3 dic 2012

Mafia in Liguria: arresti a Ventimiglia e Bordighera

Imperia - Arresti e perquisizioni in provincia di Imperia da parte della Direzione investigativa Antimafia, che sta indagando sui presunti intrecci tra criminalità organizzata e politica.

Nell’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia di Genova, sarebbero state eseguite 15 misure cautelari: fra gli arrestati, secondo indiscrezioni, anche Giuseppe Marcianò, presunto capo di una cosca di 'ndrangheta, il figlio Vincenzo e un nipote.

Questa mattina, qualche ora prima dell’alba, circa 200 carabinieri, alcuni in elicottero, sono piombati su Ventimiglia, perquisendo anche le abitazioni dell’ex sindaco, Gaetano Scullino e dell’ex direttore generale del Comune, Marco Prestileo, spostandosi poi a Bordighera, dove hanno controllato l’abitazione dell’ex sindaco, Giovanni Bosio. Le amministrazioni di entrambi i Comuni sono state sciolte mesi fa proprio per presunte infiltrazioni mafiose.

Perquisita anche la casa di Armando Biasi, sindaco di Vallecrosia, che è indagato: i magistrati stanno verificando la correttezza delle elezioni amministrative del 2011, con particolare riferimento all’eventualità del cosiddetto “voto di scambio”. Queste le sue prime parole: «Sono indagato, ma è un atto dovuto, viste le verifiche che stanno avvenendo per gli arresti nel mio territorio. Sono sereno».

Secondo le prime informazioni, due arresti sarebbero stati compiuti anche in provincia di Reggio Calabria. Nell’indagine ci sono anche 13 persone indagate.

L’indagine è stata battezzata “La svolta” e riguarda proprio lo “scioglimento” per mafia dei Comuni di Ventimiglia e Bordighera: le misure cautelari sono state emesse nei confronti di presunti capi e gregari dell’organizzazione criminale per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, detenzione di sostanze stupefacenti e armi. Le indagini sono partite nel marzo del 2010 e hanno permesso di svelare l’operatività dell’organizzazione mafiosa, i rituali di affiliazione, il controllo del territorio, i collegamenti con le cosche calabresi dei Piromalli, degli Alvaro e dei Pelle: sarebbero emerse le capacità di influenzare le competizioni elettorali a livello locale, i rapporti con la politica, gli interessi economici.

L’ex sindaco di Bordighera Bosio si dimette

L’ex sindaco di Bordighera Giovanni Bosio (Pdl), indagato nell’inchiesta della Dda di Genova che stamani ha portato in carcere 11 persone accusate, tra l’altro, di associazione di tipo mafioso, si è dimesso oggi dalla sua carica di consigliere provinciale imperiese e di capogruppo in Provincia dello stesso partito. Bosio, sindaco all’epoca dello scioglimento del Consiglio comunale di Bordighera (marzo 2011) ha giustificato questa sua scelta con l’intento di evitare strumentalizzazioni che definisce “indegne”.

‘Ndrina sceglieva candidati non solo voto di scambio

La locale ‘ndranghetista di Ventimiglia che faceva capo a Giuseppe Marcianò era in grado di imporre i nomi dei candidati, sia d’area di centrodestra che di centrosinistra, e spostare grandi pacchetti di voti. Il passaggio è ricompreso nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere 11 persone e che vede indagati altri 17 soggetti.

Secondo gli inquirenti, Giuseppe Marcianò sarebbe il dominus di una vera e propria ‘ndrina che si è costituita nel ponente ligure tra Ventimiglia e Imperia. Con lui sono stati arrestati il figlio Vincenzo e il nipote, omonimo di quest’ultimo, Omar Allavena, Giuseppe Gallotta, Antonio Palamara, Giuseppe Scarfò, Annunziato Roldi, Federico Paraschiva, Salvatore Trinchera, Giuseppe Cosentino, tutti accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzato all’usura, all’estorsione e al traffico di droga. Notificata l’ordinanza di custodia cautelare anche a Filippo Spirlì, Rosario Ambesi e ai due fratelli Pellegrino, Maurizio e Roberto.

In più competizioni elettorali, dal 2008 al 20010, ci sono state «ingerenze andate a buon fine», affermano gli inquirenti. In un solo caso, i candidati imposti erano sia d’area di centrodestra che di centrosinistra tanto che proprio Marcianò, prima di una elezione per le Comunali, avrebbe detto in una telefonata effettuata a un componente della ‘drina, e intercettata dai carabinieri: «vedi che abbiamo fatto bene a puntare su.... Ma se vince ... siamo coperti pure».

Marcianò assicurava cene elettorali nel suo ristorante di Ventimiglia e, quando ha ceduto l’attività, nella sua casa. Dunque secondo gli inquirenti Marcianò poteva spostare voti e imporre candidati per assicurarsi una “amministrazione amica” capace di garantire anche appalti per le aziende controllate dal “locale”.

Fonte: corriere.it

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