15 ott 2009

Atenei telematici, scatta la tolleranza zero. Nel mirino la facilità con cui vengono concessi crediti formativi per l'esperienza

La Gelmini invoca il regolamento: «Serve un cambio di passo, agire prima che la situazione diventi patologica»

MILANO - Troppi atenei per un numero esiguo di studenti, che nella maggior parte dei casi si laureano in tempi più rapidi dei loro omologhi delle università tradizionali grazie alla manica larga con cui vengono concessi i crediti formativi derivanti dall'esperienza lavorativa e professionale. E un corpo docente interamente non di ruolo e che raramente vi insegna a tempo pieno. E' la fotografia impietosa degli undici atenei telematici italiani, che fa dire al ministro Maristella Gelmini che è arrivato il tempo della tolleranza zero, delle «regole certe, affidabili e improntate al rigore», regole che consentano un «deciso cambio di passo».

«SITUAZIONE CRITICA» - Il regolamento sulle università telematiche era previsto dalla Legge finanziaria del 2003, ma deve ancora essere varato. La Gelmini chiede ora ai suoi collaboratori di stringere i tempi. «A un primo esame della situazione sulla base di dati già disponibili - scrive il ministro - non posso fare a meno di rilevare alcune criticità molto rilevanti. Mi attendo spiegazioni dettagliate e proposte di soluzione, per evitare che degenerino in una vera e propria patologia generalizzata».

SCORCIATOIA PER LA LAUREA - Insomma, quella che per il ministro dovrebbe essere una «risorsa particolarmente utile per gli studenti lavoratori o fuori sede» che all'estero è comunque garanzia di «formazione di qualità», in Italia rischia di apparire più che altro come una facile scorciatoia. Sono i numeri che circolano in questi giorni al ministero a dirlo. Numeri che generano di riflesso alcuni interrogativi. Perché, ad esempio, in tre anni accademici il numero degli iscritti alle università telematiche - che garantiscono lezioni e prenotazioni di esami online e assistenza telefonica o via Internet - è aumentato del 900%? Erano 1.529 nel 2004-2005, sono quasi 14 mila oggi, e rappresentano lo 0,7% dell complesso degli iscritti totali all'università. E perché negli atenei telematici aumentano gli studenti anche se diminuiscono le matricole al primo anno? La risposta la si trova nel meccanismo dei crediti previsti dalle convenzioni tra università e ordini professionali, enti e organizzazioni sindacali che permettono agli iscritti di evitare un certo numero di esami secondo la logica di «Laureare l'esperienza», il progetto previsto nel dm 509/99 sull'autonomia didattica degli atenei che introduceva, appunto, la trasformazione in crediti formativi di «conoscenze e abilità professionali certificate». Un'opportunità che in molti hanno pensato bene di non lasciarsi sfuggire: nelle università telematiche, la percentuale di quanti se ne avvalgono è del 56,7%, praticamente sei studenti ogni dieci, a cui vengono riconosciuti, in base a valutazioni dei singoli atenei, fino a 60 crediti, «praticamente un anno di corso senza fare esami» sottolineano al ministero. Solo quattro studenti su dieci, dunque, partono realmente da zero. Secondo i funzionari del ministero, in almeno tre università telematiche italiane il numero di studenti che ha ottenuto crediti formativi per l'esperienza supera l'80%.

TROPPI ATENEI, POCHI DOCENTI - Il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (Cnsvu) ha poi criticato la scelta di avere in Italia tanti atenei telematici (sono undici, mentre negli altri Paesi europei sono generalmente solo uno o due) senza specializzazione. «Il bacino di studenti non è così ampio da giustificare la presenza di 11 università. Per questo c'è il rischio che il sistema vada in crisi e che si sacrifichi la qualità del servizio offerto agli allievi». Altra nota dolente: i docenti. Nessuno degli undici atenei, secondo il ministero, può vantare personale di ruolo e spesso gli insegnanti sono docenti ordinari in altre università italiane. Un quadro tutt'altro che incoraggiante, insomma, una situazione che il ministro Gelmini non è più disposta a tollerare. «Non intendo consentire - dice l'esponente del governo -, soprattutto nel permanere del valore legale del titolo di studio, che le lauree rilasciate dalle università telematiche possano discostarsi da parametri di qualità ritenuti inderogabili per tutti gli altri atenei».

Fonte: corriere.it

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