5 nov 2009

I verbali dell’ex presidente: «Il video con due trans? Presi cocaina, non ricordo»

Il sospetto: nel telefonino del pusher immagini di altri clienti

ROMA — Filmato in un apparta­mento mentre si intrattiene con due transessuali. È questo l’ultimo incu­bo di Piero Marrazzo. Perché lunedì scorso, quando è stato ascoltato per la seconda volta, l’ex presidente del­la Regione Lazio ha ammesso di aver avuto rapporti a pagamento con altri viados, oltre a quelli con Natalie. E così ha confermato quanto già emer­geva dagli accertamenti compiuti in­terrogando proprio i brasiliani che abitano tra via Gradoli e via Due Pon­ti.

Stordito dalla cocaina
Afferma Marrazzo: «Ho avuto in­contri di questo tipo con un certo Brenda, nome che ho letto sui giorna­li in questi giorni e che mi sembra di ricordare. Nell’occasione di un incon­tro con Brenda ricordo che è passato anche un altro trans di cui non ram­mento il nome. Mi sembra che ho avuto solo due incontri con Brenda». E poi aggiunge: «Non sono a cono­scenza di video o foto scattate da Brenda in queste occasioni, ma il mio stato confusionale negli stessi dovuto all’assunzione di cocaina non mi mette in condizioni di saper­lo». In realtà era stato proprio Brenda a raccontare di un festino al quale partecipò l’allora governatore. «Con noi c’era anche Michelle — ha verba­lizzato — ma adesso sta a Parigi. Io avevo quel video, ma quando è co­minciata questa storia l’ho distrutto perché ho avuto paura. Lo tenevo nel mio computer e mi è capitato di farlo vedere. Anche Michelle ne ave­va una copia». In giro — oltre al fil­mato originale dell’irruzione che du­ra circa 13 minuti — ci sono dunque nuove immagini dell’ex presidente della Regione Lazio. Non solo. Dopo aver ascoltato numerosi transessuali della zona, gli investigatori del Ros si sono convinti che altri clienti possa­no essere stati ripresi mentre si in­trattenevano negli appartamenti con i viados. E questa pista investigativa porta ancora una volta a Gianguari­no Cafasso, il pusher morto il 12 set­tembre scorso che per primo ha cer­cato di vendere il video di Marrazzo con Natalie durante l’irruzione dei due carabinieri del Trionfale.

Il telefonino buttato
Rino, così era conosciuto, era noto nell’ambiente dei transessuali pro­prio perché li riforniva di cocaina. E il sospetto degli inquirenti è che in alcune occasioni entrasse negli ap­partamenti mentre erano in compa­gnia del cliente. Con uno di loro, Jen­nifer, conviveva da tempo e due gior­ni fa, quando hanno scoperto che era sotto processo perché clandestino e dunque in via di espulsione, i pubbli­ci ministeri hanno deciso di interro­garlo subito. «Ci amavamo — ha rac­contato Jennifer — ero con lui anche quando è morto». Ma la parte più in­teressante del suo verbale riguarda il telefonino di Cafasso che lo stesso Jennifer ha raccontato di aver «butta­to, perché continuavano ad arrivare chiamate». Una versione ritenuta non credibile dagli investigatori. Il sospetto è che il cellulare conten­ga video che ritraggono altri perso­naggi e sia tuttora nelle mani di qual­cuno. Materiale scottante che si sta cercando di rintracciare per evitare che possa essere messo in circolazio­ne, proprio come era avvenuto con il filmato su Marrazzo. L’ex governato­re ha negato di essere stato ricattato «da Brenda o da Natalie per foto o vi­deo che mi ritraevano, né mi hanno mai chiesto soldi». La sua versione coincide con quella di Brenda che ha parlato di quel video girato nei mesi scorsi lasciando intendere che tutti i presenti erano d’accordo.

Le trattative di Cafasso
L’ipotesi dei pubblici ministeri che altri video possano essere in circola­zione, è stata rafforzata proprio dal­l’atteggiamento di Jennifer. Il transes­suale ha infatti ricostruito gli ultimi giorni di convivenza con «Rino» e in particolare la scelta di andare a vive­re in un camera d’albergo, accreditan­do la sensazione che i due fossero in fuga. Del resto già il 15 luglio, duran­te l’incontro con le giornaliste di Libe­ro alle quali aveva cercato di vendere il video, il pusher aveva fatto capire di conoscere molti segreti e avere a disposizione molto materiale. I tre carabinieri della Trionfale ar­restati con l’accusa di aver ricattato Marrazzo, avevano con Cafasso rap­porti frequenti. «Era un confidente», hanno ammesso i militari davanti al giudice. «Ci chiese aiuto per vendere il video e lo scaricò sul mio telefoni­no attraverso il bluetooth», ha spie­gato uno di loro, così confermando come lo custodisse sul suo cellulare. Gli investigatori sono ormai convin­ti che l’irruzione compiuta nell’ap­partamento di Natalie non fosse la prima e per questo verificano se altri video siano già stati messi in vendi­ta, semmai con altri mediatori.

Fonte: corriere.it

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