15 gen 2013

Fascicoli dei processi manomessi per soldi. Napoli, 26 arresti negli uffici giudiziari

Coinvolti avvocati, alcuni cancellieri e un ispettore di polizia
Ne avrebbero beneficiato diversi boss

NAPOLI - Terremoto negli uffici giudiziari di Napoli. Avvocati e cancellieri occultavano o manipolavano fascicoli processuali in cambio di mazzette.

GIRO ILLEGALE
Ben ventisei ordinanze cautelari- tre in carcere, 22 ai domiciliari e una misura interdittiva - sono state eseguite su richiesta della Procura di Napoli contro un giro di illegalità scoperto negli uffici giudiziari partenopei. Sarebbero coinvolti quattro avvocati, alcuni cancellieri e un ispettore di polizia.

I NOMI
Sono in tutto 45 le persone indagate. Una serie di perquisizioni sono state effettuate dalla Guardia di Finanza negli studi degli avvocati coinvolti e in alcuni uffici giudiziari. L'inchiesta ha portato in carcere due dipendenti della Corte d'Appello, Mariano Raimondi e Giancarlo Vivolo, ed un faccendiere, Vincenzo Michele Olivo. I quattro avvocati agli arresti domiciliari sono Giancarlo Di Meglio, Fabio La Rotonda, Giorgio Pace e Stefano Zoff. Diversi sono i boss che avrebbero beneficiato della sparizione dei fascicoli o di singoli atti.

RIPRESE VIDEO
Agli atti ci sono intercettazioni e anche riprese video - delle telecamere installate negli uffici della corte d'Appello - che documenterebbero accordi e scambi di denaro tra cancellieri e avvocati coinvolti nell'organizzazione.

VIOLAZIONE SEGRETO ISTRUTTORIO
Nelle ordinanze si ipotizzano, a vario titolo, le accuse di associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari, violazione del segreto istruttorio, occultamento di fascicoli processuali ed accesso abusivo ai sistemi informatici. I reati sarebbero stati commessi in particolare presso la Corte d'appello e il Tribunale di Sorveglianza.

LO SCHEMA
Secondo la Procura, dall'indagine emerge uno schema ricorrente. I funzionari o commessi degli uffici giudiziari, su sollecitazione di avvocati o faccendieri, avrebbero compiuto interventi illeciti su alcuni fascicoli, sottraendo parte degli atti o occultandoli completamente, in cambio di denaro o altre regalie, in modo da condizionare il normale iter giudiziario.

FAVORITI CAMORRISTI
L'organizzazione avrebbe favorito anche imputati o detenuti per reati di camorra. Gli indagati avrebbero fatto sparire fascicoli o singoli atti, in modo da ottenere continui rinvii e approdare o alla scadenza dei termini di custodia cautelare, o alla prescrizione dei reati contestati.

IL CONSULENTE
Dalle intercettazioni, sottolineano gli inquirenti, si evince l'esistenza di una vera e propria organizzazione, definita come «rete corruttiva». La misura interdittiva riguarda anche un consulente tecnico iscritto all'albo della procura e del tribunale: su incarico di un avvocato e dietro pagamento di mazzette avrebbe redatto perizie psichiatriche d'ufficio compiacenti a favore di un indagato gravato da numerosi procedimenti penali.

L'ISPETTORE DI POLIZIA
Ai domiciliari è finito invece un ispettore di polizia del commissariato Vicaria-Mercato, che - in base alle risultanze delle indagini - avrebbe avuto il compito di sostituire le relazioni negative redatte dal commissariato su richiesta del tribunale di sorveglianza con false relazioni positive, al fine di far ottenere ai condannati provvedimenti favorevoli.

LE TABELLE DELLE MAZZETTE
Funzionari e dipendenti pubblici corrotti avrebbero stabilito «tabelle» per determinare l'entità delle mazzette da ricevere, differenziate in base al tipo di manipolazione di fascicoli processuali. Venivano chiesti più soldi, naturalmente, quanto più spinoso o scottante era il fascicolo da inquinare. Visto il sistema collaudato, in alcuni casi sarebbero stati gli stessi dipendenti degli uffici giudiziari a sollecitare le attività illecite, proponendo ad avvocati e faccendieri delle ipotesi «interessanti» per i loro clienti e stabilendo il prezzo per ciascuno dei «favori» proposti.

Fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it

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