25 ott 2015

Lo scandalo gay nei Carmelitani: "Le mie notti di sesso con il prete a Villa Borghese e nei sottopassaggi"

Parla il gigolò: «Era il 2004, fu lui a offrirmi una sigaretta. Venni a sapere che era un sacerdote importante a un funerale. Usava droghe, di sera usciva di nascosto. Tutti nella Curia generalizia sapevano. Firmerò una dichiarazione al cardinale vicario»


Il congedo di padre Angelo e padre Alessandro, trasferiti per mettere a tacere lo scandalo gay provocato da un loro confratello. L’appello a papa Francesco sul sagrato (e non in chiesa, dove non è stato accordato il permesso) da parte del gruppo di parrocchiani che invoca «trasparenza e il coraggio della verità». Lo scontro sulle scale della parrocchia con altri fedeli molto agitati, preoccupati dal «disonore». E ancora, del tutta inattesa, una nuova ondata di rivelazioni. É stata una domenica che, all’ordine dei carmelitani scalzi, non dimenticheranno facilmente. Anche perché, dopo la messa delle 10.30, nel corso della quale il parroco uscente padre Angelo aveva chiamato in causa «il demonio scatenato contro di noi», palese allusione ai cittadini «moralizzatori», si è presentato a sorpresa Sebastiano F., l’uomo del sesso proibito con l’alto prelato: «Vi racconto le mie notti con il prete a Villa Borghese». Immediatamente l’uomo è stato circondato da curiosi. Sul marciapiede di Santa Teresa d’Avila, ad ascoltare l’equivoco personaggio, senza fissa dimora da sempre, per molto tempo sostenuto dalla stessa parrocchia, c’era anche un drappello di cronisti, tra i quali un incredulo reporter del Times, catapultato dalle brume londinesi ai bollenti incontri omosex nella Roma dei «marchettari». Un dialogo registrato. Materia utile, forse, per l’inchiesta aperta dalla Procura.


Come è nato l’incontro con «l’alto esponente» della Curia generalizia?
«L’ho conosciuto nel 2004 a Villa Borghese, mi offrì una sigaretta. Era lui, il superiore dei carmelitani... Poi un giorno, a un funerale, l’ho riconosciuto mentre si vestiva in sacrestia. Padre Alessandro mi chiese: “Lo conosci?” Saltai su: “Azz... Se lo conosco...!” L’avevo visto due ore prima, in un sottopasso qui dietro, per un rapporto, ma senza ricevere soldi... Non sapevo che era un prete».

Lei ha presentato una dichiarazione al cardinale vicario Agostino Vallini?
«Sì, a giugno andai con la mia deposizione al Vicariato, da Di Tora (il vescovo del settore Nord, ndr) e dal cardinale Vallini. E’ uscito don Nicola e mi ha detto: “No, no...”. Ora, invece, sono pronto a firmarla».

Dopo che la storia venne alla luce, cosa è accaduto?
«Era il 2004-2005. Io vivevo qui, in uno sgabuzzino, facevo il servizio Caritas, partecipavo d’estate alla festa di Santa Teresa... Quando ho detto ‘sta cosa a padre Alessandro, lui non mi credeva, ma poi l’abbiamo pedinato: usciva all’una di notte dalla strada di dietro».

Quanto durò la relazione?
«Più di un anno, l’ho conosciuto abbastanza... Lui usa il popps (popper, la cosiddetta droga dei gay, ndr), una sostanza che metti nel naso, non è cocaina, la vendono in Francia, dove è legale».

Incontri segreti, dove?
«Solo a Villa Borghese, in posti chiusi no. E tutti sapevano! Don Agostino, il vecchio parroco, sapeva. A padre Gabriele l’ho detto in confessionale e mi ha risposto che voleva tenersi fuori... Lo sapeva pure don Giuseppe, il parroco di San Nicola a via dei Prefetti. Con lui e la gioventù una volta andai al ritiro spirituale a Palestrina».

Tutti tacevano?
«Certo! Ci sono voluti dieci anni per far venire a a galla la storia. Ma adesso non fate di tutta la parrocchia un fascio. A essere coinvolta è solo una persona... Ho cercato di andare alla Curia per sistemare la faccenda, lì ci sono le telecamere all’ingresso, mi conoscevano bene, anche il padre generale, però hanno sempre tappato tutto, la colpa è anche loro».

Cosa farà adesso?
«Parlo, dico tutto. Basta».

All’inizio però, per essere intervistato, lei al sottoscritto ha chiesto ripetutamente dei soldi.
«Perché sono disperato, dormo per strada. Ma ci ho ripensato, non voglio nulla. Ho deciso di fare la dichiarazione firmata per rispetto a padre Alessandro, che è una persona pulita. Con lui andavo anche a benedire le case, però alla fine mi hanno messo fuori con la calunnia che sono un poco di buono. E anche a padre Alessandro hanno fatto di tutto per buttargli la zappa sui piedi».

Lei una notte di dicembre 2006 fu aggredito. Perché?
«Mi ero alzato dalla panchina per fare la pipì, quando mi attaccarono 5-6 persone. Mi hanno spruzzato una cosa negli occhi e massacrato di botte. Ho perso l’occhio, mi hanno spaccato la mandibola. Il prete, lui, l’avevo visto un’ora prima in zona. Non so altro. Ma ora che si è aperta un’inchiesta spero di avere giustizia».


Fonte: corriere.it

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