3 lug 2012
Nazionale: Grillo, Travaglio e il tifo contro. Il comico, il giornalista, i «No tav» e Radio Padania «contro» gli azzurri
«Stringiamci a coorte?». Sì, ma non tutti. «Siam pronti alla morte?». Vabbè, con calma e senza spingere. Altro che «Fratelli d'Italia», domenica sera c'è chi ha tifato contro la Nazionale di Prandelli. Radio Padania ad esempio. Ma dalle onde verdi del Sole delle Alpi c'era d'aspettarselo, loro sono campioni del mondo dei popoli che devono ancora determinare la propria sovranità. Insomma dei potenziali avversari, un giorno... Ma a saltellare al coro «Spagna! Spagna! in valle di Susa domenica sera c'erano anche i «No Tav». Nelle stesse ore della goleada iberica hanno organizzato una specie di «contropartita» con clown, sbandieratori, cantanti e rapper davanti alle reti del cantiere a Chiomonte. E poi c'erano gli italiani indifferenti. Infatti a Siena, la partitella Spagna-Italia è stata considerata alla stregua di una amichevole di fronte alla «vigilia del Palio»: c'era la cosiddetta «prova generale». Ma a destare tante polemiche, sono state, ancora una volta, le prese di posizione di Marco Travaglio e Beppe Grillo.
GRILLO
Per quest'ultimo ecco le contraddizioni del calcio italiano: «L'Italia ha perso, l'Italia ha vinto. Chi ha perso? Gli italiani, come al solito, ma forse per loro questa sconfitta vale più di cento vittorie». Beppe Grillo scrive sul suo blog all'indomani della disfatta e fa un bilancio di chi domenica ha vinto: «Contro la Spagna lo spread è stato di 4 a 0 a favore degli iberici. Noi abbiamo fatto la parte del toro, o forse del bue. Chi ha vinto? Le banche spagnole, che hanno finanziato il calcio (senza di loro non esisterebbero né Barcellona, né Real Madrid attuali) e che oggi vengono salvate dalla Bce, e quindi anche dall'Italia, con 100 miliardi. Ha vinto il calcio più indebitato». «Ha vinto - prosegue Grillo - il presidente ucraino che ha avuto sul palco d'onore i primi ministri della Ue, Rigor Montis compreso, che si sono salvati l'anima mandando la letterina di Babbo Natale a Viktor Yanukovich, mentre la Timoshenko continua a marcire in carcere. Ha vinto la corruzione nel calcio italiano che, vittoria dopo vittoria della Nazionale, è scomparsa dal radar dell'informazione. Hanno vinto i giornalai e le Istituzioni che hanno usato il calcio per nascondere il nostro cratere morale e economico». «Hanno vinto - aggiunge - anche i calciatori e l'allenatore premiati con un invito dal Quirinale e la sconfitta più pesante della storia centenaria del calcio italiano in una finale o in una semifinale». Insomma, conclude, hanno perso solo «gli italiani, come al solito, ma forse per loro questa sconfitta vale più di cento vittorie».
TRAVAGLIO
«Eroi in mutande», ecco chi sono gli azzurri per il vicedirettore de Il Fatto, Marco Travaglio. Il problema è che ogni vittoria lava via i peccati come il detersivo che lava più bianco, ecco il rischio che si corre secondo Travaglio. A cominciare dallo scandalo del calcio-scommesse. Per questo motivo Travaglio aveva detto, prima, di tifare Germania e, poi, praticamente di non augurarsi una vittoria italiana in finale: «Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos'è quel milione e mezzo di euro versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma. Vorrei sapere quali e quanti calciatori coinvolti nell'inchiesta di Cremona per essersi venduti le partite in barba ai tifosi e alla lealtà sportiva, sono colpevoli o innocenti. Nessuna vittoria all'Europeo può cancellare lo scandalo», ha scritto Travaglio nel suo editoriale.
Abete: «Mi vergogno di chi tifa contro»
ABETE
A questo punto è intervenuto Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio. All'indomani della sconfitta, Abete ha risposto al giornalista e a tutti coloro che avevano ipotizzato un'amnistia sullo scandalo scommesse: «Voglio tranquillizzare il dottor Narducci (ex pm ed ex assessore a Napoli che aveva parlato di «rischio di colpo di spugna») e il dottor Travaglio: nessuno mai ha pensato a indulti o colpi di spugna. Neanche se avessimo vinto noi 4-0. Chi ha commesso degli errori paga». E poi lancia un fendente: «Una sola cosa dico - conclude il presidente Figc - : io ho sempre tifato Italia, e mi vergogno di chi non tifa Italia». Insomma sempre la stessa storia: il salto da Mameli, «Uniti per Dio, chi vincer ci può?», a Gaber, «Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono», è breve.
Fonte: corriere.it
Il termine scandalo deriva dal greco skàndalon, che significa ostacolo, inciampo. Il significato più antico del termine rinvia ad azioni o discorsi che danno cattivo esempio.
Nell'accezione corrente uno scandalo è l'effetto di un'azione che, una volta divenuta di pubblico dominio, causa un turbamento della sensibilità morale pubblica, prevalentemente in materia di sesso, denaro ed esercizio del potere. Il turbamento deriva in genere, più che dall'infrazione di singole norme, dal fatto che le azioni considerate "scandalose" sono caratterizzate da una commistione impropria delle categorie citate, che tale commistione è stata resa pubblica e/o che le azioni "scandalose" hanno com protagonisti personaggi pubblici.
I motivi di scandalo variano quindi in funzione delle epoche, delle culture e delle classi sociali in cui tali comportamenti vengono messi in atto e resi noti. Essendo la notizia pubblica di un fatto il motore principale dello scandalo, nella società moderna essi vengono frequentemente amplificati - e spesso costruiti - dai media, che promuovono a scandalo (cioè a questione etica di interesse generale) pettegolezzi sulla sfera privata (familiare, affettiva, sessuale) di persone note.
Gli ambiti in cui possono avvenire gli scandali sono i più vari, in ambito politico-finanziario possono riguardare episodi di corruzione e abuso di potere; in ambito privato possono riguardare l'infedeltà coniugale, la sessualità o l'omosessualità delle persone coinvolte, l'abuso fisico a danni di soggetti deboli (es. la pedofilia); in ambito sportivo è spesso motivo di scandalo una condotta sleale (ad esempio, casi di corruzione e doping).
Concernendo azioni "discutibili", molto spesso gli scandali hanno conseguenze politiche e giudiziarie. Ancor più spesso vengono strumentalizzati a scopo politico o economico.
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Ma come Grillo era un cassaniano convinto... anche Travaglio...
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