1 dic 2009

Legami tra la mafia e la Bari bene: indagata anche la deputata Pdl, Elvira Savino. Ottantatré arresti, disarticolato il clan del boss Parisi.

Un patrimonio di 220 milioni di euro sotto sequestro.
Interdetti anche avvocati legati al Pd.
Nel mirino c'è anche una società di scommesse di Londra

BARI - Mille finanzieri hanno eseguito oltre ottanta arresti, disposti dalla Dda di Bari, a carico di affiliati ad una cosca mafiosa pugliese - completamente smantellata - responsabili principalmente di associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, usura, riciclaggio, turbativa d’asta, e traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Tra i destinatari delle misure vi sono anche alcuni «colletti bianchi». Sequestrati beni per oltre 220 milioni di euro. Scalpore desta il fatto che tra gli indagati figuri la deputata del Pdl, Elvira Savino e alcuni avvocati legati al Pd (interdetti)

SAVINO - La parlamentare pugliese, 32 anni, originaria di Castellana Grotte (Bari), è indagata per aver agevolato l’attività di riciclaggio del denaro proveniente dalla bancarotta della società «New Memotech srl» per la quale l’imprenditore barese Michele Labellarte (ritenuto il riciclatore della mala, poi deceduto) era stato condannato per bancarotta fraudolenta. Secondo l’accusa, Savino avrebbe agevolato l’attività illecita consentendo la fittizia intestazione di un conto corrente bancario. In cambio avrebbe ottenuto «numerosi favori e regalie»: la concessione di una carta di credito collegata alla promozione di un vettore aereo con addebito sul conto di Labellarte (giugno 2007); il cambio di un assegno di 3.000 euro datole dal fratello Gianni (ottobre 2007); tre aiuti finanziari per complessivi 3.500 euro (nel 2008); il pagamento di un biglietto aereo Roma-Bari nel 2008; due ricariche telefoniche (nel 2008). «Sono profondamente turbata e sconvolta per le accuse prive di fondamento che mi sono state rivolte. Ho piena fiducia nella magistratura e sono certa che tutto potrà chiarirsi in tempi rapidi. In questo momento sono vicina a mio figlio che lotta in ospedale per una terribile malattia e quindi non intendo partecipare alle polemiche», così la Savino commenta l’accusa formulata nei suoi confronti dalla Procura di Bari

GLI AVVOCATI LEGATI AL PD - L’ex consigliere laico di centrosinistra del Csm Gianni Di Cagno e l’ex vicepresidente presidente della Provincia di Bari, Onofrio Sisto (Pd), entrambi avvocati, sono tra i professionisti baresi ai quali la magistratura ha notificato oggi provvedimenti interdittivi dall’attività professionale della durata di due mesi al termine delle indagini su clan malavitosi baresi. I due sono accusati di concorso nel reimpiego di danaro sporco per non aver rispettato gli obblighi di segnalare le attività sospette alle autorità competenti. A Di Cagno e Sisto viene in particolare contestato di aver avuto rapporti professionali, per i quali avevano ricevuto regolare mandato, a rappresentare l’imprenditore Michele Labellarte (morto a settembre) nei rapporti con enti pubblici per curare la realizzazione di un campus universitario che avrebbe dovuto ospitare 3.500 studenti nei pressi di Bari. Labellarte - secondo la Guardia di Finanza - era colui che, avvalendosi di prestanome, riciclava i proventi illeciti del clan Parisi e quelli derivanti da una bancarotta che egli stesso aveva compiuto in passato. Il terzo professionista colpito dal provvedimento interdittivo della durata di due mesi è il notaio barese Francesco Mazza, indagato per un falso compiuto in relazione a un’asta giudiziaria.

SAVINUCCIO - I destinatari dei provvedimenti restrittivi sono 83 persone (53 sono state poste in carcere, 30 ai domiciliari): tra queste figura il capoclan barese «Savinuccio» Parisi, assieme a suoi luogotenenti e gregari, e il boss Antonio Di Cosola, egemone dell’omonimo clan contrapposto agli Strisciuglio. Parisi, tornato il libertà da qualche tempo dopo aver scontato in carcere una pena definitiva, è ritenuto da anni dagli inquirenti il capo carismatico di una frangia della mafia barese attiva soprattutto nel rione Japigia di Bari che nei primi anni Novanta era il market della droga. Nell’indagine del nucleo di pt della Guardia di finanza di Bari sono coinvolti anche amministratori d alcuni Comuni del barese e professionisti. I primi sono indiziati di aver rilasciato autorizzazioni amministrative per favorire l’attività imprenditoriale apparentemente lecita del clan Parisi, gli altri di aver offerto la propria consulenza per favorire gli affari illeciti del boss.

I COLLETTI BIANCHI - Nell’inchiesta sono coinvolti direttori di banca, professionisti, amministratori pubblici e avvocati. Per la prima volta - viene fatto rilevare - l’indagine «fotografa» il coinvolgimento di persone della Bari bene in indagini sulla criminalità organizzata. A sostegno di questa ipotesi accusatoria vi sarebbero non solo intercettazioni telefoniche e ambientali, ma anche filmati video ritenuti dagli inquirenti particolarmente significativi.
C’è anche una società londinese di bookmaker dedita alle scommesse clandestine on line su eventi sportivi tra i beni per 220 milioni di euro sequestrati dalla Guardia di finanza. La società è la «Paradisebet limited» di Londra che - secondo l’accusa - dal febbraio 2001 ad oggi ha fatturato milioni di sterline raccogliendo scommesse (come pubblicizzato dalla stessa società nel sito web) in molti stati, tra cui Cina, Australia, Stati Uniti, fino ai Paesi dell’Europa dell’Est e in Italia. Nel nostro Paese - secondo la procura antimafia - la società, costituita da affiliati al clan Parisi, raccoglie da anni scommesse su primari eventi sportivi, primi tra tutti calcio, tennis, Formula uno, motomondiale, sci alpino, basket, rugby e football americano. La «Paradisebet» era già stata al centro di indagini della Dda di Bari conclusesi nel novembre 2007 con una imputazione nei confronti di nove indagati accusati di aver costituito e preso parte a un’associazione per delinquere finalizzata all’esercizio delle scommesse clandestine in Italia.

MANTOVANO - «La portata dell’operazione effettuata dalla Guardia di Finanza che ha condotto all’emissione di 83 provvedimenti restrittivi contro elementi legati alla criminalità organizzata barese, costituisce una nuova testimonianza dell’efficacia della lotta dello Stato contro tutte le mafie». È quanto afferma il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, esprimendo le proprie congratulazioni al comandante regionale della Gdf e all’autorità giudiziaria. «L’esito dell’operazione - prosegue Mantovano - conferma inoltre l’incisività del combinato di arresti e sequestri di beni di provenienza illecita, pari nello specifico a un valore complessivo di 220 milioni di euro».

Fonte: corrieredelmezzogiorno.it

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