8 ott 2009

Berlusconi attacca la Corte e Napolitano. Il premier: «La Consulta è di sinistra, io vado avanti».

Affondo sul Quirinale: «Sapete da che parte sta»

ROMA - «Mi sento preso in giro, Napolitano non mi interessa». Da Silvio Berlusconi piovono pietre sul Quirinale dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale. Poco prima il premier, riferendosi a Napolitano, aveva detto «sapete da che parte sta». Immediata la replica del Colle: «Il presidente sta dalla parte della Costituzione, con assoluta imparzialità». Quindi il nuovo attacco del premier, mentre rientra a palazzo Grazioli: «Non mi interessa quello che ha detto il capo dello Stato, non mi interessa... Mi sento preso in giro e non mi interessa. Chiuso».

«CONSULTA DI SINISTRA» - Il presidente del Consiglio sposa la tesi del giudizio politico: «Siamo assolutamente convinti dell'indispensabilità dell'essere noi qui a salvaguardare l'Italia e gli italiani di fronte a questa sinistra che si è impadronita della Corte Costituzionale e che ha prodotto una sentenza assolutamente politica» ha detto in serata. E poco prima, commentando a caldo il verdetto: «La Consulta è di sinistra, io vado avanti. Dobbiamo governare cinque anni, con o senza Lodo. Non ci ho mai creduto perché con una Corte Costituzionale con undici giudici di sinistra era impossibile che approvassero questo». Un Berlusconi visibilmente irato, mentre si dirigeva a Palazzo Venezia per la mostra «Il potere e la grazia», se la prende anche con il capo dello Stato facendo l'elenco di una certa Italia tutta in mano alla sinistra: «La sintesi qual è? Meno male che Silvio c’è. Se non ci fosse Silvio con tutto il suo governo, con un supporto del 70% degli italiani, saremmo in mano a una sinistra che farebbe del nostro Paese quello che tutti sapete. Quindi va bene così». E giù con l’elenco della presenza della sinistra in media e istituzioni: «Abbiamo una minoranza di magistrati rossi che è organizzatissima e che usa la giustizia a fini di lotta politica. Il 72% della stampa è di sinistra, gli spettacoli di approfondimento della tv pubblica pagata con i soldi di tutti, sono di sinistra, ci prendono in giro anche con gli spettacoli comici».

ATTACCO AL CAPO DELLO STATO - Poi l’accenno a Napolitano: «Il capo dello Stato sapete voi da che parte sta. Abbiamo giudici della Corte costituzionale eletti da tre capi dello Stato di sinistra, che fanno della Corte costituzionale non un organo di garanzia ma politico». Dopo la visita alla mostra «Il potere e la grazia» Berlusconi ha avuto un breve incontro privato con il segretario di Stato vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, a palazzo Venezia. Poco prima Berlusconi aveva fatto una battuta: «La mostra è bellissima, ho detto a Sua Eminenza che c'è una grande lacuna, manca il ritratto di San Silvio da Arcore che fa sì che l'Italia non sia in mano a certi signori della sinistra...».

LA NOTA DI PALAZZO CHIGI - Da Palazzo Chigi arriva una nota, dai toni sempre duri ma più equilibrati: «Non posso non rispettare il responso della Corte Costituzionale nel quadro di un sistema democratico. Prendo atto tuttavia che questo sistema, soprattutto per le modalità con cui vengono eletti i membri della Corte, rischia di alterare nel tempo un corretto equilibrio fra i poteri dello Stato, i quali traggono tutti origine dalla sovranità del popolo - sottolinea il premier -. La solidità di questo governo non è in alcun modo intaccata da questo pronunciamento nè tantomeno la mia volontà di proseguire con determinazione nel mandato ricevuto dal popolo e rinnovato in tutte le più recenti competizioni elettorali. Una volontà che si rafforza e che riceve ogni giorno il sostegno compatto e solidale della volontà politica della maggioranza che sostiene l'attuale governo». «Per il resto, non ho il minimo dubbio che le accuse infondate e risibili che ancora mi vengono rivolte - conclude la nota diffusa da Palazzo Chigi - cadranno sotto il vaglio di magistrati onesti, indipendenti e ossequienti alla legge e alla propria coscienza».

TELEFONATA A «PORTA A PORTA» - Ma le dichiarazioni di Berlusconi non terminavano con la nota di Palazzo Chigi. Con una telefonata a Porta a Porta il premier ribadiva alcuni concetti espressi in precedenza e se possibile rincarava la dose. «La Consulta non è un organo di garanzia ma un organo politico» e con il pronunciamento odierno sul lodo Alfano «si è contraddetta rispetto a quanto fece 4 anni fa» sul lodo Schifani. «Oggi - aggiungeva il premier - la Corte è occupata e dominata da 11 giudici di sinistra e 4 che non sono di sinistra. Non c'è nessuna speranza di decisioni autonome».
«In Italia abbiamo una minoranza di giudici di sinistra, una stampa di sinistra con a capo "Repubblica", una Rai che, a parte lei signor Vespa, va contro il governo, e in più un capo dello Stato espressione della vecchia maggioranza di sinistra» proseguiva Berlusconi. «Su Napolitano - aggiungeva il premier, a proposito dei giudizi già espressi in precedenza - ho detto quello che penso: non ho nulla da modificare sulle mie dichiarazioni che potrebbero essere anche più esplicite e più dirette». Sempre nel corso della telefonata il premier esclude elezioni anticipate e annuncia la riforma della giustizia.

ALFANO: «CONFLITTO PREMIER-CITTADINO» - «È una sentenza che sorprende, e non poco, per l'evocazione dell'articolo 138 della Costituzione. La Corte Costituzionale dice oggi ciò che avrebbe potuto e, inevitabilmente, dovuto dire già nel 2004 nell'unico precedente in materia» ha commentato il ministro della Giustizia Alfano. «Con la bocciatura del lodo si crea un problema: da una parte c'è Silvio Berlusconi premier, legittimato da milioni di voti, che ha diritto di governare, e, dall'altra, vi è il cittadino Silvio Berlusconi, che ha il diritto di difendere se stesso nelle aule di tribunale - ha detto in serata il ministro, ospite di Porta a Porta -. Non abbiamo intenzione di seguire la via della legge Costituzionale. Questo aprirebbe il campo a un'ipotesi di immunità parlamentare che non è nella nostra agenda. Comunque sulle valutazioni faremo il punto giovedì quando è convocato un ufficio politico del Pdl».

FINI - Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha chiamato invece il premier, dopo che era stata resa nota la sentenza della Consulta sul Lodo Alfano, rassicurandolo, secondo quanto si è appreso in ambienti parlamentari, sulla volontà di andare avanti in questa legislatura. La maggioranza è quella uscita dalle urne ed è solida, avrebbe tra l'altro detto Fini al presidente del Consiglio.

BOSSI: «PRONTI ALLA GUERRA» - Minacciosi i toni di Umberto Bossi: «Se si ferma il federalismo facciamo la guerra. Andiamo avanti, non ci piegano». E, parlando del suo incontro con Silvio Berlusconi: «Nemmeno lui vuole le elezioni anticipate. L'ho trovato forte e questo mi ha fatto molto piacere, l'ho trovato deciso a combattere».

GASPARRI: «CORTE NON PIÙ ORGANO DI GARANZIA» - Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl in Senato, spara invece ad alzo zero contro i giudici che hanno bocciato il Lodo Alfano: «La Corte, un tempo costituzionale, da oggi non è più un organo di garanzia, perché smentendo la sua giurisprudenza ha emesso una decisione politica, che non priverà il Paese della guida che gli elettori hanno scelto e costantemente rafforzato di elezione in elezione. È una giornata buia per che segna il tramonto di una istituzione che ha obbedito a logiche di appartenenza politica e non a valutazioni di costituzionalità».

GHEDINI: «PROCESSI EVANESCENTI» - «Con questa decisione si pretende - secondo Niccolò Ghedini, deputato Pdl e avvocato di Berlusconi -, contro la volontà popolare, che il presidente del Consiglio anziché occuparsi dei problemi nazionali e internazionali, sia costretto quotidianamente a seguire evanescenti processi». «Riprenderemo questi processi - ha annunciato il deputato Pdl - nella consapevolezza che con un giudice super partes sarà certamente riconosciuta l'estraneità di Silvio Berlusconi da qualsiasi ipotesi di reato».

TREMONTI E SACCONI - Attestato di stima al premier anche da parte del ministro dell'Economia Giulio Tremonti: «Fare parte del governo presieduto da Silvio Berlusconi è stato, è e sarà per me un grandissimo onore». E il ministro del Welfare Maurizio Sacconi: «Sono certo che, come me, la gran parte degli italiani esprime un immediato sentimento di solidarietà con il presidente del Consiglio democraticamente eletto, di fronte a una non casuale somma di azioni rivolte a destabilizzare il governo nel mezzo della grande crisi». Il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni: «Esprimo la massima solidarietà, la massima vicinanza e il mio grandissimo affetto al presidente Berlusconi».

Fonte: corriere.it

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