26 nov 2013

Faida di ‘ndrangheta: boss dato in pasto ai maiali

Il killer al telefono: «Che gioia sentirlo strillare»
L’omicidio di Francesco Raccosta svelato da un’intercettazione

OPPIDO MAMERTINA(Reggio Calabria)
Un vanto. Buttare nella porcilaia il nemico ancora vivo, per essere mangiato dai maiali, è stato per Simone Pepe un modo per farsi «apprezzare» dai vertici della sua cosca. Il killer della cosca Borarrigo. Non pensava, però, di essere intercettato dai carabinieri e così quella sua spavalderia è diventata una confessione. L’uomo dato in pasto ai maiali si chiamava Francesco Raccosta. Sarebbe stato lui a uccidere il boss Domenico Bonarrigo che insieme ai Mazzagatti e Polimeni, da anni sono in guerra con i Ferraro-Raccosta in una faida paesana che ha origini nel 1950. Una guerra con decine di morti ammazzati che non ha risparmiato donne e neanche bambini.

LE VITTIME INNOCENTI
Maria Angela Ansalone aveva nove anni quando in compagnia del nonno Giuseppe Maria Bicchieri si trovava su una Croma scambiata dai killer per nemici: furono trucidati a colpi di mitraglietta. Nei primi mesi del 2012 la faida ha ripreso a mietere vittime. Dopo l’omicidio del boss Bonarrigo i killer della «famiglia» iniziarono a dare la caccia ai nemici. Cinque omicidi in due mesi. Tra questi i carabinieri diedero per certo anche quelli di Francesco Raccosta e Carmine Putrino. I due erano scomparsi misteriosamente senza lasciare tracce. Solo grazie alla spavalderia del killer è stato possibile avere qualche notizia sulla morte di almeno uno dei due, Raccosta: «È stata una soddisfazione sentirlo strillare. Mamma mia come strillava. Io non ho visto un cazzo… loro dicono che rimane qualcosa… io alla fine non ho visto niente… per me non è rimasto niente…. Ho detto no, come mangia sto maiale!». Questo il commento al telefono di Simone Pepe, che ha descritto con gli amici i particolari di quell’omicidio, vantandosi dell’azione.

LE INDAGINI - L’inchiesta che ha potuto fare luce su omicidi, droga e riciclaggio è stata sviluppata dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria ed è stata chiamata Erinni. Venti le persone fermate, tra cui un minore. Oltre agli omicidi sono state ricostruite le attività immobiliari della cosca Bonarrigo che aveva messo radici nella Capitale. Ottantotto gli immobili sequestrati per un valore di circa 70 milioni di euro. In casa di un fermato sono stati scoperti 170 mila euro, nascosti in un intercapedine.


Fonte: corriere.it

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