3 ott 2012

Fiorito in cella, si indaga sulle feste. L'ex capogruppo in isolamento. «Ferma volontà di inquinare le prove»

Gli inquirenti analizzano frequenti party ed eventi organizzati «per acquisire ulteriore potere». Il coordinatore laziale Piso: ai pm dirò tutto

ROMA - Franco Fiorito è da ieri in carcere. Il gip Stefano Aprile, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Alberto Pioletti e dell'aggiunto Alberto Caperna, ne ha deciso l'arresto, eseguito in mattinata dagli uomini del nucleo valutario della guardia di Finanza. «Sono sereno e innocente. Non me l'aspettavo. In carcere starò meglio che nel Pdl», ha commentato l'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio prima di entrare a Regina Coeli. Qui resterà in isolamento e sotto stretta sorveglianza almeno fino a domani, quando sarà sottoposto all'interrogatorio di garanzia.

La linea della Procura viene accolta in pieno dal gip, sia per la configurazione del reato, riconoscendo all'ex sindaco di Anagni il profilo di soggetto pubblico e non privato - da cui il peculato e non la «semplice» appropriazione indebita come vorrebbe il suo legale Carlo Taormina, che farà ricorso - sia per l'esigenza di misure cautelari in carcere. A smontare le «pretestuose e illogiche giustificazioni» di Fiorito viene riconosciuta dal gip «la pervicacia nel delitto e la pericolosità sociale» di Fiorito. Cosa che porta ad escludere i domiciliari vista anche la disponibilità di uomini e mezzi che gli renderebbero facile la reiterazione del reato (senza contare la presidenza della Commissione Bilancio che ancora ricopre).

Il «federale di Anagni» ha poi, nell'analisi del gip, mostrato la ferma volontà di inquinare le prove. Attraverso la loro distruzione, la ritardata consegna ai pm, la produzione di dossier falsi (cosa per la quale è indagato a Viterbo). Quest'ultimo passo della strategia si realizza in due modi: un «depistaggio giornalistico» con le numerose interviste rilasciate a tv e giornali, e nel tentativo di rovesciare su altri membri del gruppo la cattiva gestione dei fondi.

Significativa, in questo senso, una nota datata 18 luglio e prodotta da Fiorito durante il suo interrogatorio. Nella lettera l'indagato asserisce di aver denunciato il malaffare proprio nei giorni in cui sta invece intensificando i trasferimenti dai conti del Pdl ai suoi personali. Un'accelerazione, scrive il giudice, che si spiega con la necessità di completare in fretta il progetto criminale: «Una preordinata azione di spoglio posta in essere fin dalla sua assunzione in carica», mossa da una «inappagata sete di arricchimento». Infine il pericolo di fuga, desumibile anche dalla casa in via di acquisizione a Mentone.

«Non ho indicato io Fiorito come capogruppo, ma fu un accordo interno al partito», commenta il coordinatore regionale del Pdl Vincenzo Piso, finito sotto inchiesta per la presunta partecipazione al falso dossier. «Non sono indagato, non ho fotocopiato quelle fatture false e sono pronto a dire tutto ai pm», la sua difesa, sorretta dalla solidarietà di molti colleghi di partito.

Ma l'ordinanza di arresto apre anche la porta a scenari che rischiano di travolgere l'intero consiglio regionale. Una noticina a pagina 19 in cui si fa riferimento alle «frequenti organizzazioni di feste ed eventi, così come le elargizioni per acquisire ulteriore potere», sulle quali, spiega il gip, le indagini potrebbero mostrare che si tratta di finalità estranee all'assegnazione delle risorse pubbliche.

Fonte: roma.corriere.it

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