20 mar 2009

Migliaia di telefonini illegali per evitare le intercettazioni

Schede vendute nei negozi di tutta Italia con documenti falsi

Indagati 10 dipendenti Telecom. L’azienda: raggiro contro di noi

MILANO - Migliaia di schede telefoniche Tim con contratti intestati a nomi di fantasia oppure a ignari clienti, attivate con l’utilizzo di documenti di identità falsi e di sostituzioni di persona favorito da una decina di dipendenti del settore commerciale dell’azienda, e poi offerte al dettaglio da negozi compiacenti al costo maggiorato di 10-15 euro a chi voglia avvalersene. Il risultato indiretto è che migliaia di «fantasmi» diventano «invisibili» alle intercettazioni: perché, acquistando appunto queste schede, telefonano con cellulari la cui titolarità appare in capo o a persone inesistenti oppure — peggio — a cittadini davvero esistenti ma inconsapevoli di poter finire inizialmente nei guai laddove emergesse che dietro lo scudo apparente del proprio nome c’era chi preparava una rapina o incassava l’ultima rata di una frode informatica.

E’ questo il fenomeno — non più limitato come tante volte in passato al pasticcio del singolo negoziante, ma di dimensioni tutt’altro che trascurabili se nel solo mese d’agosto 2008 a Milano sono state messe in circolazione 9.000 schede, e se a Napoli un altro punto di smercio ne ha veicolate 5.000 — individuato dalla Procura di Milano con una decina di perquisizioni svolte ieri dai carabinieri del Nucleo operativo in uffici Telecom di numerose città italiane. Telecom si ravvisa vittima di raggiri operati da una decina di propri dipendenti infedeli contro i quali ha sporto querela per truffa, ritiene di aver già avviato nei mesi scorsi i necessari correttivi organizzativi, rimarca di aver impartito per il futuro nuove direttive operative e di aver a questo scopo anche avvicendato molte poltrone dirigenziali.

Ma le perquisizioni di ieri, ordinate dal pm Laura Cocucci, sembrano prospettare una attualità del fenomeno, «dal marzo 2007 sino a marzo 2009», e puntano a verificare se corrisponda a verità quanto agli inquirenti ha rivelato un dipendente del settore commerciale di Telecom: e cioè che a concorrere a scatenare questa corsa all’attivazione «dopata» di schede telefoniche siano state anche le ricadute sui vari livelli del personale della politica commerciale dell’azienda per guadagnare o difendere quote nel mercato cosiddetto «etnico», rivolto cioè agli stranieri in Italia. Con incentivi e bonus che subordinano posizioni lavorative o agganciano una parte di retribuzione al raggiungimento di obiettivi quantitativi mensili sul numero di schede e sul traffico telefonico generato. «Venditori e/o dipendenti per conto di Tim», insieme ai «gestori di esercizi commerciali di vendita di schede Tim», risultano così indagati nell’ipotesi che, allo scopo di «trarre profitto » dall’«attivazione illecita di centinaia di schede Sim in violazione della normativa del 2003», abbiano costituito «una associazione a delinquere» finalizzata a «falsificazione e ricettazioni di documenti» cartacei e informatici, «contraffazione di scritture private», «sostituzione di persona». E quanto ai clienti in carne e ossa messi in mezzo a loro insaputa con firme apocrife, si apre la questione dell’illecito trattamento dei loro dati personali.

Fonte: corriere.it

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