20 giu 2008

La maxi truffa del killer pentito, ovvero l'incredibile storia dell'uomo che ha vissuto tre volte.

Tre omicidi, fiumi di cocaina poi l'arresto e la collaborazione. Ma sotto protezione, Gagliandro alias Danieli, ha creato a Bologna un gruppo imprenditoriale, corrompendo carabinieri, manager e professori. E con forti relazioni a Palazzo Chigi

Nella sua prima vita è stato un killer di mafia: ha ucciso tre persone. Ha smerciato carichi di cocaina e riciclato i guadagni per conto di una cosca calabrese. Nella sua seconda vita è diventato un pentito: ha fatto arrestare decine di boss e recuperare cinque tonnellate di droga. Ma è nella terza vita che si è dimostrato un genio del crimine: ha trasformato i carabinieri che dovevano sorvegliarlo nella sua banda e si è messo in affari. Ha creato un gruppo imprenditoriale che macinava contratti pubblici fatturando più di 10 milioni: finivano nelle sue mani tutti i bagagli di chi atterrava e decollava dai principali scali del Veneto e dell'Emilia Romagna. E sarebbe andato ancora oltre: studiava accordi con le Ferrovie, con una compagnia aerea, persino con l'ente che doveva lanciare il programma spaziale più importante d'Europa. La sua holding non conosceva ostacoli: per ogni problema si rivolgeva agli uffici della presidenza del Consiglio.

Sì, avete letto bene. Reo confesso di tre omicidi e di un colossale narcotraffico usava le amicizie a Palazzo Chigi per allargare la sua azienda criminale e scavalcare qualunque ostacolo. C'è una nuova occasione di business? Faceva intervenire il professor Alfredo Roma, chiamato nelle stanze del governo da Silvio Berlusconi e poi confermato da Romano Prodi. C'è qualche difficoltà con i fidi in banca? Ecco entrare in azione un altro consigliere del premier di centrosinistra, Danilo Rocca Bonini. Incredibile? All'inizio neanche gli investigatori che hanno svelato la trama riuscivano a crederci. E oggi, dopo un anno di indagini e 12 arresti, sono convinti che le rivelazioni su questa connection siano soltanto all'inizio: cinque squadre specializzate di finanzieri e carabinieri coordinate dal pm Antonello Gustapane vanno avanti negli accertamenti, scoprendo sempre nuovi scenari. Tesori nascosti in Ungheria, traffici negli aeroporti, trattative miliardarie con la famiglia Gheddafi.

Lui, l'uomo che ha già vissuto tre volte, adesso è in cella. Ha perso il nome di copertura che lo Stato gli aveva assegnato dopo la collaborazione. Non è più Andrea Danieli, con quella nascita a Ginevra da esibire come credenziale di affidabilità: è tornato a essere Giuseppe Gagliandro da Grottaglie (Bari), 48 anni e un bel po' di processi davanti.

La sua saga comincia in Piemonte nei primi anni '80, quando Gagliandro entra in una delle famiglie mafiose più potenti: il clan calabrese dei Molè-Belfiore, che tratta stock di cocaina direttamente con i Cuntrera-Caruana, i primi padrini della mafia globalizzata. Con i soldi di quelle transazioni apre una serie di negozi. Roba del clan, che lui doveva solo gestire. Ma con i soldi ci sapeva fare. E anche con i revolver. Ha ammesso di avere assassinato tre rivali, in un caso si è occupato pure di far sparire il cadavere. Regolamenti di conti calibro nove, rimasti impuniti per anni. Poi nel 1994 finisce in trappola e capisce che l'unica strada è cambiare vita. Lo catturano i carabinieri del Ros e lui collabora, permettendo alla Procura di Torino di mettere a segno 'l'operazione Cartagine': decine di arresti, tonnellate di coca recuperata, un successo sbandierato anche nelle relazioni parlamentari. Il ruolo esatto del pentito resta nell'ombra. Chiude il bilancio della sua prima vita con una condanna molto ridotta - otto anni e mezzo - e assieme a un pugno di familiari finisce sotto protezione a Bologna.

Dovrebbe stare agli arresti domiciliari, stipendiato dallo Stato, ma non è tipo abituato a perdere tempo. Ha una riserva di quattrini e si mette subito in attività. Secondo gli inquirenti, compra la complicità di tutti i carabinieri bolognesi che sorvegliano i pentiti. Poi intorno al 2001 riparte vendendo mobili antichi e viaggiando spesso nei paesi dell'Est. Così riesce a convincere un commercialista ad affidargli 200 mila euro per investirli in Ungheria. Ovviamente, gran parte del denaro sparisce e la vittima del raggiro fa una denuncia. Ma dell'uomo d'affari che si presentava agli appuntamenti scortato dai carabinieri non c'è traccia. L'epilogo è drammatico: il commercialista sommerso dai debiti avrebbe poi strangolato una sua facoltosa cliente. Si chiama Andrea Rossi, è sotto processo ma si dichiara innocente: un caso che ha riempito le pagine delle cronache bolognesi. Quelle che il pentito leggeva al tavolino nei bar sotto le Torri, facendosi vedere in compagnia dei suoi nuovi amici. Primo fra tutti un tenente colonnello dei carabinieri, Mario Paschetta, che comandava il reparto operativo: ossia l'unità più importante di Bologna. Una coppia rimasta unita dal 1995 fino all'ultimo. Cosa lega un ufficiale e un pluriomicida? Soldi, soprattutto. Si scopre che il colonnello chiede 'prestiti' al pentito: la questione fa muovere anche la Procura. Paschetta viene cacciato dall'Arma mentre l'indagine finisce archiviata: non ci sono reati. Ancora una volta l'ha fatta franca.

Intanto Gagliandro-Danieli perfeziona la sua nuova vita. Viene a sapere che i titolari della ditta che ha l'appalto delle Poste per i pacchi aerei hanno problemi con la legge. Si presenta con un codazzo di marescialli e si spaccia per funzionario del ministero della Giustizia: 'Pino' promette di risolvere tutto, ma chiede di intestare la ditta a un uomo di sua fiducia. I due obbediscono. E quando si accorgono di essere finiti lo stesso sotto processo, vanno a denunciare il truffatore.

In Procura gli investigatori questa volta individuano 'Pino': nel marzo 2005 la polizia giudiziaria lo convoca, l'imprenditore del mistero rischia di venire smascherato. Ed ecco che fanno irruzione i 'suoi' carabinieri. Con un blitz entrano nell'ufficio del Palazzo di giustizia. Urlano, usano modi bruschi: "Quello è un pentito: volete farlo ammazzare? Anche noi ci giochiamo la pelle e voi ci esponete!". Le grida risuonano nei corridoi: accorre un colonnello della Finanza. Al che gli 'sceriffi' abbassano i toni e sfoderano motivazioni tecniche sulla copertura. Alla fine, riescono a guadagnare tempo.

Prezioso. Perché usando come trampolino i pacchi postali - con cui guadagna un milione in un anno -, Gagliandro-Danieli si è già tuffato nel nuovo aeroporto di Bologna: il Marconi appena ristrutturato. Il servizio di handling, ossia la gestione dei bagagli, costa troppo. Ci sono poi i lavoratori di una coop da assorbire. L'ex killer fa un'offerta che non si può rifiutare: prezzi bassi e assunzioni per tutti. In più aggiunge regali ghiotti. Sante Cordeschi, top manager del Marconi, si affida a lui. In cambio ottiene - secondo l'atto d'accusa - un'utilitaria Ford, quattro telefonini, mobili antichi, Ferrari con il pieno in prestito per i suoi viaggi, 15 mila euro per un discutibile corso e una paghetta mensile da 5 mila euro cash. Niente male. È Cordeschi che convince Alberto Clò, l'ex ministro e numero uno dello scalo emiliano, a firmare l'appalto: "Mi garantì che si trattava di gente seria".

Il pentito imprenditore fa le cose alla grande. Crea il Doro Group, battezzato in omaggio alla sua fidanzata magiara dalla bellezza fulminante, Doro Eniko Katalin: una sede di prestigio a Bologna, una villa in collina a Imola dove organizza feste pullulanti di fanciulle. Gira in Bentley con autista, spesso preceduto dalla vettura dei soliti carabinieri che gli apre la strada a tutta sirena. Nessuno sa che in realtà dovrebbe trovarsi agli arresti, nessuno sa che è un mafioso. A Bologna e in tutta l'Emilia Romagna per lui le porte sono aperte.

Ma chi lavora negli aeroporti ha bisogno di un nulla osta di sicurezza. Ed è impensabile che nella severità del post 11 settembre la holding del pentito possa ottenerlo. Assieme all'ormai ex colonnello Paschetta, assunto dalla Doro, inventa alcuni escamotage,finché non trova l'aggancio giusto. È Alfredo Roma, 70 anni, professore modenese celebre come amministratore della Panini e dell'Ansa. Ha diretto l'Enac, l'ente dell'aviazione civile, poi Berlusconi lo ha chiamato a Palazzo Chigi come consigliere. C'è rimasto anche con Prodi e nel 2006 è stato insediato al vertice di Galileo, il programma di navigazione satellitare da 3 miliardi di euro: guida una struttura speciale della presidenza del Consiglio. Dicono che tra il grand commis e il pentito sia stato colpo di fulmine subito.

Il professore, che ha mantenuto relazioni solide negli aeroporti, offre la chiave. Fa scrivere un parere tecnico da Anna Masutti, docente e consulente dell'Enac, per risolvere la questione del nulla osta. Per convincere i dirigenti Enac di Bologna organizza un summit: c'è Roma, c'è la Masutti e c'è l'ex mafioso. Che da quel momento trova tutte le piste sgombre. Grazie alle nuove amicizie prende il servizio bagagli degli scali di Forlì, Rimini, Venezia e poi punta a quelli di Milano Linate, Verona e Treviso. Il consulente di Palazzo Chigi diventa l'ambasciatore del Doro Group, un super-procacciatore d'affari. Li fa incontrare con i manager di Mistral Air, la compagnia delle Poste; con quelli della divisione Cargo di Trenitalia, con l'ingegner Rocca Bonino, consigliere di sottosegretari e premier nonché nel cda di alcune banche. Arriva al punto di mettersi personalmente a cercare la sede della holding nella capitale. Perché lo fa? Il pentito gli ha promesso la poltrona di presidente, ma è poca cosa rispetto a Galileo. I magistrati gli contestano una lunga lista di regali: una Bmw, una Ford, due palmari, due pc portatili, mobili antichi.

Gagliandro-Danieli era prodigo di doni con i colletti bianchi, ma si dimenticava di pagare le sue tute blu: non ha mai versato i contributi. A Bologna gli stipendi si vedevano a singhiozzo e dopo le proteste gli operai sono passati ai fatti: bagagli bloccati, piccoli sabotaggi. Infine, nel maggio 2007, un carrello delle valigie va a sbattere contro il jet di Stato di Prodi. Quando la denuncia dei disservizi arriva sul tavolo del pm Gustapane, poco alla volta il mosaico viene ricomposto. Nessuno parla, ma il pubblico ministero trova il bandolo della matassa nel garage della Doro Group. I finanzieri seguono le auto acquistate e regalate. E così vengono incastrati otto marescialli dell'Arma e finiscono sotto inchiesta tre poliziotti. Il professore Roma - secondo l'accusa - tenta di falsificare i documenti sui doni facendo scattare gli arresti domiciliari per corruzione.

Difficile che dietro questa storia non ci sia altro. Il pm Gustapane si è limitato a contestare le prove oggettive. Gli avvocati promettono battaglia: c'è persino Libero Mancuso, ex procuratore e attuale assessore alla Sicurezza. I legali di Roma contestano la posizione giuridica: secondo loro non è pubblico ufficiale e quindi non c'è corruzione. Ma l'inchiesta è solo all'inizio. I carabinieri, che hanno arrestato i colleghi coinvolti, seguono la pista dei mobili antichi e dei reperti archeologici accumulati dal pentito. Il Gico delle Fiamme Gialle vuole capire cosa combinasse negli aeroporti, visto che la gestione gli faceva perdere milioni. E cercano di ricostruire la sua rete estera: in Ungheria ha almeno due società, una villa, investimenti immobiliari. Visitava spesso Budapest, fregandosene degli arresti domiciliari: "Ogni volta trasferiva del denaro contante, almeno 15 mila euro a viaggio", ha raccontato il suo autista. Da laggiù voleva sbarcare alla corte di Gheddafi: l'hanno ammanettato a gennaio, mentre stava partendo.

E poi c'è il filone bolognese. Il nucleo di polizia tributaria indaga sulle entrature nelle banche e negli uffici pubblici. E sono in tanti a preoccuparsi, tra professionisti e docenti. Clò e Rocca Bonini sono rimasti testimoni, la Masutti è indagata e Roma agli arresti. Altri nomi potrebbero aggiungersi ai 30 sotto inchiesta. Perché, come aveva profetizzato la professoressa Masutti, "scavando a fondo ci saranno schizzi di merda per tutti".


Fonte: espresso.repubblica.it

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