8 mag 2014

Arrestati l’ex ministro Scajola e l’ex deputato di Forza Italia Matacena


L’operazione di questa mattina della Dia di Reggio Calabria nata dall’inchiesta sui fondi neri della Lega Nord, di cui è figura chiave il faccendiere Bruno Mafrici: emessi otto provvedimenti. Scajola avrebbe favorito la latitanza di Matacena

La Dia di Reggio Calabria ha arrestato l’ex ministro Claudio Scajola, la sua segretaria, Roberta Sacco, l’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, latitante da alcuni mesi per una condanna definitiva a cinque anni per concorso esterno in associazione mafiosa, sua moglie Chiara Rizzo (non reperibile), e la madre Raffaella De Carolis. L’ex ministro Claudio Scajola è stato arrestato perché avrebbe aiutato l’ex parlamentare Amedeo Matacena a sottrarsi alla cattura per l’esecuzione pena dopo essere stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho.Matacena è latitante a Dubai e, secondo gli inquirenti, tentava di trasferirsi in Libano con il supporto dell’ex ministro. Arrestati anche altri imprenditori italiani: in totale sono stati emessi otto provvedimenti. Le perquisizioni ordinate dalla Direzione antimafia di Reggio Calabria vanno dal Piemonte alla Sicilia. Sequestri in diverse società commerciali italiane, collegate a società estere, per un valore di circa 50 milioni di euro: Matacena tentava di salvaguardare il suo patrimonio, sottoposto a sequestro, facendolo confluire in società fittizie, a cui capo c’erano suoi factotum. Matacena infatti è un noto imprenditore, non solo calabrese, figlio dell’omonimo armatore, noto per avere dato inizio al traghettamento nello Stretto di Messina e morto nell’agosto 2003. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Gip Olga Tarzia. Berlusconi ha commentato: «Non so per quali motivi sia stato arrestato, me ne spiaccio e ne sono addolorato». L’ex Cavaliere precisa, in un’intervista a radio Capital, che Scajola non è stato candidato in lista non perché si avesse sentore di un arresto ma perché: «avevamo commissionato un sondaggio su di lui che ci diceva che avremmo perso globalmente voti se lo avessimo candidato».

Le telefonate sospette

L’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola nasce da un filone dell’indagine «Breakfast», quella sui fondi neri della Lega Nord, coordinata dal sostituto procuratore della dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. Personaggio di spicco in quest’inchiesta è Bruno Mafrici, un faccendiere legato al clan De Stefano di Reggio Calabria. L’utenza telefonica di Mafrici, che si spacciava per avvocato, era stata messa sotto controllo dagli uomini della Dia reggina. L’attenzione degli investigatori si è soffermata su alcune telefonate che l’uomo d’affari ha avuto con l’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena. Le telefonate tra i due si sono fatte sempre più insistenti qualche mese prima che la condanna a sei anni di reclusione per associazione mafiosa diventasse definitiva per Matacena. Mafrici e Matacena parlavano di affari. Ed è proprio in questo contesto che si lega l’arresto dell’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola. Il deputato ligure avrebbe intrattenuto rapporti definiti dalla Dia «sospetti»con la moglie di Matacena, Chiara Rizzo.In più Scajola ha «interessato» un faccendiere italiano con interessi in Libano per favorire la latitanza di Amedeo Matacena.Sarebbe lo stesso personaggio che avrebbe avuto contatti con Marcello Dell’Utri ai fini di una sua fuga nel Paese mediorientale.

La casa al Colosseo

L’ex ministro di Berlusconi era a Roma, in un noto albergo della capitale, quando è stato arrestato. «Appena espletate le operazioni consuete di identificazione, di elezione del domicilio, della nomina dei difensori, si deciderà a quale carcere assegnare Scajola», ha detto il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho. Scajola è stato ministro dell’Interno dal 2001 al 2002, incarico lasciato in seguito alle polemiche per le sue dichiarazioni su Marco Biagi. Ministro delle attività produttive dal 2005 al 2006, era poi stato nominato ministro dello Sviluppo economico nel 2008: ma si era dimesso nel maggio del 2010 per il coinvolgimento giudiziario nel caso della casa vicina al Colosseo, acquistata in parte con i soldi dell’imprenditore romano Diego Anemone. A gennaio 2014 Scajola è stato assolto perché il fatto non costituisce reato: i soldi erano stati versati «a sua insaputa».


Fonte: corriere.it

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