3 feb 2009

Incidenti, a Napoli la metà dei processi di tutt'Italia: è la giustizia «tozza-tozza»

Smaltito solo un procedimento su 4 a Salerno: è il tribunale più lento della nazione in materia di lavoro

NAPOLI - C'è un dato statistico che, più d'ogni altro ragionamento, spiega perché quello di Napoli sia il distretto di corte d'appello con la più alta litigiosità nazionale, alla media di una causa ogni 81 abitanti. Quel dato è il numero di procedimenti per «Risarcimento danni circolazione ». Sono 193.601, e — tanto per fare qualche confronto — le città che dopo Napoli ne hanno di più sono Roma (28.582, sei volte e passa in meno) e Salerno (24.475). E ancora, quelle 193.601 cause rappresentano il 51.85 per cento del dato nazionale, il che vuol dire che nel distretto di Napoli ci sono più della metà di tutti i processi d'Italia. Ora, o noi abbiamo al volante i peggiori automobilisti d'Europa che circolano per la città manco fossero all'autoscontro o, ipotesi decisamente più plausibile, qui finisce in processo ciò che nel resto d'Italia si risolve molto più semplicemente con la lettera all'assicurazione. Certo, volessimo fare come nelle altre città non ci sarebbe più fuffa per pseudo-sinistrati, avvocati border line e falsi testimoni. Ma tant'è. E se a ciò si aggiungono i 152.296 procedimenti di opposizione alle sanzioni amministrative (quelli contro i punti tolti dalla patente, tanto per fare un esempio), viene quasi il dubbio che il problema della giustizia a Napoli sia il problema della circolazione stradale. Basterebbe prendere tutti l'autobus e puf. Via le cause per gli incidenti. E via anche quelle per le multe, aumentate del 40.71 per cento dal 2006 al 2007.

Il record di incidenti e multe - Gabriele Longo, segretario generale dell'Unione nazionale dei giudici di pace, di dubbi ne ha pochi: «Be', penso sia evidente che qui il dato è gonfiato dalle truffe alle assicurazioni. Vicenda con la quale, beninteso, il giudice di pace non c'entra nulla». C'entra, invece, il diverso carico delle cause: «E come si fa a non restare stupiti dal fatto che i procedimenti per risarcimento danni da circolazione stradale a Milano sono un terzo del totale, mentre a Napoli rappresentano i nove decimi? E, ancora, come ci si fa a non stupire quando s'è già visto che undici anni fa, tra il 1996 e il 1997, in alcuni uffici questi procedimenti sono letteralmente raddoppiati? Il Csm ha addirittura disposto un'ispezione». Risultati? «Nessuno, ché questo è il Paese dove si parla dello scandalo per dieci anni, ma mai uno che si alzi e dica: ecco, ho trovato un modo per risolvere il problema». Il modo — anzi, uno dei modi — Gabriele Longo dice che è sotto il naso di tutti. «Sarebbe sufficiente una bella banca dati dei testimoni. C'è gente che, guarda caso, assiste a dieci, venti, cento incidenti nelle più disparate zone della città. Che fanno? Passano tutto il giorno in attesa agli incroci? O mentono? Ecco, iniziamo dal database. Quando scopri che quel signore che hai davanti ha già testimoniato su una decina di sinistri, il sospetto sulla sua attendibilità ti viene. Altrimenti è impossibile pretendere che siano i giudici di pace a colmare questa lacuna. E come fanno? Loro decidono sugli atti. E, tra gli atti, ci sono le deposizioni dei testimoni. Mica posso sapere qual è falso e qual è vero».

A VALLO IL PROCESSO NATO PRIMA DEL GIUDICE CHE L'HA DECISO

Le cause «seriali» - Il risarcimento per la tozzatina è solo una delle migliaia di procedimenti che ingolfano gli uffici dei giudici di pace. Tullio Morello, presidente della giunta napoletana dell'Associazione nazionale magistrati, le chiama «cause seriali». E spiega: «Qui ormai si chiede il risarcimento anche per pochissimi euro. Che so, c'è un blackout? E allora spunterà un tizio pronto a chiedere che gli venga risarcita la salsiccia andata a male nel frigorifero, magari con gli interessi. Questi procedimenti sono migliaia, e intasano gli uffici». Perché a Napoli il doppio (e il triplo, il quadruplo, il quintuplo) che altrove? «Obiettivamente questo è un territorio dove ci sono troppi avvocati. E se ci sono avvocati devono esserci le cause, anche quelle per dieci euro. Salvo poi scopri re, a proposito di certi incidenti stradali, che quei sinistri prontamente denunciati erano falsi. Solo che qui la coperta è corta. Perché il fascicolo, dal giudice di pace, passa alla Procura. E grava comunque su quelli in carico al distretto». Soluzioni? «Tre. Stabilire una cifra minima al di sotto della quale la richiesta di risarcimento non è azionabile. Svincolare le cause seriali dalla giustizia ordinaria e affidarle a degli arbitri. E far sparire, una volta per tutte, il pagamento a cottimo dei magistrati. È una cosa inammissibile, a mio parere».

Il processo lungo 40 anni - L'emergenza Campania, ovviamente, non si chiama solo Napoli. Accade, ad esempio, che a Vallo della Lucania un giudice definisca con sentenza un processo nato prima di lui. Nato nel 1968, per la precisione. E intentato dai familiari di un tranquillo signore di Torre Orsaia, paesino di 2.394 abitanti in provincia di Salerno. Una semplice causa di divisione ereditaria, insomma. Anzi, semplice proprio no. Comincia tutto quando le tre figlie del defunto decidono di portare in tribunale madre e fratello che non vogliono dividere i lasciti del marito/genitore. È l'anno dell'omicidio di Martin Luther King, degli scontri nelle Università, delle proteste contro l'intervento americano in Vietnam. La Sicilia è scossa da uno dei più tragici terremoti della storia, a Napoli la gente corre allo stadio per vedere Dino Zoff, Omar Sivori e Josè Altafini, nei negozi esce (e va a ruba) l'ultimo Lp di Frabrizio De Andrè, «La canzone di Marinella». Laggiù a Vallo, intanto, il processo langue. E viene interrotto da una serie di impedimenti nefasti. Muore la moglie del defunto, e la causa si interrompe. Si riparte, ma muore un avvocato, e la causa s'interrompe ancora. Nuovo via al processo, ma questa volta muore una delle tre sorelle. E, quando tra un funerale e un'udienza si arriva a una prima pronuncia parziale (siamo ormai a metà degli anni Ottanta), gli eredi impugnano tutto in attesa di una decisione della corte d'appello sul progetto di divisione. La sentenza, quella definitiva, verrà emessa nel 2007. E la firmerà un giudice di 39 anni nato tre mesi dopo quel processo.

Fonte: corrieredelmezzogiorno.it

Nessun commento:

Posta un commento

Etichette

Post in evidenza

Regioni: molte spese, pochi valori

Non si può definire semplicemente corruzione, sprechi, malgoverno quanto sta emergendo a proposito delle Regioni Quando la quantità di un ...