13 ott 2009

Arrestato il sindaco di Telese Terme. Appalti truccati, tangentopoli sannita.

15 ordinanze per amministratori, funzionari comunali, imprenditori. L'accusa: associazione a delinquere

Operazione della guardia di finanza: coinvolte 78 persone

BENEVENTO - L’accusa è pesante: associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla truffa nella gestione degli appalti pubblici nella Valle Telesina. Per questa ragione sono state arrestate quindici persone, tra cui anche il sindaco di Telese Terme, Giuseppe D'Occhio (Pdl), nell'ambito di un'operazione ella Guardia di Finanza. Ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Benevento su richiesta della locale procura.

In manette sono finiti amministratori pubblici, funzionari comunali e imprenditori della valle telesina. Da qui il nome dell'operazione soprannominata «Telesia». Sono stati sequestrati anche beni mobili ed immobili per un valore di due milioni di euro.

Le indagini sono partite nel 2002, quando D’Occhio era già sindaco di Telese e sono proseguite negli anni successivi. Lo stesso Telese ha ricoperto dapprima la carica di assessore ai Lavori Pubblici e poi è stati rieletto primo cittadino. Alla scoperta della tangentopoli telesina hanno contribuito anche le intercettazioni telefoniche.

Nell’inchiesta sono coinvolte complessivamente 78 persone, tra cui numerosi dipendenti e diversi impiegati comunali. Durante le perquisizioni domiciliari eseguite dai militari della Guardia di Finanza di Benevento in casa di uno degli imprenditori indagati nella tangentopoli telesina è stata rinvenuta una nota spese di 14mila euro a sostegno della campagna elettorale del sindaco D’Occhio. Nell’abitazione di un altro imprenditore sono stati trovati 416mila euro in contanti.

Le accuse nelle 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere per le altrettante persone vanno dall’associazione a delinquere, corruzione continuata, fino alla turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, truffa ai danni di un ente pubblico, falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale in atti pubblici, abuso d’ufficio, favoreggiamento reale, frode fiscale mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Ad altre tre persone, dipendenti e soci di una delle ditte coinvolte nell’inchiesta, sono stati concessi gli arresti domiciliari mentre nei confronti di altri due imprenditori indagati di Cusano Mutri è stata applicata la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale.

Dalle indagini - hanno detto il procuratore, Giuseppe Maddalena, e il comandante provinciale della Finanza, Giovanni Palmacci - è emersa l’esistenza, da lungo tempo (filone partito nel 2002), di un sodalizio criminoso costituito da amministratori, funzionari, impiegati pubblici ed imprenditori locali e loro dipendenti, dedito a turbare, secondo collaudate illecite modalità operativa e in maniera seriale e continuativa, la libertà delle aste pubbliche, mediante collusioni tra i partecipanti e i preposti, falsi in atti pubblici ed altri mezzi fraudolenti, onde consentire il risultato dell’aggiudicazione degli appalti sempre a favore di un numero ristretto di imprese aggregate tra loro tanto da strutturarsi in un vero e proprio «cartello». Gli imprenditori del «cartello» erano riusciti a creare, secondo gli inquirenti, fondi neri mediante l’utilizzazione di fatture fittizie, operazione necessaria per giustificare costi mai sostenuti nell’esecuzione degli appalti pubblici.

Fonte: corrieredelmezzogiorno.it

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