11 giu 2009

La camorra dei night, tutti in carcere. Avevano esportato le tecniche del clan a Firenze, Prato, Pistoia e Lucca.

Bische, usura, prostituzione: otto arresti, sequestrati 60 immobili e 100 conti correnti. Cinque anni di indagini

Gestivano bische clandesti­ne, locali notturni e società fi­nanziarie che praticavano tassi usurari. Avevano esportato i metodi della camorra dalla peri­feria di Napoli direttamente al­la Toscana. Si circondavano di un piccolo esercito di «guarda­spalle» violenti e armati che avevano il compito di imporre la loro legge tra Firenze, Prato, Pistoia e Lucca e si avvelevano an­che della consu­lenza di un avvo­cato — anche lui indagato per as­sociazione mafio­sa — che elargi­va consigli e ri­solveva tutti i problemi pratici che potevano sorgere, offrendo in cambio an­che prestazioni sessuali di pre­stanti ragazze.

CINQUE ANNI DI INDAGINI
Dopo cinque anni di indagi­ni gli investigatori della squa­dra mobile di Firenze e Prato, coordinati dal procuratore ca­po Giuseppe Quattrocchi — che ha visto nascere l’indagine quando era ancora a Lucca — e dai procuratori antimafia Pie­tro Suchan e Leopoldo De Gre­gorio, sono riusciti a tagliare le radici del clan Terracciano, originario di Pollena Trocchia, piccolo paese vesuviano in provincia di Napoli. Otto le persone finite in ma­nette ieri mattina all’alba con un’ordinanza firmata dal gip David Monti in tempo record: sono passati solo 19 giorni dal giorno in cui la procura ha pre­sentato le richieste di custo­dia cautelare.

IL CLAN TERRACCIANO
Il «boss» Giacomo Terraccia­no, 57 anni, è considerato da­gli investigatori la mente di quel piccolo impero messo in piedi in terra toscana dalla fi­ne degli anni Ottanta ad oggi, con i due figli Francesco e An­tonio, 34 e 30 anni, titolari di due società di costruzioni a Prato e Napoli, la Terra srl e la Sestante srl, che prendono in mano le redini dell’organizza­zione quando il padre viene ar­restato nell’ambito di un’altra operazione in Versilia. Accan­to a lui il fratello Carlo, 60 an­ni, detto «l’avvocato» che lavo­rava soprattutto sul fronte del­l’ «impresa usura», avvalendo­si della collaborazione di Jo­nah Ghiselli, 30 anni, di Viareg­gio, di Alberto Paolo Mancin, 51 anni, di Prato, e Giovanni Calvo, 54 anni di Genova. Solo un impreditore prate­se, vittima del gruppo, ha avu­to il coraggio di denunciare che a fronte di un prestito di 30 mila euro, nell’arco di tre mesi si era visto imporre un tasso che sfiorava il 1.000%, ed era stato costretto a vende­re uno stock di maglieria sot­tocosto, accettando assegni postdatati, tecnica che veniva usata sempre dal clan. Tutti gli altri, terrorizzati al solo sen­tire il nome dei Terracciano, hanno sempre negato. In manette an­che Francesco Lo Ioco, 57 anni, detto il «barbieri­no » per la sua at­tività precedente o Rocky Balboa, originario di En­na ma residente a Montemurlo, amministratore dell’hotel Lon­dra di Montecatini. Dagli inve­stigatori della sezione crimina­lità organizzata di Fabio Pocek è considerato il cassiere di fidu­cia del gruppo.

60 IMMOBILI SOTTO SEQUESTRO
Sotto sequestro sono finiti 60 immobili tra la Toscana, l’Umbria, Genova e Milano. La Guardia di Finanza di Prato e Lucca ha messo sotto sequestro anche quote di una clinica di Pollena, 6 fabbricati a uso residenziale, dieci autori­messe, due laboratori, due ma­gazzini, due terreni, due appar­tamenti, 6 società, oltre cento tra conti correnti bancari e de­positi di titoli, 16 auto di lusso (Porsche, Mercedes, Bmw) e una moto, il tutto per un valore che supera i 20 milioni di euro.

SETTE LOCALI
Sette i locali notturni che l’organizzazione mafiosa era ar­rivata a controllare: lo Show girls di Campi Bisenzio, il Delta di Calenzano, l’Oca Fioca e il Fa­ce to Face di Prato, il Regina Monika di Pescia, il Mostro del Lago di Serravalle Pistoiese, L’Orto Gino di Viareggio. In questi locali, gestiti da presta­nome, venivano reclutate don­ne dell’Est e venivano avviate alla prostituzione. A dare il via alle indagini de­gli investigatori della squadra mobile di Firenze, guidata da Filippo Ferri, sono stati gli in­cendi di due locali notturni a Vinci e Quarrata. Da lì sono partite le intercettazioni che hanno permesso di sistemare uno dopo l’altro tutti i tasselli dell’organizzazione. «Il tutto grazie alle intercettazioni», spiega il procuratore Quattroc­chi. Che avverte: «Attenzione a cancellarle per i reati minori. L’associazione per delinquere non è sempre immediatamen­te riconoscibile. Spesso si par­te dai reati come usura o estor­sione, per risalire alla struttu­ra associativa».

Fonte: corrierefiorentino.it

Nessun commento:

Posta un commento

Etichette

Post in evidenza

Regioni: molte spese, pochi valori

Non si può definire semplicemente corruzione, sprechi, malgoverno quanto sta emergendo a proposito delle Regioni Quando la quantità di un ...