13 lug 2010

Sica accusato di violenza privata. Il pm: voleva incastrare Caldoro

Gli autori del complotto: il faccendiere Carboni, l’ex assessore socialista Martino, l’ex sindaco di Cervinara

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NAPOLI — Il complotto a sfondo sessuale ordito ai danni di Stefano Caldoro, per screditarne la candidatura alla presidenza della Regione Campania, aveva tre registi e un esecutore.
A muovere i fili erano Arcangelo Martino, ex assessore socialista del Comune di Napoli che si vantò di aver presentato il padre di Noemi Letizia a Silvio Berlusconi; l’ex sindaco democristiano di Cervinara Pasquale Lombardi, importante dirigente della balena bianca irpina negli anni Settanta e Ottanta, poi approdato a Forza Italia prima e al Pdl dopo; e «il faccendiere dei misteri» Flavio Carboni, il cui nome compare in gran parte delle vicende più oscure italiane.
L’uomo che, invece, avrebbe dovuto materialmente incastrare il futuro governatore era Ernesto Sica. Che, paradossalmente, oggi siede in giunta proprio al fianco di Caldoro con la delega al Contenzioso, ma che nelle prossime ore potrebbe lasciare. L’assessore di Palazzo Santa Lucia, che è anche sindaco di Pontecagnano, giovedì ha ricevuto l’inaspettata visita dei carabinieri di Roma. Che hanno bussato alla porta della sua abitazione a Pontecagnano per consegnare un decreto di perquisizione e un avviso di garanzia per violenza privata nei confronti del governatore Caldoro. Oltre ai militari c’erano anche persone in borghese, con l’obiettivo di cercare il dossier dello scandalo. Nomi, appuntamenti e date dei presunti incontri che avrebbero dovuto trasformare la candidatura a governatore dell’esponente Pdl in un nuovo caso Marrazzo.
Sica era il riferimento campano di Martino, Lombardi e Carboni, arrestati con le accuse di associazione a delinquere e violazione della «Legge Anselmi» sulle associazioni segrete. È lui l’uomo scelto dalla cricca per raccogliere le informazioni private su Stefano Caldoro, che poi sarebbero dovute finire in un dossier da dare in pasto a svariati organi di informazione. Il sindaco di Pontecagnano esegue. Indica date e luoghi, circostanze tendenti a infamare il candidato governatore.
Ma alla cricca non basta. Servono anche i nomi delle persone da tirare nel trappolone mediatico e Sica deve trovarli al più presto. Prima che la Corte di Cassazione si pronunci sul ricorso del coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino contro l’ordinanza di custodia cautelare che lo vede coinvolto per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso. Il sottosegretario all’Economia è, infatti, considerato dagli imprenditori della cricca il candidato alla presidenza della Regione Campania ritenuto affidabile.
Sica, che intanto oltre ad essere assessore della giunta di centrodestra della Provincia di Salerno era stato anche nominato presidente del Consorzio dell’aeroporto di Pontecagnano, era anche entrato nelle grazie di Silvio Berlusconi. A tal punto che il premier si era speso, dopo l’elezione di Caldoro, per garantire al politico salernitano un posto nell’esecutivo di Palazzo Santa Lucia.
Sica, però, delude le aspettative della cricca. Non riuscendo ad identificare le persone che avrebbero incontrato Caldoro. Perché— dicono i complottisti nelle intercettazioni telefoniche— il governatore avrebbe cercato di mantenere il massimo riserbo. L’empasse viene comunque superato e c’è un sito web disposto a pubblicare la notizia. Obiettivo raggiunto. Ed è ancora una volta Ernesto Sica ad avvisare Arcangelo Martino che un sito internet e un blog hanno pubblicato notizie infamanti su Caldoro. Il quale sporgerà subito denunzia per diffamazione a mezzo stampa. Ma c’è un altro filone dell’inchiesta romana che porta a Salerno. E riguarda le presunte pressioni sul Csm per la nomina del procuratore capo di Nocera Inferiore. Pasquale Lombardi, nella ricostruzione degli inquirenti, avrebbe contattato Celestina Tinelli, componente del Consiglio superiore della magistratura, per favorire la nomina di Gianfranco Izzo.
Storie di complotti che avvelenano la Regione.

Fonte: corrieredelmezzogiorno.it

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