19 gen 2009

Social card al Sud, il Nord resta a secco. L'80% delle tessere al Centro e al mezzogiorno. La Lega: "E' un pasticcio"

In Sicilia una carta ogni 52 abitanti. In Lombardia solo una ogni 434

MILANO - Alla faccia della Lega e della "perequazione territoriale". E cioè uno dei pilastri del federalismo. Viene da pensarlo, a guardare la distribuzione geografica della Social card. La tesserina solidale voluta da Tremonti - quando non è vuota, visto che un terzo di quelle consegnate finora si sono rivelate una patacca - corre in soccorso al Sud e, decisamente, lascia a secco il Nord. Che raccoglie solo le briciole: una carta su sei. Anche se nelle regioni dell'Italia settentrionale vive più di un terzo delle famiglie disagiate.

Non è lo studio di un aspirante secessionista. E il quadro che emerge dai dati dell'Inps. Basta incrociarli con quelli forniti dall'Istat (che fotografa la popolazione regione per regione, reddito per reddito), e vengono fuori - chiaramente - due Italie. Una dove chi ha bisogno può fare la spesa con l'aiutino di Stato, e l'altra dove chi ha bisogno deve fare da sé. Così, a conti fatti, ha disposto il governo.

La "Padania", Emilia Romagna compresa, ospita il 45,5% della popolazione italiana, ma riceve solo il 16,8% delle carte ricaricate. Nel centro-Sud, dove vive il 54,5% della popolazione, è andato il restante 83,2%. Ora: è vero che la povertà è più concentrata da Roma in giù, ma anche guardando alle famiglie che secondo i dati Istat arrivano a fine mese con grande difficoltà, il quadro è comunque squilibrato. Nel Nord vivono il 37,3% delle famiglie in questa condizione disagiata, mentre la percentuale di carte è di molto inferiore (il 16,8%, appunto).

Ma vediamo nel dettaglio come e perché la tessera della spesa premia il Sud e snobba il Nord. La media nazionale è 1 carta ogni 140,7 abitanti. Tuttavia la media, come insegna Trilussa, non vuol dire niente. E infatti: se in Sicilia è piovuta una carta ogni 52,7 abitanti, in Lombardia ne è stata distribuita una ogni 434, 3 abitanti.

La distanza si allunga ancora di più se si prendono altre regioni. Una tessera ogni 57,6 abitanti in Campania, 1 ogni 67,4 in Calabria; e, di contro, 1 ogni 897,7 in Trentino, 1 ogni 408,7 in Emilia Romagna. La sensazione è che i calcoli fatti da Tremonti sembrano non tenere conto di un elemento non secondario: la differenza, da una regione all'altra, del potere d'acquisto. Che al Nord è di molto inferiore rispetto al Sud. I 400 euro e rotti della pensione minima a Bergamo o Treviso sono molto più "leggeri" che a Foggia o Caltanisetta.

Per questo c'è chi chiede un "netto cambio di rotta". Dice Antonio Misiani, parlamentare del Pd: "Così non va. E' evidente che il valore dei soldi non è uguale in tutto il Paese. Non possono quindi essere utilizzati i medesimi strumenti. Anzi: gli strumenti centralizzati di lotta alla povertà non hanno più senso. Sono uno spot pubblicitario, ma inefficaci nel contrastare un disagio che si presenta con volti diversi a seconda delle zone. Meglio sarebbe stato - aggiunge - dare queste risorse ai Comuni, che meglio conoscono l'entità e le caratteristiche della povertà nelle loro comunità".

Parla di governo di "federalisti all'amatriciana", Misiani. Qualche malumore, in realtà, inizia a circolare anche in casa Lega, e cioè tra coloro che aspettano il federalismo come una manna dal cielo. "Con queste tesserine c'è qualcuno che ha fatto dei pasticci - ragiona un autorevole esponente del Carroccio - va bene che il Nord deve aiutare il Sud, ma così è un po' troppo. Non è stato un bel inizio".

La card di Tremonti ha debuttato il primo dicembre. Non senza qualche sorpresa: quando fu lanciata, il ministro aveva parlato di 1.300.000 beneficiari (costo a regime, 450 milioni). Secondo i dati Inps (al 15-01-09) siamo a 580.268 carte distribuite e 423.868 attivate. In pratica, quelle funzionanti sono un terzo di quanto il governo ipotizzava a novembre. A questo si aggiunge la beffa: il 27% delle tessere distribuite sono senza soldi. Chi ha avvertito i titolari?

Fonte: repubblica.it

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