18 feb 2009

«Bilanci falsi». «Tutte bugie» A Siena confronto in procura

Si allarga l'inchiesta sul dissesto finanziario. L'accusa è di falso in atto pubblico. Faccia a faccia il contabile e l'ex rettore. Indagati i revisori dei conti

Raccontano di una scena incredibile. Raccontano di un «confronto all'americana » tra Salvatore Interi, l'ex responsabile della ragioneria dell'Ateneo senese difeso dall'avvocato Nino D'Avirro, poi trasferito ad altro incarico, e l'ex rettore Piero Tosi, difeso dall'avvocato Enrico De Nicola. Raccontano di un confronto avvenuto qualche giorno fa in Procura con uno scambio di frasi. Un doppio interrogatorio, condotto dal sostituto procuratore Mario Formisano, che pare sia stato piuttosto complicato. Perché Interi ha detto, di fronte al magistrato, che i bilanci dell'Università di Siena erano falsati su ordine dell'ex rettore. E Tosi si è messo a dire: «Sono tutte falsità e bugie». Accade anche questo nella città del Palio dove i finanzieri del comando provinciale stanno conducendo un'inchiesta che comincia a essere delineata, nonostante non sia stato ancora accertato il «buco» dell'Ateneo che si aggira sui 190 milioni di euro. Il motivo di questo dissesto finanziario viene di conseguenza imputato, almeno dagli inquirenti, ai membri del collegio dei revisori dei conti: Lucio Brundu, Enzo Martinelli e il ragioniere Arnaldo Noli hanno infatti ricevuto un avviso di garanzia. Anche per loro — come per l'ex direttore amministrativo Loriano Bigi e Monica Santinelli, responsabile dell'ufficio bilancio dell'università — l'accusa è di falso in atto pubblico.

L'INCHIESTA - Indagine che rischia di essere talmente complicata che non è soltanto il sostituto procuratore Mario Formisano a coordinarla. Nell'indagine viene affiancato, infatti, dal sostituto procuratore Francesca Firrao, che ha fama di essere una «dura». È stata lei che ha interrogato i revisori: qualcuno di loro avrebbe messo a verbale di non essersi accorto di nulla. Che non si è accorto di nulla lo ha di fatto detto anche l'attuale rettore Silvano Focardi che venerdì scorso è andato in Procura con un invito a comparire e contestuale avviso di garanzia. A lui gli inquirenti hanno girato le accuse di Interi e della Santinelli: l'attuale rettore ha spiegato che nulla di quanto sostenuto dai suoi funzionari corrisponde a verità. Ma le indagini sono serrate. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria sospettano che Tosi, nel firmare due bilanci consuntivi (quelli relativi al 2003/2004 e 2005/2006), abbia «accettato» di far passare alcuni crediti che in realtà erano stati già riscossi oppure addirittura inventati.

VENTI MILIONI «FANTASMA» - La Guardia di Finanza ha infatti scovato 20 milioni di residui attivi che, si sospetta, siano «fantasma». E di crediti è stato chiesto anche al rettore Silvano Focardi. Ma in queste ore — ed è questa la novità — si sta spulciando una relazione che è stata sequestrata nelle scorse settimane dagli inquirenti. Agli atti dell'inchiesta ci sono infatti alcune pagine redatte da uno degli otto indagati: si parla di un dissesto finanziario maturato, forse, a causa delle spese sostenute per gestire le altre sedi dell'Ateneo di Siena (come per gli uffici in provincia di Arezzo) e per gestire le assunzioni. Ecco perché i finanzieri stanno concentrando la loro attenzione sui concorsi interni della Facoltà, quelli che servono per passare di livello. In queste ore si stanno incrociando anche le dichiarazioni degli indagati con il materiale sequestrato. In particolar modo si cerca il riscontro di quanto sostenuto in sede di interrogatorio da chi ha detto che, relativamente ai debiti Indpad, si era trovato un accordo con lo stesso istituto per dilazionare il pagamento. Una cifra non da poco, se si tiene conto che si sta parlando di una quarantina di milioni di euro. In tutto questo si innesta la vita di un Ateneo che va avanti a singhiozzo. Tra funzionari rimossi e defezioni nel Cda (l'ultima in ordine di tempo quella del prorettore Vittorio Santoro). E con una scelta che farà discutere molto: l'Università di Siena non avrà l'inaugurazione dell'anno accademico. Ufficialmente perché doveva esserci a novembre. Ufficiosamente perché la relazione sullo stato del debito — affidata a Kmpg, la società di certificazione di Mps — sarà pronta verso marzo. E di fatto in condizioni del genere il timore è di inaugurare un anno accademico in un Ateneo che rischia di essere «commissariato». Sempre che a Roma, qualcuno, non decida diversamente.

Fonte: corrierefiorentino.it

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