21 nov 2012

«Er Batman» Franco Fiorito non è stato ancora espulso dal Pdl

L'ex capogruppo alla Regione Lazio, in carcere per i fondi spariti sui conti esteri, solo «sospeso» dal partito. Alfano aveva detto: «Lui e quelli come lui sono fuori»

ROMA - Che fine ha fatto Franco Fiorito, «er Batman de Anagni», l'ex capogruppo Pdl in Regione da cui è partito lo tsunami che ha travolto la giunta Polverini nel Lazio? Per quanto sembri paradossale, infatti, a due mesi e mezzo dall'esplosione dello scandalo, 67 giorni dalla sua autosospensione, 65 dalle parole di Alfano («lui e quelli come lui per me sono fuori»), 49 dall'arresto deciso dai magistrati, «Francone er federale» non è stato ancora ufficialmente espulso dal partito di via dell'Umiltà.

La sospensione, infatti, non è la stessa cosa. Perché Fiorito esca definitivamente dal Pdl, infatti, serve una pronuncia del collegio dei Probiviri (9 membri, il presidente è Vittorio Mathieu), ma l'organo di garanzia non si è mai riunito. Di più: Fiorito, da quando è emersa la vicenda dei suoi bonifici su conti esteri e delle «spese pazze» per acquistare Suv o vacanze extra-lusso, non è neppure mai stato convocato di fronte ai Probiviri che poi, sulla base di una sorta di «processino» (accusa contro difesa) devono decidere sulla sua espulsione.

Il ritardo, ufficiosamente, viene spiegato con ragioni tecniche: «Quando uscirà dal carcere sarà esaminato il suo caso», dicono dal Pdl. In realtà, la vicenda-Fiorito crea imbarazzi soprattutto tra gli ex Forza Italia, anche perché l'inizio della campagna elettorale per il Lazio si avvicina. Oggi si riunirà l'ufficio politico pidiellino, mentre la Polverini rilancia l'idea del «listone»: «Non è un segreto - dice - che stiamo tentando di lavorare su un'area di moderati che possa attrarre gli elettori che non si riconoscono nella sinistra». Un'area che vada, secondo l'ex governatrice, dalla Destra a pezzi dell'Udc, quelli più legati all'ex vicepresidente Luciano Ciocchetti (in rotta col suo partito), indicato anche come possibile candidato presidente.

Polverini ci sta lavorando, pensando così di aggirare i veti incrociati tra le correnti e bypassare le primarie: «Se servono a motivare un mondo sono uno strumento importante, ma se si arriva ad un nome largamente condiviso sono un esercizio inutile». Sui nomi Polverini aggiunge: «Non è il momento per una candidatura civica, meglio un politico». Mentre sugli uscenti «si deciderà caso per caso». E il futuro dell'ex presidente? «Io alle politiche? Vedremo».

Fonte: corriere.it

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