30 mag 2009

Fermato 11enne, botte ai vigili

Raf ha undici anni. È un bambino di colore e a otto giorni dalla nascita venne "regalato" a una famiglia di spacciatori dei Quartieri Spagnoli.
Il padre naturale è un clandestino del Ghana che non ha mai ubbidito ai tre decreti di espulsione, vive a Castelvolturno ed è imputato a Santa Maria Capua Vetere in un processo per droga. Da anni non si hanno più tracce della madre, una nigeriana. Per Raf la sua famiglia è quella di uno "zio" libero vigilato e un "fratello" tossicodipendente. La madre "adottiva" lo prese tra le braccia da neonato e lo fece diventare un figlio degli ambienti criminali del cuore di Napoli.
Raf è cresciuto nell´illegalità. Ancora bambino prende sistematicamente il motorino della madre e scorrazza per i vicoli. Martedì ha esagerato, con le sue gimkane attorno ai cavalli di piazza Plebiscito. Naturalmente senza casco oltre che senza documenti perché non esiste. E quando è stato fermato dai vigili urbani si è scatenato il putiferio, con un bilancio di due caschi bianchi feriti a botte in un agguato tipico della camorra. Che voleva liberare il suo bambino Raf, portarlo a casa e risparmiargli il Centro di prima accoglienza.
Una storia dalle mille sfaccettature, quella che ieri si è conclusa con la mancata convalida dell´arresto, da parte del magistrato, dei due uomini - lo "zio" e il "fratello" di Raf - che hanno aggredito i vigili urbani. Ora di nuovo liberi, anche se senza il bambino. Tutto comincia con i controlli della polizia municipale martedì a piazza Trieste e Trento. Ci vuol poco a notare quel bambino sullo scooter senza casco che si diverte a disturbare i turisti all´interno di piazza Plebiscito off limits ai motori. Fermato. Non ha documenti, è troppo piccolo. Così finisce in questura per la prima volta in vita sua. Su disposizione della Procura dei minori, a tutela del bambino vanno prese le impronte e scattate le foto segnaletiche.
Ma quando i vigili urbani escono dagli uffici di via Medina per portare Raf al Centro di prima accoglienza, una piccola folla inferocita li aspetta in strada. Sono tutti scesi dai Quartieri per riprendersi Raf. L´auto dei caschi bianchi viene circondata, calci e pugni contro la carrozzeria, colpi di casco contro i vetri davanti alla sede della polizia che però non interviene in soccorso dei colleghi. Questi ultimi riescono ad allontanarsi verso piazza Dante. Sono inseguiti da un nugolo di motorini, in testa il "fratello" e lo "zio" di Raf, 28 e 42 anni. L´auto viene speronata, e la brusca frenata fa finire i due vigili - un uomo e una donna - con la testa nel parabrezza. Feriti. I falsi parenti cercano di aprire la portiera per prendere Raf ma falliscono, mentre i vigili riescono ad allontanarsi e ad affidare Raf al Centro di prima accoglienza. Intanto viene rintracciato il padre. Clandestino proprio ieri con l´udienza da imputato in un processo. È il motivo per cui è ancora in Italia senza permesso di soggiorno. «Mio figlio è stato dato a una donna dei Quartieri dopo la nascita...».
Viene rintracciata la donna. Che è poi la cognata del falso zio e la madre del falso fratello. Proprietaria dello scooter per cui viene denunciata per incauto affidamento. «Adottato? Ma se è sempre stato con me. L´ho anche mandato a scuola...». La storia di Raf è un groviglio di illegalità, cattive abitudini, crimine. Che si conclude con una aggressione per vendetta. Perché mentre i vigili urbani del generale Luigi Sementa cercano di chiarire fatti e responsabilità, la famiglia dei Quartieri Spagnoli parte per la spedizione punitiva contro le divise. Conoscono uno degli agenti che ha portato via Raf perché abita anche lui ai Quartieri. Una donna va dalla nuora del vigile titolare di un negozio: la picchia a calci e pugni. La manda in ospedale. Ma intanto la polizia municipale del tenente Enrico Fiorillo sta arrestando i responsabili dell´agguato di piazza Dante.
Quel controllo al bambino in moto comincia all´una del pomeriggio e finisce alle tre del mattino con due arresti, una denuncia e tre persone ferite. In attesa della conclusione del processo di Santa Maria Capua Vetere per avviare le pratiche eventuali di espulsione del padre ghanese. Ieri il processo per direttissima rimanda a casa i falsi zio e fratello. Motivo: la flagranza è trascorsa dall´agguato ai vigili (che avevano il bimbo in auto e dovevano proteggerlo) all´arresto dei finti familiari. Liberi, ma verranno processati per lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. E in tutta questa storia finalmente Raf esiste ma la sua casa è il Centro di prima accoglienza.

Fonte: napolionline.org

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