25 set 2012

Renata Polverini si è dimessa. «Giunta pulita, ma consiglio indegno»

Attacchi ai consiglieri («Indegni») e all'opposizione. Casini: Polverini la anticipa: deve andarsene

ROMA - Renata Polverini si è dimessa: lo dice lei stessa alla stampa intorno alle otto di sera al residente Ripetta con accanto il vicepresidente Ciocchetti dell'Udc. «Ieri l'ho comunicato al presidente Napolitano, poi al premier Monti e oggi ai leader della mia coalizione. Non ritengo questo Consiglio più degno di rappresentare una regione importante come il Lazio». Dimissioni irrevocabili. Mentre dice di non aver ricevuto quelle delle opposizioni. «Questi signori li mando a casa io. Noi arriviamo qui puliti. Ero a capo di una giunta che ha operato bene ma che va a casa a causa di un consiglio regionale non più degno». Il Lazio, sostiene, è un organismo «a due teste: da un lato c'è la giunta, dall'altro il consiglio. Non potevo mai immaginare che tutti nel consiglio facessero un uso così disinvolto dei fondi pubblici». Non sembra affatto intenzionata a mollare la politica: «Ho intenzione di continuare a testa alta. Con questi malfattori non ho niente a che fare: lo devo alle persone leali come il vicepresidente Cioccetti dell'Udc che mi è stata fedele fino all'ultimo. Questa storia nasce per una faida interna al Pdl. Un partito che non consegnò la lista che ci ha consegnato un dibattito interno coordinato da personaggi ameni che si aggirano in Europa».

ELEZIONI FORSE IN FEBBRAIO
Dal momento in cui le dimissioni di Renata Polverini diventano esecutive, scattano i 135 giorni previsti per legge: 90 giorni per indire le elezioni e 45 di campagna elettorale. Le elezioni regionali, a questo punto, si potrebbero svolgere da febbraio. È possibile però che il governo, anche per risparmiare, opti per un election-day accorpando le regionali con le elezioni comunali.

ATTACCHI ALL'OPPOSIZIONE
Attacchi anche al Pd: racconta di aver deciso di lasciare la guida della Regione già lunedì scorso, «ma sono andata avanti per smascherare l'opposizione che chiedeva le mie dimissioni. Anche Pd voleva regolare una battaglia interna. Vadano a casa ma non si permettano di parlare di me e dei miei collaboratori. Le ostriche non le ha inventate l'ex capogruppo. Io non hai avuto una carta di credito, nemmeno i miei collaboratori». Attacchi anche all'Idv. «Io dico basta, non lo merita la mia storia personale, la mia famiglia, infangata da due anni. Da pochi minuti sono tornata una persona libera e mi sento veramente bene. Due anni e mezzo in questo sistema, me lo sentivo come una gabbia». Polverini rimarrà in carica per le attività ordinarie. «Me ne vado senza colpa alcuna... ma lo faccio a testa alta». Alla fine una battuta: «Vado a mangiare, con la mai carta da credito».

Scandalo «spese pazze» Pdl, Polverini si dimette Scandalo «spese pazze» Pdl, Polverini si dimette Scandalo «spese pazze» Pdl, Polverini si dimette Scandalo «spese pazze» Pdl, Polverini si dimette Scandalo «spese pazze» Pdl, Polverini si dimette Scandalo «spese pazze» Pdl, Polverini si dimette

Le dimissioni di Renata Polverini sono l'epilogo inaccettabile di una bruttissima vicenda». Lo afferma il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. «Un Presidente di Regione, eletto dal popolo, senza neppure un avviso di garanzia - prosegue - viene costretto a dimettersi dalle faide interne di partiti e da un'opposizione che, ancora una volta, ha dimostrato tutta la sua ipocrisia nello strumentalizzare una vicenda su cui il Presidente della Regione non ha responsabilitá». «Chi pensa di utilizzare queste dimissioni per accaparrare qualche poltrona rimarrá molto deluso perchè non ha compreso che l'abisso che divide i cittadini dalla politica riguarda tutti i partiti indistintamente - conclude Alemanno - A Renata Polverini va tutta la mia solidarietá umana e politica».

UDC
La comunicazione arriva dopo che l’Udc aveva “staccato la spina” a Renata Polverini. Al termine di una giornata frenetica, caotica, fitta di incontri e appuntamenti, gli uomini di Pierferdinando Casini hanno deciso: via dal consiglio regionale, dimissioni imminenti che si vanno a sommare a quelle, già pronte, di Pd, Sel, Federazione della Sinistra, Idv. E’ la goccia che fa traboccare il vaso: alla Regione, si tornerà a breve a votare. Casini lo ha detto esplicitamente intervenendo al Tf3: Polverini lasci. «Mi auguro che non ascolti chi le dice di rimanere ancora lì. Gli italiani apprezzeranno. Mi auguro che il Presidente Polverini e chi ha collaborato con lei in modo serio capisca che con questa marea di fango che si è alzata restituire la parola agli elettori significa essere dignitosi».

TRAVOLTA DALLO SCANDALO
L’amministrazione della Polverini, così, non è arrivata neppure a metà mandato ed è stata travolta dallo scandalo-Fiorito, denunciato ad inizio settembre dal Corriere della Sera. I consiglieri regionali Udc, insieme al vicepresidente della giunta Luciano Ciocchetti e all’assessore Aldo Forte, hanno provato a resistere. Ma, dai leader nazionali, è arrivato l’aut aut: o fuori dalla Regione, o fuori dal partito. Così, dopo l’Udc, è venuto giù tutto il resto: anche i consiglieri di Fli (Francesco Pasquali) e di Api (Mario Mei) hanno comunicato le loro dimissioni. Il numero di 36 defezioni, necessario per far decadere il consiglio regionale, è così raggiunto. Dimissioni anticipate da quelle della presidente, che nel pomeriggio aveva disertato l’unico appuntamento della giornata, il premio “Anima” in Campidoglio. Sarebbe stato il suo ultimo evento pubblico da presidente del Lazio.

Fonte: corriere.it

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