30 nov 2010

I trucchi dei boss casalesi per aggirare il carcere duro. Gli affiliati aiutati da due vigili urbani. Uno di loro era in servizio anche se condannato nel processo Spartacus

CASERTA - Boss di camorra, del clan dei Casalesi facente capo a Francesco «Cicciotto 'e mezzanotte» Bidognetti (tra cui anche suo figlio Gianluca) aggiravano il 41 bis soprattutto per incontrare le loro fidanzate con al complicità di due vigili urbani di Casal di Principe. È quanto è stato scoperto grazie all’operazione «Briseide» messa a segno dalla Dia e dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia penitenziaria (Nic). A finire in manette Mario De Falco, di 51 anni, fratello del defunto boss Vincenzo, e Stanislao Iaiunese, di 58 anni. Secondo l’accusa, obbedendo a Michele Bidognetti, attestarono falsamente che Gianluca Bidognetti, nipote dell’uomo e figlio del boss Francesco, conviveva con la fidanzata Serena Pagano, di 19 anni, in un’abitazione di via Firenze a Casal di Principe. Espedienti analoghi furono attuati per consentire anche ad altri affiliati al clan, in particolare Aniello Bidognetti, altro figlio di Francesco, e a Vincenzo Letizia, di incontrare le loro rispettive fidanzate.

GLI INDAGATI - Le due donne, Rita Starace, di 44 anni, e Luana Iovine, di 21, sono indagate a piede libero assieme a tre persone che attestarono falsamente la convivenza: Carlo Biffaro, di 71 anni, Angelina Luongo, di 66, e Teresa Bidognetti, di 20, sorella di Aniello e Gianluca. Anche per loro la Procura aveva chiesto l’arresto, non concesso però dal gip Amelia Primavera. L’inchiesta, coordinata dai pm Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio, Ida Froncillo e Alessandro Milita, è stata avviata in seguito all’intercettazione dei colloqui avvenuti nel carcere di Teramo tra Gianluca Bidognetti e i suoi familiari. Gianluca, in particolare, si lamenta di non poter ricevere telefonate dai congiunti, dal momento che l’apparecchio telefonico di casa Bidognetti è intestato al nonno defunto e la direzione del carcere non autorizza chiamate provenienti da quell’utenza. Tramite lo zio e le sorelle, il figlio del boss manda un avvertimento all’avvocato difensore: se non riesce a fargli ottenere colloqui con la fidanzata, sarà sostituito.

VIGILE CONDANNATO PER MAFIA E IN SERVIZIO - Vigile urbano regolarmente in servizio nonostante una condanna per associazione mafiosa: è il caso di Mario De Falco, arrestato oggi perchè favoriva colloqui in carcere tra boss e persone estranee al loro nucleo familiare. Un paragrafo dell’ordinanza di custodia cautelare è dedicato proprio al maresciallo dei vigili urbani De Falco. Fratello di Vincenzo, elemento di spicco del clan assassinato nel 1991, ed ex muratore, come hanno raccontato svariati collaboratori di giustizia, tra cui Carmine Schiavone, fu assunto nel 1982 proprio grazie al fratello. Scrive il gip: «Non vi è alcun dubbio sul fatto che il De Falco sia entrato nel corpo dei vigili urbani - al quale, sorprendentemente, ancora oggi appartiene, malgrado la condanna per associazione mafiosa - proprio allo scopo di garantire, abusando delle proprie funzioni, gli interessi del clan». De Falco, infatti, è stato condannato a quattro anni per associazione camorristica - poi ridotti a due in appello - nell’ambito del processo Spartacus.

Fonte: corrieredelmezzogiorno.it

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