25 gen 2013

Il pubblico ministero Roberto Staffa filmato mentre fa sesso con un trans nella Procura della Repubblica

Sesso in ufficio in cambio di favori: pm incastrato da filmati e arrestato.
Roberto Staffa in carcere per concussione, corruzione e rivelazione di segreti d'ufficio.
Il ministro Severino chiede la sospensione

ROMA - Incursioni nel registro degli indagati, favori alla donna di un boss, «soffiate» su imminenti perquisizioni. Il giorno dopo l'arresto del pm Roberto Staffa dalle carte emergono particolari in più su ciò che accadeva nella stanza del magistrato romano, al quarto piano della palazzina B della procura della Repubblica. E il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha chiesto al Csm la sospensione cautelare dalle funzioni e dallo stipendio per il pm romano.

PAOLA E JANIN
Nel suo ufficio, secondo quanto hanno ricostruito il procuratore di Perugia Giacomo Fumu e il pm Angela Avila attraverso i filmati, Staffa avrebbe avuto rapporti sessuali con sei trans «clandestini e in parte esercenti l'attività di prostituzione: 'Paola', 'Janin', 'Ully', 'Larissa romana', 'Camilla', 'Brenda'» (un nome apparso anche nel caso che travolse Piero Marrazzo). Per due di loro, prima di agosto 2011, Staffa avrebbe dato «parere favorevole alla scarcerazione» e rilasciato «un temporaneo permesso di soggiorno per motivi di giustizia». Il pm avrebbe poi provveduto ai rinnovi del documento «facendo di fatto dipendere la loro posizione di libero/detenuto e regolare/ irregolare dalla di lui volontà».

LA PERQUISIZIONE
Per uno dei trans il magistrato si sarebbe prodigato anche di più, avvisandolo - in sostanza - di una perquisizione imminente. Lo rivela il capo di imputazione: «avendo già programmato» per il 22 aprile 2012 «di disporre una perquisizione domiciliare», il 18 aprile avrebbe convocato il transessuale nel proprio ufficio «senza formalità, autonomamente e senza informare la collega coassegnataria del procedimento». In quella sede il pm avrebbe posto a «Larissa operata» (questo il soprannome del trans) «domande mirate in relazione all'abitazione», in modo da consentirgli «con la precostituzione di prove a favore e false dichiarazioni concordate di testimoni di vanificare la sorpresa e l'utilità» della perquisizione in programma.

IL BOSS
Non solo. Le carte dell'inchiesta rivelano anche i rapporti pericolosi con la compagna di un boss della malavita romana recluso. Fino al 26 settembre 2012 Staffa avrebbe avuto due volte rapporti sessuali con questa donna: in cambio, l'avrebbe aiutata a «ottenere un colloquio» con il detenuto «dando parere favorevole alla sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere con quello degli arresti domiciliari». Un giorno inoltre si sarebbe introdotto abusivamente nel Rege (registro generale delle notizie di reato ndr) e avrebbe mostrato alla compagna del boss «la schermata relativa ai risultati della ricerca notizie relative ai carichi pendenti».

INTERROGATORIO VENERDI'
Accusato di concussione, corruzione e rivelazione del segreto d'ufficio, Staffa sarà interrogato dal gip di Perugia Carla Giangamboni, probabilmente venerdì. L'ufficio del magistrato è stato perquisito mercoledì dai carabinieri del Nucleo investigativo che, insieme ai pm umbri, hanno proseguito le verifiche anche giovedì. L'avvocato Salvatore Volpe, difensore del sostituto, ci ha tenuto a sottolineare: «Staffa è un galantuomo assoluto, un magistrato che ha sempre anteposto il dovere e gli impegni professionali alle esigenze personali».

LA DENUNCIA DI UN TRANS
L'inchiesta è iniziata un anno e mezzo fa quando un transessuale - fermato nel corso di un'operazione antiprostituzione - ha raccontato al pm Barbara Zuin cosa gli era capitato nell'ufficio di Staffa. A quel punto la procura di Roma ha inviato un'informativa a Perugia e i pm umbri hanno piazzato telecamere e cimici nella stanza del magistrato e hanno dato il via alle intercettazioni.

L'INTERVENTO DEL MINISTRO
Mercoledì sera il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha dato incarico agli ispettori di via Arenula di chiedere alla procura di Perugia, compatibilmente con il segreto istruttorio, gli atti sul caso Staffa (che in seguito all'arresto è stato automaticamente sospeso dal servizio) per valutare le iniziative disciplinari. L'Anm, pur precisando di essere «nella doverosa attesa dei successivi approfondimenti d'indagine», ha ribadito «la centralità della questione morale», poiché «nella magistratura non possono esistere spazi di impunità».

GLI ANNI ROMANI
A piazzale Clodio per otto anni Staffa ha fatto parte del pool della Direzione distrettuale antimafia (occupandosi di violenze sessuali, maltrattamenti in famiglia, riduzioni in schiavitù e droga) e per un periodo di tempo relativamente breve si è anche occupato delle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Ma il suo nome, a Roma, è legato soprattutto all'inchiesta sugli aborti clandestini Villa Gina, una delle cliniche della famiglia di Mario Spallone, il medico di Togliatti. Inchiesta conclusa nel 2002 con vent'anni di carcere per Ilio e Marcello Spallone, rispettivamente fratello e nipote del capostipite. Ma Staffa, nato a Napoli, era noto in procura anche per la sua passione per la musica: affollati di toghe i concerti del gruppo «Dura Lex», composto di magistrati, avvocati e non solo.

L'«INCIDENTE» AMERICANO
Prima di approdare nell Capitale, circa 15 anni fa, Staffa è stato pm a Trieste. Città dalla quale il Csm lo aveva trasferito a maggio '89. Un trasloco forzato, perché il pm aveva sottoscritto una lettera di solidarietà a Sandro Moncini, accusato di traffico di materiale pornografico per avere spedito negli Stati Uniti riviste e videocassette per pedofili, con bambini come protagonisti. La lettera era stata inviata ai giudici di Los Angeles prima del processo, in cui poi Moncini era stato condannato a un anno e un giorno di carcere, a una multa di 200 dollari e a due anni di libertà vigilata. L'iniziativa era costata a Staffa un ammonimento e il trasferimento a Venezia. Dove anni dopo (1997), come presidente della corte d'assise, aveva condannato a 19 anni di carcere l'ex boss della banda del Brenta, Felice Maniero, per nove omicidi.

Fonte: corriere.it

4 commenti:

  1. No coment.... Purtroppo è così

    RispondiElimina
  2. doveva restare in carcere a vita questo bastardo di staffa

    RispondiElimina
  3. speriamo che capisca che significa distruggere le persone come a fatto lui x altri ma sopratutto innocenti deve crepare deve stare senza stipendio e tutti i soldi che a rubato allo stato mandando in carcere degli innocenti li deve spendere per avvocati per sarvarsi il culo che gli anno rotto le trans nelsuo ufficio in procura

    RispondiElimina
  4. come fa avvocato volpe a difendere un elemento di cosi criminalita che e roberto staffa

    RispondiElimina

Etichette

Post in evidenza

Regioni: molte spese, pochi valori

Non si può definire semplicemente corruzione, sprechi, malgoverno quanto sta emergendo a proposito delle Regioni Quando la quantità di un ...