3 mar 2009

Botte e bevande con sangue di topo alla segretaria. minacciata per 14 anni. Imprenditore in cella per stalking e indagato anche per omicidio.

«Perseguita l'ex, ucciso il rivale» Imprenditore in cella per stalking
È indagato anche per omicidio: sparito il compagno della donna

MILANO — Lui non c'è più: sparito nel nulla da tre mesi. Il suo cadavere, ammesso che davvero tale lo si debba ormai considerare, pure: mai trovato. Ma il movente sì, quello c'è per la Squadra Mobile e la magistratura milanesi. Il movente di questo «giallo» è tanto classico nella struttura (un possibile assassinio mascherato dietro una scomparsa) quanto spiazzante nello spaccato che gli investigatori allo stato vi intravvedono come ipotesi: l'omicidio volontario del nuovo compagno di una donna, quale ultima tappa di 14 anni di pesantissimo stalking inflittole dall'imprenditore di cui era stata segretaria e compagna in una precedente relazione «clandestina». Dalle lettere minatorie e telefonate anonime, per svelare ai parenti trame extraconiugali, al pestaggio della donna; dalle intercettazioni ambientali in auto ai pedinamenti, con tanto di rilevatore satellitare piazzato sulla vettura; dalla costrizione fisica, legando la donna per ore su una sedia per farle confessare veri o supposti tradimenti, all'intossicazione delle sue bevande con escrementi di topo. Fino al sospetto di aver commissionato il delitto dell'uomo al quale la sua ex si era poi legata.

L'imputazione di omicidio volontario non è tra le contestazioni per le quali Stefano Savasta, 50enne imprenditore titolare di una azienda grafica con una decina di dipendenti, è stato arrestato dalla polizia, e cioè violenza privata, lesioni personali gravi, estorsione, rapina. Ma è una manciata di righe del provvedimento del giudice Giorgio Barbuto a svelare che l'imprenditore è indagato appunto anche per l'ipotesi (mai come in questo caso davvero in senso letterale) di omicidio volontario: «In data 10 dicembre 2008 Stefano Cerri — il nuovo compagno della donna — è scomparso. Le investigazioni condotte sulla causa e sulla matrice di questa anomala "scomparsa" rientrano nel presente procedimento, ma non costituiscono oggetto della presente istanza cautelare, e ciò per una precisa opzione investigativa». Per ora, dunque, l'inchiesta del pm Antonio Sangermano ha ritenuto di arginare, con l'arresto dell'imprenditore, l'escalation «di atti emulativi, minatori, violenti, sadici, tutti determinati dalla pervicace volontà di punire a annientare» l'ex segretaria con la quale aveva avuto una lunga relazione. Come? «Interferendo nella sua vita privata, scardinandone le abitudini, esautorandola dal diritto all'affettività e alla riservatezza, facendola pedinare, spiandola, controllandola».

Ma anche, «in un'ottica padronale della vita che considera la realtà come una sorta di estensione della sua azienda», facendola «massacrare in un agguato commissionato a due complici incappucciati » e mascherato da scippo; nonché «arrivando a concepire » di versarle in una bevanda «sangue o interiora di un topo morto», costati alla donna «7 mesi di attacchi di dissenteria e sudori freddi». Un mese fa, due persone (padre e figlio) hanno ammesso agli inquirenti di essere state ingaggiate dall'imprenditore per andare a minacciare nel gennaio 2007 l'uomo (quello poi scomparso il 10 dicembre 2008) che aveva allacciato una relazione con la donna e che era anche un fornitore dell'imprenditore. Ma, a parte il fatto che Cerri potrebbe essersi allontanato di propria volontà (seppure magari per paura), l'avvocato dell'arrestato, Pietro Porciani, dice di non riuscire «neanche a immaginare dove si possa fondare un movente, posto che il mio cliente non vedeva più la donna dal 2006, e con lo scomparso aveva solo un contenzioso di lavoro in sede civile ». Sullo stalking, invece, la difesa dell'imprenditore spiega di «stare finendo di preparare una denuncia contro la donna per calunnia, giacché a più persone ha ad esempio offerto versioni diverse dell'episodio-scippo che ora rubrica come pestaggio». Questa prospettazione è però anticipata nella valutazione del gip Barbuto, secondo il quale gli elementi agli atti escluderebbero la tesi di una «macchinazione diabolica» ordìta contro l'uomo dalla «attendibile» donna, «la cui lunga vicenda umana merita la massima attenzione».

Fonte: corriere.it

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