19 apr 2010

Voto di scambio a Casal di Principe: perquisite sedi Pdl-Udeur e Comune

Nella città roccaforte dei casalesi si è votato domenica e questa mattina per il rinnovo dell'amministrazione

CASERTA - I carabinieri perquisiscono le sedi di Pdl e Udeur e poi vanno anche al Comune per acquisire alcuni documenti. Le perquisizioni sono seguite dai Pm della Dda Antonello Ardituro e Francesco Curcio e secondo alcune indiscrezioni si tratta di una indagine sul “voto di scambio” ma questa indiscrezione è solo dovuta al fatto che a Casal di principe sono in corso le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale assieme a quelle per il rinnovo dell’amministrazione di Maddaloni. In realtà l’inchiesta sul voto “inquinato” prende le mosse una decina di giorni fa e riguarda (come confermano una decina di avvisi di garanzia firmati dai magistrati della Dda per permettere le perquisizioni) il reato ipotizzato dal 416 ter, ovvero scambio elettorale con finalità politico-mafioso. L’indagine che oggi ha colpito, in concomitanza delle elezioni, Casal di Principe infatti non riguarda solo il comune dove si è votato questa settimana.

L'INCHIESTA - L’inchiesta è ben più profonda e riguarda il voto nel quadrilatero della camorra quello costituito da Casapesenna, Casal di Principe, San Cipriano e Villa Literno dove solo a guardare le differenze di risultati elettorali fra Regione e Provincia e all’interno degli stessi schieramenti si capisce che qualcosa non va e che va oltre all’impatto che possono dare uno o più candidati locali. Dunque una inchiesta per 416 ter che riguarda tutta una serie di episodi dei quali nessuno viene confermato. Anche se si tratta solo di voci si parla con inistenza di schede elettorali votate che sono passate da un seggio nell’urna di un altro, o ancora di voti (di lista e preferenza) vergati nella casi di un picciotto e poi portati ai vari seggi per essere immessi nelle urne. O ancora, di persone che non si sono mai sognate di andare a votare che risultato di essere stati elettori, con qualche piccolo sbaglio. C’è chi non ha votato per la Regione (o la Provincia) ma di questo suo rifiuto, pare, non c’è traccia. Dunque una situazione ampiamente annunciata (nel corso anche degli scorsi anni) e che si è puntualmente verificata in barba alle assicurazioni di legalità e trasparenza data da tutti i candidati. Dunque se il problema non è giudiziario almeno è politico. Inutile vantarsi dei risultati della lotta alla camorra se poi avvengono episodi sui quali indaga la magistratura con tanto di perquisizioni. Naturalmente scatta la reazione a Casal di Principe.

CENTRO NEL MIRINO - Invece di interrogarsi come mai il grosso centro è nel mirino (tutti, ma proprio tutti in questo paese dei mazzoni conoscono gli episodi di voto inquinato, le pressioni, e quello che avviene) si protesta con gli argomenti di sempre: «Non siamo il paese della camorra. Non vogliamo più portare questo marchio infamante». Ma si dimentica i quasi 2.000 condannati per associazione per delinquere di stampo camorristico, i 700 milioni di beni mobili e immobili sequestrati al cassiere dei clan e così, nonostante sanno tutti quali pressioni si fanno per ottenere i voti dopo la perquisizione nella sede del Pdl si è radunato un gruppo di simpatizzanti del centro destra per esprimere «vicinanza e sostegno ai candidati».

IL MURO DI CASALE - Dimenticando che ci sono inquisiti illustri nativi o residenti in questo centro i sostenitori dei candidati Pdl hanno aggiunto, come riferisce l’Ansa: «Ora basta, lo Stato punisca chi è responsabile dei crimini – hanno aggiunto un professionista che preferisce però rimanere nell’anonimato - ma questa comunità deve avere il rispetto che merita». E si arriva a proporre di costruire un muro attorno al paese per isolare i casalesi e nominare un commissario a vita. Ma anche in questo caso si dimentica che un commissario sine die Casal di Principe l’ha avuto durante il fascismo e che un capo cosca siciliano era un affermato professionista. Quindi non basta essere professionisti e candidati per non avere ingerenze. Occorre dimostrare nei fatti che si è lontani dalla camorra. Finora, però, questo a Casale non è avvenuto. E la colpa è tutta di una parte degli abitanti di questo centro di Terra di Lavoro, inutile protestare.

Fonte: corrieredelmezzogiorno.it

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