17 ott 2012

Ama, il patto segreto: le promozioni decise nella stanza del sindaco

Trattativa con Alemanno e il capogruppo Pdl Luca Gramazio. L'intesa firmata il 23 luglio con i sindacalisti «amici»: 5 della Cisl, altri 5 tra Ugl, Uil e Fiadel

ROMA - E' stata molto più laboriosa di quanto si immaginasse, una trattativa al veleno durata oltre un anno, che ha investito pienamente il livello politico capitolino, quella che ha consentito a 11 sindacalisti dell'Ama di fare festa in famiglia. Busta paga «pesante» per loro, a partire da agosto: ognuno dei promossi (5 della Cisl e gli altri sei divisi tra Ugl, Uil e Fiadel) è tornato a casa con due livelli in più, tra i 250 e i 300 euro netti al mese. Bel colpo. Ma la municipalizzata dei rifiuti, adesso, è diventata una polveriera. Le super-gratifiche, di cui ha dato notizia il Corriere sabato scorso, hanno generato un clima senza precedenti, ben più pesante di quello già infuocato di due anni fa, all'epoca dello scandalo di Parentopoli.

Martedì nel distaccamento Ama del Verano Alessandro Bonfigli, il segretario Cisl passato dal 6° all'8° livello, ha cercato di spiegare ai suoi la situazione. La preoccupazione per gli inevitabili contraccolpi è altissima, ma per ora nell'organizzazione di gran lunga maggioritaria (2.900 iscritti su 7.500 dipendenti Ama) prevale il «serrate le fila». Intanto, nella Direzione generale alla Montagnola e nelle decine di sedi dislocate in città, circolano volantini firmati da «Lavoratori indignati». Titolo: «Sindacatopoli, basta!!!». Primo capoverso: «Visto che gli attuali "sindacalisti" colti con le mani nel formaggio si guardano bene dall'avere un moto d'orgoglio e dimettersi, chiediamo ai Segretari Generali di rimuoverli senza indugio». Per la verità il leader nazionale Ugl, Giovanni Centrella, i suoi due, sabato scorso, li ha cacciati. Dai vertici Cisl, Uil e Fiadel, invece, ancora nessuna reazione.

Ma potrebbe essere questione di ore. Adesso che il tappo è saltato, infatti, «talpe» e informatori alzano la testa. Diventano baldanzosi. Telefonano. Scrivono mail. Recuperano carte. La fotografia del «patto scellerato» pro-sindacalisti, così, inizia a delinearsi meglio. Anzi, è quasi nitida. Soprattutto grazie all'esame incrociato di dichiarazioni pubbliche, avvicendamenti ai piani alti dell'Ama e incontri-chiave.

Due date, in cima a tutte. La prima è il 12 agosto 2011. Sono i giorni in cui l'Ad Franco Panzironi sta per lasciare l'Ama al suo successore Salvatore Cappello. Ma c'è un'ultima, importante pratica da sbrigare. Sono le 14.30: in un Palazzo Senatorio svuotato dalle ferie, Panzironi e un alto dirigente Ama fanno anticamera davanti all'ufficio di Gianni Alemanno. Arriva Luca Gramazio, il capogruppo pdl. I tre entrano: «Prego, accomodatevi», fa il sindaco indicando le poltroncine. Il colloquio dura 45 minuti. Si discute del testo che possa fare da cornice alle promozioni: le «caselle» da sistemare sono 19. I nomi degli esponenti della Cgil (che si tiene fuori ma sceglie di non denunciare il negoziato) non ci sono. Manca solo l'ok del primo cittadino.

Al momento di chiudere, però, sorgono due intoppi: il primo, via telefono, viene dai dubbi di due sindacalisti Fiadel e Ugl; il secondo dalla palese vulnerabilità dell'intesa, che si esporrebbe a rilievi giuridico-finanziari di ogni tipo. Perché promuovere solo loro? In base a quali fabbisogni di organico e valutazioni comparative? Sicuro che nuove spese per il personale, in un'azienda già abbondantemente fuori parametro, siano compatibili con il Patto di stabilità? Alemanno ascolta. Medita. E rinvia: «Per oggi non se ne fa nulla».

Parte così la fase 2 che, da settembre 2011, vedrà passare altri 10 mesi prima che gli undici (da 19 che erano) riescano a portare a dama gli avanzamenti di carriera. Tre elementi concorrono a sbloccare lo stallo: il pressing di Bonfigli, forte del suo potere nella municipalizzata, sul nuovo Ad Cappello; il pensionamento anticipato e l'allontanamento di alcuni manager non disponibili ad avallare il pactum sceleris ; e - decisiva - l'assunzione a inizio 2012 come capo del personale di un vecchio amico del sindaco, quel Paolo Passi «prelevato» dai vertici del Poligrafico dello Stato. Le condizioni per la sigla finale maturano. Arriva l'estate 2012: la Cgil, nuovamente «sondata», conferma il no (e continua a tacere).

Eccoci così al 23 luglio. Al tavolo troviamo Cappello, già sul piede di partenza per la vicenda del maxicontratto su Malagrotta, che delega Passi. Di fronte i sindacalisti, con Bonfigli al centro. Le penne sono pronte. La «quadra» si trova su 11 nomi. Via al doppio scatto di livello. Accordo firmato, evviva. Storia finita? Quasi. L'unico mistero, oggi, è che fine abbia fatto quel testo. Fabrizio Santori, il consigliere pdl candidato sindaco contro Alemanno, da giorni lo chiede ma l'Ama glielo nega. Dovrebbe essere finito, si mormora, in una cassaforte di cui conserva la chiave il direttore del personale. Di sicuro, adesso, gli ultimi che hanno premura di sbandierarlo ai quattro venti sono i sindacalisti che lo hanno sottoscritto.

Fonte: roma.corriere.it

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