10 nov 2008

Il rettore lascia, ma prima assume il figlio come ricercatore

Foggia, la firma il giorno precedente al cambio della guardia
Antonio Muscio ha lasciato l'incarico a fine ottobre

FOGGIA - Antonio Muscio lo aveva confessato ad amici e colleghi il giorno del commiato: "Questa è stata la mia seconda casa". Questa è l'Università statale di Foggia che Muscio ha fatto nascere e poi ha guidato per nove anni, fino al 31 ottobre scorso quando ha ceduto l'incarico al nuovo eletto, il professor Giuliano Volpe. Prima di quella data, però, il docente ordinario di Zootecnia speciale alla facoltà di Agraria ha voluto fare un ultimo, personale regalo ai docenti e agli studenti che lo hanno accompagnato "in questi anni indimenticabili": suo figlio. Il 30 ottobre, infatti, un giorno prima di lasciare l'ateneo, Antonio Muscio ha firmato il decreto rettorale con il quale ha assunto Alessandro Muscio, fresco vincitore di un concorso da ricercatore in Economia applicata alla facoltà di Agraria.

Il giovane professore, dicono i tre commissari della selezione, è stato più bravo di cinque partecipanti: ottime le prove, ma soprattutto buonissimo il curriculum. Muscio junior, laureato a Foggia, si è specializzato nel Sussex e poi ha girato per mezza Italia. Ha lavorato per la Luiss e per Finmeccanica, ha sei pubblicazioni, di cui quattro uscite in Inghilterra.

Ma c'è qualcosa in più che renderà unica la collaborazione tra il professor Alessandro Muscio e l'università di Foggia: il figlio dell'ex rettore - così come risulta dal sito Internet del ministero dell'Università - sarà infatti il primo docente di Economia applicata a insegnare in una facoltà di Agraria in Italia. Nel resto del paese, i docenti di quel settore disciplinare insegnano a Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Scienze della Comunicazione, Medicina, Architettura, Scienze Politiche, Lingue. Ovunque tranne che ad Agraria. Una lacuna che il professor Muscio ha voluto colmare.

D'altronde l'ex rettore aveva difeso a spada tratta la scelta del figlio di partecipare a quel concorso, rimandando al mittente tutte le accuse di nepotismo contenute in un esposto anonimo che era girato quando la prova era stato bandita. "Aveva diritto di fare quella domanda come un qualsiasi altro cittadino: perché avrei dovuto negarglielo?" si chiedeva Muscio senior, rivendicando gli ottimi risultati da lui raggiunti alla guida dell'ateneo. Foggia ha oggi 6 facoltà, 344 professori di ruolo, quasi 14mila iscritti, ottime referenze nel panorama accademico italiano.

Alessandro, poi, non sarà l'unico esponente della famiglia Muscio a lavorare nell'università di Foggia.
In ateneo c'è l'altra figlia dell'ex rettore, Rossana, dirigente del personale tecnico amministrativo. Ricopre lo stesso ruolo che per anni ha svolto sua madre, Aurelia Eroli in Muscio, che oggi è in pensione. Ricercatore è poi il marito di Rossana, Ivan Cincione, che nel 2004 ha vinto un posto in Patologia clinica alla facoltà di medicina. Moglie, figlio, figlia, genero. Impiegate all'ateneo sono anche una nipote (Eliana Eroli) e una nuora: Janise Laverse è dipendente della facoltà di Agraria, oltre a essere la moglie di Alessandro.

Resta da capire se questa situazione provochi o meno qualche imbarazzo all'università di Foggia. "Come è evidente - spiega il nuovo rettore, Giuliano Volpe, stimatissimo archeologo - si tratta di uno stato che io ho già trovato e del quale non ho potuto che prenderne atto. Vorrei dire comunque che il professor Alessandro Muscio è un validissimo collega, stimato e sono sicuro che svolgerà un ottimo lavoro". Ma era proprio necessario che il padre firmasse la nomina del figlio? Perché non ha aspettato un giorno?

"Probabilmente mi ha voluto togliere dall'imbarazzo", ammette Volpe che nei prossimi giorni presenterà agli organi dell'ateneo un codice etico per cercare di frenare quella parentopoli accademica che qui a Foggia (oltre al caso Muscio) come nel resto d'Italia propone vari esempi.

La bozza che verrà presentata è però assai più accomodante rispetto alla versione intransigente e punitiva, simile a quella approvata a Bari, che inizialmente era stata proposta. "Siamo stati costretti a porre delle correzioni. Ma parliamoci chiaro, questi strumenti servono a poco. Più che altro rappresentano un messaggio".


Fonte: repubblica.itA

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