18 giu 2008

Calabria, le Asl tra le illegalità

Consorterie criminali a guidare la sanità, personale fantasma, 886 euro di debito pro-capite, 46 nuove cause ogni 24 ore, cinque delibere al giorno sul tavolo del direttore generale visto che i dirigenti non si assumono alcuna responsabilità, guardie mediche a go-go ma vuote e pronto soccorsi pieni.
Con queste premesse è difficile dare torto a Massimo Cetola, chiamato come commissario al capezzale dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, sciolta meno di due mesi fa per infiltrazione mafiosa. Usando l'arte del paradosso dichiara: «La 'ndrangheta qui è l'ultimo dei problemi, le assicuro». «Quello che emerge – dichiara Cetola, 61 anni, prefetto e già vice comandante generale dell'Arma dei Carabinieri - è un sistema diffuso di illegalità, connivenze e incursioni senza fine».

Dopo tre settimane dall'arrivo, Cetola sta per scoperchiare un verminaio che chiamerà in causa le responsabilità di chi, in questi anni, ha gestito l'Azienda della provincia reggina.
Le due Asl – Palmi e Reggio – sciolte per dar vita all'Azienda sanitaria nel maggio 2007, continuano a essere entità autonome e separate nonostante la presenza comune del direttore generale. La direzione sanitaria è inesistente tanto a Palmi quanto a Reggio. Il risultato? Assenza di qualunque programmazione, analisi e controllo. Anzi no, un risultato c'è: sulla scrivania del direttore generale piombano 150 delibere al mese. Impegnato com'è a studiarle, respingerle o firmarle, non resta alcuno spazio per il suo mestiere, che sarebbe poi la gestione delle attività e il governo del personale.

Meglio farebbe, il direttore generale, a non alzare la testa per cercare i suoi uomini-fantasma, intenti come sono nella maggior parte dei casi a non timbrare il cartellino.
Il libro matricola non c'è (o non si trova) e nessuno sa quanti siano i dipendenti, anche perché si limitano solo all'obbligo di firma. E se escono? Nessuno se ne accorge, tantomeno i dirigenti, che sono stati nel passato nominati anche in assenza dei requisiti minimi.
Ma visto che c'è sempre qualcuno che sta peggio, il direttore generale brinderà sapendo che sul tavolo dei due avvocati dell'Azienda, nel 2007 sono piovuti 13.623 atti legali. Quest'anno la media è rispettata come se ci fosse una regia occulta: sono 7.974 (46 al giorno, 23 per avvocato).

Visto che il prefetto Cetola sa usare la calcolatrice, è riuscito a scoprire che il deficit (per difetto) dell'Asp reggina è di 500 milioni, con un deficit per abitante di 886 euro (neonati compresi). I pignoramenti, inoltre, arrivano a 115 milioni e prosciugano l'intera liquidità.
Quanto agli appalti si va di proroga in proroga, proprio come per il personale a tempo determinato.
Il prefetto Cetola si trova a snocciolare cifre e dati del disastro in un quadro ostile. Un gruppo di 32 deputati del Popolo delle Libertà e Mpa ha presentato un'interrogazione parlamentare per chiedere conto delle spese del commissario. «Sono solo – spiega Cetola – e partono i tentativi di delegittimazione, come quello di chi chiede conto della presenza, tra chi sta spulciando le carte, di Maurizio Condipodero, avvocato e capo di gabinetto della Provincia. È il mio braccio destro, figlio di un maresciallo dell'Arma, di lui mi fido da 20 anni». Così come si fida di altri uomini dell'Arma e dello Stato, che lo affiancano. Di più Cetola non dice ma al Sud la delegittimazione è l'anticamera dell'isolamento. E l'isolamento – per chi non ha orecchie per intendere – è la porta d'ingresso dell'eliminazione. Fisica o morale.

Fonte: ilsole24ore.com

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