza), e infine nella più remota inchiesta su conti correnti “gestiti in Liechtenstein per conto di Renato Squillante e Attilio Pacifico”. L’interesse odierno di Oliverio a mantenere un “rapporto privilegiato” con padre Salvatore, invece, secondo gli investigatori aveva un preciso tornaconto: confermare il proprio potere nella gestione di alcuni nosocomi diretti dai Camilliani, tra i quali quello di Casoria, nel Napoletano. Oltre agli arresti sono state eseguite numerose perquisizioni, alcune delle quali ancora in corso.

Fonte: roma.corriere.it

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