1 nov 2009

Natalie al pm: «Così andò quel giorno». «Io ero con Piero e ad un certo punto sono arrivati due carabinieri in borghese, Carlo e Luciano».

ROMA - «Era fine giugno tra le 15 e le 17. Io ero con Piero e ad un certo punto sono arrivati due carabinieri in borghese, Carlo e Luciano. Hanno bussato, credevo fosse una mia amica». Questo uno dei passaggi dell'interrogatorio che il trans brasiliano Natalie ha reso agli inquirenti che indagano sul ricatto all'ex governatore della Regione Lazio.

L'IRRUZIONE
Natalie spiega che si trovava nell'appartamento di via Gradoli al numero 96 e racconta l'irruzione che Carlo Tagliente e Luciano Simeone, i due carabinieri in carcere per il ricatto a Marrazzo, fecero durante l'incontro. «Avevo detto a loro - si legge nel verbale ora depositato agli atti del Riesame che il 4 novembre prossimo dovrà decidere sulla richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere per i quattro carabinieri arrestati - che non avevo clienti ma Carlo e Luciano sono entrati dicendomi che ero con qualcuno che a loro interessava molto vedere». Natalie descrive la situazione che i due carabinieri avevano trovato nel suo appartamento. Si tratta di dichiarazioni che il trans aveva già fatto ad alcuni organi di stampa che avevano intervistato il trans nei giorni scorsi. «Piero stava nella stanza - continua Natalie agli inquirenti - era in mutande bianche. Loro mi hanno obbligato ad uscire sul balcone. Ero lì fuori e si sono parlati per circa venti minuti. Poi sono tornata nella stanza e ho sentito che minacciavano Piero dicendo che se lo avessero portato in caserma lo avrebbero rovinato dato che stava con un transessuale. Ho sentito che uno dei due voleva cinquantamila euro, ed altri cinquantamila li voleva l'altro ma Piero non aveva quei soldi».

LA TESTIMONIANZA
Tra gli atti depositati al Riesame vi è anche la testimonianza dell'avvocato di Gianguerino Cafasso, il tossicodipendente deceduto nello scorso settembre, che, secondo i carabinieri arrestati, avrebbe dato lui ai militari il video oggetto del ricatto. Il suo avvocato ha smentito questa tesi. «Cafasso - ha detto il legale agli inquirenti il 29 ottobre scorso - mi disse che quel video gli era stato dato dai carabinieri e che il suo compito era quello di commercializzarlo». Agli atti degli inquirenti vi è anche, a tal proposito, l'interrogatorio di due giornaliste di Libero che hanno riferito di aver incontrato Gianguerino Cafasso per visionare il filmato che ritrae l'incontro tra il trans e Marrazzo.

CHI HA GIRATO IL VIDEO?
Versioni contrastanti su chi ha girato il filmato. Il fotografo Max Scarfone, contattato dai carabinieri indagati affinché potesse aiutarli a vendere il video, spiega - si legge sui verbali - che i militari, «ed in particolare Luciano Simeone, mi hanno dato versioni diverse sull'origine del video. Una volta mi ha detto che glielo aveva dato un trans di loro conoscenza, poi il 'pappone' dei trans che lo aveva girato. In un'occasione, addirittura, Luciano mi aveva fatto capire, senza dirmelo esplicitamente, che lo aveva girato lui». Un altro dei carabinieri, Antonio Tamburrino, racconta che sentì Simeone dire «che era stato girato da un altro transessuale il quale lo aveva poi consegnato a loro». Questa la versione di un terzo militare, Carlo Tagliente: nei primi giorni di luglio ci fu il contatto con il confidente Gianguerino Cafasso, che segnalò un festino con trans in via Gradoli; i militari andarono e sorpresero Marrazzo con un trans. Quindici giorni dopo richiamò Cafasso per «dirci che era venuto in possesso, senza specificare come, di un video che ritraeva Marrazzo mentre si trovava in compagnia di un trans in atteggiamenti ambigui». Laconica la versione di Simeone: «Non so chi abbia fatto il video, so solo che era a spezzoni ed era molto mosso»

NO ALLA SCACERAZIONE
La Procura di Roma intanto dirà no alla scarcerazione dei quattro carabinieri della Compagnia Trionfale detenuti a Regina Coeli. L'opposizione all'uscita dal carcere di Carlo Tagliente, Luciano Simeone, Antonio Tamburrino e Nicola Testini sarà formalizzata il 4 novembre in occasione dell'udienza del Tribunale del riesame dedicata alle istanze di scarcerazione presentate dai legali degli indagati arrestati. Ma prima di quel giorno i quattro saranno risentiti dal pm e con essi sarà interrogato anche un quinto carabiniere finito sul registro degli indagati, per ricettazione, Donato D'Autilia, in passato coinvolto in un'indagine di pedofilia. Il militare avrebbe ricoperto il ruolo di intermediario nell' attività di vendita del video che ritrae l'ex governatore del Lazio in compagnia di un transessuale. D'Autlia avrebbe messo a disposizione dei suoi colleghi un appartamento nella zona della via Cassia a Roma affinchè potessero far visionare a possibili acquirenti il filmato che ritraeva Marrazzo con un trans. Della circostanza parla - nei verbali agli atti dell'inchiesta - il fotografo Max Scarfone, che racconta di essere stato contattato dai carabinieri Luciano Simeone e Antonio Tamburrino per visionare il filmato e di essere stato accompagnato a fine luglio, attraverso un giro «molto tortuoso» in «un quartiere nuovo nella zona Cassia».

MARRAZZO ASCOLTATO
Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli, sentiranno i cinque indagati prima del riesame per chiarire molti altri aspetti della vicenda, come la presenza della cocaina in via Gradoli e gli assegni che Marrazzo sostiene di aver consegnato ai carabinieri e mai incassati. I due magistrati intendono inoltre risentire anche Marrazzo. Non appena le condizioni di salute lo permetteranno, sarà convocato in procura.

Fonte: corriere.it

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