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21 nov 2012

Caso Spinelli: somiglianze con altri casi che hanno riguardato inchieste sull'entourage berlusconiano

CASO SPINELLI: I SEQUESTRATORI PARLAVANO DI BANCHE E MILIONI

«Qui ci sono svariati milioni» I rapitori e la banca a Lugano.
Spinelli: nessun riscatto


MILANO - «Ti dico nel succo il ragionamento che gli devi fare», spiega il 13 novembre il capo dei rapitori del contabile di Silvio Berlusconi, Francesco Leone, al comasco Alessio Maier che tramite un certo «Luca» sta per andare a Lugano a parlare con il direttore dell'istituto cooperativo regionale Raiffeisen Bank: gli deve dire «Qui stanno svariati milioni di euro che dobbiamo mettere nella cassetta e nelle cassette di sicurezza devono stare protette, che mi puoi consigliare? A operazione avvenuta esce il caffè anche per te».

INTERCETTAZIONI
Questa conversazione captata in auto, alla quale in effetti segue la telefonata al direttore della banca per l'appuntamento il giorno dopo, segnala - proprio come le altre già note intercettazioni sugli «8 milioni di euro», sui «svariati milioni», sulla «valigia di soldi», sulla «botola», sulle «cassette di sicurezza» in due banche di Buguggiate e Varese, e sulla Ferrari spider da 230.000 euro prenotata da uno dei rapitori - che i 3 italiani e i 3 albanesi, arrestati lunedì per il sequestro-lampo di Giuseppe Spinelli tra il 15 e 16 ottobre, almeno dal 9 novembre si comportavano come se davvero disponessero già o contassero sulla imminente disponibilità di una grossa somma.

LE CASSETTE DI SICUREZZA
Che progettavano di difendere prelevando il contenuto delle cassette di sicurezza italiane e sostituendolo con banconote facsimile da affidare a un complice-cavia alla dogana svizzera, diversivo per portare invece di persona nella banca di Lugano il denaro vero (sinora però non trovato, se è esistito). L'appuntamento svizzero «salta» perché i pm bloccano le cassette nelle due banche italiane facendo inventare una rapina agli sportelli. Imprevisto al quale il direttore di Lugano, adontandosi con Maier, giustamente non crede: non siete professionali, lo apostrofa, «sono barzellette».

COINCIDENZE DI «FORMAT»
Nel sequestro Spinelli ricompaiono alcune scene che agli abbonati alle inchieste berlusconiane riecheggiano analogie finite agli atti già di un altro scandalo: l'intercettazione segreta del ds Fassino portata il 14 dicembre 2005 ad Arcore come regalo di Natale ai fratelli Silvio e Paolo Berlusconi da un infedele collaboratore dei pm (Roberto Raffaelli) e da un ex socio di Paolo Berlusconi, Fabrizio Favata. Spinelli, infatti, a proposito della chiavetta informatica sulla quale a dire dei sequestratori c'erano «7 ore e 41 minuti di registrazione che avrebbero danneggiato De Benedetti in relazione al lodo Mondadori» e il filmato in dvd di una cena complottarda di Fini con magistrati di quel processo, racconta che per una impasse tecnica i rapitori non riuscirono a fargli visionare il contenuto: «Il computer era acceso e ho detto "Meno male, siamo in grado di vedere", ma loro mi hanno detto che il sistema del mio computer non era compatibile con il programma su cui era stato registrato il Dvd e la chiavetta». È la stessa scena accreditata da Raffaelli per l'intercettazione di Fassino davanti ai Berlusconi ad Arcore nel 2005: il pc portatile si sarebbe impallato, senza riuscire a fargliela ascoltare.

SOMIGLIANZE
Curiosa anche l'assonanza di due frasi che compaiono in entrambe le vicende. Secondo Spinelli, uno dei rapitori a proposito del filmato (sinora non trovato come pure la chiavetta) gli raccontò che «in quella cena Fini avrebbe parlato ai magistrati pregandoli di aiutarlo a mettere in difficoltà Berlusconi» e dicendo loro «che per questo gli sarebbe stato grato tutta la vita». È la stessa frase che Favata asserisce sia stata pronunciata nel 2005 da Silvio Berlusconi, e che Raffaelli attribuisce invece al fratello Paolo, a beneficio di chi gli stava portando l'audio di Fassino: «La mia famiglia vi sarà grata in eterno». C'è una eco persino nel fatto in sé: il tentato sequestro, sventato in extremis nel 2007 dalla GdF con l'arresto dei rapitori palermitani, di un socio (Giovanni Cottone) che con Favata e Paolo Berlusconi era stato nella «Solari.com» per commercializzare decoder del digitale terrestre. Anni dopo, Favata prospetterà di «poter dare un pizzicotto a Paolo Berlusconi», cioè «un avvertimento per lasciargli intendere che era disposto a pubblicizzare altre situazioni per lui ben più pericolose», minacciando di consegnare ai giornali un memoriale su come a suo dire un maquillage dei conti aveva limitato perdite della società ben superiori a quelle emerse.

ALTRI INDAGATI
Se queste sono solo suggestioni, la realtà spicciola registra invece tre nuovi indagati ma per esigenze tecniche di perquisizioni: il prescelto "cavia" per la dogana svizzera, e due uomini incontratisi a Como con Leone, che oggi sarà interrogato dal gip come gli altri 5 arrestati.

Fonte: milano.corriere.it

9 nov 2012

Processo Ruby, parla una delle olgettine. «Berlusconi mi dà ancora 2.500 euro al mese»

In aula Elisa Toti, una delle ragazze che parteciparono alle serate ad Arcore. Presenti anche Emilio Fede e Lele Mora

MILANO - «Silvio Berlusconi mi aiutava prima dell'inchiesta e mi aiuta anche adesso: mi dà 2.500 euro al mese e mi ha versato una fidejussione per pagare una casa». A dichiararlo durante il processo Ruby a carico di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora (imputati per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile), è Elisa Toti, una delle «olgettine», che parteciparono alle serate organizzate ad Arcore dall'ex premier, e giornalista di Mediaset. La ragazza, sentita come testimone, ha spiegato inoltre che l'ex capo del governo le ha comprato, nel 2010, un'auto, una Mini. Al pm Antonio Sangermano, che le ha chiesto se avesse mai fatto sesso a pagamento con Berlusconi, Elisa Toti ha risposto seccamente: «Mai, non sono una prostituta». Ha poi detto di aver visto Ruby nel 2010, ad aprile, a villa San Martino, «ma non mi venne presentata, l'ho guardata perchè non l'avevo mai vista prima. Era nuova».

FEDE E MORA
Nell'aula di tribunale anche Emilio Fede: «Sono qui come cronista» precisa ai giornalisti. È la prima volta da quando è iniziato il dibattimento che l'ex direttore del Tg4 partecipa a una udienza del processo. È presente anche Lele Mora, che da alcune udienze ormai sta seguendo il dibattimento.

LE ALTRE TESTIMONI
«Erano 6.500 euro che ha preso da Berlusconi?», «non me lo ricordo bene...». A porre la domanda è il pm Antonio Sangermano, a rispondere come testimone è Aris Espinoza. Così la showgirl «olgettina» replica all'accusa che le chiede da chi abbia ricevuto 6.500 euro dopo aver trascorso una serata ad Arcore. «Non è verosimile che non si ricordi», iniste il pm e il presidente del collegio, Annamaria Gatto, ricorda alla Espinoza che la «reticenza di un testimone è equiparata alla falsità». Allora la donna dice: «Può essere che in quella conversazione mi sia inventata qualcosa, non ricordo. Potrei aver millantato di aver ricevuto 6.500 euro per giustificare il fatto che non uscivo con il mio fidanzato». Durante la sua deposizione, Espinoza ha affermato di non avere «mai fatto sesso a pagamento con Berlusconi» e di non aver mai assistito a palpeggiamenti da parte dell'ex premier nei confronti delle ospiti alle feste. Il pm ha contestato alla testimone una versione dei fatti diversa raccontata da Natasha Teatino, che partecipò ad una serata con la Espinoza e che disse di aver visto palpeggiamenti nelle parti intime del premier.

Fonte: milano.corriere.it

6 lug 2012

Nicole Minetti in aula: «Vergogna? Assolutamente no»

Imputata per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile

L'ex compagna di liceo: «Era un puttanaio». Una teste racconta: «Minacce dalla Minetti perchè avevo denunciato Ruby»

MILANO - «Io imbarazzata? Proprio no». Ma neanche un po' di vergogna per quello che emerge? «Assolutamente no». Sorridente e impassibile Nicole Minetti, assediata da fotografi e cronisti in una pausa del processo «bis» sul caso Ruby, che la vede imputata con Lele Mora ed Emilio Fede per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile. Per circa un'ora la consigliera regionale del Pdl - che in precedenza non aveva mai partecipato alle udienze del processo - ha ascoltato l'esame del testimone Melania Tumini, sua ex amica e compagna di liceo, invitata da lei la sera del 19 settembre 2010 ad Arcore. La consigliera regionale, vestita con un tailleur pantalone nero, ha dispensato sorrisi all'indirizzo delle fotocamere prima di entrare nell'aula della quinta sezione penale. Inseguita da decine di giornalisti anche mentre andava al bagno, la Minetti ha affermato che non ha «mai pensato di lasciare la politica», ed ha aggiunto che parlerà, ma durante il processo.

Le telefonate di Nicole Minetti a Berlusconi e le istruzioni alle ragazze per le feste

«Amore» e «amorino» all'ex premier. I consigli: l'intimo sexy, «non essere timida, ne vedi di ogni»

MILANO - «Amore» e «amorino» sono i vezzeggiativi che Nicole Minetti rivolge a Silvio Berlusconi in una conversazione telefonica intercettata dagli inquirenti. «Love of my life» inizia così la telefonata della consigliera regionale con l'allora presidente del consiglio. Poi prosegue: «Amore, questa sera posso portare una mia amica? È bellissima, carinissima ha le seconda laurea, vedrai, è giustissima». Nicole Minetti si riferisce a Melania Tumini, sua ex compagna di liceo. Berlusconi risponde con un «grazie» e Nicole Minetti conclude la telefonata: «Bacino, ciao amore». La serata fu poi uno choc per la Tumini, che ha testimoniato al processo raccontando: «Sono stata ingenua perché pensavo che i miei studi potessero interessare», «le ragazze si esibivano in balli provocanti», con «baci e toccamenti sul sedere e sul seno» da parte dell'allora premier.

Berlusconi racconta le feste: «Gare di burlesque, riprenderei a farle»

Il Cavaliere: «Aiuto le ragazze rovinate dalla Procura. Le cene ad Arcore? Penso di riprenderle». «Vestiti regalo di Gheddafi»

MILANO - All'udienza di venerdì del processo «Ruby», in cui Silvio Berlusconi è imputato di concussione e prostituzione minorile, l'ex presidente del Consiglio è arrivato puntualissimo intorno alle 9.30. Consueto dispiegamento del servizio di sicurezza, che ha bloccato parte del primo piano del palazzo. All'udienza ha testimoniato il funzionario di polizia Piero Ostuni, che la notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 ricevette le telefonate dell'allora premier che sollecitava l'affidamento della minorenne marocchina, Karima El Mahroug, al consigliere regionale Nicole Minetti. Sono stati chiamati a deporre anche gli altri poliziotti che si occuparono dell'intricata vicenda, l'ex questore di Milano Vincenzo Indolfi, Giorgia Iafrate e Ivo Morelli. Ma è stato l'ex premier il vero protagonista della giornata, con dichiarazioni a ruota libera ai giornalisti in cui ha raccontato delle feste ad Arcore, dei travestimenti e spogliarelli («erano gare di burlesque») e dei suoi regali alle ragazze («mantengo tanta gente»).

26 giu 2012

Nelle serate di Arcore ragazze con maschere di Berlusconi, Fini e D'Alema

La deposizione della deputata Pdl Rossi. L'ex miss Piemonte Battilana: Le gemelle De Vivo semi nude alle feste

MILANO - Spuntano nuovi travestimenti delle serate ad Arcore nel processo a carico di Silvio Berlusconi per il «caso Ruby». A rivelarli è la deputata del Pdl Maria Rosaria Rossi, sentita come testimone. «Alcune ragazze indossavano una maschera che raffigurava il presidente Berlusconi stesso, altre ne avevano una da D'Alema e da Fini». Inoltre, sempre stando al racconto della parlamentare, c'era Marysthell Polanco che si travestiva da poliziotta.

LE GEMELLE DE VIVO
Altro che completini burlesque: la tenuta delle due gemelle Eleonora e Imma De Vivo, alla feste del 22 agosto 201o a Villa San Martino, era da film pornografico. Almeno secondo quanto ha raccontato Ambra Battilana, convocata come testimone al processo sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi, che è accusato di concussione e prostituzione minorile. In aula, per essere interrogate, anche le gemelle De Vivo. Le due ragazze, secondo il racconto della giovanissima miss Piemonte - parte civile nel processo gemello, quello a carico di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti dove ha già deposto - in quell'occasione rimasero «semi nude, con un abito corto con le parti intime, il seno e i genitali senza tessuto».

TREMILA EURO A TESTA
Quella del 22 agosto fu l'unica serata alla quale Ambra partecipò con l'amica Chiara Danese, rimanendo però in disparte. Oltre ad aver raccontato dello spogliarello di Nicole Minetti («rimase nuda, solo con le scarpe argentate con i diamantini») e dei toccamenti tra le ospiti e Berlusconi, la giovane ha spiegato che le gemelle De Vivo, anche loro stamane in tribunale per essere sentite, «erano semi nude, con un abito corto, senza tessuto nelle parti del seno e dei genitali». La ragazza oltre ad aver parlato dei tantissimi vestiti che l'ex premier aveva per i travestimenti («anche da regina»), ha riferito in aula ciò che quella sera Fede le disse sulle gemelle De Vivo: «Mi spiegò "quelle due sono venute da Napoli con l'aereo proprio perché questa sera si prendono tre mila euro a testa"».

OPPOSTA VERSIONE
La deputata del Pdl Maria Rosaria Rossi, sentita come testimone nel processo Ruby, ha raccontato che Ambra Battilana, una delle «pentite» delle serate ad Arcore, scrisse, dopo la sua partecipazione a una cena a Villa San Martino il 22 agosto 2010, una «lettera di ringraziamento» a Silvio Berlusconi. «Di questa lettera ne parlai con Berlusconi - ha spiegato Rossi riferendosi alla ragazza, che è anche parte civile nel processo a carico di Fede, Mora e Minetti - era una lettera carina, scritta in modo semplice, nella quale Ambra diceva che le sarebbe piaciuto ringraziare Berlusconi per la serata».

A PORTE CHIUSE
Dopo le prime dichiarazioni, i giudici hanno deciso che la testimonianza di Ambra Battilana proseguisse a porte chiuse, in modo da tutelare la ragazza - all'epoca minorenne - mentre rispondeva sulla sua relazione con un commerciante 70 enne. Ambra aveva presentato denuncia contro l'uomo per violenza sessuale. La procura di Alba di recente ha chiesto l'archiviazione anche perché la ragazza non si era mai presentata davanti ai pm per fornire ulteriori dettagli. La richiesta di sentire Ambra a porte chiuse è stata del pm Sangermano, al quale si sono associati i legali dell'ex premier, Ghedini e Longo.

Fonte: corriere.it

22 giu 2012

«Nicole Minetti fece la lap dance nuda davanti a Berlusconi»

Il racconto di Ambra Battilana davanti alla consigliera regionale. Fede: «Non capisco, mi ha ringraziato»

MILANO - «Nicole Minetti fece uno spettacolo al palo della lap dance e rimase nuda, solo con le scarpe con diamantini argentati, e poi si mise a ballare vicino a Berlusconi, toccava e si faceva toccare come le altre». La scena "a luci rosse" è stata descritta, davanti ai giudici milanesi, da Ambra Battilana, ex miss Piemonte e la prima ragazza parte civile (insieme con Chiara Danese) a parlare come teste nel corso del processo sul caso Ruby a carico di Emilio Fede, di Lele Mora e della stessa consigliera regionale, la quale, seduta a fianco ai suoi legali, ascoltava la deposizione. L’avvocato Stefano Castrale ha comunicato che Chiara Danese, ex miss Piemonte e parte civile nel processo, «non si è potuta presentare a testimoniare oggi, perché finalmente ha trovato un lavoro

LA SERATA NELLA VILLA
Ambra, 20 anni, che era presente ad una serata ad Arcore nella villa di Silvio Berlusconi nell'agosto del 2010, è una delle cinque ragazze - assieme a Chiara Danese, Imane Fadil, Barbara Guerra e Iris Berardi - parte civile nel dibattimento, perché lamenta di aver subito danni morali e di immagine per essere stata accostata «a una escort, ad una prostituta». «Quella sera - ha raccontato Battilana - ho visto contatti fisici, ho visto Silvio Berlusconi ed Emilio Fede nella sala del bunga-bunga che si facevano toccare nelle parti intime da ragazze nude e queste ragazze che si facevano toccare il seno e il sedere».

LA STATUETTA
Ambra ha raccontato che la sua amica Chiara Danese si era sentita male poco prima, e che Fede le aveva preparato un tè ed era rimasto solo con lei. Secondo Ambra, il suo malessere nasceva dal fatto che non era stata una cena «normale». Ambra ha confermato il racconto già fatto da Chiara Danese: durante la cena Berlusconi portare la «statuetta di Priapo»: era un «omino di legno con sopra una botte, togliendo la botte rimaneva questo omino con un pene sproporzionato rispetto al resto della statuina». Le ragazze, tra cui «Roberta Bonasia, simulavano un rapporto orale con questa statuetta». «Con Berlusconi facemmo un giretto delle sale, c'era questa sala molto grande, coi palloncini con la scritta "viva Silvio". Mentre facevamo il giro della villa, Berlusconi ci dava dei colpi sul sedere per farci andare più veloci», ha aggiunto. «Ebbi la percezione che fosse come un palpeggiamento - ha spiegato Ambra - l'ho solo guardato e lui è passato avanti, come se avesse capito che non doveva farlo». La ragazza ha raccontato di avere rifiutato dei regali offerti dall'ex premier e poi ha spiegato cosa accadde nella saletta del bunga bunga.

IL BALLO
«A un certo punto, le ragazze cominciarono a ballare, io e Chiara eravamo sedute sui divanetti. Alcune di loro, tra cui la Bonasia, erano vestite da infermiere, col cappellino e lo stetoscopio. La Bonasia giocava con un frustino. Le ragazze hanno fatto una gara di ballo e Maristhell (Polanco, ndr) ha alzato la gonna. Fede allora ha detto "Che bel sedere che ha, le ho messo la fascia a un concorso". Erano tutte abbastanza nude, alcune completamente. A un certo punto, la Minetti ha fatto la lap dance e poi è rimasta nuda con le scarpe coi diamantini argentati».

IL PIANTO DI AMBRA
L'avvocatessa di Ambra, Patrizia Bugnano, le ha chiesto come le sia cambiata la vita dopo la partecipazione a quella serata e l'eco mediatica che ne è seguita: «Lavoravo come modella e avevo dei contatti di lavoro che non si sono fatti più sentire. Su Google sono persino più famosa di Ambra Angiolini. Adesso cerco di lavorare col cognome di mia madre. Quando uscì il mio nome, i giornalisti venivano a fermarmi all'uscita della scuola per geometri dov'ero iscritta all'ultimo anno - e qui Ambra si è emozionata e ha versato qualche lacrima, asciugata con un fazzoletto che le porge il pm - i miei compagni di classe mi si rivolgevano e mi guardavano in un altro modo». Battilana si è anche messa a piangere in aula, quando uno dei difensori, in contro-esame, ha fatto riferimento ad una sua denuncia per violenza sessuale nei confronti di un uomo anziano che lei avrebbe conosciuto quando era minorenne, chiedendo alla giovane se avesse ricevuto 2 mila euro da quell'uomo. «Era il mio fidanzato - ha precisato Ambra, che poi ha negato di avere mai scritto nella denuncia, diversamente da quanto sostiene Pecorella, di avere avuto rapporti a pagamento con quest'uomo.

FEDE: «MI HA RINGRAZIATO»
«Non capisco davvero come spiegare tutto ciò», ha commentato l'ex direttore del Tg4 Emilio Fede, interpellato al telefono, in merito alle dichiarazioni di Ambra. «Eppure quella sera dopo cena Ambra mi mandò diversi sms per ringraziarmi della piacevole accoglienza», ha raccontato. «Quella sera io andai via prima e mi offrii di accompagnare fino a Milano, sotto gli uffici di Mora, Ambra e un'altra ragazza - ha aggiunto Fede -. Lì ad attenderli c'era un loro amico che doveva portarle fino a Torino e durante il viaggio mi arrivarono appunto gli sms di ringraziamento: "Emozionata dalla piacevole accoglienza". Chiara Danese ha dichiarato che quegli sms sono stati inviati da Daniele Salemi, agente delle due ragazze, mentre loro dormivano in auto. «Ma per favore - ha commentato Fede - e poi perché si sono costituite parte civile dopo mesi? Perché le barzellette non facevano ridere? Per la musica che non gli piaceva? Per il menu?»

IL MODELLO
In mattinata è stato interrogato il modello-ballerino laureato in legge Antonio Passaro, che ha testimoniato che Karima El Mahroug, per quanto risultava a lui, non si prostituiva. Anzi: «Ruby mi ha offerto 4 mila euro a settimana perché avessi rapporti sessuali con lei, era lei che voleva pagare me, ma io non le credevo, non credevo a niente di quello che diceva». «Non mi ha mai detto che faceva la prostituta e non mi ha mai parlato di Berlusconi», ha aggiunto. E quando il pm gli ha contestato la conversazione con Ruby intercettata nel settembre 2010 in cui la ragazza gli parlava di Papi, dicendo: «Lei è la pupilla (Noemi, ndr), io sono il culo», il modello ha sostenuto che quelle cose lui le conosceva perché erano già finite sulla stampa (ma le prime notizie sul caso Ruby sono state pubblicate un mese dopo). Passaro ha raccontato anche che la giovane marocchina gli aveva parlato di «Lele Mora, perché la figlia di lui la aiutava» e di una «cena con Fede nel principato di Monaco», ma «mai di Nicole Minetti, invece». Il teste ha detto anche che Ruby affermava di avere 26 anni. «Sicuramente dimostrava più di 20 di anni», ha commentato. Sangermano e il procuratore aggiunto Pietro Forno non sono rimasti soddisfatti dalle risposte di Passaro, tanto che durante l’esame del teste hanno dichiarato: «Poi faremo le nostre valutazioni sulle sue dichiarazioni», alludendo alla possibilità di un’indagine per falsa testimonianza.

IMANE E IL SIRIANO
Nel pomeriggio è stata la volta della modella Imane Fadil, parte civile nel processo, che ha raccontato che cosa ha visto nelle serate ad Arcore. In un'occasione, ha affermato di avere visto Silvio Berlusconi ed Emilio Fede «palpeggiare e toccare le natiche» a Iris Berardi che, a sua volta, «si siedeva sopra di loro». La Fadil ha anche parlato di un siriano «che diceva di essere amico di Berlusconi», incontrato nella primavera del 2011: «Mi disse di andare ad un incontro ad Arcore per avere dei soldi». Denaro che, a una specifica domanda del giudice, sarebbe servito per fornire in aula una testimonianza «reticente». Alla domanda se il siriano, però, fosse spinto da qualcuno ad invitarla a quelle cene, la testimone replica: «Me lo fece capire, non me lo disse. Mi disse che era amico di Silvio Berlusconi, che andava a cena da lui». Una versione dei fatti tutta da verificare e che potrebbe essere smentita o confermata dalla diretta voce del siriano, che è stato identificato attraverso un complesso lavoro sulla scheda sim del cellulare regalato a Fadil e che il pm Antonio Sangermano ha chiesto di poter sentire in aula nelle prossime udienze.

Fonte: corriere.it

5 apr 2011

Ruby, tre telefonate di Berlusconi, negli atti della Procura di Milano

Colloquio con la Minetti sul caso della ragazzina marocchina

MILANO - Sono tre le telefonate in cui è rimasta registrata la voce del presidente del Consiglio e che, tra le 20mila pagine depositate agli atti da settimane sul caso Ruby, sono sopravvissute nei brogliacci agli omissis apposti dai pm a tutela dello status parlamentare del premier. Nelle conversazioni Berlusconi, per legge non intercettabile senza previa autorizzazione delle Camere, è interlocutore di ragazze (Nicole Minetti, Marysthelle Polanco e Raissa Skorkina) che invece in quel momento avevano i telefoni posti legittimamente sotto controllo dal gip.

AGOSTO, «INDAGANO SU RUBY», «MA I NOSTRI TESTI DIRANNO...»
Berlusconi: «Come sta la mia consigliera bravissima? Mi parlano tutti così bene di te, amore. Tutti, quelli della Lega, i nostri (...) Così poi quando ci sono le elezioni vieni in Parlamento».
Nicole Minetti è il consigliere regionale pdl che Berlusconi - avvertito il 27 maggio 2010 a Parigi sul suo cellulare dalla prostituta brasiliana Michelle della presenza in Questura a Milano della 17enne marocchina Karima «Ruby» el Mahroug per una denuncia di furto di tremila euro - aveva immediatamente fatto catapultare di notte in Questura. Preannunciando per telefono al capo di gabinetto che si trattava di una sua delegata, alla quale affidare la minorenne che il premier asseriva gli fosse stata segnalata come nipote del presidente egiziano Mubarak. L'1 agosto 2010, cioè 10 giorni dopo il terzo verbale di Ruby, due giorni prima dell'ultimo ai pm, e quasi tre mesi prima dell'emersione dell'inchiesta, è al telefono con Berlusconi. E dai complimenti passa presto ad altro.
Minetti: «Ma lo sai che l'altro giorno è venuto da me in Consiglio regionale Giuliante a parlarmi della storia della Ruby?».
Berlusconi: «E Giuliante chi è?».
Minetti: «Giuliante è l'avvocato del Pdl nonché di Lele (Mora, ndr), è venuto in Consiglio e praticamente m'ha raccontato tutta la storia, che c'è questo pm di nome Forno che sta seguendo il caso (...) e che secondo lui, non adesso, ma a settembre (il pm Forno, ndr) mi chiamerà perché comunque sia la Ruby che l'altra str... della Michelle hanno fatto il mio nome. Hanno aperto un'indagine su questa Michelle, perché in effetti è vero che la Ruby l'ha denunciata».
Berlusconi: «Cioè, la Ruby ha denunciato Michelle?».
Minetti: «Sì, per induzione alla prostituzione».
Berlusconi: «Una si dà la patente di puttana?».
Minetti: «Te lo giuro» (ride).
Berlusconi: «Ma roba da matti».
Fin qui il premier sembra stupito o disinteressato. Ma quando anticipa a Minetti quella che sarà poi la linea difensiva, mostra di sapere già bene di che tratti l'indagine, altrimenti non si comprenderebbe il senso del preciso richiamo all'età minorenne o meno della ragazza.
Berlusconi: «Vabbeh, quello che è importante è che ci siano diverse persone che testimonino come a noi (Ruby, ndr) aveva detto che aveva l'età diversa da quella che aveva insomma. Una volta che succede quello, non succede più niente. L'abbiamo soltanto aiutata perché ci faceva pena».
Minetti però riferisce un dato che disorienta Berlusconi.
Minetti: «Si, perché (Giuliante, ndr) m'ha detto che 'sto Forno c'ha anche delle foto in mano, che gli ha dato la Michelle».
Non è vero. Si è ora capito che era la bugia che Ruby raccontava a Giuliante quasi per giustificarsi del fatto di non aver potuto negare nei verbali le proprie presenze alle notti di Arcore. Ma già la sola prospettiva di foto, benché non vera, incrina la sicurezza del premier. Il brogliaccio lo segnala ammutolito: «5 secondi di silenzio».
Berlusconi: «Ho capito. Mmh, vabbeh, speriamo che non venga fuori un casino. Sai, basta poco perché quando si tratta di me, eh, tutti i giornali son contenti...va beh, comunque noi non abbiamo fatto niente di male, eh...».
Alla luce di questa inedita telefonata dell'1 agosto acquista interesse anche quella che il 22 ottobre 2010, quattro giorni prima che Il Fatto sveli l'esistenza di Ruby, parte da Palazzo Grazioli (residenza romana del premier) per Barbara Faggioli, una delle ragazze delle feste di Arcore.

LA SEGERETRIA DEL PREMIER: C'È DA COSTRUIRE UN VERBALE»
«C'è da costruire un verbale»
A chiamarla è la segretaria di Berlusconi per convocarla alle indagini difensive dell'avvocato Ghedini. Ma l'argomento le è posto in modo tutt'altro che neutro, più simile a una anticipazione di quanto la ragazza dovrebbe dire.
Segretaria: «Buongiorno, è la segreteria del presidente Berlusconi, noi la volevamo convocare perché è veramente indispensabile la sua presenza per cercare di costruire e verbalizzare le normalità delle serate del presidente Berlusconi... Lunedì 25 a Milano presso lo studio Vassalli alle 17».
Faggioli: «Vengo da sola?».
Segretaria: «Si presenta da sola e deve chiedere dell'avvocato Niccolò Ghedini».
Faggioli: «Ah, Ghedini».
Segretaria: «Sì, sì, sempre lui».

RAISSA: «HO FINITO LA BENZINA». SILVIO: «OK VAI DA SPINELLI»
La seconda telefonata del premier sopravvissuta agli omissis è del 26 settembre 2010. Raissa Skorkina, ospite russa delle notti di Arcore, chiama Villa San Martino e in 31 secondi le viene passato il presidente, dal quale cerca l'ok a ottenere «benzina» dal tesoriere personale di Berlusconi, il ragionier Spinelli.
Raissa: «Amore ciao ciao, tutto bene, e tu?».
Berlusconi: «Abbastanza, sono pieno delle cose politiche che è una cosa pazzesca».
Raissa: «Eh, immaginato. Però ho tanta voglia di parlarti, ti prego! (...) E poi volevo chiederti... mi stanno finendo la benzina».
Berlusconi: «Come?».
Raissa: «Mi sta finendo la benzina».
Berlusconi: «Ah, ho capito. Va bene, lo dico a Spinelli. Va bene?».

IL CASTING TV DI MARYSTHELLE: «TE L'HO PROCURATO IO»
La terza telefonata rimasta negli atti è con la dominicana Marysthelle Polanco ed è del 4 ottobre 2010, tre mesi dopo che il premier ha sicuramente saputo dell'arresto del suo convivente per traffico di 12 chili di cocaina. Anche qui è una donna da Palazzo Grazioli che le passa il premier. La conversazione ha ampi tratti privati, e inserimenti di un'altra ragazza (Aris) accanto a Marysthelle, a base di scherzosi e reciproci «cattivona tu»/«no, cattivissimo tu». Qui si darà conto solo del segno di un intervento di Berlusconi a favore di Marysthelle nel mondo della tv.
Marysthelle: «Sono a Roma, oddio sono venuta a fare il casting con Pingitore. Ti ricordi?».
Berlusconi: «Sì, quella che ti ho procurato io, no?».
Marysthelle: «Sì, amore» (ride).
Berlusconi: «Adesso mi hanno chiesto se possono fare qualche numero per le nostre reti. Sto tentando di convincere mio figlio».

E UNO DEI BUNGA BUNGA VA IN VIVAVOCE PER CASO
Agli atti c'è anche una sorta di casuale viva voce di un bunga-bunga di Berlusconi. Capita infatti che uno spasimante di Aris Espinoza, indispettito per le presenze ad Arcore di Aris e dell'amica Iris, la notte del 25 settembre le chiede via sms un favore particolare: «Rispondimi per ascoltare... quando sei con lui». «Ok», gli promette la ragazza. E mantiene, annotano i brogliacci: «Come richiesto nel sms, l'interlocutore chiama e l'utente (la ragazza, ndr) risponde senza parlare. In sottofondo si sente Iris che dice "sono già ubriaca", Aris le chiede "hai bevuto?", poi si sente la voce in sottofondo di un uomo, presumibilmente Silvio Berlusconi».

Fonte: corriere.it

7 mar 2011

Le ragazze di via Olgettina: «I regali di Silvio? Catenine da cesso...»

Elisa Toti alla madre: «Seimila euro per una settimana con lui». L'ironia delle sorelle De Vivo

MILANO - Seimila euro per aver trascorso quasi una settimana con «lui», anche se in compagnia di altre ragazze. «Beh, sono dodici milioni di vecchie lire»: è la madre di una delle «ragazze di via Olgettina» che fa i conti di quanto ha portato a casa la figlia, Elisa Toti, una delle ospiti assidue delle feste ad Arcore. Al telefono con la madre Anna, la sera dello scorso 9 gennaio, la domenica che chiude il ponte dell'Epifania, in una conversazione intercettata e allegata alla richiesta di giudizio immediato dei pm milanesi per Silvio Berlusconi, imputato per il caso Ruby, la giovane spiega di essere «appena tornata a casa» e aggiunge di essere «preoccupata per la salute di lui». La madre, invece, sembra preoccuparsi di altro: «Senti eeee quanto v'ha dato?». E la figlia: «Cinque più quegli altri mille quindi, quindi sei». La signora Anna è contenta: »Dici niente? Capito? eee poi che vi ha detto quando lui vi ripotrà vedere?». Risposta: «Ce lo dirà lui».

17 feb 2011

Ruby, le telefonate, i bonifici

«Evidente lo scopo di nascondere il reato di aver avuto rapporti con una minorenne»
Le conclusioni del gip Cristina Di Censo che ha deciso il processo per Silvio Berlusconi

MILANO - Silvio Berlusconi aveva «l'evidente scopo» di nascondere il reato di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con una minorenne e voleva «assicurarsene l'impunità» che «la giovane e poco controllabile Karima El Mahroug ben avrebbe potuto porre a rischio», quando fece pressioni sulla Questura di Milano affinché la 17enne marocchina fosse affidata con una «procedura macroscopicamente anomala» alla consigliera regionale Nicole Minetti. Nelle 27 pagine del decreto notificato ieri a Silvio Berlusconi e alle parti lese il giudice Cristina Di Censo spiega perché, rinviando a giudizio immediato il premier per la vicenda Ruby, ritiene che i pm Ilda Boccassini, Piero Forno e Antonio Sangermano abbiano nelle mani quella «prova evidente» (che nulla ha a che vedere con la colpevolezza) richiesta dal codice per saltare l'udienza preliminare e sostenere l'accusa nel processo che comincerà il 6 aprile in Tribunale di fronte ai giudici della quarta sezione penale.

Abuso di potere da parte del premier
Secondo l'accusa, la sera del 27 maggio 2010 Silvio Berlusconi, allertato da Milano sul cellulare personale dalla prostituta brasiliana Michelle Conceicao mentre era a Parigi ad un vertice internazionale, chiamò il capo di gabinetto della Questura di Milano Pietro Ostuni per fare pressioni affinché «Ruby» fosse affidata alla Minetti invece che a una comunità per minorenni. Con quelle pressioni, che servivano ad evitare che emergessero i suoi rapporti con la giovane, per la Procura Berlusconi avrebbe commesso il reato di concussione. La difesa del premier ha sostenuto che non ci fu alcun reato e, se mai ci fosse stato, esso dovrebbe essere giudicato dal Tribunale di ministri e non da quello ordinario. Una tesi seguita anche dalla Camera dei deputati respingendo la richiesta di perquisizione dell'ufficio di Giuseppe Spinelli, l'amministratore del «portafoglio» personale di Silvio Berlusconi dal quale sarebbero partiti i pagamenti per le ragazze del bunga bunga. Il gip risponde a queste obiezioni scrivendo che, dopo aver esaminato le fonti di prova, si è convinta che la tesi della Procura non è campata in aria e che ci sono parecchi elementi che i giudici del Tribunale dovranno valutare. «È evidente che l'ipotizzato, indebito, intervento» su Ostuni e, a cascata, sugli altri due funzionari che quella sera furono investiti del problema, fu fatto da Berlusconi «sicuramente con abuso della qualità di presidente del Consiglio». Ma questo avvenne «al di fuori di qualsivoglia prerogativa istituzionale e funzionale propria» del premier. Come dire, si mosse con il peso emotivo che la sua carica poteva esercitare sui funzionari, ma non con quello proprio del premier perché come tale non ha «nessuna competenza» sulla «identificazione e affidamento dei minori» né ha «poteri di intervento gerarchico sulla Polizia che dipende solo dal ministro degli Interni.

Nipote di Mubarak «non è logico»
In una memoria allegata agli atti, i difensori di Silvio Berlusconi, gli avvocati-parlamentari Niccolò Ghedini e Piero Longo, sostengono che quella fatidica sera il premier intervenne per «salvaguardare le relazioni internazionali con l'Egitto», dato che riteneva «erroneamente» che Karima El Marough fosse la nipote del presidente egiziano. È una tesi «apertamente contraddetta dalla logica degli accadimenti», sostiene il giudice: in primo luogo, Silvio Berlusconi quando parlò con Ostuni «fece riferimento in termini generici e dubitativi all'illustre consanguineità della minorenne»; in secondo luogo, non risulta che la presidenza del Consiglio, «per tutelare le relazioni diplomatiche con l'Egitto», abbia in qualche modo contattato «le autorità di quello stato per la verifica della nazionalità e dell'identità» di Ruby. Quando poi fu chiaro che si trattava di una marocchina di 17 anni, sbandata, fuggita da una casa di accoglienza in Sicilia, la ragazza «non fu affidata a una qualsivoglia delegazione diplomatica, ma consegnata alle cure del consigliere regionale Nicole Minetti». La Minetti, 25 anni, eletta alle ultime regionali nel listino bloccato Pdl di Roberto Formigoni su indicazione di Berlusconi, di cui è stata igienista dentale, è imputata con il direttore del Tg4 Emilio Fede e l'impresario dello spettacolo Lele Mora per favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, nell'inchiesta dalla quale è stata stralciata la posizione del premier e che sarà chiusa con il deposito degli atti la prossima settimana.

Assicurarsi l'impunità Ruby è poco controllabile
Il gip scrive che «l'esito della vicenda» in Questura, «storicamente certo», conferma «la ricostruzione dell'accusa» e, cioè, che Berlusconi intervenne per un «interesse» diretto che «riguardava la ragazza e non le parentele extracomunitarie» della giovane. Ma quale sarebbe stato questo interesse? Evitare che ciò che Ruby sapeva sulle feste ad Arcore finisse nelle mani della polizia. Il processo dovrà stabilire se, come sostiene la Procura, «la sottrazione della minore alla sfera di controllo della polizia» aveva per Berlusconi lo scopo di «occultare» il reato di prostituzione minorile e «assicurarsene l'impunità», che «la giovane e poco controllabile Karima El Mahroug ben avrebbe potuto porre a rischio». I due reati, per il giudice, non sono separabili in distinti processi e vanno giudicati insieme dal Tribunale di Milano. Pertanto non c'è alcuna «violazione di legge nella scelta del Pm di mantenere unificate le due contestazioni».

Le prove in 14 pagine Spuntano le auto delle ragazze
La documentazione raccolta nelle indagini, divisa per aree tematiche, riempie 14 delle 27 pagine del decreto di giudizio immediato. Sono «plurime e variegate le fonti di prova», tutte «riferite e pertinenti ai fatti di imputazione». Si va dai momenti della notte in Questura, passando per le relazioni di servizio firmate dai poliziotti che, due mesi dopo i fatti, innescarono in parte l'inchiesta per passare ai cinque interrogatori di Ruby dinanzi ai pm tra il 2 luglio e il 3 agosto fino agli interrogatori delle ragazze che partecipavano alle feste, tra le quali la brasiliana Iris Berardi, presente di notte anche quando era minorenne. Ci sono poi le intercettazioni (mai di parlamentari) e la documentazione bancaria raccolta recentissimamente. Tra cui alcune verifiche su assegni e bonifici dal conto corrente 2472 intestato a Spinelli nella Banca popolare di Sondrio, soldi usati per acquistare autovetture. Accertamenti preceduti da verifiche sulla proprietà di auto intestate ad alcune delle ragazze. Seguono i movimenti di denaro tra Berlusconi, Spinelli, Mora e Fede oltre all'esame, attraverso i tabulati telefonici, dei presenti alle feste di Arcore anche a novembre e dicembre 2010. «Fonti prova di natura dichiarativa documentale, intercettativa e investigativa pura» che, a parere del giudice Cristina Di Censo, «convergono nel senso della ricostruzione delittuosa prospettata dall'accusa». Elementi che, «allo stato degli atti», non paiono essere «efficacemente contrastati dai contenuti delle investigazioni» fatte dalla difesa del premier che, anzi, «in più punti stridono in termini netti con le acquisizioni dell'indagine pubblica». Una ragione in più perché tutto sia valutato in un processo.

Parti lese Il ministro Maroni
Si tratta di Ruby, presunta vittima del reato di prostituzione minorile, dei tre funzionari della Questura di Milano vittime della presunta concussione: Giorgia Iafrate, che si occupò dell'affidamento della marocchina alla Minetti, del capo di gabinetto Ostuni e del funzionario Ivo Morelli, dirigente dell'Ufficio Prevenzione Generale. Se i dipendenti del ministero dell'Interno furono vittime del premier, è logico che anche lo stesso ministero, attraverso il suo rappresentante «pro tempore», il leghista Roberto Maroni, compaia tra le parti lese.

Fonte: corriere.it

15 feb 2011

Tra le organizzatrici delle feste a Tor Crescenza la parlamentare Maria Rosaria Rossi

Nelle carte per Ruby anche le feste romane
Contatti tra Procure sulle serate a Tor Crescenza e a palazzo Grazioli. Ma Milano smentisce

ROMA - C'è un nuovo filone d'inchiesta sulle feste del presidente del Consiglio. Riguarda le serate organizzate a palazzo Grazioli, ma soprattutto quelle al castello di Tor Crescenza, dove Silvio Berlusconi ha trascorso la scorsa estate.

Il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati avrebbe deciso di trasmettere ai colleghi della capitale la parte del fascicolo che riguarda tali incontri. Il primo contatto tra i capi dei due uffici giudiziari sarebbe avvenuto un paio di giorni fa. Ieri sera, dopo che l'indiscrezione ha preso a circolare, il procuratore milanese ha tuttavia smentito ogni contatto con il collega romano Giovanni Ferrara. Una presa di posizione che potrebbe preludere addirittura a una marcia indietro: niente più collaborazione. E dunque potrebbe essere rinviata anche la trasmissione dei documenti.
Quanto emerso dagli accertamenti milanesi, e prima ancora a Bari, consente di individuare le persone che portavano le ragazze alle feste del premier. Alcuni riferimenti al «giro» romano si rintracciano nelle carte depositate al Parlamento, soprattutto nelle conversazioni tra le ragazze, ma altri elementi sono stati raccolti dai magistrati e riguardano i riscontri sulle presenze a queste serate e soprattutto i preparativi. Più volte la parlamentare del Pdl Maria Rosaria Rossi si è vantata di aver organizzato cene nel castello affittato dal presidente del Consiglio ed è possibile che il suo nome compaia nei nuovi atti, anche perché alcuni suoi colloqui con il direttore del Tg4 Emilio Fede erano stati intercettati e allegati agli inviti a comparire notificati allo stesso capo del governo e alla consigliera regionale del Pdl in Lombardia Nicole Minetti, accusata di essere una «reclutatrice» insieme a Fede e a Lele Mora.

«Due, tre volte a settimana»
Leggendo le trascrizioni delle telefonate si capisce come le ragazze che frequentano Arcore siano quasi invidiose per quanto avviene nella capitale. Il 23 settembre 2010 Minetti e Barbara Faggioli parlano del premier.
Faggioli: facendo i conti tra quello che ha dato... col bene che gli voglio, perché lo sai che l'adoro... alla Marysthelle, alla Fico... a questa e a quell'altra...
Minetti: perché te dici anche alla Raffi?
Faggioli: Raffi sicuramente sì dai. Stando a Roma lei lo vedeva anche a Roma, lo sai che fanno queste cene due o tre volte alla settimana, ultimo periodo un po' di meno, ma prima sì... lo so perché mi chiamavano, poi me l'ha detto anche Raffi stessa.
Minetti: ma dai?
Faggioli: e certo! Io mi sono un po' avvicinata a lei per capire anche i giri di Roma, eh?
Minetti: e cosa ha detto, due o tre volte la settimana?
Faggioli: be', che a volte lo vedeva anche due o tre volte, è capitato che non l'ha visto anche per un mese. Poi parlando anche con Cinzia no? Cinzia mi ha detto che si vedevano spesso, che soprattutto vedeva Valeria e Raffa... quindi anche se lui e lei dicono che no, è sì. Lui ha sempre avuto questo vizio qua di dire, no, non vedo nessuno non frequento nessuno al di fuori di voi no?... E invece non è così perché lui non riesce cioè, io poi lo conosco da anni, lui non riesce a stare da solo.

«Andiamo al Castello»
Anche Barbara Guerra e Miriam Loddo potrebbero essere state a Tor Crescenza. Ne parlano il 27 settembre scorso e si riferiscono ad un invito «al castello» per la domenica successiva. Il 19 ottobre Minetti parla invece con Elisa Toti e dal colloquio riemerge la rivalità tra i due gruppi.
Minetti: io a te, non mi ricordo quand'è che t'ho visto, però io t'avevo visto altre volte.
Toti: e io ero romana, ero romana, si cioè stavo a Roma.
Minetti: ah! Ecco tu eri romana...
Toti: frequentavo il giro di Roma, tra virgolette, poi ogni tanto hai visto venivamo su a Milano perché se c'era qualcosa... però io stavo a Roma, poi a lui gli chiesi che comunque preferivo venire su a Milano, poi hai visto, ho iniziato a lavoricchiare qui a Milano, quindi... preferivo insomma stare qua, anche perché poi, conoscevo, parecchi miei amici erano qua, insomma una cosa l'altra, a Roma non è che proprio mi trovassi un gran che bene.
Minetti: adesso sei qua tranquilla no?
Toti: sì...

«Mi vesto da femmina»
Tra le organizzatrici delle feste a Tor Crescenza c'era Maria Rosaria Rossi, parlamentare che frequentava anche Arcore dove, almeno a sentire le intercettazioni, si muoveva come una perfetta padrona di casa. Il 24 agosto scorso parla con Emilio Fede che le annuncia il suo arrivo a Villa San Martino.
Rossi: vieni, vieni. Chi c'è? Niente poche persone...
Fede: ecco no perché c'ho due mie amiche.
Rossi: ah che palle che sei, due amiche, quindi bunga bunga, due de mattina, io ve saluto eh?!
Fede: no tesoro, posso non portarle, eh?! Chi c'è?
Rossi: ma scherzo, ma stai scherzando? No, c'è una delle gemelline... Manuela, e un'altra, sono tre persone, aspetta però, dimmi quanti sei tu e altre due? Siete tre?
Fede: sì
Rossi: allora avverto la cucina dai, non c'è Roberta se era quello che mi chiedevi.
Fede: no Roberta lo so, è lì.
Rossi: va be' allora mi devo vestire da femmina pure stasera?
Emilio: stai bene anche com'eri ieri sera...
Rossi: grazie come sei gentile... vabbè mi vado a vesti' da femmina allora, va...

Fonte: corriere.it

9 feb 2011

Feste, incontri e sms. Il ruolo della Tommasi

L'attrice avrebbe inviato messaggi minacciosi al Cavaliere

NAPOLI - Incontri a pagamento organizzati a Napoli, ma anche a Roma e a Milano. Si muovono all'ombra del clan camorrista dei Mallardo i «gestori» del giro di prostituzione che incrocia le feste del presidente del Consiglio. Fissano gli appuntamenti con facoltosi clienti per Sara Tommasi, ospite assidua di Silvio Berlusconi. E proprio intercettando le loro conversazioni si scopre che almeno in un'occasione la starlette sarebbe stata prelevata sotto la sua casa nella capitale dalla scorta del capo del governo, anche se Palazzo Chigi ha nettamente smentito la circostanza. Lei con Berlusconi mostra di avere familiarità, gli manda quindici sms sul suo telefonino personale. Ma il 15 gennaio, quando diventa pubblica la notizia dell'avviso a comparire spedito dai magistrati milanesi, in cinque ore gli manda nove messaggi di insulti e minacce. L'informativa consegnata dalla squadra mobile ai magistrati partenopei che indagando su un traffico di euro falsi sono arrivati alle feste, mostra come la ragazza rappresenti ormai l'anello di congiunzione tra la scuderia di Lele Mora e la criminalità organizzata. Un legame alimentato da Fabrizio Corona che ai «reclutatori» propone anche di mandare da un nuovo cliente Cecilia Rodriguez, la sorella della sua fidanzata Belen, soubrette diventata ormai famosa tanto da essere stata chiamata a presentare il Festival di Sanremo. Personaggio chiave dell'inchiesta si conferma Vincenzo Seiello, conosciuto come «Bartolo», che si muove con disinvoltura nel mondo dello spettacolo e fissa incontri a pagamento per le ragazze anche mentre si trova a Roma nella villa dell'Olgiata del cantante Gigi D'Alessio.

«È arrivata la macchina e se l'è portata»
È il 9 settembre scorso, Bartolo e il suo socio Giosuè Amirante sono a casa di D'Alessio. Contattano la Tommasi per avvisarla che un imprenditore la aspetta per la serata all'hotel Hilton. Lei accetta. Ma un paio d'ore dopo richiama per dire che non andrà all'appuntamento. «Mi ha chiamata una persona che non vedo da tempo», spiega. Loro si agitano, le dicono che il cliente è già in albergo, insistono. Poi vanno sotto casa per convincerla. Ma non fanno in tempo a fermarla. Il motivo lo raccontano subito dopo a un tale «Checco» che contatta al telefono.
Giosuè: «Guaglio' in vita mia non mi è mai capitata una cosa del genere... Mentre stiamo aspettando giù al palazzo che scende ci ha mandato un messaggio: "Giosuè adesso scendo!"... È arrivata due macchine con le guardie del corpo di Berlusconi! Se la sono venuta a prendere a questa e se la sono portata... guarda è una incredibile!».
Checco: «Ho capito».
Giosuè: «Mannaggia... ma poi è scesa senza bagagli quindi deve ritornare per forza là. Io adesso sono per corso Francia dopo che sono andato a spiegare a Gino quello che era successo e torno là un'altra volta perché devo cercare di capire... Adesso lei non risponde al telefono... Checco sono rimasto allibito di quello che ho visto stasera...».
Bartolo prende il telefono e aggiunge i dettagli: «Ci ha fatto andare là e poi abbiamo visto arrivare queste due macchine, un'Audi A8 e un Audi A6».

E Corona chiede 4.000 euro per Cecilia
Dopo qualche settimana Sara Tommasi fa sapere a Bartolo che non vuole più lavorare e in un sms gli scrive: «Mi spiace non voglio più avere niente a che fare con Corona, né con Lele, né con questo mondo. Addio». In un successivo messaggio tira in ballo Marina Berlusconi, in un altro rifiuta «i manager di Mediaset come voleva la vostra amica Susanna Petrone, i trenini con Fede e Moschillo». Lui la chiama, cerca di convincerla ma lei appare categorica: «Le marchette non le voglio fare, fate conto che Sara Tommasi è morta». E così, forse per sostituirla, Corona pensa alla Rodriguez. Ma quando gli dicono che il cliente rifiuta di pagare 4.000 euro e vuole spenderne al massimo 1.500, sbotta: «Ma che fai, che stai a fare l'elemosina, vuoi fare l'elemosina a Cecilia Rodriguez, mia cognata. 1.500 euro, ma chi sei tu, ma me lo compro questo locale e lo chiudo anche. Hai capito, me lo compro, lo sputtano e lo chiudo».

Sara e gli sms a «Silvio»
Il telefono della Tommasi viene intercettato a partire da dicembre proprio per trovare riscontro alle accuse di induzione alla prostituzione nei confronti di chi la recluta per gli incontri. Annotano i poliziotti nell'informativa: «Le comunicazioni telefoniche danno un quadro indicativo dei tanti contatti prestigiosi che può vantare, ma anche una rappresentazione inquietante della sua personalità fragile e spregiudicata». I primi sms inviati a Berlusconi sul cellulare personale sono molto affettuosi. «Amore ti ho mandato un pensiero da Licia. Spero tu capisca questa volta», scrive il 5 gennaio scorso. Ma pochi giorni dopo usa un tono ben diverso: «Silvio vergognati! Mi hai fatta ammalare... paga i conti dello psicologo». Una settimana dopo torna docile forse perché ha ricevuto una telefonata dal presidente: «Amore perdonami ho visto solo ora la tua chiamata... Se posso fare qualcosa... Bacio grande». E dopo sette secondi: «Mi sei mancato tanto. Spero tu mi possa richiamare presto. Ti amo ancora sai? Lady X». Ma tre giorni dopo, quando per Berlusconi arriva l'accusa di prostituzione minorile, la rabbia della Tommasi esplode. Il primo sms lo spedisce alle 18.24 del 15 gennaio e va avanti fino alle 23.18. «Spero che crepi...»; «Spero che il governo americano inizia a dare lustro a quello ignobile nostrano... la politica è una cosa seria non una barzelletta come l'hai intesa tu». E poi minacce che appaiono farneticanti tipo «riprendi subito Ron (Ronaldinho ndr) nella tua squadra di m... o ti faccio escludere da Obama dai Grandi del mondo» oppure «ci vuole una buona reputazione per governare!!! Anche tu fai festini Dinho deve tornare» e ancora: «Stai abusando di potere... immeritato tra l'altro, vedi processi e quant'altro». Quattro giorni dopo parla con la madre e piangendo le dice: «Non so più dove scappare... sono perseguitata da Berlusconi e da tutti, non so dove mettere le mani».

Del Noce, il Marocco e la fiction Rai
Alla vigilia di Natale, la Tommasi invia al direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce un sms molto confidenziale che si riferisce ad un loro incontro. Il giorno dopo i due parlano al telefono. Annotano i poliziotti: «Sara dice di essere in partenza per il Marocco, ospite dei reali marocchini, amici di Gheddafi. Sara dice che deve capire di che morte deve morire, nel senso lavorativo, e in particolare quando la farà partecipare alle riprese della serie televisiva "Un posto al sole". Lui le risponde che ne riparleranno quando torna dal Marocco». Il 6 gennaio, appena torna, invia un sms al ministro La Russa e lo chiama «amore». Poi gli telefona, ma lui le spiega che dovranno risentirsi «perché sono appena tornato dall'Afghanistan».

Fonte: corriere.it

8 feb 2011

Feste con le ragazze, il caso Tommasi Vertice tra i pm di Napoli e Milano

I contatti con Paolo Berlusconi e La Russa. Il ruolo della Ronzulli

NAPOLI — C’è una girandola di contatti e appuntamenti nelle intercettazioni disposte dalla Procura di Napoli sul giro di prostituzione che incrocia quello delle feste del presidente del Consiglio. Perché coinvolge il mondo che ruota attorno a Sara Tommasi, la starlette che partecipava alle serate organizzate nelle residenze di Silvio Berlusconi, ma anche a incontri a pagamento in alcuni alberghi del capoluogo partenopeo. Le telefonate rivelano i legami della ragazza con politici, dirigenti della televisione, manager, in una ricerca continua di soldi e successo. Ma fanno soprattutto emergere il filo che porta fino alla scuderia di Lele Mora, della quale Tommasi fa parte da anni, e a Fabrizio Corona. È V. S., conosciuto come «Bartolo» e indagato per un traffico di euro falsi oltre che per induzione alla prostituzione, l’uomo che si occupa di «gestire» la ragazza in città in cambio di una mediazione di mille euro a volta. Lui lavora nel settore della pubblicità, ha contatti frequenti con Corona e con lui parla anche dello smercio di banconote fasulle. Lei nelle telefonate con lo stesso Bartolo e con altri amici racconta invece che cosa avviene ad Arcore, parla di «Lele», svela che «lui ci stordisce, ci mette delle cose nei bicchieri». E così fornisce riscontro a quanto è già contenuto nel fascicolo avviato dai magistrati di Milano. Non a caso entro un paio di giorni ci sarà un incontro tra i pubblici ministeri delle due città per uno scambio di atti e per la messa a punto di una strategia comune in vista di un interrogatorio della giovane che dovrebbe essere fissato al più presto.

Le richieste al ministro e ai dirigenti della tv
Sara Tommasi— che è stata ad Arcore pure insieme a Ruby in occasione della visita di Vladimir Putin il 25 aprile scorso — spediva sms a Silvio Berlusconi ma nelle trascrizioni non c’è traccia di risposte da parte del capo del governo. L’attrice appare invece più pressante con il ministro della Difesa, Ignazio la Russa, al quale telefona svariate volte. Ma anche con il fratello del premier, l’imprenditore Paolo Berlusconi. Le intercettazioni mostrano i contatti della ragazza con l’europarlamentare del Pdl Licia Ronzulli, che alle feste di Arcore era una habitué tanto da essere stata indicata come una delle organizzatrici, anche perché legata alla consigliera regionale della Lombardia Nicole Minetti. Ma poi l’attrice cerca pure strade per ottenere comparsate in televisione, si rivolge a Fabrizio del Noce e a Massimo Giletti. E a Bartolo chiede di organizzarle appuntamenti in Campania. «Io non voglio più essere nel giro del presidente — confida al telefono a un amico —, voglio muovermi autonomamente».

Le sostanze di Lele «che ci stordisce»
I racconti sulle feste di Berlusconi si intrecciano su quelli di altre serate alle quali Tommasi partecipa. Quando l’amico le chiede che cosa abbia combinato a Milano Marittima, lei quasi si giustifica: «Non sai mai Lele che cosa ti mette nel bicchiere, però dopo rimani stordita». L’abitudine di sciogliere sostanze nelle bevande era già emersa nell’inchiesta avviata dai magistrati di Bari sul reclutamento di ragazze da parte dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini. Nei colloqui intercettati si raccontava come Eva Cavalli, moglie dello stilista, si sarebbe sentita male mentre era ospite dello stesso Tarantini in Sardegna. Lui provò a smentire questa circostanza durante uno dei suoi interrogatori: «Non corrisponde al vero — dichiarò — il fatto che io abbia versato lo stupefacente "MD" nel bicchiere di Eva Duringer a sua insaputa. Ammetto di averne parlato con tale Pietrino ma escludo che dal tenore della conversazione possa evincersi una qualsiasi mia eventuale ammissione. Posso aggiungere che scherzosamente la stessa Eva Cavalli mi chiese, qualche tempo dopo, se io le avessi versato qualche sostanza stupefacente nel suo bicchiere. Ma io le risposi che non mi sarei mai permesso di fare un gesto simile».

La convocazione di Sara davanti ai magistrati
Nei prossimi giorni i pubblici ministeri Marco Del Gaudio e Antonello Ardituro interrogheranno la Tommasi come testimone. Ed è possibile che all’incontro partecipi anche un pubblico ministero di Milano. L’ultimo incontro organizzato da Bartolo per l’attrice risale a una decina di giorni fa: appuntamento in un hotel alla periferia di Napoli con un guadagno per lui di 1.000 euro. Sono state le intercettazioni a rivelarlo e il riscontro è arrivato dagli accertamenti svolti dalla polizia. Così è scattata per il «mediatore» l’accusa di induzione alla prostituzione. Di questo dovrà parlare la ragazza, ma anche del ruolo di Lele Mora, visto che quanto lei stessa ha raccontato nelle telefonate — e confermato ieri in dichiarazioni a Radio2 — avvalora le contestazioni della Procura di Milano proprio a Mora, sospettato di essere uno dei «reclutatori» delle feste di Arcore insieme al giornalista di Mediaset Emilio Fede e alla consigliera Minetti.

E sulle foto si apre l’asta
Potrebbe invece cambiare la posizione di Corona: da testimone a indagato, visto che parlava con Bartolo degli euro falsi da immettere sul mercato e potrebbe essere stato a conoscenza degli appuntamenti organizzati negli alberghi per la Tommasi. Le sue dichiarazioni su «foto di Berlusconi nudo che la malavita sta trattando» non trovano alcuna conferma e vengono interpretate come un tentativo di avvelenare il clima. Si sa invece che il fratello di Roberta, la giovane che per il Capodanno del 2008 trascorse una decina di giorni a Villa Certosa con l’amica Noemi Letizia, avrebbe messo all’asta foto delle due ragazze— all’epoca diciassettenni — in posa con il premier. Nulla di sconveniente, ma le indiscrezioni su immagini compromettenti avrebbero comunque fatto salire le quotazioni. E in ogni caso nessuno può escludere che altre istantanee siano in giro, custodite dalle stesse ragazze napoletane o dalle aspiranti starlette che erano assidue frequentatrici delle feste del presidente del Consiglio.

Fonte: corriere.it

2 feb 2011

La Minetti ricostruisce l’intervento del premier per Ruby. «Mi disse: vai tu in Questura ti presenti bene, sei incensurata»

MILANO— Poco prima della mezzanotte del 27 maggio 2010, mentre la 17enne marocchina ospite delle feste di Arcore era in Questura a Milano per essere identificata dopo una denuncia per furto, «Berlusconi mi disse: "Vai tu in Questura perché sei una persona per bene, sei incensurata, ti presenti bene"». Niente Mubarak. L’interrogatorio di Nicole Minetti non solo non contiene alcun riferimento alla tesi del premier di essersi attivato perché (erroneamente) informato che Ruby fosse parente del presidente egiziano, ma suona logicamente poco conciliabile con la versione sulla quale voterà domani la Camera.

La prostituta alla politica: «Avviso io lo Spirito santo»
Già l’inizio somiglia, più che al delinearsi di superiori ragioni di Stato, all’esordio di una pochade. Minetti è a cena con il suo fidanzato quando viene chiamata da una persona che afferma di «conoscere solo per vista », e cioè la brasiliana Michelle, che gli atti d’indagine indicano come una prostituta: «Probabilmente, siccome sapeva che io avevo conosciuto Ruby proprio a casa del presidente, pensò di chiamare me». Michelle spiega alla Minetti di aver già provato ad avvisare il premier che Ruby è in Questura dopo che la sua coinquilina l’ha denunciata per furto, ma lo fa in codice: «Michelle mi disse di aver telefonato lei stessa al presidente, anche se per evitare di fare nome e cognome usò una terminologia tipo "Spirito santo"».
I tabulati mostrano che Michelle chiama Minetti alle 22.19 e alle 23.27, e che la consigliere regionale cerca Berlusconi sia ad Arcore sia a Roma per avere conferma. Riesce a parlargli alle 23.43, quando riceve la chiamata di Berlusconi da Parigi. Il premier le conferma di aver già parlato con Michelle e di sapere che Ruby è «in Questura perché non aveva i documenti». Nessun cenno alla parentela con Mubarak. «Berlusconi mi pregò di andare in Questura. Io ero un po’ titubante, anche perché non conoscevo bene Ruby. Anzi, ora mi viene in mente, Berlusconi mi disse: "Vai tu perché sei incensurata e ti presenti bene", non so se aggiunse anche che ero consigliere regionale e quindi più affidabile».

«Con il presidente avevo rapporti di intimità»
Minetti ripete d’aver creduto che Ruby avesse 24 anni e non 17, sa riferire poco di lei (ad esempio che diceva di esser figlia di una cantante lirica egiziana, anche qui nessun cenno a Mubarak), del resto giura d’averla vista «due o tre volte alle cene di Arcore » e sentita per telefono «qualche volta». Non è proprio esatto: dal 23 febbraio al 25 giugno risultano 112 contatti telefonici, ed è provata la contemporanea presenza di Minetti e Ruby ad Arcore il 14 febbraio e a cavallo tra 20-21 febbraio, 27-28 febbraio, 8-9 marzo, 4-5-6 aprile, 24-25-26 aprile, 1-2 maggio. A volte ammette di essersi «fermata a dormire ad Arcore (se in una occasione anche Ruby non lo posso escludere), avendo io col presidente un rapporto di intimità». Sa che altre ragazze si fermavano ad Arcore, ma non ne conosce il motivo.

L’interesse del premier? «Era ragazza problematica»
Sulla notte del 27 maggio, Minetti aggiunge che Berlusconi, già fattosi sentire in Questura sia direttamente sia tramite il suo caposcorta, non lesinò chiamate anche a lei: «Il presidente mi telefonava e mi chiedeva: "Come sta andando?", voleva essere messo al corrente dello sviluppo della vicenda. Io penso che le ragioni del suo interessamento potessero essere due: era preoccupato che a quell’ora di notte tardi mi aveva mandato in Questura», e poi «Ruby era una ragazza problematica », anche «molto estroversa e loquace». Nuova, perché chiama in causa la polizia, è poi la sfumatura che Minetti dà alla procedura usata in Questura per la minorenne. Sostiene infatti che «la funzionaria Iafrate mi disse chiaramente» che l’unico modo per non far passare la notte in Questura alla minorenne era farsela affidare temporaneamente, visto che l’idea iniziale di farla tornare al domicilio di Michelle era stata scartata dal magistrato minorile di turno. Minetti aggiunge di essersi allora resa disponibile, chiedendo alla funzionaria se avesse dovuto condurre Ruby con sé a casa, «e la Iafrate—asserisce Minetti—mi rispose che la ragazza avrebbe potuto tornare a casa di Michelle, tant’è che a lei richiesero copia dei documenti». Per comunicargli il rilascio di Ruby, «telefonai io a Berlusconi e non fu neanche l’unica chiamata con lui»: sui tabulati le ultime sembrano alle 1.55 e 2.11 di notte.

«Lui le suggerì di fare un reato?». «No comment»
Dove invece Minetti si avvale della facoltà di non rispondere è quando i pm le chiedono «perché il presidente del Consiglio le suggerisca di commettere un reato», e cioè sporgere una finta denuncia di furto della propria auto. La domanda nasce dalle intercettazioni del 5 agosto in cui Barbara Faggioli (una delle ragazze di Arcore) racconta a Minetti, in vacanza alle Seychelles, che Berlusconi è stato avvisato da un giornalista che Carlos Ramirez de la Rosa, cioè il fidanzato di Marysthell Garcia Polanco (tra le piu assidue ospiti delle feste) alla guida dell’auto che la Minetti aveva incautamente prestato alla Polanco, era stato arrestato due giorni prima per traffico di 12 chili di cocaina, alcuni dei quali nascosti proprio in un box della casa in affitto della Polanco. Estranea alla vicenda della droga, costata 8 anni al fidanzato della Polanco, Minetti risponde invece ai pm che, sulla base della consapevolezza di Berlusconi dell’arresto per droga di Ramirez in estate, le chiedono come mai nella festa del 17 ottobre ad Arcore «non solo lei ma addirittura il presidente del Consiglio possa ancora invitare a casa sua una persona, la Polanco, che era stata coinvolta in fatti di narcotraffico »: Minetti dice solo di aver continuato a vedere l’amica perché lei giurava di non aver mai saputo del vero lavoro del fidanzato.

Ricatti no. «Solo rabbia» Soldi sì. «Un prestito di lui»
Minetti tace sulla questione degli affitti pagati alle varie ragazze con i soldi del tesoriere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli; e non vuol dire se sia vera o falsa la descrizione del bunga- bunga che la sua amica ed ex compagna di scuola T.M., «disgustata » dalla serata del 19 settembre ad Arcore, ha poi fatto ai pm. Ci tiene invece a derubricare a «uno sfogo di rabbia» lo scambio di sms intercettati con la Polanco l’8 gennaio, nei quali scriveva «lui è str... io sono troppo buona, un’altra con tutto quello che ho passato lo avrebbe già ricattato», o al telefono lamentava di essere stanca di «parargli il c...». Spiega invece di essersi rivolta a Berlusconi quando «in tempi recenti avevo bisogno di un aiuto economico », nonostante «il mio stipendio sia buono, ricevo 10mila euro al mese » come consigliere della Regione Lombardia: «Berlusconi mi ha prestato denaro facendomi dei bonifici bancari sul mio conto corrente», racconta Minetti, in un periodo nel quale era rimasta a secco in banca perché aveva prestato 35.000 euro a sua sorella.

Fonte: corriere.it

29 gen 2011

«Papi viene sabato, hai amiche carine?» Quella festa (saltata) del 15 gennaio.

Le carte Negli sms intercettati

I preparativi per un'altra serata ad Arcore. Ma il giorno prima arriva l'incriminazione da parte dei pm

MILANO - «Chi non c'è? Spin o Papi?». «Papi viene sabato». «Tu hai qualche amica carina che possiamo portare?». «Sì, trovo qualcuna. Fatto! Lei studia a Riccione e fa la modella, è una affidabile, sai che io sono molto attenta a queste cose...». L'ultima delle feste di Arcore è, paradossalmente, quella che non si è potuta tenere perché rovinata dai guastafeste togati. Se infatti il 14 gennaio non ci fosse stata l'incriminazione del presidente del Consiglio, l'ultima delle molte feste al centro dell'inchiesta non sarebbe stata quella svoltasi il 6 gennaio e descritta in versione hard dalla teste T.N., ma quella che appena il giorno prima dell'invito a comparire al premier, e cioè il 13 gennaio, la consigliere regionale Nicole Minetti, la brasiliana Marystelle Polanco (ex fidanzata del dominicano arrestato e condannato a 8 anni per 12 chili di cocaina) e l'amica Floriana Marincea (starlette in tv de «La Pupa e il Secchione») stavano organizzando per la sera del sabato successivo, 15 gennaio.

L'ASSEGNO
La circostanza emerge dall'intercettazione la mattina del 13 gennaio non di telefonate ma di sms fra tre ragazze, che inizialmente vertono su questioni di soldi. Polanco informa la Minetti: «Sono andata da Spin», diminutivo con il quale le ragazze chiamano Giuseppe Spinelli, il non indagato amministratore del «portafoglio» personale del premier emerso come erogatore di buste di denaro contante e compensatore delle spese logistiche anticipate dalla Minetti per gli affitti delle case delle ragazze e le necessità spicciole di molte delle ospiti delle notti di Arcore. «Sono andata da Spin e mi ha dato giusto per l'assicurazione se tu mi dai l'assegno tu non puoi firmare dietro e lo porto in banca cavolo ho bisogno», scrive nel messaggino la brasiliana alla consigliere regionale, che le risponde: «Non dovevamo fare a metà? Anch'io ho bisogno. Ho speso un sacco di soldi ultimamente. Non puoi girarlo (l'assegno, ndr), è intestato a me, domani lo cam... Se vuoi stasera puoi passare da me e io ti anticipo i contanti!». Polanco è contenta, «domani devo pagare la visita medica e anche il lavandino», ma Minetti le suggerisce di «non pagarla la visita, fatti dare il preventivo e lo porti da Spin».

L'AMICA CARINA
Esaurito questo tema, la brasiliana informa la Minetti: «Papi viene sabato». Minetti allora manda subito due sms. Alla Polanco chiede «come fai a saperlo che c'è sabato?». A Floriana Marincea invece scrive «Lui c'è sabato! Dobbiamo andare assolutamente. Tu hai qualche amica carina che possiamo portare?». Floriana le assicura: «Sì, trovo qualcuna». E pure «bella». Detto fatto: passano solo 5 minuti e una nuova ragazza è stata reclutata. «Chi è?», domanda Minetti sempre per sms. «La mia amica molto affidabile bella figa», le risponde Marincea, «la conosco da quando aveva 14 anni, lei ne ha 25». L'aspetto curioso è dunque che - come in passato già la Minetti con una sua amica di Rimini, o come una sudamericana con la giovane T.N. -, quando si tratta di trovare nuove ospiti per il premier, le ragazze del giro di Arcore puntualmente pensano di ricorrere a loro ex compagne di scuola. Ma anche tra le reclutatrici c'è chi dà maggiore o minore importanza alle credenziali. A differenza ad esempio della brasiliana Polanco, che una notte ad Arcore si era portata un «imbucato» cubano che aveva fatto infuriare Emilio Fede e che era stato notato mentre raccontava per telefono a chissà chi di essere nel bagno di casa del presidente del Consiglio, Floriana Marincea vanta alla Minetti le virtù della propria prescelta: «Lei abita a Riccione, studia e fa la modella. È una affidabile tranquilla piace siguro. Sai che io sono molto attenta a queste cose».

BARBARA GUERRA
Quel 15 gennaio, come si è appreso sempre dalle intercettazioni, dopo l'invito a comparire del 14 a Berlusconi non vi fu la prevista festa, ma la convocazione da parte del premier di tutte le ragazze perquisite, in un vertice con imprecisati «avvocati». E a proposito di indagini difensive, venerdì ha parlato (sebbene con contenuti diversi nel corso della giornata) Barbara Guerra, la ragazza il cui verbale di dichiarazioni difensive raccolto il 25 ottobre dai legali del premier Ghedini e Longo è stato trovato in una perquisizione a un'altra ragazza (la Polanco), non firmato dalla Guerra, e non firmato dagli avvocati (i cui cognomi mancano persino in dattiloscritto). Ghedini aveva rimarcato che nessuna norma penale o deontologica vieta al difensore di rilasciare copia del verbale difensivo alla teste, e per il resto aveva osservato che, se poi la teste lo passa ad altre persone, «questi sono affari loro». Ieri in mattinata Guerra ha affermato al Corriere di non essere stata lei a passare alla Polanco quei fogli. Poi di pomeriggio all'Ansa ha detto: «Non so di che verbali si parla, non so nulla di verbali, quello che è stato trovato a casa della Polanco potrebbe anche essere un mio biglietto del Gratta e Vinci...».

Fonte: corriere.it

28 gen 2011

La Minetti, l'auto prestata e quel consiglio sulla denuncia

Nelle telefonate il caso Ruby appare prima che ne parlino i giornali

MILANO - Non solo la telefonata alla Questura di Milano con «la balla» (parola del questore) su Ruby «nipote di Mubarak»: dai nuovi atti inviati dai pm alla Camera, emergono altri episodi (alcuni piccoli, altri di maggior spessore) di un difficoltoso rapporto del premier con le regole dei rapporti istituzionali.

Il primo si percepisce nelle telefonate successive all'arresto il 3 agosto 2010 del dominicano Carlos Ramirez de la Rosa, cioè del fidanzato di Marystelle Garcia Polanco (una delle ragazze delle feste), trovato in possesso di 12 chili di cocaina (costatigli proprio ieri in primo grado 8 anni di carcere con il rito abbreviato) nei giorni in cui l'uomo guidava una Mini Cooper verde affidatagli dalla Polanco, che a sua volta l'aveva avuta in prestito dall'ignara Minetti. Minetti, che il 3 agosto era in vacanza alle Seychelles, racconta alla Polanco chi l'aveva avvisata dell'arresto e cosa (apparentemente un «falso») le sarebbe stato indirettamente raccomandato dal premier per allontanare da lei i sospetti: «A un certo punto - dice Minetti - ero a cena, mi chiama la Barbara Faggioli (altra ragazza delle sere ad Arcore, ndr) e mi dice che lui (Berlusconi, ndr) l'ha chiamata e gli ha detto "chiama subito la Nicole e digli che deve denunciare la scomparsa della macchina"». Significherebbe dire il falso, perché Minetti non era stata derubata dell'auto, l'aveva invece incautamente prestata alla stessa Polanco che a sua volta l'aveva data al proprio fidanzato. Minetti prosegue il racconto alla Polanco: «Allora io ho provato a richiamarlo e lui (il premier, ndr) non mi rispondeva, non mi rispondeva, l'ho richiamato e mi ha detto questa cosa, era già incazzato nero». Quale cosa? Che cosa dice alla Minetti? «Lui mi chiama e mi dice: "Guarda che mi ha chiamato un giornalista e mi ha detto che è successo questo e questo e questo, che hanno fermato un individuo sulla tua macchina con degli stupefacenti e che non è la prima volta. Subito fai questo, subito..."».
Cioè la denuncia della scomparsa dell'auto, che invece Minetti non farà, certa di poter dimostrare (come avvenuto) di essere estranea all'uso della sua auto prestata due volte.

Una ragazza telefona al prefetto: «La chiamo da parte di Berlusconi»
Il secondo episodio riguarda invece la raccomandazione del premier di cui Polanco si giova quando il 4 dicembre 2010 cerca e trova presso il prefetto di Milano una corsia preziosa (due colloqui diretti con Gianvalerio Lombardi) per ottenere la cittadinanza italiana, senza però raggiungere il risultato voluto perché il prefetto correttamente poi le spiega che non ci sono i presupposti (10 anni di permanenza in Italia). Alle tre del pomeriggio una voce da Palazzo Grazioli (una delle residenze del premier) chiama la Polanco: «Buonasera, le dovrei dare il numero di telefono del prefetto Lombardi». Polanco chiama il giorno dopo e a risponderle è la segretaria del prefetto, che inizialmente frappone il filtro ovvio per ogni cittadino comune. Fin quando però la segretaria - di fronte alla ragazza che insiste per «parlare personalmente con il prefetto, mi hanno dato questo numero...» - le chiede quasi una parola d'ordine evidentemente attesa perché preannunciata: «Sì, ma da parte di chi le hanno dato questo riferimento? Qualcheduno che lei mi può essere d'aiuto, mi scusi, come riferimento?». La ragazza allora si apre: «Io la chiamo da parte del presidente Berlusconi, non lo so se era giusto dirlo a lei». Ma certo che era giusto, «signora - le spiega la segretaria del prefetto - me lo deve dire perché ovviamente io ho avuto questo input ma... se lei non mi diceva questo... lei è la signora Garcia?». In un attimo la telefonata passa al prefetto, che fissa un appuntamento alla ragazza, per poi congedarsi con un «grazie, mi saluti pure il presidente». Ma la cortesia del prefetto non andrà oltre: il 17 dicembre le comunica che «io ho fatto fare le verifiche e purtroppo non ci sono i 10 anni di continuità». Nonostante ciò, la ragazza tornerà a insistere e otterrà un secondo appuntamento dal prefetto, la cui segretaria il 13 gennaio le farà una cortesia logistica: «Lei lo sa che può entrare in macchina, non perda tempo a cercare parcheggio, può entrare in Prefettura con la sua auto».
Si moltiplicano, intanto, gli episodi che segnalano un tramestio di iniziative variamente difensive in epoca antecedente all'emergere dell'inchiesta su Il Fatto il 26 ottobre o a ridosso di sue tappe rilevanti. Già erano emersi l'interrogatorio fantasma di Ruby la notte del 6 ottobre; la convocazione ad Arcore che il 15 gennaio Berlusconi (tramite Barbara Faggioli) fa delle ragazze perquisite il giorno prima; il mistero del verbale di indagini difensive reso ai legali del premier Ghedini e Longo da Barbara Guerra ma trovato a casa della Polanco e per giunta senza le firme né della ragazza né degli avvocati indicati nell'atto come coloro che avevano posto le domande; le telefonate dal 7 al 12 gennaio tra Ruby e il suo ex avvocato Luca Giuliante nelle quali la ragazza chiede un aiuto economico che asserisce in passato già intermediato da «un avvocato» e accenna a «una grossa somma»; e gli appunti sequestrati il 14 gennaio a Ruby insieme a 20mila euro in contanti, con le note su «70.000 euro conservati da Dinoia», «170.000 euro conservati da Spinelli» (tesoriere di Berlusconi, ndr) e «4 milioni e mezzo da Silvio Berlusconi ke ricevo tra 2 mesi».

Allarme su Ruby già il 17 ottobre
Fede: «Ah sì è per quella vicenda»
Adesso le intercettazioni colgono altri due passaggi. Il primo segnala che già nella festa ad Arcore del 18 ottobre 2010 (una settimana prima che il caso diventasse pubblico) Nicole Minetti e le altre ragazze sapevano di un grosso problema creato dalle dichiarazioni di Ruby. Minetti il giorno prima spiega infatti alla Polanco che «lui me lo ha detto... è per questa cosa qua... perché è successo un po' un casino... perché 'sta stronza della Ruby... Ma comunque guarda che io oggi vado da quello che la segue... praticamente mi dice tutto quello che lei ha detto alla sua amica». E la notte dopo, finita la festa, alcune ragazze in auto si abbandonano a lazzi e frizzi insultanti nei confronti proprio «della Ruby faccia di m...». Sempre quel 17 ottobre, alle ore 18.18, Minetti telefona al direttore del Tg4, Emilio Fede, informandolo che «io sono qua in questo preciso momento da Luca Giuliante che ti saluta» (in quel momento Giuliante, legale di Lele Mora in altri procedimenti, assiste anche Ruby). Fede sa di cosa si parla: «Ah sì, eh, per quella vicenda lì, eh... La sto seguendo anch'io su un altro fronte». Minetti: «Eh immagino... c'è da mettersi le mani nei capelli». Fede concorda: «Sì, c'è da mettersi le mani nei capelli... Eh io parlo... ti dico subito... ci sono... nell'entourage tre telefoni sotto controllo da parte...». Minetti: «Ah sì?». Fede: «Sì, sì, poi ti dico. Io non ho avuto notizie, ma lui stasera mi aveva accennato che ci vedevamo stasera (...) No, gli devo parlare assolutamente... per fortuna ho trovato delle strade...».

Fonte: corriere.it

21 gen 2011

Nadia Macrì ad Annozero: il premier diede a Ruby una busta con 5.000 euro

La escort sta per essere interrogata dai magistrati

MILANO - Il 24 aprile 2010, una delle serate in cui Ruby - secondo i tabulati telefonici allegati alle carte dell'inchiesta di Milano - si trovava ad Arcore, il premier Silvio Berlusconi diede alla giovane marocchina una busta con 5mila euro. È il racconto che Nadia Macrì, la escort che ha detto ai pm di Palermo di aver avuto due rapporti con il presidente del Consiglio e di aver ricevuto ogni volta 5mila euro, ha fatto in un'intervista ad Annozero. La ragazza, secondo quanto riferito in trasmissione, sarà sentita venerdì dagli inquirenti milanesi che indagano sulle cene di Arcore e che hanno inviato l'invito a comparire al premier.

AD ARCORE - La sera del 24 aprile, racconta Nadia, «sono entrata nella villa di Arcore e c'era solo una ragazza che aspettava. Era scura di pelle, tipo indiana, molto bella, molto alta e magra. Siamo rimaste in compagnia nel salotto e poco dopo sono arrivati Lele Mora con cinque, sei brasiliane, anche loro molto belle». Ad un certo punto «è arrivato il presidente. E c'era pure Emilio Fede». Dopo la cena, prosegue la escort, «andiamo in un posto, una specie di privè dove c'è un palo piccolino, con le luci da discoteca. Eravamo lì tutte quante e abbiamo cominciato a ballare e a spogliarci. C'erano anche Fede e Mora, erano seduti sul divanetto a guardarci mentre noi ci divertivamo. E c'era il barista che ci offriva da bere». «Ognuno faceva quello che voleva - dice ancora - vestite. E poi abbiamo cominciato a levarci la magliettina, i jeans, quelle cose là. Poi qualcuna col seno nudo, io ero a sedo nudo. E c'era questa ragazza qui, la marocchina che aveva un bel seno grosso ed era talmente ubriaca che girava per tutta la stanza».

«AVANTI LA PROSSIMA» - Poi, è il racconto di Nadia, «abbiamo fatto il bagno in piscina, dove ci raggiunse il presidente. Nudo. Noi eravamo sei, sette ragazze. Siamo stati tutti quanti insieme a ridere, a scherzare, a toccarci. Poi lui dopo un pò si è avvicinato ad un'altra camera dove c'è un lettino in cui fai i massaggi e dopo un pò disse. 'Avanti la prossima, avanti la prossima. E ogni cinque minuti noi aprivamo la porta e consumavamo il rapporto sessuale. Una alla volta». Al termine della serata, conclude Nadia Macrì, «fui pagata cinquemila euro, dal presidente direttamente. Siamo andate io e questa ragazza marocchina, Ruby, nel suo ufficio». E il presidente, chiede Sandro Ruotolo, consegna la busta anche a Ruby? «Sì, sì» risponde Nadia. Poi Berlusconi «mi chiese cosa faccio nella vita e io gli dissi 'la escort'. Lui allora mi disse 'no no Nadia per favore non dire queste cose, quando esci da qua non dire queste cose».

Fonte: corriere.it

Sfrattate le ragazze del caso Ruby. Le ragazze vivevano in comodato d'uso nello stabile a spese di Berlusconi

L'amministratore del condominio di via Olgettina caccia le 14 presunte escort: «danno al decoro del palazzo»

MILANO - Più veloce della magistratura fu l'ira dei condomini. Arrecano un «danno al decoro del palazzo»: per questo, l'amministratore del condominio ha sfrattato dal residence di via Olgettina 65 le 14 ragazze al centro dell'inchiesta sul «caso Ruby» sospettate di essere delle prostitute.

IL PALAZZO
Le giovani della scuderia di Lele Mora dovranno abbandonare i loro appartamenti entro otto giorni a partire da oggi. Nel palazzo di Milano Due, stando a quanto raccontato da alcune testimoni sentite nell'inchiesta sulle feste ad Arcore, vivono numerose soubrette ed escort in comodato d'uso a spese del premier Silvio Berlusconi. La dimora Olgettina è un complesso residenziale in via Olgettina 65 a Milano 2, a due passi dall'ospedale San Raffaele. Un complesso di sei scale, decine di appartamenti dove vivono 14 showgirl che avrebbero partecipato alle feste del premier ad Arcore. Quattro appartamenti sarebbero stati intestati a Nicole Minetti «per conto delle ragazze che di fatto occupano l'immobile» e che non avevano le «condizioni richieste per l'intestazione, quali un idoneo contratto di lavoro». Lo scrivono i pm di Milano negli atti dell'inchiesta sul caso Ruby trasmessi alla Camera. Si tratterebbe delle showgirls Iris Berardi, Arisleida Espinosa, Annina Visan e Elisa Toti. La consigliera regionale Minetti, si legge negli atti, «dalle conversazioni intercettate, sembra costituire per le ragazze indicate il tramite con Marcello Fabbri», agente immobiliare «della società Friza srl che gestisce l'immobile di via Olgettina», per ciò che riguarda «gli aspetti contrattuali». Mentre, secondo i pm, «per ciò che riguarda la copertura finanziaria degli oneri delle locazioni, sia in relazione ai canoni che alle spese correnti» la Minetti fa da tramite, per conto delle ragazze, con il manager di fiducia di Silvio Berlusconi, Giuseppe Spinelli. Dei sette appartamenti, in totale, che gli inquirenti hanno individuato nel residence Olgettina, due sarebbero intestati a Marysthelle Polanco e uno a Barbara Guerra. «In particolare Fabbri - si legge ancora - mantiene i contatti con la Minetti e con lei si accorda per la firma dei contratti, per i «cambi» di assegnazione delle case e per l'incasso dei pagamenti dei canoni di locazione, delle caparre e delle cauzioni» Sette sono gli appartamenti affittati alle stesse giovani che ci abitano. Tra i loro nomi Barbara Guerra e Marysthelle Garcia Polanco, valletta di Colorado Cafè. Nella dimora Olgettina ha abitato anche il consigliere regionale Nicole Minetti che è coinvolta nell'inchiesta Ruby, accusata di induzione e favoreggiamento dela prostituzione.

LA LAMENTELA
Secondo quanto riferito da una delle giovani donne in questione, Marysthelle, nella lettera di sfratto dell'amministratore del condominio, è spiegato che la decisione è stata presa per le lamentele degli altri inquilini. «Non è giusto, anche noi siamo delle vittime. Io avevo anche tolto il mio nome dal citofono perchè mi insultavano giorno e notte» ha detto Marysthelle. «Io ero a Firenze per lavoro, ma mi hanno telefonato le altre ragazze per dire che era arrivata questa lettera - ha raccontato Marysthelle -. È una lettera uguale per tutte, firmata dall'amministratore del condominio, che ci dice che dobbiamo lasciare l'appartamento entro otto giorni altrimenti farà intervenire la forza pubblica». «Io ho già telefonato al mio avvocato e gli ho detto di occuparsene - ha detto ancora Marysthelle -. Non credo che sia giusto nè legale un'imposizione del genere. Lo so che gli altri condomini si sono lamentati per la presenza dei giornalisti e dei fotografi davanti allo stabile, ma anche noi siamo delle vittime. Mi è capitato negli ultimi giorni di essere chiamata al citofono anche in piena notte e di sentirmi dire delle volgarità». Marysthelle è madre di una bimba e quando è scoppiato lo scandalo Ruby nei giorni scorsi ha ammesso di aver ricevuto dei soldi dal presidente del Consiglio Berlusconi da usare per la sua bambina. «L'appartamento è intestato a me - ha detto ancora Marysthelle -, ci abito con la mia bambina, non so proprio dove dovrei andare adesso e dove potrei portare lei».

Fonte: corriere.it

20 gen 2011

Fede, Mora e le feste: «Lui stasera è pimpante, chiama le nostre vallette»

Usata anche Villa Campari, sul lago Maggiore. Si cercano altre ragazze non ancora identificate

ROMA - Ragazze reclutate con urgenza nei cast dei programmi Mediaset. Giovani da portare alle feste del presidente del Consiglio quando le ospiti abituali erano impegnate. La ricerca spasmodica di donne per assecondare le richieste del premier Silvio Berlusconi emerge nelle telefonate dei suoi amici ora accusati di induzione alla prostituzione, Emilio Fede e Lele Mora. E nei contatti della consigliera regionale Pdl in Lombardia Nicole Minetti che - come risulta dalle telefonate - gestisce gli appuntamenti, seleziona una parte degli inviti, ma si occupa anche della sistemazione nelle case, del pagamento delle bollette, delle liti che inevitabilmente scoppiano tra chi aspira a diventare la «favorita». E le carte processuali della procura di Milano rivelano pure che questo tipo di incontri non avvenivano soltanto nella residenza di Arcore. Almeno una serata fu organizzata a Villa Campari, la splendida dimora acquistata dal capo del governo poco più di due anni fa sul lago Maggiore. C'erano numerose ospiti, alcune non ancora identificate che potrebbero essere rintracciate in vista del processo.

«Lui è pieno cerca a Rete4»
Sono le 20,17 del 25 agosto 2010 quando «Emilio Fede chiede a Lele Mora di "trovargli" urgentemente qualcuno per la cena». Berlusconi ha già organizzato numerose feste nei giorni precedenti.
Mora: sì
Fede: eh lui è pieno, pimpante mi ha chiamato adesso ma proprio pimpante è la serata giusta ma chi trovo, ho detto a Daniele chiedi consiglio a Lele, chi trovo?
Mora: faccio due telefonate
Fede: eh subito, ciao
Subito dopo Mora chiama Daniele Salemi, il suo factotum su Torino, gli "gira" la richiesta. E lui lo informa che sta provando con le vallette del programma Vivere meglio il programma sulla salute che va in onda su Rete4.
Daniele: c'è Simona che mi ha contattato tutte le sue ex colleghe, le "vitamine" di Rete 4... me le ha contattate... e mi ha detto che loro ci sono e la situazione così va bene. Capito? Però stasera no, nell'immediatezza, son tutti in vacanza... tutte le altre persone, sono tutte a Salsomaggiore
Lele: eh, ma glielo dici, così tranquillamente senza problemi, non farti problemi, digli: "non è possibile, non ce la facciamo, troppo tardi..."
Daniele: è troppo tardi... ma poi alle otto per le nove e mezza, come si fa?
Lele: digli "guardi ho fatto un po' di telefonate, non è possibile"
Daniele: no, per domani... che poi abbiamo l'incontro, lì così ce la facciamo, lì impostiamo lì, domani e poi via.
La serata viene organizzata comunque. Emilio Fede rintraccia la sua amica Imam Fadil e alla fine, come risulta dalle verifiche effettuate dalla polizia giudiziaria, le ospiti sono tutte straniere: le rumene Ioana Claudia Amarghioale e Ioana Visan, la brasiliana Iris Berardi, la russa Raissa Skorkina.

Anche in vista della festa ad Arcore del 19 settembre 2010 si era deciso di coinvolgere le ragazze di Colorado Cafè di Italia 1, lo stesso show dove fu ingaggiata la Minetti. Due giorni prima Francesca Cipriani invia un sms a Lele Mora: «Amore mi ha detto Maristeli che il nostro amico domenica sera fa la cena a casa sua a Milano e vuole che noi coloradine andiamo a fargli vedere uno stacchetto... cosa devo dirgli che vado??? tvttttttb». Lui non ha esitazioni: «Ok tesoro digli tutto ok ci vai».
Corsa all'invito per Villa Campari
Alle 14,18 Fede parla con Giorgio Puricelli, il medico consigliere regionale del Pdl in Lombardia che si trova nella residenza di Berlusconi sul lago Maggiore.
Fede: ehi Giorgio?
Puricelli: eccomi qui, tutto bene Emilio?
Fede: sì sì, no. Tutto benissimo, lui mi ha detto di venire stasera al lago.
Puricelli: perfetto!... perché io sono appena arrivato, doveva essere già qui, invece mi sa che arriva tra un'oretta.
Fede: chi lui? e dov'è? È ancora ad Arcore perché devono aver fatto il pieno all'elicottero non ho ben capito. Io sono già sul lago... non so se portare, non gli ho chiesto se vuole che porto questa qui che a lui gli piace questa qua.
Puricelli: molto! gli piace, gli piace.
Fede: ecco, vorrei fargli capire che non è la mia donna capito? Frega c... a me capito?
Puricelli: (ridendo) ho capito, ho capito. Comunque insomma, voglio dire è una carina, è una che anche ieri poi mi diceva che insomma, che una che non è mai oltre misura, è una che sta al suo posto.
Fede: poi lui gli fa piacere che lei sa tutto di calcio.
Tra le ragazze si sparge la voce di una festa e si scatena la caccia all'invito. La Minetti non è stata inclusa e si affanna per esserci. Alle 13,30 comincia uno scambio di Sms con Puricelli.
Minetti: «Gio ma secondo te il pres vuole fare qualcosa stasera? Perché ieri mi aveva detto forse sì.... Giusto per capire»...
Puricelli: «Siamo al lago nel pom Secondo me Dorme li C'è katarina la gelosa Per me facciamo come ieri sera Cena 5 persone
Minetti: «Ok dai prova a convincerlo a fare qualcosa stasera.... Cosi lo tiriamo un po' su di morale..!! L'ho provato a chiamare ma non mi risponde...»
Puricelli: «Poi gli parlo Ti faccio sapere»
Alle 17 arriva la risposta positiva
Puricelli: «Chiamami per favore»
Minetti: «Ho sentito Barbara. Mi ha detto che si va al lago... Ho il tel scarico e se rispondo mi si spegne...!!»
Puricelli: «Ok coordinati con Emilio Fede. Potete dormire qui se volete»
Minetti: «Oh fantastico.... Grande Gio!»
Dopo un paio d'ore la Minetti invia un nuovo sms: «Gio ma lui ti ha detto di invitarmi? Non vorrei fare l'intrusa». La risposta sembra rassicurarla: «No vieni tranq Tu e Barbara».

Alla fine sul lago si ritrovano svariate ragazze, comprese due che non sono state ancora identificate. «Ci risolve i problemi a mamma a te e a me»

Le intercettazioni sembrano smentire definitivamente che Roberta Bonasia possa essere la fidanzata del presidente Berlusconi. Appare eloquente la conversazione del 14 settembre scorso con suo fratello, quando lei è al concorso di Miss Italia e gli racconta la telefonata con Berlusconi.

Roberta: non penso mi abbia vista perché ha avuto molto da lavorare mi diceva. Poi mi fa me l'hai preso allora qualche numero di telefono? Guarda te ne ho presi un paio ma non è che c'era questo granché di fighe gli ho detto (ride) e lui mi fa ma no amore mi ha detto (ride) e poi gli faccio ma quando ci possiamo vedere mi ha detto che lui domenica è a Milano perché adesso giovedì è a Bruxelles, venerdì al consiglio dei ministri penso a Roma, sabato è a Taormina e quindi prima di domenica non lo posso vedere. Però cosa faccio domenica vado e torno non mi ha detto di fermarmi... solo che poi lo vedo solo domenica, cosa risolvo in un giorno dovrei stare due o tre giorni da lui
Stefano: no vabbè innanzitutto gli dici, gli dai i dati che l'altra volta non avevi, subito con la faccia così da tranquilla e poi vedi amore... amò ci risolve tanti problemi a tutti
Roberta: e lo so amore
Stefano: a mamma a te a me

Fonte: corriere.it

19 gen 2011

Ruby e gli atti, la Giunta rinvia l'esame.

D'Alema insiste: «Venga al Copasir»
L'organismo per le autorizzazioni a procedere della Camera si riunirà il prossimo 25 gennaio

MILANO - Tutto rimandato a martedì. La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha deciso di rinviare al 25 gennaio alle ore 14 l'esame degli atti sul caso Ruby, con i quali si chiede di poter perquisire gli uffici del contabile del premier, Giuseppe Spinelli. A chiedere il rinvio alla prossima settimana è stato il relatore del provvedimento, Antonio Leone (Pdl). L'esame dovrebbe durare un paio di settimane. Il termine (la Giunta ha un mese di tempo dalla trasmissione degli atti per istruire la pratica per l'Aula) scade il 14 febbraio. Nel frattempo, il presidente del Copasir Massimo D'Alema torna a chiedere che «come dice la legge» il premier riferisca al Comitato. «Siamo sempre in attesa, domani vediamo il sottosegretario Gianni Letta e glielo chiederemo di nuovo» spiega D'Alema. «È assurdo - aggiunge - sia al centro di un dibattito visto che per legge il premier deve riferire periodicamente al Copasir. A noi non interessa che cosa il premier fa nelle sue case, non si tratta di curiosità malsana ma la legge attribuisce a lui delle competenze esclusive sulle quali è tenuto a riferire».



«CHIEDONO TEMPO? LO CAPISCO»
Quanto ala Giunta, già martedì il presidente Pierluigi Castagnetti (Pd) aveva anticipato che il Pdl avrebbe chiesto un rinvio dell'esame degli atti trasmessi dalla Procura di Milano. «Lo capisco. Non ho nulla da obiettare perché si tratta di 389 pagine che vanno lette con attenzione. Ci vuole tempo» aveva anche aggiunto Castagnetti.

POLEMICHE
Il caso Ruby resta l'argomento principale del dibattito politico. Il Pd chiede a Silvio Berlusconi di dimettersi. «Noi non chiediamo le elezioni anticipate chiarisce il segretario Pier Luigi Bersani -, non le temiamo ma non togliamo a Berlusconi le castagne dal fuoco. È lui che deve levare dall'imbarazzo se stesso e il Paese, vada dai giudici da dimissionario e poi si rimetta alle decisioni del capo dello Stato». Anche Idv e Fli invitano il premier a fare un passo indietro e lo stesso fa l'Udc. Berlusconi ha due strade, secondo il segretario dei centristi Lorenzo Cesa: «O andare dai magistrati e chiarire il prima possibile la vicenda, che ha un forte impatto negativo anche sulla credibilità del Paese, oppure si mette da parte, prende uno dei suoi e fa un governo diverso: un governo Tremonti, Alfano o Letta», ma «io preferirei Letta, che conosco da tanti anni, è persona di grande buon senso e ce ne vuole molto in questo momento, ha la stessa nostra visione di cattolico impegnato in politica.Anche se Alfano è un giovane ministro, anche lui democristiano...». Assai critico Rocco Buttiglione: «Silvio Berlusconi - è l'affondo del presidente dell'Udc - è abituato a fare delle donne carne femminile martirizzata». Il Pdl fa quadrato attorno al Cavaliere, invece, senza risparmiare critiche ai magistrati milanesi (per il deputato Giorgio Stracquadanio c'è addirittura «un disegno per fa cadere il governo»). Alle richieste di dimissioni per il governo che vengono dalle opposizioni, la Lega risponde con i fatti, con le riforme, è la posizione espressa dal capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Marco Reguzzoni: «Ci interessano fatti e sostanza. Il governo prosegue lungo il cammino delle riforme e al primo punto c'è il federalismo fiscale, che tanto serve al paese per andare avanti e non restare fermo. L'opposizione chiede le dimissioni di Berlusconi ogni 15 giorni, non è un fatto nuovo». Una voce un po' fuori dal coro è quella di Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Famiglia. «Ho consigliato personalmente al presidente Berlusconi - ha detto intervenendo ad Agorà su Rai Tre di dedicarsi alla collezione di francobolli e alla storia postale: sono meno pericolose di altre collezioni. Forse non ha seguito il mio consiglio». «Moralmente lo condanno - ha aggiunto Giovanardi -, però, mi fido di più dei Kennedy, dei Clinton e di Berlusconi che delle procure che stanno facendo delle cose terrificanti, mettere sotto controllo decine, centinaia di utenze, senza un reato. Mi schiero con Berlusconi - spiega - e non con le procure. Berlusconi è un uomo generoso, che purtroppo o per fortuna, i soldi li ha e generosamente li da a tutti».

BERLUSCONI E FLORIS
Sul caso Ruby è intervenuto martedì sera lo stesso premier Silvio Berlusconi, al termine di una riunione della direzione del Pdl, spiegando che non ha alcuna intenzione di dimettersi e sottolineando di non aver commesso reati. Il presidente del Consiglio ha anche telefonato a sorpresa alla trasmissione Ballarò, dedicata quasi interamente alla vicenda Ruby, ma Giovanni Floris, ormai in chiusura, non lo ha fatto intervenire in trasmissione. Lo ha riferito, prima della chiusura della puntata, lo stesso conduttore. «Ha telefonato - ha detto il giornalista - il presidente Berlusconi; ma visto come era andata l'ultima volta, lo abbiamo invitato a venire da noi la prossima settimana». Floris si è riferito all'ultima telefonata del Cavaliere alla trasmissione, quando egli ha chiuso bruscamente e polemicamente la telefonata rifiutando di rispondere ad alcune domande.

Fonte: corriere.it

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