27 gen 2010

Delbono affonda: ho deciso da solo. E lascia una giunta spiazzata.

Il sogno della sua vita, quello di fare il sindaco di Bologna, dura solo sette mesi. Dopo aver detto che non si sarebbe dimesso nemmeno se rinviato a giudizio, il sindaco Delbono fa un dietrofront clamoroso e getta la spugna. Ieri mattina prende la decisione di lasciare se la Procura deciderà di mandarlo a processo, poi la situazione precipita.

LE PAROLE
E alle 15.07 pronuncia in consiglio comunale le parole che segnano la fine della sua esperienza da sindaco e probabilmente della sua carriera politica: «Ho già deciso in piena coscienza che rassegnerò le dimissioni dalla mia carica. Lo dico qui nella sede istituzionale più alta della città». All’origine della scelta «il fatto che i modi e i tempi richiesti per difendermi eventualmente in sede giudiziaria rischiano di avere ripercussioni negative sulla mia attività di sindaco». E ancora in una sala consigliare strapiena di cronisti, consiglieri e curiosi aggiunge: «La storia di questa città e la lunga tradizione di impegno civico fanno sì che qui ci sia una cultura diversa rispetto ad altre città. Bologna per me viene prima di tutto».

DIMISSIONI E BILANCIO
Tecnicamente Delbono rassegnerà le dimissioni solo nei prossimi giorni, una volta approvato il bilancio comunale. Poi dopo aver chiarito la sua posizione all’assemblea, Delbono affronta l’ultimo supplizio di una giornata comprensibilmente infernale: la conferenza stampa con i giornalisti in sala rossa. Non è più la maschera di nervosismo uscita dalla procura sabato scorso ma, considerato il momento, è quasi in palla. D’altra parte, dopo nove anni passati al calduccio della Regione, si è abituato a stare sul ring.

FUTURO
Cosa farà nel futuro? «Torno all’università ad insegnare, poi vedremo». Il centrodestra lo accusa di aver rinviato troppo a lungo le dimissioni in modo da rendere impossibile le elezioni anticipate a marzo e da esporre la città ad un lungo commissariamento. Ma il sindaco non ci sta: «Trovo stravagante che questa osservazione provenga dal rappresentante di un partito che è al governo. Perché così come hanno tolto le finestre si possono anche aprire, se gli sta così a cuore Bologna. Possono fare un decreto legge, un’operazione bipartisan e votare molto prima. Potrebbero già votare in autunno».

PRESSING POLITICO
Ma l’aspetto più curioso della conferenza stampa, nel corso della quale Delbono chiarisce di non poter rispondere alle domande sull’inchiesta in corso che lo vede accusato di peculato, abuso d’ufficio e truffa aggravata, è il suo tentativo di negare le pressioni del partito sulla sua scelta. «È una decisione mia. Non ho avuto nessun contatto con Romano Prodi e con Pierlugi Bersani. Il pressing dei prodiani non mi è pesato perché non c’è stato. Errani? Lo sento sempre. Cosa mi ha detto? In bocca al lupo». La protezione del partito da parte di Delbono viene di fatto smentita dalla portavoce dell’ex premier, Sandra Zampa: «È evidente che si sono parlati con Romano Prodi». Diciamo la verità: dopo che il partito lo ha costretto a una delle retromarce più clamorose della recente storia politica, ci si poteva anche aspettare uno sfogo da parte sua. Ma non rientra nel suo stile e anche in una situazione drammatica come questa preferisce un’uscita di scena concordata con il partito. A quanto si apprende proprio la moral suasion esercitata su di lui dal governatore Vasco Errani e dall’ex premier Romano Prodi gli hanno fatto cambiare idea.

PRODI
Decisiva una telefonata nella notte con Prodi che lo avrebbe convinto a gettare la spugna: «Non sei più compatibile con l’inchiesta in corso, è meglio se ti dimetti». E poi l’arrivo a Bologna in zona Cesarini di Di Pietro che minacciava di far uscire il suo partito dalla giunta, deve aver fatto il resto. Se il prezzo umano e politico che paga Delbono è altissimo, anche per gli assessori che dopo sette mesi si trovano in un vicolo cieco le cose non vanno benissimo.

GLI ASSESSORI
E per capire il loro umore (tutti erano vicino al sindaco mentre parlava in consiglio) bisogna leggere le dichiarazioni a caldo, non quelle arrivate dopo con comunicati stampa. L’assessore alla Casa, Milena Naldi (Sd) quando apprende la notizia non usa giri di parole: «Mi sembra una follia». Colpo durissimo anche per l’assessore Luisa Lazzaroni che ancora poche ore fa se la prendeva con i cronisti che si occupavano di «gossip». Prima di prendere l’ascensore per uscire da Palazzo confessa: «Flavio non ha fatto bene. Quando sarà tutto finito e sarà provata la sua innocenza lo rimpiangeremo tutti, anche voi della stampa che avete contribuito mettendo il dito nella piaga». Uno che certamente esce a testa alta è l’assessore al Bilancio, Villiam Rossi. Mentre le agenzie battono le dimissioni di Delbono lui è impegnato in un incontro con i sindacati. «Ho letto la notizia sul palmare e ho chiesto una sospensione dell’incontro». Poi più tardi confida la sua amarezza: «Dispiace lasciare per colpe non mie. Delbono nei nostri confronti, in giunta, ha sempre proferito la sua innocenza. Non so adesso cosa sia cambiato». Molto dispiaciuta per la fine anticipata dell’avventura anche l’assessore Nicoletta Mantovani: «Credevo nel progetto, ma lo apprezzo per questa sua scelta coraggiosa e non posso che esprimergli vicinanza e solidarietà». La sorpresa degli assessori è autentica ed è rivelatrice della sottovalutazione pazzesca che la giunta e gli uomini a lui più vicino hanno fatto della vicenda. Un elemento che non ha aiutato il sindaco. Un’ultima curiosità: anche Delbono, come il suo principale sponsor politico Romano Prodi due anni fa, è costretto alle dimissioni in un freddo 25 gennaio.

Fonte: corrieredibologna.it

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