10 gen 2014

Il Tar del Piemonte annulla le Regionali 2010

Le firme della lista pensionati sarebbero state falsificate
Accolto il ricorso della Bresso che aveva perso per 9000 voti: annullati i 27.000 voti della lista pensionati legata a Cota


Tutto da rifare. Il Tar del Piemonte ha accolto «il ricorso principale» promosso da Mercedes Bresso contro il risultato delle elezioni regionali del 2010. Ricorso che era dovuto allo scandalo legato alla scoperta di firme false per la presentazione della Lista dei Pensionati per Cota di Michele Giovine, poi condannato in via definitiva a 2 anni e 8 mesi di carcere. Secondo quanto si ricava da una prima lettura del dispositivo è necessario tornare al voto. L’annullamento della proclamazione degli eletti porta infatti alla decadenza della Giunta regionale e, quindi, alla sospensione di tutta l’attività in corso. È quanto trapela da esponenti della stessa Giunta regionale . Contro la sentenza è in ogni caso possibile fare ricorso al Consiglio di Stato e Cota ha dichiarato che è pronto a presentarlo.

«Con la pronuncia del Tar di oggi ha dimostrato che le elezioni del Tar del 2010 erano truccate - è stato il primo commento di Mercedes Bresso,ex presidente della giunta regionale e battuta per poche migliaia di voti dal leghista Roberto Cota - . Per me è una vittoria. Ora la giunta Cota non esiste più ora si rivada al voto, credo che sia possibile votare tra poche settimane, nel famoso election day fissato per le europee».

PROCEDURA - Come detto, la sentenza arriva al termina di una lunga procedura giudiziaria che ha visto annullare i voti (circa 27.000) verso un lista pensionati legata all’attuale governatore, il leghista Roberto Cota. La Lista dei Pensionati per Cota aveva infatti falsificato le firme per presentare la lista oltre a candidare persone inesistenti. Avendo la candidata del centrosinistra Mercedes Bresso perso le elezioni per circa 9000 voti, la sentenza del Tar porta quindi all’annullamento delle elezioni del 2010. Si potrebbe ritornare al voto già in primavera.

«GIUSTIZIA È FATTA» - «Seppure in ritardo è stata fatta giustizia - ha detto ancora Mercedes Bresso . La sentenza è immediatamente esecutiva, anche se ci sarà il ricorso, riusciremo a andare al voto insieme alle amministrative e alle europee. Sono contenta soprattutto per il Piemonte, perché gira pagina. Non ho tuttavia intenzione in questo clima politico di ricandidarmi alle prossime regionali ,in questo senso ho già dato. La mia ambizione è di ritornare al Parlamento europeo- In ogni caso deciderà il Pd».

NUOVO CANDIDATO - Con ogni probabilità, in caso di nuove elezioni in primavera, il centrosinistra presenterà come candidato, l’ex sindaco di Torino e attuale presidente della compagnia di san Paolo Sergio Chiamparino, molto vicino al l’attuale segretario del Pd, Matteo Renzi. «Se nei prossimi mesi si andrà al voto anticipato per la Regione Piemonte vi sarà la mia disponibilità a una eventuale candidatura alla Presidenza della medesima che, naturalmente, non dipenderà solo da me». ha subito dichiarato Chiamparino. Del resto se Sergio Chiamparino vorrà candidarsi a presidente della regione, potrà farlo da uomo libero da procedimenti penali in corso. L’attuale presidente della Compagnia di San Paolo era stato indagato dalla procura di Torino con altri dirigenti del Comune, che ha guidato fino al 2011, per la mala gestione dei locali dei Murazzi del Po, centro della movida torinese. Oggi il sostituto procuratore Andrea Padalino ha chiuso l’indagine, notificando la chiusura ad alcune persone ma non a Chiamparino. L’ex sindaco di Torino non figura quindi più tra gli indagati.

COTA - «La sentenza è una vergogna» ha dichiarato Cota, già scosso da altri avvenimenti giudiziari. La sentenza arriva infatti dopo il suo coinvolgimento come indagato , nell’inchiesta sui rimborsi alla regione Piemonte.
Cota ha poi dichiarato che in attesa della risposta del Consiglio di Stato andrà avanti come prima. Un atteggiamento bollato dalla Bresso come «irresponsabile».

SALVINI - Non fa una piega invece il neosegretario della Lega Matteo Salvini che su Facebook scrive: «Giudici e sinistra, anche quando perdono, riescono a vincere. Un attacco alla democrazia, ecco di cosa si tratta. Altro che mutande! Forse a qualcuno hanno dato fastidio i 30 milioni di risparmio secco, all’anno, dei costi della politica in Regione. Forza Piemont, forza Lega, continuiamo a lavorare».

RADICALI - Particolarmente soddisfatti della sentenza i Radicali, che però precisano: «In questo momento di gioia non possiamo, però, tacere di una grave inadempienza del Consiglio Regionale del Piemonte: a un mese dalla sentenza di Cassazione (14 dicembre 2013) che ha condannato in via definitiva Michele Giovine, - aggiungono i Radicali piemontesi - questi non è ancora stato dichiarato decaduto da consigliere regionale; dal dicembre 2012, da oltre un anno, Giovine è stato sospeso e percepisce metà indennità di consigliere e la sua compagna di partito Sara Franchino, divenuta consigliere al suo posto, percepisce l’indennità intera».

LETTA - Sulla questione è intervenuto anche il premier Enrico Letta: «Non commento mai le sentenze, ci saranno le conseguenze del caso, si andrà al voto. Certo, tre anni e mezzo sono un tempo assolutamente incredibile e penso che tutti si debba riflettere su questo. Forse bisogna riguardare alcune di quelle norme».


Fonte: corriere.it

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