4 dic 2009

Maestre aguzzine a Pistoia: le immagini dei maltrattamenti mostrate ai genitori.

«Lì mio figlio aveva paura» I genitori vedono i video choc
È stata la denuncia del padre di un bambino che ha frequentato per tre anni l’asilo nido «Cip Ciop» di Pistoia a dare il via alle indagini sui maltrattamenti

PISTOIA — Una bimba di appena un anno presa per i capelli, tirata indietro con tanta forza da sollevare il seggiolone in cui è seduta, e ingozzata di cibo, il faccino coperto da un bavaglino perchè non sputi la pappa. Le lacrime di un maschietto di 10 mesi sollevato da terra per un braccino e picchiato sulla testa perchè non mangiava, un altro con il viso dentro il suo stesso vomito. Immagini di una crudeltà impressionante quelle che hanno visto, giovedì pomeriggio, alcuni genitori dei bambini picchiati nell’asilo «Cip e Ciop» di Pistoia, violenze inaudite che hanno portato in carcere la titolare dell’asilo privato Anna Laura Scuderi, 41 anni e una sua collaboratrice, Elena Pesce, 28 anni. Violenza inaudita e gratuita, registrata dalle videocamere nascoste della polizia che hanno certificato come i maltrattamenti fossero «una costante, «un comportamento abituale delle due donne» dicono in questura. «Le ho viste prendere mio figlio, che ha 10 mesi a schiaffi sulla testa perchè non voleva mangiare. Immagini schifose. L’hanno alzato di peso per picchiarlo. Aver visto mio figlio preso a schiaffi in quel modo mi ha fatto schifo. Quelle due stanno bene in carcere». Si sfoga così il padre del bimbo.

LA SECONDA COPPIA - «Abbiamo detto alla polizia: o fate giustizia voi o ce la facciamo da soli perchè quelle due non devono più poter camminare con le loro gambe». Visibilmente sconvolta, esce dalla procura di Pistoia anche la seconda coppia che ha visionato i filmati delle videocamere nascoste. «Le immagini sono nitidissime - ha detto la donna - Abbiamo visto Laura Scuderi prendere per i capelli mia figlia che ha 14 mesi con una tale violenza che ha sollevato il seggiolone. Poi, tenendole la testa reclinata indietro, l’ha ingozzata di cibo e le ha premuto il bavagliolino sul viso per non farla sputare. Quella non è una donna, è una bestia. E alle mamme che pensano che la polizia abbia sbagliato ad arrestare la Scuderi e la Pesce, dico di guardare quelle immagini: era un lager, non un asilo».

L'INTERROGATORIO DI GARANZIA - Venerdì mattina nel carcere di Sollicciano si terrà l’interrogatorio per la convalida dell’arresto delle due donne. Ma oggi è la giornata del calvario dei genitori che in procura assistono alla proiezione dei video dove si vedono le violenze subite dai bambini. Piccoli che progressivamente avevano cambiato abitudini e carattere: da giocosi e solari a tristi e aggressivi. Qualcuno non mangia più, altri si picchiano da soli sulla testa, altri ancora hanno sempre soltanto paura. Nel corso della giornata, emergono tanti particolari: dalle ex dipendenti che hanno abbandonato la struttura perchè la titolare, Anna Laura Scuderi «era nevrotica e urlava sempre» e usava metodi «non condivisibili» fino al fatto che Elena Pesce non era una maestra ma soltanto un'assistente. I genitori escono in lacrime dalla procura. Le immagini delle botte, delle violenze, sono «schifose». E a quelle mamme che sono perplesse e non credono alle violenze, una madre dice: «guardate bene cosa hanno fatto a mia figlia e a tanti altri bambini. La polizia ha fatto quello che doveva, ha arrestato due bestie».

IL RACCONTO DEL PADRE CHE HA SPORTO DENUNCIA - Un padre, rappresentante delle forze dell’ordi­ne, e una madre che lavora nell’am­bito della sanità, sono stati i primi a farsi delle domande di fronte al fi­glio che, dopo l’ingresso al nido, si era come trasformato. Il piccolo, che oggi ha 4 anni, fino alla scorsa estate era un alunno di quella scuo­la. Era arrivato a soli sei mesi, è ri­masto lì fino a settembre, quando ha fatto il salto nella scuola dei più grandi, la materna. «Qualcuno — raccon­ta oggi il padre — mi ha anche detto che ero pazzo a mandare mio figlio lì, con tutto quel­lo che si diceva in gi­ro. Ma io non volevo credere a quelle che mi sembravano solo voci infondate». Dopo il primo anno però qualcosa è cam­biato. «Il bambino non era più lo stesso», racconta la madre. «Che qualcosa non andasse per il verso giusto ce ne siamo accorti do­po. A sei mesi il bambino è troppo piccolo per parlare ma a un anno e mezzo riesce a farsi capire meglio». Il suo disagio si esprime con la rab­bia e la paura: «Non ne voleva sape­re di andare in quella scuola e quan­do si trovava di fronte soprattutto al­cune insegnanti era ancora più ner­voso del solito, come impaurito». La maestra Laura, dice ora il padre, aveva un atteggiamento sempre un po’ aggressivo verso i piccoli «ma pensavo si trattasse solo di un fatto caratteriale, non ho mai pensato ci potesse essere qualcosa di più». Il piccolo diventa sempre più ira­scibile. «Quando tornava a casa era aggressivo — continua la madre — sembrava avere pochissimi stimoli e io avevo la netta impressione che da quando andava a scuola avesse fatto più passi indietro che avanti». Per qualche tempo la madre si è po­sta il problema che quell’atteggia­mento dipendesse dal fatto che il piccolo non frequentasse assidua­mente la scuola. «Utilizzavo il nido più che altro come un baby parking. Lo portavo a giorni alterni e non sempre rimaneva a pranzo. Avevo anche chiesto alle insegnanti se ci fossero problemi ma loro hanno sempre negato».

VOCI SEMPRE PIU' INSISTENTI - Qualcuno racconta anche che in quell’asilo era vietato giocare, che i bambini non potevano avvicinarsi ai giochi perché altrimenti li sporca­vano. Voci certo, ma sempre più insi­stenti. Come quelle che raccontano di maltrattamenti. Una madre che va a prendere il figlio e lo trova da solo, tutto sporco in un angolo del giardi­no. Nessuno le ha saputo spiegare perché fosse lì, ha detto alla polizia. E poi il bambino con la spalla lussa­ta, quello che torna a casa con i livi­di. «Certe notizie facevano in un atti­mo il giro della città, Pistoia è picco­la ». Le risposte delle maestre erano sempre le stesse: si sono fatti male giocando, si sa i bambini.... Una, due, troppe volte. Quando un medi­co al pronto soccorso dice che una lussazione può essere stata provoca­ta solo da un adulto, non da un bam­bino, i dubbi diventano sospetti. Troppi gli indizi e tutti nella stessa direzione. Il tarlo comincia a rodere la mente di quel genitore che vede il figlio chiudersi sempre più in se stesso. Al­la fine di agosto l’uomo fa una prima segnalazione alla questura.

ALLA RICERCA DEI GENITORI CHE HANNO PORTATO VIA I PROPRI FIGLI - La sezio­ne minori della squadra mobile ini­zia a mettere insieme i puzzle di que­sta terribile storia. Gli investigatori iniziano a cercare i genitori dei bam­bini, soprattutto quelli che avevano abbandonato la scuola. Ci sono an­che quattro ex insegnanti tra i testi­moni che puntano il dito contro la ti­tolare della scuola. Sono loro a rac­contare di aver abbandonato il cam­po perché in disaccordo con i meto­di educativi. Si va a ritroso nel tem­po. Alcuni genitori raccontano di bambini che smettono di mangiare e dormire. Bambini che troppe volte tornano a casa con arrossamenti e lividi. Qualcuno tor­na a casa e racconta che «la maestra ha pic­chiato un bambino» o che la maestra li ha la­sciati al buio. Non è stato facile ca­pire che c’era qualcosa di più dietro quei ca­pricci per non andare a scuola, spiega il pa­dre che ha denuncia­to. Con i bambini un insetto si può trasformare in un gi­gante. Ma nessuno poteva neppure lontanamente immaginare quel film dell’orrore. Dieci giorni fa la procura fa piazzare le telecamere, solo video, nessuna voce. Per questo tipo di rea­to non sono consentite le intercetta­zioni. Le maestre non sanno che fini­scono «in diretta» negli uffici della squadra mobile con le violenze e i to­ni bruschi che fanno a pugni con i sorrisi e i pianti dei bambini. I genitori che hanno fatto la prima segnalazione adesso si sentono solle­vati, anche se il loro piccolo è ormai lontano. «Speriamo che queste cose non accadano più — dicono adesso — speriamo che la nostra denuncia serva ad aiutare altri». Per gli altri ge­nitori solo pochi consigli: «Controlla­te sempre i bambini, parlate con lo­ro, anche se sono piccoli. E quando li affidate a qualcuno ogni tanto non di­menticate un blitz a sorpresa».

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