16 feb 2014

L'ex assessore Giulio Gargano promosse 445 dipendenti: condannato a risarcire 600 mila euro

Ha promosso in blocco 445 dipendenti: l’ex assessore paga con il vitalizio
Giulio Gargano, per due legislature nel Consiglio del Lazio, è stato condannato dalla Corte dei conti a risarcire 600 mila euro

ROMA - Buon compleanno a Giulio Gargano, che lunedì compie cinquant’anni. Anche se i veri auguri andrebbero fatti a tutti i contribuenti. Perché il danno erariale da 600 mila euro che secondo la Corte dei conti avrebbe causato quell’ex assessore del Lazio sarà pagato con i denari pubblici. Succede anche questo, per quanto possa apparire incredibile, in una Regione dove ai vecchi consiglieri regionali è riconosciuto tuttora il diritto a incassare il vitalizio a cinquant’anni d’età.
Gargano è appunto uno di questi.

Nato a Cassino il 17 febbraio 1964, è stato per due legislature consigliere regionale. Nonché, durante gli anni del governatore Francesco Storace, assessore: prima al Personale, quindi ai Trasporti. Due esperienze che lo hanno profondamente segnato. La seconda, soprattutto. Finito nell’inchiesta sulla truffa alla sanità pubblica di «Lady Asl», Gargano ne è uscito con un patteggiamento a 4 anni e 4 mesi di reclusione, condito da una condanna in primo grado della Corte dei conti a risarcire 250 mila euro alla Regione per danno d’immagine.

Considerando però i soli effetti economici, ancora più pesante è stata la bastonata che i magistrati contabili gli hanno assestato per una storia accaduta quando era assessore al Personale: la promozione a dirigente, in blocco, di 445 dipendenti regionali. Assolto nel primo giudizio, si è invece beccato in appello una condanna a pagare 600 mila euro di danno erariale.

E qui si innesca il caso. Da lunedì per il cinquantenne Gargano dovrebbe scattare il diritto al vitalizio: intorno ai 3.800 euro netti al mese, per salire fino ai 5.200 al compimento del cinquantacinquesimo anno. Dovrebbe, perché la pratica è stata girata a Equitalia, la quale provvederà al pignoramento del suddetto vitalizio a copertura di quei 600 mila euro. In poco più di una decina d’anni l’ex assessore avrà così saldato il suo debito con l’Erario. A spese, tecnicamente parlando, del medesimo Erario.

Perché se pure nel Lazio come in tutte le altre Regioni i vitalizi sono stati aboliti e dunque gli attuali consiglieri non potranno più beneficiare di quei privilegi, il fatto che l’abolizione sia scattata solo a partire dalle elezioni del 2013 ha lasciato in vigore trattamenti scandalosi a favore dei vecchi inquilini del Consiglio regionale. I quali possono ancora oggi incassare a 50 anni di età una rendita a vita semplicemente sontuosa, in rapporto al lavoro svolto.

Per apprezzare l’abisso che separa questi superprivilegiati dal mondo normale, basta il seguente confronto. Mentre a un ex consigliere della Regione Lazio è sufficiente per intascare il vitalizio raggiungere quota 55, come somma dell’età anagrafica (50 anni) e dell’anzianità contributiva (un mandato di 5 anni), i comuni mortali devono superare 104: 62 anni di età e 42 (più spicci) di contributi. Per non parlare del livello della pensione. Perché se un reduce cinquantenne del Consiglio regionale del Lazio, avendo versato circa 90 mila euro, porterà a casa secondo le aspettative di vita ben oltre un milione di euro, con l’introduzione del sistema contributivo a partire dal 1996 un pensionato normale dovrebbe ritirare in media una cifra corrispondente ai versamenti effettivi.

Né possono reggere, di fronte alla richiesta di radicali cambiamenti anche per i trattamenti pregressi che arrivano da più parti, le argomentazioni circa l’impossibilità di intervenire sui diritti acquisiti. Come se quei diritti non fossero stati già pesantemente ritoccati per gli altri cittadini non privilegiati. Non più tardi di un paio d’anni fa, prima della riforma Fornero, lo stesso pensionato che oggi si ritira con una quota teorica di 104, avrebbe potuto lasciare il lavoro a 62 anni con 35 di contributi: ovvero, quota 97. Con in più un altro schiaffone in pieno volto agli stessi pensionati. Perché mentre la riforma Fornero ha bloccato gli adeguamenti automatici alle pensioni oltre 1.400 euro, i vecchi vitalizi dei consiglieri laziali sono gli unici assegni a beneficiare della scala mobile, con l’adeguamento automatico all’inflazione sancito da una legge regionale a fine 2011.

Nella Regione Lazio si è arrivati all’assurdo che dopo l’abolizione dei vitalizi questi sono saliti fino a rappresentare un terzo del bilancio del Consiglio regionale. Con il rischio che la cifra cresca al ritmo di 2 milioni l’anno. I consiglieri e gli ex assessori che non hanno ancora compiuto 50 anni e avranno diritto ai vecchi trattamenti sono ancora ben 45: compreso sulla carta anche Franco Fiorito, il Batman di Anagni, che diventerà cinquantenne nel 2021. Fra i prossimi beneficiari, Roberto Buonasorte, ex consigliere della Destra non rieletto ma non per questo estromesso dalla Pisana. Attualmente è il capo della segreteria di Francesco Storace. Compie 50 anni ad agosto.


Fonte: roma.corriere.it

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