26 nov 2009

«Cambiamo nome a Casal di Principe». La proposta-choc di un consigliere

Vincenzo Schiavone del gruppo d'opposizione: «I miei concittadini denigrati dall'accostamento ai clan»

CASERTA — «Basta con l’esse­re additati dai media e dall’opinione pub­blica come persone sospette solo perché residenti in un posto che si chiama Casal di Principe, dove opera un clan che si chia­ma dei Casalesi. Cambiamo nome a que­sto comune in modo tale che nel giro di qualche anno l’opinione pubblica possa di­menticare completamente Casal di Princi­pe e non associare i cittadini al crimine or­ganizzato di cui ogni volta si accenna par­lando del clan locale». È la proposta choc, che sia provocatoria o reale, lanciata da un consigliere di opposizione del comune di Casal di Principe, l’ingegnere Vincenzo Schiavone, esponente del Movimento politico-culturale «Alba Nuova» che ha preso carta e penna e scrit­to pressoché a tutti.

Il movimento che rap­presenta Schiavone, richiama quello di Al­banova, ovvero il nome dell’area che dal 1928 fino al dopoguerra ha raggruppato sotto un’unica denominazione i comuni di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Casapesenna. Oggi — afferma invece il consigliere — «assistiamo a più trasmis­sioni televisive che avevano per oggetto i casalesi , intesi come clan camorristico e purtroppo il messaggio che ne è venuto fuori è proprio quello di denigrazione del nostro territorio. Allora sembra es­sere più che legittimo chieder­si, se per noi e soprattutto per i nostri figli il fatto stes­so di essere cittadini di Ca­sal di Principe può diven­tare fortemente penaliz­zante per noi cittadini». Schiavone non indica quale nome sarebbe ido­neo a sostituire quello di Casal di Principe, ma insi­ste sul fatto che qualsiasi cit­tadino casalese che per motivi di lavoro «si dovesse trovare inseri­to in contesti esterni alla nostra realtà, si capisce bene che potrebbe essere ghettiz­zato, se non peggio ancora escluso, licen­ziato solo perché ha una carta di identità rilasciata dal nostro comune».

Secondo il consigliere di Albanuova, nel futuro, gra­zie alle iniziative sulla legalità oramai fre­quenti, sicuramente si arriverà a parlare di Casal di Principe senza associarlo ad epi­sodi criminali ma «credo fermamente che questo intervallo temporale oscil­lerà tra i 40 e i 50 anni». Ed è per questo che «riflettendo sul problema, mi è bale­nata nella mente un’ipo­tesi che potrebbe porta­re ad una soluzione, an­che se velleitaria, in tempi molto più brevi, e cioè cambiare il no­me al nostro paese, in modo tale che nel giro di qualche anno l’opinione pubblica possa dimenticare completamente Casal di Principe. Solo così il clan dei casalesi, quando nomi­nato, non verrà più associato ai suoi citta­dini. Soluzione drastica, ma efficace».

Fonte: corrieredelmezzogiorno.it

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