12 ott 2008

La vita dorata dei falsi sfollati negli alberghi di Napoli

Pensione completa per gli ospiti. Mentre il municipio perde 16 milioni ogni 12 mesi

Costano 4 milioni l'anno, solo la metà ha diritto all'assistenza. E il Comune rischia il dissesto

Gli sfollati che da sei anni soggiornano in alcuni alberghi napoletani a spese del Comune, vitto e alloggio bevande escluse, sono ancora lì. Nonostante la scoperta che solo uno su due era sfollato: gli altri erano «subentrati». Sono in corso accertamenti, dicono. E i furboni sperano che come le altre volte lo scandalo passi e chi paga i conti si dimentichi di loro. Difficile, stavolta: il municipio è messo male. E quegli sfollati, i veri e i falsi, costano quattro milioni di euro l'anno. Direte: non è possibile. Stando ai calcoli fatti da Alleanza Nazionale, l'ospitalità generosamente offerta alle famiglie fatte sgomberare nel dicembre 2002 da tre edifici fatiscenti di vico Longo a Carbonara, nella zona più degradata dalle parti di piazza Mercato, sarebbe costata fino ad oggi quanto bastava e avanzava per costruire un paio di palazzine in grado di accogliere tutti gli evacuati.

Basti dire che ai cinque hotel nei dintorni della stazione ferroviaria, il Comune paga 55 euro al giorno per la pensione completa di ogni ospite per un totale di 79.600 euro a settimana, 341 mila al mese, 4 milioni e 98 mila euro l'anno. E quando hanno fatto irruzione al «Maxjo», un brutto albergo a due stelle, all'alba di alcuni giorni fa, i vigili urbani al comando del generale Luigi Sementa, ci hanno trovato di tutto. Persone che vivevano a sbafo a spese della collettività senza mai essere stato sfollate. Un paio di pregiudicati. Armi e munizioni. Stanze trasformate in appartamentini con angoli cottura. Un «femminiello» assonnato reduce da una notte sul marciapiede: «Ca vulite? Siete della buoncostume?». Oddio, non che il Municipio sia nuovo a «distrazioni» su questo versante. Anzi. Una bella fetta di napoletani è assolutamente convinta di avere una specie di diritto divino ad avere la casa gratis. E l'andazzo di chiudere un occhio sulle piccole e grandi prepotenze del popolino («si può ben dire che la plebe napoletana è molto più plebe delle altre», diceva già due secoli e mezzo fa Montesquieu) è così diffuso che il Comune, proprietario di un immenso patrimonio immobiliare, riesce a rimetterci 16 milioni di euro l'anno. Ovvio: stando a un recente rapporto della Corte dei Conti, gli inquilini degli alloggi municipali che dichiarano di vivere d'aria e di non avere neppure un euro di reddito annuale (neppure uno!) sono 78 su cento. Gli ultimi 22, almeno, pagano? Qualche volta sì, qualche volta no...

Come andassero le cose negli alberghi dove il Comune aveva via via piazzato gli sfollati a partire addirittura dal 2000, si sapeva da tempo. Rifondazione Comunista aveva denunciato la cosa già nel 2003 e poi di nuovo alla fine del 2006, chiedendo di sapere l'entità della spesa comunale «essendoci nuclei familiari collocati in vari alberghi cittadini dei quali però si è persa ogni traccia». Solo che questa volta il ritorno di fiamma dello scandalo è arrivato in un momento delicatissimo. Nei giorni in cui la giunta comunale guidata da Rosa Russo Iervolino, come scriveva ieri mattina Il Sole 24 ore, si ritrova «a un passo dal dissesto». Carica di debiti, di mutui da pagare e con crediti per 800 milioni di euro che i revisori dei conti, con un eufemismo che la dice lunga, hanno definito «difficilmente esigibili». Traduzione: avanza un mucchio di denaro da persone, enti e società che i loro debiti non li salderanno mai.

Non bastasse, sono saltati fuori tra esclamazioni di sorpresa generale 58 milioni e 349 mila euro di debiti fuori bilancio, segnalati dai vari uffici all'assessorato alle Finanze dopo la chiusura del documento contabile annuale. Una somma enorme. Tanto più che riguarda solo i primi otto mesi dell'anno e rischia, secondo l'opposizione di destra, di gonfiarsi ancora fino a cento milioni. Cosa significhi lo ha spiegato il Corriere del Mezzogiorno, ricordando che non solo lo stesso Comune partenopeo aveva chiuso il 2007 con un extradeficit che era la metà (28 milioni) ma che questo extradeficit nel 2007 ha pesato su Torino per 60 mila euro, su Roma per un milione e 800 mila, su Milano per 195 mila. Cifre risibili, in confronto a quella napoletana. Di più, accusa il Sole: nel 2007 tutti i Comuni e tutte le Province italiani messi insieme hanno accumulato perdite fuori bilancio per un totale di 600 milioni.

Come diavolo ha fatto Palazzo San Giacomo a farne da solo oltre 58? Colpa del profondo rosso da 23,4 milioni di «Napoli Servizi», la società partecipata dalla quale la giunta di Rosa Russo Iervolino (che strilla furente: «Chi ha sbagliato pagherà!») vuole uscire. Colpa, per altri 11 milioni, di lavori imprevisti, improvvise urgenze, manutenzione stradale, «acquisto suppellettili»... Colpa infine, per altri 23,5 milioni, di spese processuali e risarcimenti e condanne sul fronte di varie sentenze negative, a partire da un vecchio contenzioso su un grosso appalto pubblico di metà degli anni Novanta a Ponticelli chiuso con un lodo di 14 milioni euro. «Mi vergogno di essere l'assessore al Bilancio di un Comune che ha un debito fuori bilancio così grande. È intollerabile la dimensione che sta assumendo questo fenomeno», si è sfogato accusando i funzionari l'assessore Enrico Cardillo, un ex sindacalista della Uil nel mirino della magistratura per la distribuzione di troppe consulenze. «Se ti vergogni dimettiti», gli ha risposto brusco Salvatore Varriale, oggi consigliere di Forza Italia e tanti anni fa, per conto della Dc, predecessore di Cardillo. Secondo lui, i crediti di fatto quasi impossibili da recuperare sono addirittura di più e potrebbero sfondare il miliardo: «Si pensi che le sole tasse sulla spazzatura mai pagate ammontano a 130 milioni e le sole multe stradali a 416!». Come andrà a finire? Boh... I nuvoloni all'orizzonte sono neri neri. Lo sapete, ad esempio, quante sono le cause pendenti contro il Comune? Oltre cinquantamila.

Fonte: corriere.it

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