15 lug 2010

’Ndrangheta: Rifiuti pericolosi e amici politici. «Lo devono votare, se no sparo»

Un testimone: eternit e amianto per riempire i cantieri pubblici

MILANO — I boss e le aziende di ’ndrangheta in Lombardia: fatti loro? Chi ancora si ostina a pensarlo non sa magari di vivere a due passi da dove i clan hanno sotterrato i rifiuti pericolosi dei loro affari. «Posso dire — testimonia ai pm milanesi un dipendente della "Perego General Contractor", cioè del gruppo vampirizzato dalle cosche e utilizzato per entrare negli appalti pubblici del movimento terra per una nuova palazzina del Tribunale di Milano, per l’ospedale Sant’Anna di Como o per la statale Paullese — che, in tutti i cantieri dove ha lavorato la Perego, nel corso degli anni sono stati utilizzati per le opere di riempimento materiali fortemente inquinanti, come eternit, amianto e in genere materiali provenienti da demolizioni indifferenziate e quindi anche pericolose, senza il dovuto smaltimento previsto dalla legge».

I lavori dell’ospedale
Qualche esempio? «Nei lavori per il rifacimento del tratto ferroviario Airuno-Usmate, nello smantellare la vecchia ferrovia sono stati estratti i traversini dei binari che venivano accantonati perché dovevano essere frantumati, cosa che non è stata fatta: sono invece stati prelevati, portati in un altro luogo sempre sul tratto della ferrovia e sotterrati. Ed è ovvio che questo materiale era fortemente inquinante perché conteneva l’amianto che derivava dai freni del treno». E nei lavori all’ospedale di Como «ricordo la presenza di diverso materiale pericoloso, in particolare bentonite, che veniva caricata sui camion e poi da me ricoperta con terra di scavo normale al fine di occultarne la qualità».

I ricatti agli operai
A ordinare queste prassi agli autisti e operai erano, dicono i testimoni, Salvatore Strangio (l’amministratore-ombra imposto dalla ’ndrangheta), il suo trasportatore di fiducia Tommy Ghezzi, e il titolare ufficiale (ma di fatto esautorato dalle cosche) dell’azienda, Ivano Perego: «Chi provava a ribellarsi e chiedere spiegazioni a Perego — ricorda un lavoratore — veniva minacciato di licenziamento, quindi ognuno per mantenere il proprio posto di lavoro si adeguava ad una situazione di illegalità». L’ovvia priorità all’esecuzione dei 300 arresti lunedì notte ha fatto sinora rimandare agli inquirenti gli accertamenti su questo filone, che però hanno già individuato almeno due significativi casi di illecita gestione di rifiuti, ora sottoposti al vaglio della Procura di Como: in tutto 2.025.336 chili di rifiuti, di cui 689.160 kg dal cantiere di Canzo e 1.336.176 kg dal cantiere di Bellinzona sempre della Perego Strade srl, «con una frequenza nei viaggi largamente superiore alla media e alcuni autisti che risultano aver effettuato fino a 4 viaggi al giorno per una percorrenza di 85 km. Ciascuno con destinazione ignota». E «presso il cantiere di Bellinzona le indagini hanno rilevato la presenza di amianto».

«Il capitale sociale»
A questo tipo di ’ndrangheta, «non solo rete criminale ma vero e proprio sistema di potere che entra in rapporto con altri poteri (economico, politico, imprenditoriale)», serve «instaurare relazioni stabili non solo di carattere corruttivo ma anche di vicinanza e contiguità». È quello che il pm Storari chiama «il capitale sociale » delle cosche, costituito non solo dai politici emersi già ieri. C’è il direttore sanitario dell’Asl di Pavia, «risorsa indispensabile » dei clan, entusiasta convogliatore di voti di ’ndrangheta sul parlamentare pdl Abelli e pirotecnico nella metafora per cui «giuro che farei la campagna elettorale per lui come fosse la prima volta, con la pistola in bocca, perché chi non lo vota gli sparo». Ma c’è anche il medico del carcere di Monza che chiede i servigi del capo della «locale» di ’ndrangheta di Mariano Comense. E poi i 4 carabinieri di Rho che danno informazioni, il comandante della polizia municipale di Lurago d’Erba disponibile, l’ispettore che cerca appoggi per fare il dirigente in una costituenda polizia della Provincia di Monza. C’è il presidente del collegio sindacale dell’Ente Fiera di Milano e sindaco della Metropolitana milanese «in contatto con i capi delle locali di Milano e di Pavia», ma anche il colonnello comandante dei carabinieri di Vercelli che per i pm parla con Strangio di schede telefoniche e della propria aspirazione di candidarsi alle elezioni europee, o il funzionario dell’Agenzia delle Dogane che si presta ad avere un rapporto privilegiato con il capo della «locale» di Cormano. E perfino una società a partecipazione pubblica, la Infrastrutture Acque Nord Milano, agli occhi dei pm «si presenta fortemente collusa con il capo (Mandalari) della "locale" di Bollate ».

Fonte: corriere.it

1 commento:

  1. ciao io sono di Como
    ti do una bellissima notizia:
    hanno fatto dei prelievi per vedere se c'era qualcosa sotto l'ospedale sant'anna e indovina
    che hanno trovato?!

    NIENTE!

    http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Cronaca/292689/

    RispondiElimina

Etichette

Post in evidenza

Regioni: molte spese, pochi valori

Non si può definire semplicemente corruzione, sprechi, malgoverno quanto sta emergendo a proposito delle Regioni Quando la quantità di un ...