15 lug 2010
Maxi blitz contro la 'ndrangheta. Boccassini: 500 affiliati in Lombardia.
«Stava per mettere le mani anche su Expo»
Nella regione una mutazione genetica: infiltrata in economia e istituzioni
MILANO - La 'ndrangheta ha tentato di infiltrarsi negli appalti per l'Expo 2015. E' quanto è emerso dall'inchiesta coordinata dalle Dda di Milano e Reggio Calabria, che martedì ha portato a una maxioperazione che ha accertato l'infiltrazione della mafia calabrese nel nord Italia e in Lombardia in particolare e che ha portato a oltre 300 arresti. Nelle indagini è stato ricostruito, tra le altre cose, il tentativo «di assorbire nel gruppo Perego - riconducibile alla cosca degli Strangio, che gestiva per conto della 'ndrangheta le infiltrazioni di imprese calabresi nell'ambito dei lavori pubblici - importanti aziende lombarde del settore edile che versavano in condizione di difficoltà economiche, allo scopo di costruire apposite attività di impresa in grado di partecipare direttamente all'affidamento degli appalti per l'Expo 2015». Il progetto, hanno spiegato gli inquirenti, non si è concretizzato a causa del mancato risanamento economico della stessa Perego General Contractor, attualmente sottoposta a procedura fallimentare.
«MUTAZIONE GENETICA» - Gli accertamenti hanno documentato come nel territorio lombardo negli ultimi anni è avvenuta una «mutazione genetica» del modo di agire della ’ndrangheta, che ha portato al passaggio dai tradizionali omicidi, sequestri di persona, grandi traffici di droga, a forme di controllo di settori economici (movimento terra nei cantieri, edilizia, concessione di finanziamenti a persone in difficoltà) e di infiltrazioni in istituzioni pubbliche a livello locale. Manlio Minale, procuratore della Repubblica all’avvio dell’inchiesta oggi procuratore generale, ha parlato di una nuova forma di «mafia imprenditrice» di cui gli esponenti «costituiscono la terza generazione di ’ndranghetisti sul territorio lombardo, che però agiscono come quelli della seconda generazione perché operano nel mondo imprenditoriale». L’affare messo in luce dagli inquirenti che esemplifica meglio di tutti il modo di agire degli affiliati è l’ingresso di due indagati oggi arrestati, Salvatore Strangio e Andrea Pavone, nella Perego General Contractor srl in veste di società «capo commessa» per partecipare agli appalti pubblici (di Citylife, del cantiere di un nuovo edificio del Tribunale in via Pace, del Portello, del quartiere Mazzini, dell’area ex Ansaldo, della Paullese all’altezza di Crema, dell’ospedale Sant’Anna di Como). Gli appalti dei lavori dell'Expo erano dunque uno degli obiettivi di Salvatore Strangio, il boss della 'ndrangheta arrestato nell'ambito dell'inchiesta milanese, assieme all'imprenditore Ivano Perego. Strangio intercettato al telefono il 25 aprile 2009 dice: «Il primo lavoro dell'Expo al novantanove per cento lo prende la Perego». Il riferimento è all'impresa Perego, riconducibile alla cosca Strangio, che gestiva per conto della 'ndrangheta le infiltrazioni di imprese calabresi nell'ambito dei lavori pubblici. La società, come spiega il gip Giuseppe Gennari nell'ordinanza, secondo lo stesso Strangio ha la «funzione» di «mantenere 150 famiglie calabresi».
GLI «AFFILIATI» - Gli «affiliati» lombardi della 'ndrangheta individuati nel corso dell'inchiesta sono ben 160, ma la cifra totale sarebbe ben più alta: secondo il procuratore aggiunto Ilda Boccassini che ha illustrato l'operazione in una conferenza stampa, sarabbero 500. Boccassini ha inoltre spiegato che nell'inchiesta sono state individuati 15 «locali» (le famiglie mafiose), tra cui anche uno a Milano centro, a Bollate, a Erba a Cologno e in altri centri sparsi nella regione, in particolare in Brianza. «Ovviamente è un punto di partenza - ha affermato - perchè dalle persone indagate sappiamo che sono molti di più».
LA RETATA - I procuratori Boccassini e Pignatone, che hanno organizzato questa retata senza precedenti, si sono convinti che sia stato il sequestro di Alessandra Sgarella, rapita nella sua casa in zona San Siro nel dicembre del 1997, l'ultima «azione» dei clan tradizionali. Dal Duemila la 'ndrangheta si sarebbe trasformata in «mafia imprenditrice». Ci sono i criminali, ma accanto a loro affiliati lombardi, spesso senza problemi con la giustizia, com'è un alto funzionario della sanità lombarda. L'inchiesta sembra riguardare anche il recente voto in Lombardia. Tra le persone arrestate a Milano, Carlo Antonio Chiriaco, classe 1959, nato a Reggio Calabria, direttore sanitario dell'Asl di Pavia, Francesco Bertucca, imprenditore edile del pavese e Rocco Coluccio, biologo e imprenditore residente a Novara. I tre sono ritenuti responsabili di aver fatto parte della 'ndrangheta attiva da anni sul territorio di Milano e nelle province vicine. E in manette è finito anche Domenico Oppedisano, 80 anni, considerato dagli investigatori l'attuale numero uno delle cosche calabresi. Arrestato anche Pino Neri, ritenuto boss della 'ndrangheta in Lombardia, accusato di avere convogliato voti elettorali su indicazione di Chiriaco, a favore del deputato del Pdl Giancarlo Abelli, che risulta estraneo ai fatti e non è indagato.
ATTIVITA' AD ALTA REDDITIVITA' - Nel commentare la maxi operazione contro la 'ndrangheta condotta dalle procure di Milano e Reggio Calabria il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha detto che «non si può parlare di una conquista di Reggio Calabria sulla Lombardia», ma ha voluto sottolineare che in territorio lombardo «c'è una struttura che voleva rendersi autonoma ed è stata riportata all'obbedienza». Gli appetiti della 'ndrangheta sulla Lombardia vengono spiegati da Grasso con la presenza in questa regione di «attività imprenditoriali ad alta redditività: qui le società nascono una dietro l'altra e sono in grado di mimetizzarsi». Infine, l'alto magistrato ha sottolineato la «reazione emotiva» suscitata negli investigatori dallo scoprire come, proprio in un centro dedicato a Falcone a Borsellino, venisse celebrata l'investitura del nuovo capo della 'ndrangheta lombarda. «La criminalità - ha spiegato - ha voluto scegliere un locale per anziani intitolato a Falcone e Borsellino per destare meno sospetti. Non pensavano che sarebbe stata fatta una intercettazione ambientale proprio là. Sono stati bravi i carabinieri. Quando ci toccano i nostri martiri, è ovvio che ci sia una reazione emotiva».
Fonte: corriere.it
Il termine scandalo deriva dal greco skàndalon, che significa ostacolo, inciampo. Il significato più antico del termine rinvia ad azioni o discorsi che danno cattivo esempio.
Nell'accezione corrente uno scandalo è l'effetto di un'azione che, una volta divenuta di pubblico dominio, causa un turbamento della sensibilità morale pubblica, prevalentemente in materia di sesso, denaro ed esercizio del potere. Il turbamento deriva in genere, più che dall'infrazione di singole norme, dal fatto che le azioni considerate "scandalose" sono caratterizzate da una commistione impropria delle categorie citate, che tale commistione è stata resa pubblica e/o che le azioni "scandalose" hanno com protagonisti personaggi pubblici.
I motivi di scandalo variano quindi in funzione delle epoche, delle culture e delle classi sociali in cui tali comportamenti vengono messi in atto e resi noti. Essendo la notizia pubblica di un fatto il motore principale dello scandalo, nella società moderna essi vengono frequentemente amplificati - e spesso costruiti - dai media, che promuovono a scandalo (cioè a questione etica di interesse generale) pettegolezzi sulla sfera privata (familiare, affettiva, sessuale) di persone note.
Gli ambiti in cui possono avvenire gli scandali sono i più vari, in ambito politico-finanziario possono riguardare episodi di corruzione e abuso di potere; in ambito privato possono riguardare l'infedeltà coniugale, la sessualità o l'omosessualità delle persone coinvolte, l'abuso fisico a danni di soggetti deboli (es. la pedofilia); in ambito sportivo è spesso motivo di scandalo una condotta sleale (ad esempio, casi di corruzione e doping).
Concernendo azioni "discutibili", molto spesso gli scandali hanno conseguenze politiche e giudiziarie. Ancor più spesso vengono strumentalizzati a scopo politico o economico.
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