8 ott 2009

La Corte Costituzionale si è pronunciata «Il Lodo Alfano è illegittimo»

Violati articoli 138 (ricorso a una legge costituzionale) e 3 (uguaglianza). La decisione presa a maggioranza: 9 a 6

ROMA - Il Lodo Alfano è illegittimo. Così si sono pronunciati i 15 giudici della Corte Costituzionale. La legge che sospende i processi delle quattro più alte cariche dello Stato (i presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio) è stata bocciata dalla Consulta per violazione dell'articolo 138 della Costituzione, vale a dire l'obbligo di far ricorso a una legge costituzionale e non ordinaria, e dell'articolo 3, ovvero il principio di uguaglianza (leggi il verdetto). La decisione è stata presa a maggioranza (9 giudici contro 6) e avrà come effetto immediato la riapertura di due processi a carico del premier Silvio Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset.

ACCOLTI RICORSI - La Corte Costituzionale, chiamata a decidere sulla legittimità costituzionale del provvedimento varato dal Parlamento a luglio 2008, ha accolto i rilievi mossi dai giudici milanesi impegnati nei processi Mediaset-diritti tv e caso Mills che vedono imputato Berlusconi. La Consulta ha invece dichiarato «inammissibili le questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal gip del Tribunale di Roma». Un ricorso sollevato nell’ambito dell’inchiesta della Procura capitolina sulla presunta compravendita di senatori eletti all’estero nella passata legislatura, all’epoca del governo Prodi: i pm romani avevano chiesto l’archiviazione delle accuse per il presidente del Consiglio, mentre secondo il gip il lodo Alfano va applicato anche nella fase delle indagini preliminari. Da qui la decisione del giudice Orlando Villoni di trasmettere il fascicolo alla Consulta.

CAMERA DI CONSIGLIO - I giudici si erano riuniti martedì pomeriggio a Palazzo della Consulta. La camera di Consiglio si era aperta alle 17, dopo che il relatore Franco Gallo aveva esposto i termini della questione di incostituzionalità. Alla relazione erano seguiti gli interventi degli avvocati Niccolò Ghedini, Piero Longo e Gaetano Pecorella in rappresentanza del premier e di Glauco Nori per l'Avvocatura dello Stato. Non ammesso al dibattimento, invece, il costituzionalista Alessandro Pace in rappresentanza dei pm milanesi, secondo una consuetudine consolidata della Corte. La camera di Consiglio, sospesa una prima volta alle 19.30 di martedì, si è riaperta mercoledì mattina alle 9 e, dopo una seconda sospensione, tra le 13 e le 16, è ripresa fino alla sentenza arrivata alle 18.

POLEMICHE - Sentenza che è stata accolta con ira da parte del premier Silvio Berlusconi e della maggioranza degli esponenti di Pdl e Lega. Nella sua prima reazione a caldo poi il presidente del Consiglio ha innescato una polemica con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Alle accuse di Berlusconi il Quirinale ha risposto con una nota. Diverso, ovviamente, il parere dell'opposizione, per la quale la sentenza della Corte Costituzionale va rispettata.

Fonte: corriere.it

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