12 mag 2010

Le piccole fabbriche dei ricorsi seriali

La giustizia italiana è lenta, costosa, inefficiente. «Specialmente nel Sud», ha appena ripetuto il Governatore della Banca d'Italia. Tutti d'accordo. Capita, però, che alla scarsità di risorse e alle falle organizzative si aggiungano strani fenomeni di superlavoro che mettono in crisi uffici già in difficoltà: fenomeni che difficilmente possono essere ricondotti alla casualità. Nel Salernitano, ad esempio, alcuni avvocati sembrano seguire una consolidata trafila dai risultati devastanti proprio perché si fonda e si somma allo stato esangue della macchina giudiziaria. La trafila è la seguente: si mira un bersaglio dalle casse piene (Telecom Italia, Enel, Philip Morris) e lo si cita per danni; ottenuta dal giudice di pace una decisione favorevole, si presentano migliaia di ricorsi-fotocopia per strappare altrettante sentenze-fotocopia; si incassa e si riparte con altri bersagli, altri danni da rimborsare, magari altri uffici da costipare di fascicoli. Risultato: per ogni citazione, qualche decina di euro finisce nelle tasche del ricorrente, qualche centinaio in quelle dell'avvocato, mentre milioni di euro escono dalle casse statali per le spese di giustizia.
Sant'Angelo a Fasanella (Sa)
Sant'Angelo a Fasanella (Sa) non arriva a 900 anime. È un borgo piazzato nel cuore del parco del Cilento, a circa 90 chilometri dal capoluogo. Fino al 2005, il locale ufficio del giudice di pace viaggiava a una media di 58,5 fascicoli per ciascuno dei due magistrati, a servizio di un bacino di 6.545 persone. Numeri un po' scarsi, tanto che nel 2006 il ministero ne proponeva l'accorpamento al vicino ufficio di Roccadaspide (Sa).
Il 22 gennaio 2005, si presenta in cancelleria un giovane avvocato salernitano, Mario Manzo, con un pacchetto di citazioni contro Enel distribuzione Spa: chiede circa mille euro per ognuno dei suoi clienti come risarcimento del «danno esistenziale» subìto in occasione del black out del 28 settembre 2003. Richiesta accolta. In poco tempo, i ricorsi di Manzo diventeranno 600, il carico di almeno 5 anni per quell'ufficio. Situazione pesante, ma il peggio doveva ancora venire: a raffica, e nel solo 2005, un'altra decina di avvocati depositeranno 2.579 citazioni contro Enel, e circa 300 contro Telecom Italia per faccende di pali su terreni privati. Totale: tra il 2005 e il 2007, le cause iscritte a Sant'Angelo a Fasanella sono diventate 7.765.
Nemmeno se tutti gli abitanti del bacino di competenza dell'ufficio firmassero un ricorso, si potrebbe raggiungere queste cifra. E infatti gli «attori» venivano soprattutto da fuori zona. È la legge che da qualche anno lo consente: quando si tratta di consumatori, il Foro di competenza è quello in cui si domicilia l'«attore». Così, avvocati e clienti si domiciliano presso studi legali dell'area di competenza del giudice di pace scelto ed ecco che gli avvocati Ugo Maria Cristoforo Caponigri, Gaetano del Chierico, Rosario Guglielmotti, Gennaro Ippolito - solo per citare i più attivi, in base alle risultanze - fanno base chi a Castelcivita, chi a Bellosguardo, chi nella stessa Sant'Angelo. Il domicilio-fai-da-te potrebbe essere disinnescato dall'opposizione del convenuto, ma non sempre le sue ragioni vengono accolte dal giudice e il ricorso va avanti. Magari poi cade in appello, anche se – fatti i conti – a volte le società condannate non ricorrono perché spenderebbero di più che non liquidando il danno.
Quando in un ufficio come quello di Sant'Angelo a Fasanella arriva una valanga di pratiche da smaltire, sia pure seriali, ovvero tutte uguali, succede che i controlli di legge vanno in tilt, compresi quelli sull'identità e l'età dei ricorrenti; che le cancellerie già povere di organico rischiano il collasso. Succede che le sentenze ritardano: nel triennio considerato, circa 4mila decisioni sono state depositate 4 mesi dopo il termine di legge. Succede, infine, che le spese di indennità dovute al giudice di pace (36 euro a udienza, 56 a sentenza) esplodono. Fino al 2004, le indennità per il Gdp di Sant'Angelo stavano fra i 3mila e i 6mila euro annui, ma nel 2005 sono stati liquidati 70.500 euro e 72mila sia nel 2006 sia nel 2007. Date le pratiche giacenti, inoltre, anche il 2008 arriverà al plafond di legge (72mila euro).
Una spesa che si sobbarcheranno i contribuenti da Aosta a Lampedusa mentre - stando ai conteggi di un avvocato "filonista", come li chiamano - a fronte dei 1.033 euro di risarcimento richiesti (sotto questa soglia vale il giudizio "secondo equità", cioè non con il codice alla mano e si paga meno di contributo unificato), un centinaio di euro finiscono al cliente e circa 250 al legale.
Genzano di Lucania (Pz)
Sorride, l'avvocato Daniele Vecchi, socio 42enne dello studio Gianni, Origoni, Grippo & partners, nel sentir parlare dell'ufficio del giudice di pace di Genzano di Lucania (Pz), dove nel 2007 sono state iscritte quasi 2mila citazioni per risarcimento dei danni da fumo nei confronti della Philip Morris. Vecchi rappresenta la multinazionale del tabacco e corregge le cifre: «Le cause sono 4.063. La metà sono a Genzano, le altre sono distribuite tra altri sette uffici». Vero: gli uffici del Gdp interessati al fumo sono sparsi tra Potentino (Laurenzana, Bella, Avigliano, Acerenza, Palazzo San Gervasio), Materano (Tricarico) e Avellinese (Calabritto). Sedi piccole, in alcune (Calabritto, Laurenzana e Palazzo San Gervasio) i posti di giudice sono scoperti tanto che nel 2005 via Arenula aveva tentato inutilmente di accorparne qualcuna per migliorarne l'efficienza.

A Genzano di Lucania, un bacino di utenza del Gdp di 7.629 cittadini, prima che l'avvocato Caponigri bussasse alla loro cancelleria, ognuna delle due donne giudice lì insediate chiudeva 47,3 fascicoli all'anno. Anche per Genzano era in vista l'accorpamento. Ma tra giugno e luglio 2007 cambia tutto. In quel periodo l'avvocato salernitano presenta pacchetti di citazioni contro Philip Morris per conto di 1.975 clienti, che reclamano i soliti 1.033 euro. Non è un caso di omonimia: è lo stesso Caponigri impegnato contro Enel a Sant'Angelo a Fasanella.
Però il paesino lucano dista ben 150 chilometri da Salerno e infatti tra i 2mila clienti antifumo dell'avvocato del capoluogo, solo sei appartengono al bacino di utenza locale, tutti gli altri arrivano da altre zone, grazie al meccanismo di domiciliazione. Tutto molto equilibristico: e infatti le due giudici hanno sospeso tutto senza nemmeno chiedere la liquidazione delle udienze tenute. Ma i costi per lo Stato sono solo rinviati di qualche mese.
Vietri di Potenza (Pz)
Tra la fine del 2004 e oggi, il giudice di pace di Vietri di Potenza si è visto recapitare 3.150 citazioni per risarcimento danni contro Enel e Telecom Italia. Somma richiesta, 1.033 euro. Stesso avvocato, stessa tecnica: Ugo Maria Cristoforo Caponigri è partito con il consueto centinaio di cause, definite le quali (estate 2005) arriva la valanga: ogni settimana, da ottobre 2005, Caponigri si presenta e deposita. Alla fine dell'anno scorso le citazioni per Enel sono diventate 2.308, quelle per i pali Telecom 746. Per legittimare le competenze del locale Gdp, l'avvocato Laura di Napoli ospita nel suo studio di corso Garibaldi a Vietri di Potenza il domicilio di Caponigri e di un'altra decina di colleghi e relative clientele. I ricorsi contro Telecom a oggi risultano sospesi, anche perché dell'intera faccenda cominciano a occuparsi i pubblici ministeri di Salerno. Intanto, però, nell'ufficio Gdp di Vietri le indennità liquidate al magistrato per udienze, sentenze e quant'altro sono passate dai 9mila euro del 2005 ai 34mila del 2006 e ai 63mila dell'anno scorso. Ed è superfluo ribadire che quest'anno e nei prossimi le indennità cresceranno ancora.

Fonte: ilsole24ore.com

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