18 feb 2009

Il romeno stupratore di Roma, in Italia da anni, senza lavoro e residenza. Espulso, fermato e poi rilasciato

Per tre volte Loyos ha beffato la legge

ROMA - Espulso. Preso. Liberato con tante scuse. Fermato, controllato e di nuovo rilasciato. È una storia incredibile quella di Loyos Istocosa, 20 anni, romeno. Che è stato fermato ieri per lo stupro del Quartaccio del21 gennaio scorso e per quello della Caffarella, nel pomeriggio di sabato. Una delle tante vicende di giustizia al rallentatore e di contraddizioni legislative con un finale da incubo. Se, alcuni mesi fa, il provvedimento di espulsione nel nostro paese fosse stato eseguito, forse, le due aggressioni non sarebbero mai avvenute.

Loyos è in Italia da qualche anno e nella sue fedina penale compaiono precedenti penali per furto e ricettazione. Un romeno di etnia rom, uno dei tanti sbandati che alternano qualche reato, qualche lavoretto, ettolitri di birra e notti passate in giacigli di fortuna. Non ha un lavoro regolare, non ha una residenza fissa ed è la classica figura di cui si parla nel decreto Prodi, quello che permette l'allontanamento di cittadini comunitari, una legge varata in fretta e furia all'indomani dell'omicidio di Giovanna Reggiani e che ha consentito di espellere centinaia di "indesiderabili", quasi sempre romeni. Le conseguenze, nella capitale, sono state immediate: un notevole calo dei reati da strada.

Il problema è che spesso queste decisioni amministrative, siglate dalle prefetture su input delle questure locali, vengono prese in contumacia, ed è quello che è accaduto con Loyos. Quando il prefetto di Roma ha deciso che il giovane romeno doveva tornare nel suo paese, il ventenne dai capelli biondi era già uccel di bosco. Sparito.

Passa qualche tempo è l'uomo viene bloccato a Bologna. Ma tramite un avvocato si rivolge alla magistratura locale che esamina le ragioni del decreto di allontanamento e annulla la decisione prefettizia. Secondo il tribunale bolognese, non ci sono motivi validi per l'espulsione. Loyos Istocosa torna libero a tutti gli effetti. E a questo punto può tranquillamente rientrare a Roma dove trova ospitalità in un campo nomadi della zona di Primavalle, la stessa dove è stato fermato ieri pomeriggio.

La notte del 21 gennaio, l'aggressione di via Andersen, al Quartaccio, alle estreme propaggini di Primavalle. La vittima è una donna di 42 anni, V. C., che ha un banco di frutta in un altro quartiere e sta tornando a casa dopo una visita al suo compagno, ricoverato in ospedale. Sono le 22,30 quando la signora scende dal bus 916, al capolinea di via Andersen e si avvia verso il palazzo dove vive, a poche centinaia di metri di distanza. Due stranieri dell'Est la agguantano, tra trascinano in un luogo isolato, domano la sua resistenza a suon di schiaffi, la brutalizzano e scappano, saltando una recinzione che porta a un grappoli di baracche abitate per lo più da romeni di etnia rom.

La vittima chiede aiuto e viene soccorsa da un'inquilina della zona. È in stato di shock, il viso pieno di sangue ma non è stata rapinata: gli aggressori le hanno lasciato il telefono cellulare, un dettaglio che, almeno all'inizio, farà pensare a uno stupro "anomalo", forse a una vendetta contro la vittima e il suo uomo. Un'ipotesi che, col passare delle ore, è destinata a cadere. La vittima torna sul posto dopo la medicazione in ospedale (stupro accertato anche in quell'occasione) e accompagna i poliziotti sul posto per un sopralluogo. Poi, dal giorno successivo, comincia a collaborare alle indagini negli uffici della IV sezione della mobile. Nessuno sa quanto tempo ci metta a riconoscere Loyos Istocosa, una delle tante notizie che non verranno mai diramate dalla questura.

Sta di fatto che tre giorni dopo lo stupro di Primavalle, il 24 gennaio, il romeno viene fermato durante uno dei tanti controlli, identificato, accompagnato alla divisione immigrazione di via Teofilo Patini. Sul suo conto non risulta alcun procedimento giudiziario: solo quel vecchio decreto di allontanamento che i giudici di Bologna hanno trasformato in carta straccia. L'uomo viene rilasciato dopo qualche ora e, probabilmente, è ormai convinto che in Italia si possa fare di tutto impunemente. "È una cosa allucinante - commenta una voce anonima e indignata in Questura - se ce l'avessero fatto mandare via, senza annullare l'espulsione, forse sarebbe tornato pochi mesi dopo, come tanti altri ma forse no. E magari... ". Magari le vite di una donna e di una ragazzina non sarebbero state distrutte.

Fonte: repubblica.it

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