11 dic 2012

Cocaina, Brescia «sniffa» 625 mila euro al giorno

Spesi 230 milioni l'anno, tanto quanto il bilancio dell'ente Provincia. Nel 2011 l'Asl ha curato 1.290 cocainomani

Ma quanta cocaina circola a Brescia? La domanda sorge spontanea mettendo in fila solo alcune delle operazioni antidroga compiute dalle forze dell'ordine nelle ultime due settimane: 110 grammi a Manerbio, 50 grammi a Cazzago, 2 chilogrammi a Fiesse. E si potrebbe continuare.
Con la polvere bianca scorre un fiume di denaro: 26mila euro che vengono «sniffati» ogni ora in qualche angolo della provincia. Fanno 625 mila euro al giorno, 230 milioni di euro all'anno. Stime prudenti.

I luoghi di produzione sono noti: Colombia, Perù, Bolivia. Da lì inizia il viaggio: verso Nord, gli Stati Uniti. E verso l'Europa. Magari in nave, via Brasile, diretta a Capo Verde o le Canarie, e poi lo stretto di Gibilterra, dove passano migliaia di barche e navi ogni settimana e i rischi sono limitati. Fino alle coste spagnole o dell'Italia e da lì verso le piazze del consumo: Milano, la «coca city» del Nord, ma anche Brescia, Verona e via dicendo. Talvolta anche in aereo, quando i quantitativi sono minori. Il business è enorme: al dettaglio un grammo di cocaina costa al massimo 100 euro, ma la concorrenza ha fatto sì che il prezzo sia oramai sempre più basso. Quanto guadagna chi la vende? I passaggi sono tanti. I grandi quantitativi vengono gestiti dalle organizzazioni criminali ma, in basso, il business è più capillare, diffuso. Un chilogrammo di cocaina può costare 30/32 mila euro se acquistato in Spagna mentre in Italia può salire fino a 47/48 mila euro.

Non tutti hanno però questi soldi. Ai piani bassi gli spacciatori ne comprano un etto: un investimento da 5.300 euro. Poi, prima di rivenderla, il taglio. Qualcuno ci aggiunge anfetamine o altri «principi attivi», altri ci mettono della mannite, un lassativo per bambini che costa (la confezione da 120 grammi) meno di 9 euro. Da un etto di cocaina se ne ricavano due venduti al dettaglio: 20 mila euro.
Cocaina pronta per essere buttata sul mercato. Il numero dei cocainomani saltuari è difficile da quantificare.
Maria Grazia Fasoli è la responsabile del Centro clinico cocainomani dell'Asl di Brescia, un servizio attivo da circa due anni e mezzo.

«Nel 2011 - spiega - le persone che nel territorio bresciano si sono rivolte al sistema dei servizi per le tossicodipendenze perché cocainomani sono state 1.290, il 37% del totale dei soggetti». Un dato in leggero calo rispetto al 2010 ma, prima di parlare di inversione di tendenza, la dottoressa invita alla prudenza. Innanzitutto i pazienti che si rivolgono ai servizi sono solo una piccola parte delle persone che fanno uso di droghe. E poi, «questa riduzione potrebbe avere diverse spiegazioni: per esempio l'aumento dei terapeuti privati che offrono interventi per questo tipo di problemi, la "normalizzazione" del consumo, la diffusione del ricorso a gruppi di auto aiuto».

Fonte: brescia.corriere.it

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