15 lug 2010
Maxi blitz contro la 'ndrangheta: 304 persone arrestate in tutta Italia
Fermi in Calabria ma anche in alcune località del Nord: diversi anche gli arresti «eccellenti»
MILANO - Un duro colp0 alla mafia più difficile da infiltare da parte degli investigatori. Maxi blitz di carabinieri e polizia contro la 'ndrangheta: 304 sono state arrestate in diverse parti d'Italia per vari reati, tra i quali il tentativo di infiltrarsi negli appalti per l'Expo 2015 a Milano, come d'altronde era già emerso da più di un anno. Si tratta della più imponente operazione di questo tipo degli ultimi anni.
L'OPERAZIONE - Nell'operazione sono stati impegnati 3.000 uomini dei carabinieri e della polizia di Stato. Gli arresti sono avvenuti in Calabria e in diverse località dell'Italia settentrionale. Le accuse vanno dall'associazione di tipo mafioso al traffico di armi e stupefacenti, dall'omicidio all' estorsione, dall'usura ad altri gravi reati. Gli inquirenti calabresi e lombardi, al lavoro da tempo su questa inchiesta, hanno indagato in particolare sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nel nord Italia, sia nelle attività produttive e commerciali, sia nel mondo politico e amministrativo locale. Oltre agli arresti, il blitz delle forze dell'ordine avrebbe portato anche al sequestro di denaro, armi e droga oltre che a «beni mobili e immobili per decine di milioni di euro».
Gli arresti riferiscono gli investigatori, scaturiscono da «complesse indagini coordinate dalle procure distrettuali antimafia di Milano e Reggio Calabria»: indagini che «hanno consentito di documentare la gestione delle attività illecite in Calabria e le infiltrazioni della 'ndrangheta nel nord Italia, dove stava estendendo i propri interessi illeciti in diversi settori economici». Tra gli arrestati c'è anche Domenico Oppedisano, 80 anni, considerato dagli investigatori l'attuale numero uno delle cosche calabresi. La sua nomina a "capocrimine" - cioè colui che è al vertice dell'organismo che comanda su tutte le 'ndrine ed è denominato Provincia - sarebbe stata decisa il 19 agosto del 2009 nel corso del matrimonio tra Elisa Pelle e Giuseppe Barbaro, entrambi figli di boss.
ARRESTI IN LOMBARDIA - Diversi i fermi eseguiti dalla direzione investigativa antimafia del capoluogo lombardo, coordinata dai pm Ilda Boccassini, Alessandra Dolci e Paolo Storari, che ha arrestato Carlo Antonio Chiriaco, nato a Reggio Calabria, direttore sanitario dell'Asl di Pavia, Francesco Bertucca, imprenditore edile del pavese e Rocco Coluccio, biologo e imprenditore residente a Novara. Nell'inchiesta sono indagati anche l'assessore comunale di Pavia Pietro Trivi (per corruzione elettorale) e l'ex assessore provinciale milanese dell'Udeur Antonio Oliviero (per corruzione e bancarotta). Tra gli indagati anche quattro carabinieri di Rho (Milano), uno dei quali per concorso esterno in associazione mafiosa. La 'ndrangheta stava tentando di mettere le mani sugli appalti per l'Expo 2015 a Milano.
RISVOLTI POLITICI - Arrestato anche Pino Neri, il capo della 'ndrangheta in Lombardia. Neri è accusato, tra l'altro anche di avere convogliato voti elettorali su indicazione di Chiriaco. Neri, ritenuto il capo assoluto della mafia calabrese in Lombardia, avrebbe indirizzato, su indicazione di Chiriaco, voti a favore del deputato del Pdl Giancarlo Abelli, che risulta però estraneo ai fatti e non è indagato.
IL VOLTO DELLA 'NDRANGHETA - Ma l’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale antimafia di Milano e Reggio Calabria, che ha visto coinvolte tutte le famiglie reggine della ’ndrangheta, (nella sola provincia di Reggio Calabria sono stati arrestate 120 persone), è servita agli inquirenti anche a disegnare il nuovo volto dell'organizzazione mafiosa di origine calabrese. L'operazione ha colpito infatti le più importanti e potenti famiglie della 'ndrangheta delle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone, oltre alle loro proiezioni extraregionali ed estere. Di fatto sono state «destrutturate», dicono gli inquirenti, le cosche egemoni nel capoluogo reggino, nella fascia ionica ed in quella tirrenica, tra cui i Pelle di San Luca, i Commisso di Siderno, gli Acquino-Coluccio ed i Mazzaferro di Gioiosa Ionica, i Pesce-Bellocco e gli Oppedisano di Rosarno, gli Alvaro di Sinopoli, i Longo di Polistena, gli Iamonte di Melito Porto Salvo. Le cosche secondo le nuove intercettazioni e le nuove indagini svolte dagli uomini dell'Arma, sono organizzate a livello verticistico un po’ come la mafia siciliana. C’è quindi un capo assoluto di questa «commissione che è stato arrestato dai carabinieri di Reggio Calabria e sotto di lui ci sono i capi mandamento ed i capi locali. Ma quello che emerge ancora una volta è che la ’ndrangheta cosidetta di periferia, quindi quella che non vive in provincia di Reggio Calabria, ma a Milano, Torino , in Canada o in Australia, dipende in tutto e per tutto dalla commissione provinciale reggina. Per capire meglio basti guardare a Carmelo Novella, ucciso il 14 luglio del 2008 in un bar di San Vittore Olona; la sua condanna a morte l’avrebbe firmata da solo, andava dicendo in giro che: "la Lombardia", e cioè tutti i gruppi di ’ndrangheta trapiantati al Nord, avrebbero potuto fare da soli, senza la casa madre calabrese. La commissione ha deciso di farlo fuori senza problemi, nominando anche il suo successore alla guida dei traffici illeciti lombardi.
MARONI - Congratulazioni per l'operazione al capo della Polizia, Antonio Manganelli e al comandante generale dell'Arma, Leonardo Gallitelli sono state espresse dal ministro dell'Interno Roberto Maroni: «Si tratta in assoluto della più importante operazione contro la 'ndrangheta degli ultimi anni, che oggi viene colpita al cuore del suo sistema criminale sia sotto l'aspetto organizzativo che quello patrimoniale. Gli eccellenti risultati conseguiti in questi ultimi mesi contro la mafia - prosegue Maroni - sono il frutto di una costante ed efficace opera di coordinamento tra le Forze di polizia e la magistratura, tutte impegnate in modo straordinario nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata».
Fonte: corriere.it
Il termine scandalo deriva dal greco skàndalon, che significa ostacolo, inciampo. Il significato più antico del termine rinvia ad azioni o discorsi che danno cattivo esempio.
Nell'accezione corrente uno scandalo è l'effetto di un'azione che, una volta divenuta di pubblico dominio, causa un turbamento della sensibilità morale pubblica, prevalentemente in materia di sesso, denaro ed esercizio del potere. Il turbamento deriva in genere, più che dall'infrazione di singole norme, dal fatto che le azioni considerate "scandalose" sono caratterizzate da una commistione impropria delle categorie citate, che tale commistione è stata resa pubblica e/o che le azioni "scandalose" hanno com protagonisti personaggi pubblici.
I motivi di scandalo variano quindi in funzione delle epoche, delle culture e delle classi sociali in cui tali comportamenti vengono messi in atto e resi noti. Essendo la notizia pubblica di un fatto il motore principale dello scandalo, nella società moderna essi vengono frequentemente amplificati - e spesso costruiti - dai media, che promuovono a scandalo (cioè a questione etica di interesse generale) pettegolezzi sulla sfera privata (familiare, affettiva, sessuale) di persone note.
Gli ambiti in cui possono avvenire gli scandali sono i più vari, in ambito politico-finanziario possono riguardare episodi di corruzione e abuso di potere; in ambito privato possono riguardare l'infedeltà coniugale, la sessualità o l'omosessualità delle persone coinvolte, l'abuso fisico a danni di soggetti deboli (es. la pedofilia); in ambito sportivo è spesso motivo di scandalo una condotta sleale (ad esempio, casi di corruzione e doping).
Concernendo azioni "discutibili", molto spesso gli scandali hanno conseguenze politiche e giudiziarie. Ancor più spesso vengono strumentalizzati a scopo politico o economico.
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