
NAPOLI — Alfredo Romeo aveva promesso al generale di divisione Vito Bardi, comandante regionale della Guardia di Finanza che ovviamente è del tutto estraneo all'inchiesta, «un po' di aggiusti», forse per la caserma: è lo stesso imprenditore che lo racconta a Mario Mautone, ex provveditore alle Opere pubbliche di Napoli, anche lui tra gli arrestati. Il testo dell'intercettazione, che risale all'11 giugno 2007, è agli atti dell'inchiesta.
Mautone: «Come vanno le cose?».
Romeo: «Bene, io ho dato indicazioni per quelle due persone eh!».
Mautone: «Eh, ma non sono state chiamate ancora?».
Romeo: «No, no, adesso vengono chiamate perché abbiamo acquisito un nuovo incarico e diremo alla persona che le persone devono essere messe là, lui le interscambia per fare in modo che rimangono al palazzo perché mi pare che questo era gradito».
Mautone: «Sì, sì, al Palazzo di Giustizia. Va bene. Poi mi sono sentito con il geometra... ».
Romeo: «Eh, mi raccomando... ».
Mautone: «Non si preoccupi».
Romeo: «Va bene. Ah, poi io mi sono visto con il generale Bardi, abbiamo molto parlato male di lei».
Mautone: «Lo so, ci credo».
Romeo: «Siccome mi devo vedere nei prossimi giorni, perché gli abbiamo promesso di fargli un po' di aggiusti lì».
Mautone: «Me lo faccia sapere, al limite ci incontriamo insieme».
L'imprenditore ieri si è difeso per quasi cinque ore davanti al gip, ma le intercettazioni delle sue telefonate rappresentano indizi pesanti. Secondo l'accusa, Alfredo Romeo aveva al suo servizio politici, funzionari pubblici, ma anche («Dobbiamo essere onesti ed ammetterlo», aveva dichiarato mercoledì il procuratore aggiunto Franco Roberti) alcuni magistrati.
Una telefonata in particolare, avvenuta la sera del 3 maggio del 2007, è ora all'esame della Procura di Roma. L'imprenditore conversa con Renzo Lusetti, che è a sua volta indagato. Parlano di un incontro che il parlamentare del Pd avrà l'indomani mattina alle 8 con il «grande capo», che i magistrati napoletani identificano in Francesco Rutelli, all'epoca ministro dei Beni culturali. All'incontro, annuncia Lusetti, parteciperà anche un consigliere di Stato. Un giovane magistrato amministrativo dal brillante curriculum, che ha ricoperto incarichi istituzionali di grande prestigio. Proprio il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 36 del 15 gennaio 2008, ha sovvertito totalmente, in senso favorevole alla Romeo Gestioni, la precedente decisione del Tar del Lazio che, accogliendo il ricorso della Manital s.c.p.a., aveva annullato la precedente sentenza.
Il 6 marzo 2007 i due parlano di una serie di provvedimenti comunali di aggiudicazione alla Romeo ed alle imprese ad essa associate del ricchissimo appalto per la manutenzione delle strade di Roma. La Procura della capitale dovrà ora verificare se davvero quel magistrato amministrativo si interessò alla vicenda, come Lusetti garantì a Romeo.
E dovrà occuparsi anche di un altro magistrato, il napoletano Antonio Panico, in servizio presso il Tribunale di Napoli. Estensore nel 2003 della sentenza che permise all'amministrazione comunale di affidare alla Romeo la ristrutturazione di tre immobili confiscati alla camorra, Panico è diventato poi amico dell'imprenditore, che lo ha presentato al deputato di An Italo Bocchino. Il 6 marzo 2007 i due parlano di una cena con lo chef Gennaro Esposito.
Bocchino: «Se tu vuoi, noi sabato potremmo andare a fare quella scappata da lui».
Romeo: «Va benissimo».
Bocchino: «Così stringiamo. Andiamo con le mogli, tu che dici?».
Romeo: «Va benissimo ».
Bocchino: «Allora io organizzo per sabato».
Romeo: «Organizza per sei, perché stavo insieme ad Antonio che poi conosci anche tu».
Bocchino: «Chi, Antonio?».
Romeo: «Antonio Panico».
Bocchino: «Ah come no, benissimo che bello».
Romeo: «Organizza... siccome stavo fuori con lui, aveva detto... sai, se sabato vai vengo anche io».
Tra numerosissime intercettazioni agli atti dell'inchiesta c'è quella della telefonata «di depistaggio» intercorsa tra Romeo e il colonnello della Guardia di Finanza Vincenzo Mazzucco, in servizio alla Dia e arrestato nel blitz di mercoledì. Una lunga telefonata che risale al 31 gennaio 2007, nella quale i due tentano di edulcorare le cose che si sono detti nelle conversazioni precedenti. Prendono spunto da una raccomandazione scolastica che l'imprenditore dice di non aver voglia di fare.
Alfredo: «Guarda è pazzesco, no ma poi con tutte queste cose che si sentono in questa città che mi sono proprio rotto il cacchio».
Vincenzo: «No, va bene. Va bene non è che uno può vivere così... Io dico che per quanto riguarda i figli, se noi li abituiamo al sacrificio, poi non ci possiamo lamentare che sono viziati».
Alfredo: «No, no ma io ti devo dire che ho dei ragazzi che sotto questo aspetto non... La mamma si preoccupa esageratamente sugli studi, però poi li sta crescendo in un modo abbastanza...».
Vincenzo: «Avevo difficoltà a dirtelo, però visto il rapporto dico... ti dico la verità, potevo dirti pure sì, sì, l'ho fatto, ma non ho fatto niente, poi mi scoccio io non l'ho fatto per me, figurati».
Alfredo: «Gli, gli dirò una bugia. Gli dirò che me ne sono occupato».
Vincenzo: «Esatto». Alfredo: «Però, tutto sommato sono contento che tu non te ne occupi, va'. Meglio così».
Vincenzo: «No, no è che stavo in difficoltà. Pure a dirti di no. Però non... Va bene così, dai».
Alfredo: «No, no, ma poi se tu devi entrare in difficoltà, non esiste proprio ».
Vincenzo: «No, no io non l'ho mai fatto. Non è... ed onestamente per me è una cosa che è contraria ai miei principi. Che ti devo dire».
Alfredo: «Sono d'accordo. Sono d'accordo. Sono d'accordo».
Vincenzo: «Senti, per il restotuttobene».
Alfredo: «Sì, no, mi sono solo sfottuto perché... insomma, io quando vengo a Napoli mi intossico vorrei tanto non lavorare a Napoli perché... Quando sto a Firenze, a Milano eccetera, guarda tutto è tranquillo. Tutto... basta che tu leggi i giornali che... che ti, ti... Capisci che atmosfera c'é in questa città».
La conversazione diventa surreale. Lo ammetterà lo stesso Mazzucco, interrogato successivamente dai pm: «Ho detto, questo ha fatto una telefonata che io, da investigatore, ho detto: ma quanto è strunz' chist'».
Fonte: corrieredelmezzogiorno.it
Nessun commento:
Posta un commento